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Document 52011IP0121

Flussi migratori causati dall'instabilità: portata e ruolo della politica estera dell'UE Risoluzione del Parlamento europeo del 5 aprile 2011 sui flussi migratori causati dall'instabilità: portata e ruolo della politica estera dell'UE (2010/2269(INI))

GU C 296E del 2.10.2012, p. 1–13 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

2.10.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 296/1


Martedì 5 aprile 2011
Flussi migratori causati dall'instabilità: portata e ruolo della politica estera dell'UE

P7_TA(2011)0121

Risoluzione del Parlamento europeo del 5 aprile 2011 sui flussi migratori causati dall'instabilità: portata e ruolo della politica estera dell'UE (2010/2269(INI))

2012/C 296 E/01

Il Parlamento europeo,

visto il regolamento (CE) n. 1638/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 ottobre 2006, recante disposizioni generali che istituiscono uno strumento europeo di vicinato e partenariato (1),

visto il regolamento (CE) n. 1717/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 novembre 2006, che istituisce uno strumento per la stabilità (2),

visto il regolamento (CE) n. 1889/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, che istituisce uno strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (3),

visto il regolamento (CE) n. 1905/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (4),

visto il regolamento (CE) n. 1257/96 del Consiglio, del 20 giugno 1996, relativo all'aiuto umanitario (5),

visto l'accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 (6),

vista la decisione del Consiglio 2010/427/UE, del 26 luglio 2010, che fissa l'organizzazione e il funzionamento del servizio europeo per l'azione esterna (7),

vista la Convenzione internazionale delle Nazioni Unite sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, adottata il 18 dicembre 1990,

visti la convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e il protocollo del 31 gennaio 1967 sullo status dei rifugiati,

visto l'approccio globale in materia di migrazione, adottato dal Consiglio europeo il 13 dicembre 2005, che definisce la dimensione esterna della politica di migrazione e le sue tre principali priorità, vale a dire promuovere la migrazione regolare, lottare contro quella irregolare e rafforzare il legame tra migrazione e sviluppo,

visti il patto europeo sull'immigrazione e l'asilo, approvato dal Consiglio nell'ottobre 2008, la prima relazione annuale sull'immigrazione e l'asilo della Commissione 2009 (COM(2010)0214) e le conclusioni del Consiglio sul seguito dato al patto europeo sull'immigrazione e l'asilo del 3 giugno 2010,

vista la dichiarazione congiunta Africa-UE sulla migrazione e lo sviluppo, sottoscritta a Sirte il 23 novembre 2006, che sottolinea la necessità per gli Stati africani ed europei di impegnarsi per un partenariato tra paesi di origine, di transito e di destinazione al fine di migliorare la gestione della migrazione, tenuto conto del suo legame con lo sviluppo,

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 18-19 giugno 2009 sull'immigrazione illegale,

visti il programma di Stoccolma 2010-2014, il patto europeo sull'immigrazione e l'asilo e il piano d'azione della Commissione per l'attuazione del programma di Stoccolma (COM(2010)0171),

viste la relazione dell'Alto rappresentante e della Commissione sui cambiamenti climatici e la sicurezza internazionale del 14 marzo 2008, le raccomandazioni correlate del 18 dicembre 2008 e le conclusioni del Consiglio dell'8 dicembre 2009,

vista la dichiarazione congiunta della conferenza ministeriale «Instaurare partenariati in materia di migrazione», tenutasi a Praga il 27 e 28 aprile 2009,

visti la convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale del dicembre 2000 e i relativi protocolli,

visto l'accordo riguardante un'agenda di cooperazione UE-Libia sull'immigrazione, firmato il 4 ottobre 2010 a Tripoli dai Commissari Malmström e Füle, e, per la Libia, dal sig. Moussa Koussa, Segretario del Comitato popolare generale per gli Affari esteri e la Cooperazione internazionale, e dal sig. Yunis Al-Obeidi, Segretario del Comitato popolare generale per la Sicurezza pubblica,

vista la sua raccomandazione del 20 gennaio 2011 destinata al Consiglio sui negoziati in corso riguardanti l'accordo quadro UE-Libia (8),

vista la dichiarazione di Tripoli, pubblicata in occasione del 3o vertice Africa-UE svoltosi a Tripoli (Libia) il 29 e 30 novembre 2010,

visto il discorso tenuto dal Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, dinanzi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 4 maggio 2010, in cui è stata sottolineata la necessità di un approccio globale alla gestione delle crisi e alla costruzione della pace, e sono stati messi in risalto i legami evidenti tra sicurezza, sviluppo e diritti dell'uomo,

vista la direttiva 2009/50/CE del Consiglio, del 25 maggio 2009, sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati (direttiva Carta blu) (9),

vista la dichiarazione congiunta del vertice per il partenariato orientale del 7 maggio 2009 che ha inaugurato il partenariato orientale,

vista la sua risoluzione del 21 settembre 2010 sulla riduzione della povertà e la creazione di posti di lavoro nei paesi in via di sviluppo: la via da seguire (10), in particolare i paragrafi 71, 72 e 73,

vista la sua risoluzione del 16 dicembre 2010 sui rifugiati eritrei tenuti in ostaggio nel Sinai (11),

viste le conclusioni della Presidenza in merito alla conferenza «Tratta di esseri umani: verso un approccio multidisciplinare in materia di prevenzione, protezione delle vittime e azione penale», del 27 gennaio 2011,

visto l'articolo 80 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), che afferma che le politiche relative ai controlli alle frontiere,all'asilo e all'immigrazione sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario, e che ogniqualvolta necessario, gli atti dell'Unione adottati in virtù del presente capo contengono misure appropriate ai fini dell'applicazione di tale principio,

visto l'articolo 48 del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per gli affari esteri e i pareri della commissione per lo sviluppo e della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (A7-0075/2011),

A.

considerando che l'instabilità politica, sociale ed economica, la mancanza di sicurezza, la repressione politica e i regimi autoritari sono le forze principali alla base della migrazione, in quanto privano le comunità colpite di prospettive e di redditi locali sostenibili e, di conseguenza, del diritto di scegliere se migrare o meno, mettendo così costantemente a rischio le loro vite e offrendo loro, come unica opzione, la migrazione; che il cambiamento climatico e il degrado ambientale rappresentano una causa crescente di migrazione,

