EUR-Lex Access to European Union law

Back to EUR-Lex homepage

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52018AE3269

Parere del Comitato economico e sociale sulla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo di coesione» [COM(2018) 372 final — 2018/0197 (COD)]

EESC 2018/03269

GU C 62 del 15.2.2019, p. 90–96 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

15.2.2019   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 62/90


Parere del Comitato economico e sociale sulla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo di coesione»

[COM(2018) 372 final — 2018/0197 (COD)]

(2019/C 62/14)

Relatore:

Ioannis VARDAKASTANIS

Correlatrice:

Ester VITALE

Consultazione

Parlamento europeo, 11.6.2018

Consiglio dell’UE, 19.6.2018

Base giuridica

Articoli 177, 178, 304 e 349 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

 

 

Sezione competente

Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale

Adozione in sezione

3.10.2018

Adozione in sessione plenaria

17.10.2018

Sessione plenaria n.

538

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

138/0/1

Il presente parere riguarda la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio (1) relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e al Fondo di coesione (FC) per il periodo dal 2021 al 2027, presentata dalla Commissione europea il 29 maggio 2018. Il parere comprende inoltre brevi osservazioni su talune disposizioni della proposta di regolamento recante disposizioni comuni (RDC) (2) che riguardano direttamente aspetti pertinenti della struttura, del contenuto, dell’articolazione e dell’ulteriore attuazione del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e del Fondo di coesione (FC).

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE ribadisce il proprio fermo impegno per la politica di coesione e la propria salda fiducia in tale politica, che considera uno strumento importante per avvicinare l’UE ai cittadini e per affrontare le disparità tra le regioni dell’UE e le disuguaglianze tra i suoi cittadini.

1.2.

Pur prendendo atto del ragionamento della Commissione, il CESE è in totale disaccordo con i tagli alla politica di coesione in generale, e in particolare con i tagli del 12 % al FESR e del 46 % al Fondo di coesione. Per questo invita la Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio ad aumentare la dotazione di bilancio proposta, in modo da assicurare almeno risorse uguali, a prezzi costanti, a quelle di cui all’attuale quadro finanziario.

1.3.

Il CESE sottolinea che la diminuzione dei tassi di cofinanziamento europeo ostacolerà l’attuazione dei progetti, in particolare da parte degli Stati membri che incontrano difficoltà di bilancio e, ovviamente, di quelli che sono stati colpiti più duramente dalla crisi.

1.4.

Il CESE chiede alla Commissione di rendere più flessibili i criteri per il cofinanziamento, in modo che la situazione economica e finanziaria di ogni Stato membro sia presa in considerazione e che venga applicata la regola che il Comitato ha raccomandato in molti dei suoi pareri più recenti, ossia che le spese di investimento non sono considerate ai fini del rispetto degli obiettivi di disavanzo del Patto di stabilità e crescita.

1.5.

Il CESE ritiene che la proposta della Commissione di reintrodurre la regola N + 2 non sia suffragata da prove concrete o dai risultati dell’analisi dell’attuazione della regola N + 3. Non è quindi d’accordo con tale proposta e chiede alla Commissione di mantenere la regola N + 3 per il nuovo periodo di programmazione.

1.6.

Il CESE accoglie con favore la proposta della Commissione volta a semplificare l’uso dei fondi in termini di struttura, amministrazione e gestione, in modo da renderne l’accesso più agevole ed efficace. Tuttavia, la semplificazione dei fondi non dovrebbe far passare in secondo piano i principi e i valori che sono parte integrante dell’acquis dell’Unione.

1.7.

Il CESE si compiace del fatto che la proposta della Commissione migliori la governance multilivello grazie all’importanza che riserva alla gestione concorrente, rafforzando la partecipazione delle organizzazioni della società civile e di altri soggetti interessati al processo di programmazione, attuazione, valutazione e monitoraggio dell’uso dei fondi. Occorre tuttavia che il codice europeo di condotta sul partenariato (ECCP) sia pienamente rispettato a tutti i livelli e rafforzato con solide garanzie e misure che ne assicurino la piena attuazione. La conformità con tale codice dovrebbe essere considerata una condizione abilitante. Ciò consentirà ai soggetti interessati e alle organizzazioni della società civile di svolgere un ruolo fondamentale in quanto organi intermedi, avvicinando i progetti ai loro beneficiari finali.

1.8.

Il CESE sottolinea che, a livello dell’UE, non esiste una partecipazione strutturata delle organizzazioni della società civile al processo di monitoraggio dell’attuazione della politica di coesione. Pertanto raccomanda vivamente alla Commissione di istituire un Forum della società civile europea sulla coesione — a cui partecipino le parti sociali, le organizzazioni della società civile e altre parti interessate — che consulterà ogni anno le suddette parti sociali e organizzazioni della società civile sullo stato di attuazione della politica di coesione nel corso del ciclo di programmazione 2021-2027.

1.9.

Il CESE raccomanda alla Commissione di integrare efficacemente gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) nella politica di coesione attraverso il regolamento sulle disposizioni comuni e i regolamenti sul FESR e sul FC, assicurando la loro inclusione trasversale in tutte le priorità dei fondi, e non solo nell’azione per il clima.

1.10.

Il CESE suggerisce che le zone scarsamente popolate, le zone isolate, le piccole isole e le regioni montane, conformemente all’articolo 174 del TFUE, beneficino del sostegno in base a requisiti di concentrazione tematica, portata del sostegno e benefici uguali a quelli che valgono per le regioni ultraperiferiche, e con le stesse deroghe. Le strategie di investimento dovrebbero essere orientate verso gli obiettivi delle macroregioni e della cooperazione territoriale e transfrontaliera, in particolare per far fronte a fenomeni complessi come la migrazione.

1.11.

Il CESE raccomanda di accrescere la dotazione di bilancio assegnata alla cooperazione territoriale europea (CTE)/Interreg per il nuovo periodo di programmazione, in modo che possa efficacemente svolgere i propri compiti e realizzare i propri obiettivi. Il CESE propone anche di fornire al FESR un adeguato sostegno per l’attuazione del meccanismo transfrontaliero. Inoltre, il CESE ritiene che le strategie di investimento debbano essere orientate in funzione degli obiettivi delle macroregioni e delle regioni circostanti i bacini marittimi.

1.12.

Il CESE invita la Commissione a tener conto di altri indicatori sociali, oltre al reddito nazionale lordo (RNL) pro capite, per classificare gli Stati membri in base ai requisiti di concentrazione tematica ad essi applicabili.

1.13.

Il CESE sostiene il concetto della concentrazione tematica, ma invita la Commissione a equilibrare la distribuzione dei requisiti di concentrazione tematica degli investimenti tra gli obiettivi strategici, dato che le risorse assegnate agli obiettivi strategici da 3 a 5 sembrano insufficienti per affrontare le esigenze socioeconomiche e per costruire un’Europa più vicina ai suoi cittadini.

1.14.

Il CESE si rammarica del fatto che le proposte della Commissione relative a tutti i regolamenti abbiano escluso l’integrazione orizzontale della parità, della non discriminazione e dell’accessibilità per le persone con disabilità. Raccomanda pertanto vivamente che l’articolo 7 dell’attuale regolamento recante disposizioni comuni per il periodo 2014-2020 sia integrato nel proposto nuovo regolamento recante disposizioni comuni (RDC), e che tale principio sia direttamente incorporato nel testo principale del proposto regolamento relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo di coesione. Inoltre, il CESE raccomanda fermamente di includere nell’articolo 67 del proposto RDC