B.

considerando che la migrazione causata dall'instabilità è scatenata in particolare dalla guerra e dai conflitti armati o dal rischio che essi si verifichino, dalle violazioni dei diritti dell'uomo – fra cui la persecuzione o la limitazione dei diritti degli oppositori politici, delle minoranze, comprese quelle religiose, etniche e LGBTT, e dei gruppi svantaggiati – dalle catastrofi naturali e di origine umana, nonché dalla mancanza di prospettive economiche valide e di una struttura sostenibile per garantire la democrazia e la buona governance, nonché il rispetto e la promozione dei diritti civili, politici, culturali, economici e sociali,

C.

considerando che la migrazione, in quanto fenomeno mondiale e antico, ha contribuito allo scambio di idee ma ha anche comportato sfide in termini di integrazione degli immigrati nelle società di accoglienza, generando quindi sia l'arricchimento culturale ed economico dell'Unione europea che problematiche di inclusione sociale e adattamento; che l'UE ha bisogno di un'immigrazione considerevole, ma controllata, per sostenere l'invecchiamento della popolazione e far fronte alle altre sfide economiche e sociali,

D.

considerando che, in passato, i flussi migratori hanno cambiato rotta in funzione dei luoghi sottoposti alle maggiori pressioni ma non si sono mai arrestati, che la migrazione non può essere fermata e probabilmente, nel corso dei prossimi decenni, cambierà in dimensioni e complessità e che, quindi, essa deve essere affrontata onde evitare sofferenze umane,

E.

considerando che la migrazione legale è un processo di enorme valore per le persone che cercano di spostarsi dal proprio paese di origine e per il paese di accoglienza,

F.

considerando che i flussi migratori provocati dall'instabilità e che assumono la forma di una migrazione illegale, esercitano una pressione maggiore sugli Stati membri alle frontiere esterne dell'UE,

G.

considerando che finora nessuno Stato membro dell'UE ha ratificato la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie e che detta Convenzione rappresenta il quadro giuridico internazionale più esteso per la protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie e che essa orienta gli Stati membri sul metodo da seguire per rispettare i diritti dei migranti nella fase di elaborazione e attuazione delle politiche relative alla migrazione della manodopera,

H.

considerando che l'instabilità economica ha un impatto particolarmente forte sulle generazioni più giovani, le donne e le minoranze o i gruppi svantaggiati che, privi di prospettive occupazionali, possono più facilmente darsi in preda alla violenza, al radicalismo e a gruppi terroristici pronti a reclutarli,

I.

considerando che i cambiamenti climatici sono connessi alla scarsità di acqua e cibo, alla deforestazione e al degrado del suolo e che sono percepiti sempre più spesso come una minaccia importante per la sicurezza e la stabilità internazionali,

J.

considerando che le persone costrette a lasciare le loro case a causa di disastri naturali su vasta scala provocati dai cambiamenti climatici devono essere assistite e protette; che però l'attuale legislazione sui rifugiati non riconosce il diritto alla protezione internazionale dei rifugiati a causa del clima,

K.

considerando che in alcune regioni maggiormente colpite dai cambiamenti climatici e dalla risultante perdita di biodiversità, come il Sahel, la migrazione è diventata l'unico modo di adattarsi a detti cambiamenti,

L.

considerando che alcuni migranti possono essere anche richiedenti asilo e potrebbero ottenere il riconoscimento ufficiale dello status di rifugiati,

M.

considerando che lo sfruttamento della migrazione irregolare non solo mette a serio rischio la vita dei migranti, ma è molto spesso associato alle peggiori violazioni dei diritti umani, compreso il lavoro forzato, lo sfruttamento sessuale, gli abusi sui minori e la violenza di genere; che l'azione intrapresa dall'UE per impedire tali violazioni e proteggere i migranti, compresi quelli irregolari, che si trovano in situazioni di difficoltà, andrebbe rafforzata per essere più efficace,

N.

considerando che il traffico di migranti colpisce quasi ogni paese del mondo; considerando che lo sfruttamento della migrazione irregolare, che purtroppo è un'attività commerciale redditizia per la criminalità organizzata, è altresì associato al contrabbando di armi, alla tratta di esseri umani e al traffico di droga; che lo sfruttamento della migrazione irregolare può essere utilizzato come fonte di finanziamento per i gruppi radicali e terroristici ed espone i migranti vulnerabili a cadere vittime della criminalità organizzata e delle reti di estremisti,

O.

considerando che le politiche dell'UE dovrebbero dedicare un'attenzione particolare ai migranti più vulnerabili, in particolare ai minori non accompagnati,

P.

considerando che la migrazione irregolare ha un impatto sulla capacità di gestione della migrazione e di integrazione sia dei paesi di accoglienza che di quelli di transito; che talvolta, nel caso di questi ultimi, potrebbe incidere negativamente sulle prospettive di sostenibilità e di sviluppo dei mercati del lavoro locali e alimentare l'instabilità,

Q.

considerando che lo sviluppo demografico previsto sia nei paesi di origine che in quelli di transito, in particolare nel Maghreb, nel Mashraq e più in generale nell'Africa settentrionale, potrebbe incidere negativamente sulle prospettive di crescita economica e di creazione di posti di lavoro, aggravando così la situazione sociale ed economica in tali paesi, a meno che non siano adottate le necessarie decisioni politiche ed economiche; che tutto ciò, insieme all'assenza di principi democratici, farà sorgere tensioni e instabilità sul piano interno, come dimostrato dalle recenti manifestazioni in Tunisia, Algeria, Egitto e numerosi altri paesi del mondo arabo, e provocherà di conseguenza un aumento dei flussi migratori, sottoponendo ad ancora più dura prova la capacità di integrazione dei paesi di accoglienza,

R.

considerando che l'UE, alla luce delle attuali tendenze demografiche, dovrebbe riflettere con urgenza sulla misura in cui nei prossimi anni intende aprire le proprie frontiere ai flussi migratori provenienti da paesi di origine e di transito onde controbilanciare la loro crescita demografica interna e le tensioni sociali che ne derivano, aiutandoli in tal modo a conservare la loro stabilità interna, nonché su quanto sia necessario investire in un'agenda economica rinnovata per detti paesi, compresa un'agenda incentrata sugli investimenti e sulla creazione di posti di lavoro,

S.

considerando che sarebbe opportuno adottare misure per evitare nuove ondate di razzismo e xenofobia nei paesi di accoglienza e di transito,

T.

considerando che la migrazione verso l'UE è solo un aspetto del fenomeno migratorio più ampio Sud-Nord e Sud-Sud, considerando altresì che la prossimità geografica all'UE dei paesi della politica europea di vicinato (PEV) e, nel contempo, la forte differenza di norme tra le legislazioni in materia di immigrazione di alcuni paesi PEV e di quelli dell'UE può creare un vantaggio competitivo per quei paesi, rafforzando il loro ruolo di paesi di transito e limitando la loro esposizione e le loro responsabilità in quanto potenziali paesi di accoglienza,

U.

considerando che la politica europea di vicinato dovrebbe sostenere più attivamente la capacità degli Stati vicini dell'UE di gestire la migrazione,

V.

considerando che i recenti avvenimenti drammatici verificatisi in Egitto e in altri paesi dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente potrebbero aumentare il flusso di migranti sia legali sia illegali verso l'Europa,

W.

considerando che le tensioni tra paesi di origine e paesi di transito e tra paesi di accoglienza e paesi di transito per quanto concerne la gestione dei flussi migratori potrebbe trasformarsi in futuro in una fonte di conflitti e contenziosi potenziali in assenza di una politica più armonizzata, coordinata ed efficace in materia di migrazione; che, tuttavia, un approccio più coordinato e organico nei confronti della gestione del fenomeno della migrazione può rafforzare il rispetto della dignità di tutti i migranti, i quali possono contribuire a soddisfare le esigenze di manodopera dei paesi di transito e di accoglienza e promuovere lo sviluppo dei paesi di origine; che un approccio più coordinato e organico per la gestione della migrazione dovrebbe assicurare il rispetto pieno dei diritti umani di tutti i migranti che si trovano in situazioni di difficoltà,

X.

considerando che le rimesse legali e trasparenti possono svolgere un ruolo positivo promuovendo lo sviluppo economico e che va prestata particolare attenzione per garantire il diritto dei migranti di sostenere le loro famiglie e investire nei loro paesi,

Y.

considerando che l'Unione europea deve sviluppare una politica in materia di immigrazione efficiente e sensata, simile a quelle attuata in Canada, Australia o Nuova Zelanda; che l'instabilità nelle regioni vicine all'UE mette a repentaglio l'attuazione di tale politica di immigrazione,

Z.

considerando che la politica estera dell'UE può completare e rafforzare in modo concreto le politiche dell'Unione in materia di immigrazione e che deve affrontare tutte le fonti di instabilità nei paesi di origine e mantenere un dialogo attivo con i paesi di transito in vista di norme uniformi e basate sui diritti dell'uomo per quanto attiene alle legislazioni nazionali in materia di immigrazione, cosa che porterebbe a una situazione equivalente in cui sia i paesi di accoglienza che quelli di transito seguono le stesse regole e offrono ai migranti lo stesso livello di protezione; considerando che il diverso livello di sviluppo dei paesi di transito richiede la messa a disposizione dell'assistenza finanziaria dell'UE per aiutarli a raggiungere standard comparabili a quelli dell'Unione stessa,

AA.

considerando che il Vicepresidente/Alto rappresentante ha sottolineato l'importanza di un approccio globale alle questioni della sicurezza e della stabilità, attraverso cui le strategie di sviluppo e la creazione di prospettive economiche sostenibili possono completare e rafforzare ulteriormente le operazioni di mantenimento e di ripristino della pace, realizzando in tal modo le condizioni necessarie per una stabilità e una sicurezza di lungo termine,

AB.

considerando che la nuova architettura di politica estera introdotta dal trattato di Lisbona e la creazione del servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) forniscono l'opportunità di sviluppare preziose sinergie tra la politica estera e la politica di difesa, da un lato, e la PEV e la politica di cooperazione allo sviluppo, dall'altro, in quanto dimensioni e strategie interconnesse che si rafforzano reciprocamente; che la nuova struttura consentirà ugualmente alla diplomazia culturale di svolgere un ruolo nelle azioni esterne dell'UE; che dette sinergie dovrebbero già essere prese in considerazione nella fase della programmazione,

AC.

considerando che occorre operare una distinzione tra migranti, richiedenti asilo e rifugiati,

1.

accoglie con favore le recenti proposte della Commissione sulla migrazione legale delle persone che non richiedono asilo e la invita a sviluppare ulteriori strumenti per creare una politica comune in materia di immigrazione, per gestire la migrazione economica in vista della promozione del progresso economico e sociale nei paesi di origine, di transito e di accoglienza e per aumentare la coesione sociale tramite una migliore integrazione dei migranti; sottolinea la necessità di divulgare di informazioni adeguate sulle possibilità di immigrare legalmente nell'UE, onde prevenire la migrazione illegale, fare un uso migliore dei regimi dell'UE per l'immigrazione legale, chiarire le prospettive e le opportunità attuali nell'UE e smascherare le false promesse date dai trafficanti, riducendo in tal modo i profitti che la criminalità organizzata e la tratta degli essere umani traggono sfruttando il bisogno delle persone di spostarsi; invita la Commissione a promuovere misure di protezione per i gruppi e le persone vulnerabili (in particolare donne e bambini), che spesso divengono vittime della tratta di esseri umani e dello sfruttamento sessuale e la esorta a istituire nei paesi terzi centri di informazione sulle possibilità di migrazione nell'UE; esorta tuttavia ad adottare un approccio equilibrato tra la promozione della migrazione legale nell'UE e la garanzia che quest'ultima sia in grado di accogliere e di integrare con successo i migranti;

2.

ricorda che una migrazione legale caratterizzata da una buona gestione può produrre benefici anche per i paesi terzi in termini di fondi trasferiti dagli emigranti nel loro paese di origine; sottolinea inoltre l'importanza di sostenere le iniziative preposte a promuovere il coinvolgimento dei migranti nei progetti di sviluppo e formazione nel loro paese di origine;

3.

invita gli Stati membri a collaborare con i paesi non appartenenti all'UE al fine di garantire che le informazioni riguardanti la migrazione legale siano facilmente disponibili e che detta migrazione sia promossa attivamente;

4.

ritiene che le migrazioni forzate siano anche causate dalla recessione economica, dall’impoverimento, dalle violazioni dei diritti umani, dal degrado ambientale, dal crescente divario fra i paesi ricchi e quelli poveri, dalle guerre civili, dalle guerre per il controllo delle risorse naturali e dalle persecuzioni politiche;

5.

appoggia l'analisi e la linea politica del Vicepresidente/Alto rappresentante, che mette in evidenza la necessità di un approccio globale e coerente basato su strategie mirate in materia di sviluppo e di diritti dell'uomo quale strumento addizionale della politica estera dell'UE, indispensabile per far fronte ai problemi di stabilità e di sicurezza, nonché per migliorare l'efficacia delle operazioni di mantenimento e ripristino della pace; in detto contesto sollecita il rafforzamento del ruolo di FRONTEX affinché possa controllare meglio i flussi migratori; ritiene che, nel contesto della nuova architettura di politica estera introdotta dal trattato di Lisbona e della creazione del SEAE, sarebbe importante potenziare ulteriormente il dialogo interistituzionale e la riflessione sui fondamenti e gli obiettivi di un approccio globale di questo tipo, in particolare per quanto attiene a una programmazione mirata e a partenariati con i paesi beneficiari che possono realizzare un processo sostenibile di democratizzazione, buona governance, rispetto dei diritti dell'uomo e crescita economica, rafforzando in tal modo la sicurezza e la stabilità;

6.

invita la Commissione a sviluppare un sistema di monitoraggio permanente per tutte le attività FRONTEX legate alla gestione dei flussi migratori; ritiene che la dimensione «diritti umani» delle operazioni FRONTEX debba trovare chiaro riscontro nell'intero testo della versione modificata del regolamento FRONTEX, specialmente per quanto riguarda il diritto di una persona di lasciare il proprio paese, il divieto di non respingimento e il diritto di chiedere asilo; plaude alle attività realizzate con successo da FRONTEX e alla sua cooperazione con gli Stati membri al fine di attuare il regime comune europeo in materia di asilo e plaude altresì all'istituzione dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (UESA); ritiene che le attività e le operazioni di FRONTEX e dell'UESA debbano essere stabili e permanenti, affinché sia fornito il sostegno necessario agli Stati membri maggiormente interessati; sottolinea la necessità di maggiore solidarietà tra tutti gli Stati membri dell'UE, in particolare i più vulnerabili, ai fini di un coordinamento politico e di una condivisione degli oneri di maggiore efficacia;

7.

rileva che, in un contesto di crescente multilateralismo in cui intervengono numerosi attori internazionali e grandi donatori quali l'UE, gli Stati Uniti, il Giappone, la Cina e, potenzialmente, in una prospettiva di più lungo termine, altri paesi BRIC quali il Brasile e l'India, la stabilità e la sicurezza sono un obiettivo condiviso e un presupposto essenziale per una crescita economica globale; rileva altresì che le sfide rappresentate dalla stabilità e dalla sicurezza sono tali che richiedono non solo ingenti risorse, in un periodo di restrizioni di bilancio, ma anche economie di scala e sforzi coordinati; ritiene che dovrebbe essere avviato un processo di riflessione su un dialogo attivo tra l'UE, gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina nonché le istituzioni finanziarie internazionali su strategie geografiche e tematiche coordinate in materia di sicurezza, stabilità e aiuti, cosa che renderebbe possibile una maggiore influenza collettiva e un'assegnazione delle risorse più equilibrata, mirata ed efficace, garantendo nel contempo un'equa ripartizione degli oneri; ritiene, anche alla luce della recente revisione degli aiuti esteri da parte della Casa Bianca, che ha messo in evidenza il valore del coordinamento degli aiuti con altri grandi donatori, che un primo importante passo verso una riflessione di questo tipo potrebbe essere rappresentato da un vertice UE-USA su una cooperazione rafforzata in materia di aiuto umanitario e di aiuto allo sviluppo, inteso a individuare, in una prospettiva transatlantica, i settori di interesse condiviso e i fondamenti del coordinamento delle politiche;

8.

esorta la Commissione ad assicurare che qualunque accordo di riammissione firmato dall'UE e dai suoi Stati membri rispetti pienamente i diritti umani e il principio di non respingimento e non metta a rischio persone bisognose di protezione internazionale;

9.

osserva che accogliere i rifugiati nei paesi vicini offre vantaggi significativi e invita l'UE a considerare ciò una priorità;

10.

si rammarica dell'esistenza di 38 stati fragili (Indice Stati falliti 2010; Fondo per la pace) nel mondo in cui 1 miliardo di persone (Banca mondiale) si scontrano con problemi causati dall'instabilità; osserva che gli Stati fragili sono i più vulnerabili agli shock interni ed esterni sul piano politico ed economico, e che l'instabilità dello Stato contribuisce al processo migratorio;

11.

ritiene che il sostegno agli Stati politicamente ed economicamente fragili, che sono fonte probabile di migrazione irregolare e di tensioni a livello della sicurezza e della stabilità, dovrebbe sempre includere, oltre allo sgravio e al sostegno di bilancio, le strategie per ripristinare o consolidare la stabilità, le strategie di investimento diretto e le strategie di accesso al mercato dell'UE, le strategie di sviluppo rurale e di sicurezza alimentare, il sostegno agli OSM, le politiche di creazione di posti di lavoro, lo sviluppo delle infrastrutture, il sostegno alle PMI, gli strumenti di microcredito e le strategie orientate a promuovere la democratizzazione e la buona governance, l'inclusione sociale, la promozione attiva delle donne e delle minoranze o dei gruppi svantaggiati o etnici e la tolleranza religiosa, massimizzando così le prospettive e le alternative locali per i migranti potenziali; è fermamente convinto che strategie di questo tipo debbano essere basate su partenariati attivi che non solo si ispirino al principio di responsabilizzazione dei paesi beneficiari ma che prevedano anche obiettivi, roadmap chiare e condizioni per la loro attuazione definite congiuntamente ai paesi donatori, nonché parametri di riferimento e norme rigorose in materia di responsabilità; osserva che i programmi che ricevono tali finanziamenti devono adottare, come loro criterio di base, il conseguimento del valore aggiunto sia a livello regionale sia locale, assicurando pertanto un contributo sostanziale allo sviluppo delle economie locali;

12.

evidenzia che qualunque ricerca e analisi sulle future tendenze migratorie e forme di migrazione, come la migrazione a breve termine, la migrazione circolare e la migrazione stagionale, dovrebbe tenere in considerazione le possibili cause scatenanti delle migrazioni, quali le crisi politiche ed economiche o l'impatto dei cambiamenti climatici nei paesi di origine;

13.

chiede all'Unione europea e agli Stati membri di agire, sia a livello interno che internazionale, in modo tale da incoraggiare i paesi di origine dei migranti a elaborare e attuare misure e politiche che permettano il rispettivo sviluppo sociale, economico e democratico, cosicché i loro cittadini non siano costretti a emigrare;

14.

esorta la Commissione e il SEAE a profondere ulteriori sforzi relativamente allo sviluppo e alla democratizzazione dei paesi di origine e a promuovere lo Stato di diritto, onde risolvere alla radice i problemi connessi con la migrazione;

15.

sostiene la creazione di centri di informazione e gestione delle migrazioni al di fuori dell'UE per assistere i paesi terzi di origine o di transito nella definizione di una politica migratoria che risponda alle preoccupazioni dei potenziali migranti e dei migranti di ritorno, per offrire consulenza sull'immigrazione legale, sulle opportunità di lavoro e sul tenore di vita nei paesi di destinazione, e per fornire aiuto con la formazione professionale dei potenziali migranti, basandosi sull'esperienze acquisite con il progetto pilota di Bamako a Mali (CIGEM); chiede alla Commissione di presentare alla sua commissione competente relazioni periodiche sulle nuove iniziative per detti centri;

16.

rammenta che, nella sua risoluzione del 21 settembre 2010 sulla riduzione della povertà e la creazione di posti di lavoro nei paesi in via di sviluppo: la via da seguire, ha sottolineato che l'UE non dovrebbe esitare ad applicare sanzioni qualora i paesi non rispettino i propri obblighi in materia di governance e diritti umani nel quadro degli accordi commerciali, chiede alle autorità dell'UE di garantire il rispetto scrupoloso del principio di condizionalità quale previsto dall'accordo di Cotonou e sottolinea che i medesimi criteri di condizionalità dovrebbero applicarsi alla fornitura di sostegno a titolo sia del Fondo europeo di sviluppo (FES) che dello Strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (DCI); sottolinea il fatto che criteri di condizionalità analoghi dovrebbero applicarsi anche all'assistenza dell'UE diversa dagli aiuti allo sviluppo e dagli aiuti umanitari, compreso l'aiuto macrofinanziario fornito tramite prestiti FMI nonché tramite attività di prestiti dei programma della BEI e della BERS, che tale assistenza dovrebbe essere fondata sul partenariato, su obiettivi e valori condivisi e sulla lealtà e che dovrebbe essere in grado di soddisfare le aspettative sia dei donatori che dei paesi beneficiari; sottolinea inoltre che il sostegno attivo da parte dell'UE ai paesi beneficiari dovrebbe essere efficace e orientato ai risultati e che i valori fondamentali dell'UE dovrebbero essere rispettati; chiede al Vicepresidente/Alto rappresentante e alla Commissione che, al momento di definire l'architettura dell'assistenza finanziaria dell'UE e nelle relazioni bilaterali con i paesi che ne sono beneficiari, si persegua l'obiettivo della fedeltà all'Unione e ai suoi valori fondamentali; ritiene che dovrebbe essere avviato a livello dell'UE un processo di riflessione sulle basi e sull'ambito dell'applicazione dei criteri di condizionalità all'assistenza finanziaria dell'Unione;

17.

accoglie con favore le clausole sui diritti umani in tutti gli accordi commerciali bilaterali dell'UE e sostiene l'introduzione del principio della condizionalità negli accordi commerciali con i paesi in via di sviluppo tramite il sistema di preferenze generalizzate; riconosce che tale principio di condizionalità non sempre viene applicato, dato che la Commissione si è mostrata restia ad applicare sanzioni ai paesi in via di sviluppo che non rispettano gli impegni assunti in tema di rispetto dei diritti umani, buona governance e democratizzazione; esorta la Commissione a considerare l'applicazione di sanzioni, ove necessario, e la invita a valutare con attenzione le conseguenze di tali sanzioni sulle popolazioni dei paesi beneficiari prima di agire;

18.

ritiene che ai paesi di transito dovrebbero essere applicate politiche analoghe a quelle previste per i paesi di origine, ad esempio riguardo alle strategie di riduzione della povertà, all'investimento diretto e all'accesso al mercato, mettendo l'accento su un'agenda per l'occupazione atta a garantire reali prospettive di inclusione sociale a lungo termine, a stabilizzare il mercato del lavoro interno e ad accrescere il potenziale di lungo termine dei paesi di transito;

19.

ritiene che l'UE e i suoi Stati membri debbano rispettare pienamente, nella gestione dei flussi di immigrazione irregolare, i diritti dei richiedenti asilo e astenersi dall'intraprendere azioni che dissuadano i potenziali rifugiati da chiedere protezione;

20.

invita la Commissione a sviluppare un meccanismo atto a stabilire a chi competa la responsabilità di accogliere i richiedenti asilo e di esaminare le loro domande, nonché di contrastare l'immigrazione illegale, due ambiti in cui taluni Stati membri sopportano un onere sproporzionato in ragione della loro posizione geografica o composizione demografica;

21.

invita la Commissione a istituire un sistema di monitoraggio per verificare che i controlli effettuati all’ingresso (e pre-ingresso) in applicazione del Codice frontiere Schengen rispettino i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo, in modo da poter individuare prontamente eventuali lacune;

22.

sottolinea il valore delle missioni di osservazione elettorale dell'UE quale passo importante di ogni processo di democratizzazione e buona governance, e ritiene che dette missioni dovrebbero essere parte di un quadro di sostegno più ampio a favore di un processo di democratizzazione di lungo periodo; esorta l'Alto rappresentante/Vicepresidente a rafforzare le procedure e le missioni di monitoraggio per verificare le modalità di effettiva applicazione delle raccomandazioni delle missioni di osservazione elettorale e sottolinea al riguardo l'importanza di adeguato controllo dell'attuazione delle raccomandazioni stesse; evidenzia l'importanza che le strategie di mediazione e di prevenzione e risoluzione dei conflitti nonché per la creazione di istituzioni e capacità rivestono per organizzazioni regionali come l'Unione africana (UA), che svolge un ruolo rilevante nelle operazioni di mantenimento e ripristino della pace; ritiene che il sostegno all'UA dovrebbe includere lo sviluppo della capacità di controllo delle frontiere e la fornitura di assistenza a tutti i migranti irregolari in situazioni di difficoltà; ritiene che il rafforzamento effettivo delle organizzazioni regionali quali l'UA, l'Unione per il Mediterraneo o il partenariato orientale in quanto moltiplicatori di pace e stabilità a livello regionale promuoverà l'integrazione regionale e l'emergere di spazi economici transfrontalieri;

23.

rileva i progressi compiuti nell'attuazione dell'approccio globale in materia di immigrazione, che intende promuovere partenariati globali con i paesi di origine e di transito e incoraggiare sinergie tra migrazione e sviluppo; evidenzia la necessità di migliorare ulteriormente l'utilizzo dei principali strumenti dell'approccio globale in materia di migrazione (partenariati per la mobilità, missioni sulla migrazione, profili migratori, piattaforme di cooperazione); sottolinea la perdurante necessità di porre gli obiettivi delle politiche di migrazione al centro del dialogo politico con i paesi di origine e di transito, oltre all'esigenza di rafforzare la coerenza con le politiche in tale ambito, in particolare con la politica di sviluppo; è del parere che i vari processi di dialogo andrebbero razionalizzati, mentre le sinergie tra migrazione e sviluppo dovrebbero essere rafforzate; ritiene che occorra intensificare gli sforzi per sostenere progetti di sviluppo nei paesi di origine e di transito, che migliorino la qualità della vita in tali paesi e ne rafforzino le capacità regolamentari e istituzionali, oltre alle infrastrutture, al fine di gestire efficacemente i flussi migratori e garantire, nel contempo, il rispetto degli standard internazionali di protezione e l'applicazione del principio di non respingimento;

24.

evidenzia il ruolo importante del Forum mondiale per l’immigrazione e lo sviluppo, che fornisce un quadro strutturato per promuovere un dialogo e una cooperazione rafforzata tra le parti governative e non, compresa la società civile;

25.

deplora che nelle attuali circostanze l'unica opzione disponibile sia stata la sospensione dell'accordo di cooperazione UE-Libia e ritiene che la sospensione debba essere revocata non appena sia formato un nuovo governo di transizione intenzionato a promuovere l'applicazione dei diritti democratici e umani alla base dell'accordo stesso, il cui scopo è fornire sostegno finanziario ai paesi africani al fine di prefigurare alternative praticabili alla migrazione e per lo sviluppo in Libia di un efficiente sistema di gestione la migrazione a fini lavorativi, potenziando al massimo le competenze di migranti già presenti nel paese, aumentando la capacità della Libia di attrarre e integrare nella società e nell'economia i migranti, specialmente quelli da paesi confinanti a sud, e creando in Libia le premesse per un sistema di gestione efficace della migrazione; sottolinea in detto contesto la necessità che l'UE attivi la propria influenza per convincere la Libia a consentire all'UNHCR di rientrare nel paese; ritiene che bisognerebbe concludere accordi riguardo a un'agenda di cooperazione sulla migrazione con altri paesi geograficamente vicini all'UE al fine di fornire un sostegno congiunto, conforme agli accordi internazionali, agli Stati fragili del loro vicinato;

26.

osserva, in relazione all'attuale crisi umanitaria nell'Africa settentrionale, che FRONTEX non può restare lo strumento principale per far fronte ai flussi migratori provenienti dalla regione e invita l'UE a elaborare una risposta rapida e coordinata in quanto elemento di una strategia coerente a lungo termine mirata ad affrontare le transizioni politiche e gli Stati fragili, puntando a risolvere le cause profonde dei flussi migratori; sollecita il Consiglio ad attuare un piano d'azione con oneri ripartiti per sostenere il reinsediamento dei rifugiati della regione sulla base della clausola di solidarietà di cui all'articolo 80 del TFUE nonché a fornire aiuto agli sfollati in conformità delle disposizioni stabilite dalla direttiva 2001/55/CE del Consiglio, del 20 luglio 2001, sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e su misure per promuovere l'equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell'accoglienza degli stessi; invita il Consiglio a procedure d'urgenza all'adozione del regime comune europeo in materia di asilo e a completare le procedure di codecisione relative alla definizione di un programma comune di reinsediamento UE e del Fondo europeo per i rifugiati per il periodo 2008-2013, come auspicato dal Parlamento nel maggio 2010; ricorda che gli Stati membri sono tenuti a rispettare il principio del non respingimento;

27.

sottolinea la rilevanza centrale che il Parlamento europeo attribuisce al consolidamento della libertà e della democrazia nei paesi vicini; ritiene al riguardo che il Parlamento europeo dovrebbe seguire da vicino il processo di democratizzazione nella sponda meridionale del Mediterraneo e pertanto chiede un dialogo regolare specifico con l'Alto rappresentante/Vicepresidente per valutare gli sviluppi nella regione e quindi identificare obiettivi a breve e a lungo termine e le corrispondenti misure di sostegno necessarie allo scopo;

28.

insiste che va riservata una genuina attenzione ai dialoghi sui diritti umani e la democrazia nella politica europea di vicinato (PEV) riveduta; ritiene che i movimenti e le manifestazioni pro-democrazia e la loro repressione brutale da parte delle autorità in paesi quali la Tunisia e l'Egitto dimostrino che i dialoghi PEV sulla democrazia e i diritti umani non sono stati efficaci;

29.

si compiace della conclusione dei negoziati per l'accordo di riammissione UE-Turchia e invita a completare con successo le fasi necessarie a garantire che tutte le parti diano, quanto prima, completa attuazione all'accordo;

30.

invita la Commissione a intensificare la cooperazione con i paesi di transito e di origine dei migranti illegali, ai sensi degli accordi che l'UE ha concluso o si appresta a concludere e degli accordi bilaterali tra Stati membri e paesi terzi, al fine di contenere l'immigrazione illegale e incoraggiare il rispetto della legge a beneficio dei migranti e degli abitanti degli Stati membri e dei paesi di origine;

31.

ritiene che l'armonizzazione delle statistiche sulle migrazioni, in cooperazione con gli Stati membri, sia essenziale ai fini dell'efficacia della pianificazione, adozione, attuazione e valutazione della politica migratoria; sottolinea l'importanza della Rete europea migrazioni (EMN) che potrebbe contribuire in modo sostanziale in questo campo;

32.

sottolinea la necessità urgente di disporre di dati statistici coerenti, globali e confrontabili sulla popolazione migrante, dato che i continui cambiamenti in detta popolazione e la natura dei flussi migratori attuali rappresentano un'autentica sfida per i legislatori, che devono poter basare le proprie decisioni su dati e informazioni attendibili;

33.

invita la Commissione a prendere in considerazione, nel quadro della sua attuale revisione della PEV, la messa a disposizione di un finanziamento specifico destinato allo sviluppo, nei paesi PEV, di un'agenda economica forte rinnovata, che comprenda un programma per l'occupazione; è del parere che dovrebbe essere discussa con i paesi PEV una tabella di marcia relativa all'allineamento delle loro legislazioni nazionali in materia di immigrazione sulle norme dell'UE, ivi comprese quelle in materia di diritti dell'uomo, quali il diritto di asilo, un sistema di protezione per i migranti irregolari e uguali diritti per tutti i migranti; invita a stipulare con i paesi PEV un numero maggiore di accordi di partenariato per la mobilità, oltre a quelli già conclusi con la Moldova e la Georgia;

34.

chiede l’elaborazione di una politica globale in materia di migrazione, collegata a tutte le strategie e gli strumenti di sviluppo, fondata su un elevato livello di solidarietà politica e operativa, reciproca fiducia, trasparenza, collaborazione, condivisione delle responsabilità e impegno comune attraverso principi comuni e azioni concrete, e che poggi sui valori sanciti dal trattato di Lisbona;

35.

invita la Commissione a sviluppare un approccio globale nei confronti della migrazione legale, che tenga in considerazione le necessità del mercato del lavoro europeo in termini di forza lavoro e le capacità di ogni Stato membro di accogliere e integrare i migranti; ritiene che una politica comune dell'UE sulla migrazione legale possa costituire uno stimolo sia per l'economia europea sia per le economie dei paesi di origine;

36.

ritiene che gli accordi con i paesi terzi che riguardano vari Stati membri dell'UE dovrebbero essere negoziati a livello europeo nel pieno rispetto dell'articolo 218 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

37.

invita le istituzioni dell'UE e gli Stati membri dell'Unione a coordinare con maggiore efficienza gli aiuti dei donatori e a garantire un approccio più organico e sostenibile nei confronti della gestione dei flussi migratori;

38.

insiste affinché l’aiuto allo sviluppo sia separato dalla gestione del flusso migratorio e non sia condizionato a una migrazione di ritorno; sottolinea che gli aiuti dell'UE allo sviluppo dovrebbero puntare a eliminare le cause delle migrazioni, come la povertà, il cambiamento climatico e la fame;

39.

sottolinea il valore aggiunto che l'Unione per il Mediterraneo (UpM) e l'iniziativa del partenariato orientale (IpO) potrebbero apportare nell'affrontare la questione della migrazione e le sue implicazioni; invita il Vicepresidente/Alto rappresentante e gli Stati membri a intensificare gli sforzi per rendere l'UpM pienamente operativa; ritiene che la questione dei flussi migratori debba essere una priorità d'azione nel quadro dell'UpM e dell'IpO;

40.

invita l'Unione europea a prendere in esame misure per rivedere il DCI, il FES e lo Strumento per gli aiuti umanitari e favorire così il miglioramento dell’impatto positivo della migrazione in termini di promozione dello sviluppo umano e della democrazia negli Stati fragili;

41.

chiede ulteriori sforzi intesi a promuovere la coerenza delle politiche di sviluppo nell’ambito della politica migratoria dell’UE e a evitare l'impiego degli aiuti pubblici allo sviluppo (APS) per politiche intese a scoraggiare e controllare la migrazione, quando ciò comporti violazioni dei diritti umani dei migranti; ritiene tuttavia che gli APS dovrebbero essere utilizzati a favore di un ulteriore autentico sviluppo, riducendo così le migrazioni causate dalla povertà, dall’instabilità e dall’oppressione politica;

42.

plaude alla dichiarazione di Tripoli, al termine del III Vertice Africa-UE, che ribadisce la necessità di sforzi comuni intesi ad affrontare le realtà e le sfide della migrazione e i suoi legami con lo sviluppo;

43.

chiede partenariati più efficaci con istituzioni che promuovono l’integrazione regionale ed economica, il che può altresì contribuire a individuare soluzioni durature e a lungo termine alle realtà della migrazione sud-sud;

44.

sottolinea che la Commissione dovrebbe intensificare la ricerca sulle migrazioni sud-sud causate dal clima, nonché sul numero di persone colpite, le regioni vulnerabili, i movimenti migratori e la capacità dei paesi ospitanti; invita altresì a rafforzare le capacità di ricerca dei paesi in via di sviluppo;

45.

sottolinea l’importanza di integrare la migrazione nelle strategie di sviluppo nazionale dei paesi partner al fine di ridurre la povertà e conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio;

46.

si compiace della creazione dell’osservatorio ACP sulla migrazione, quale utile strumento per fornire ai decisori nei paesi ACP dati e strumenti intesi a migliorarne le strategie nazionali in materia di migrazione e della proposta intesa a istituire un osservatorio sulla migrazione competente del monitoraggio rigoroso e continuo di tutte le problematiche connesse ai flussi migratori in America latina, sotto la supervisione e il coordinamento della Fondazione Europa-America Latina e Caraibi;

47.

raccomanda che le risorse finanziarie per rafforzare il «rapporto migrazione-sviluppo» siano stanziate in modo più efficace; riconosce la necessità di migliorare le intese per la mobilizzazione complementare e tempestiva dei vari strumenti finanziari dell'UE per l'azione esterna;

48.

sottolinea la necessità di potenziare le strategie finalizzate alla sinergia tra aiuto, risanamento e sviluppo, al fine di offrire soluzioni durature agli sfollati e ai rifugiati; riconosce l'importanza di una risposta umanitaria coordinata a monte di qualsiasi politica di sviluppo sostenibile nei paesi che escono da un conflitto;

49.

chiede all’Alto Rappresentante di investire nelle competenze e di definire un mandato chiaro per il personale sia nelle sedi centrali che nelle delegazioni, in modo da ottenere un migliore coordinamento tra il programma tematico su migrazione e asilo e i programmi geografici dello Strumento di cooperazione allo sviluppo;

50.

chiede di chiarire i ruoli rispettivi del Servizio europeo per l’azione esterna e della DG DEVCO nonché un loro coordinamento; esorta la DG DEVCO a svolgere un ruolo preminente nella fase di programmazione della politica migratoria;

51.

sottolinea l’importanza di far tesoro delle lezioni tratte dal programma tematico su migrazione e asilo in termini di dialogo politico su scala nazionale, al fine di garantire una programmazione più coerente ed efficace nel contesto dei documenti programmatici nazionali e regionali;

52.

invita a potenziare gli sforzi intesi a ridurre gli effetti negativi della fuga di cervelli e dell’esodo di professionisti, che colpiscono in particolare settori chiave come la sanità e l'istruzione; sottolinea l'importanza di promuovere l’afflusso di cervelli, programmi di rimpatrio assistito e una migrazione circolare, disciplinando le prassi di assunzione e sostenendo lo sviluppo delle competenze attraverso misure mirate allo sviluppo della formazione professionale; chiede alla Commissione di esaminare se i programmi di migrazione circolare siano uno strumento utile e quali tipi di circolarità (in una sola volta/iterata; breve/a lungo termine; spontanea/gestita) potrebbero dare i risultati migliori, sia per i paesi in via di sviluppo che per quelli industrializzati;

53.

invita la Commissione a garantire, al momento di mettere a punto i nuovi strumenti di azione esterna per il periodo successivo al 2013, che l'architettura proposta consenta sinergie e il rafforzamento reciproco tra il pilastro sviluppo e il pilastro sicurezza e stabilità, e preveda la rapida assegnazione di fondi di emergenza e di recupero, una risposta rapida nel fornire assistenza e sostegno ai migranti in difficoltà, in particolare a chi si trova in una condizione particolarmente vulnerabile, come le donne e i minori non accompagnati, programmi specifici che offrano un sostegno attivo alle minoranze eventualmente minacciate, come le comunità religiose, etniche e LGBTT, un rifugio nell'UE per i difensori dei diritti umani in difficoltà e misure di supporto intese ad alleviare le conseguenze dei cambiamenti climatici, della deforestazione, della desertificazione e della perdita di biodiversità e a preservare l'ambiente economico e sociale delle comunità interessate;

54.

chiede lo sviluppo di politiche che tengano conto della situazione specifica di gruppi vulnerabili quali donne, minori e disabili e dunque la creazione di idonee infrastrutture, come ospedali, scuole, attrezzature e materiale educativo e il necessario sostegno sociale, psicologico e amministrativo;

55.

richiama l'attenzione sul ruolo importante che i centri di riabilitazione delle vittime della tortura hanno svolto ai fini di una buona integrazione dei migranti nell'UE, compresi rifugiati e richiedenti asilo; prende atto con preoccupazione della decisione in merito all'eliminazione graduale dei finanziamenti per detti centri nell'UE a titolo dello strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR); invita la Commissione a garantire che i finanziamenti per detti centri permangano invariati e che non vengano lasciati soltanto alla discrezione degli Stati membri;

56.

chiede alla Commissione di pubblicare la valutazione esterna dei programmi di protezione regionale e di avviare un dibattito sul destino di detti programmi;

57.

ritiene, per quanto riguarda le missioni PESC/PESD, come sottolineato anche dall'Alto rappresentante/Vicepresidente, che sia importante integrare le strategie per la sicurezza e la stabilità con strategie ad hoc a sostegno dell'assistenza allo sviluppo e dei diritti umani, in modo da garantire l'eliminazione a lungo termine delle cause prime dell'insicurezza e dell'instabilità; rileva in tale contesto che questo approccio globale richiede non solo un migliore coordinamento, attraverso il SEAE, ma anche stanziamenti di bilancio ad hoc per tali strategie di sostegno;

58.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, alla Presidenza del Consiglio dell'Unione europea, al Presidente della Commissione, al Vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per la politica estera e di sicurezza, alla BEI, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, ai governi e ai parlamenti dei paesi candidati all'adesione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri di EURONEST e EUROMED, al Dipartimento di Stato degli USA, alla BERS, alla Banca mondiale, al Fondo monetario internazionale, all'Unione africana, al Parlamento panafricano, all'Organizzazione internazionale per le migrazioni e all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.


(1)  GU L 310 del 9.11.2006, pag. 1.

(2)  GU L 327 del 24.11.2006, pag. 1.

(3)  GU L 386 del 29.12.2006, pag. 1.

(4)  GU L 378 del 27.12.2006, pag. 41.

(5)  GU L 163 del 2.7.1996, pag. 1.

(6)  GU L 317 del 15.12.2000, pag. 3.

(7)  GU L 201 del 3.8.2010, pag. 30.

(8)  Testi approvati, P7_TA(2011)0020.

(9)  GU L 155 del 18.6.2009, pag. 17.

(10)  Testi approvati, P7_TA(2010)0327.

(11)  Testi approvati, P7_TA(2010)0496.


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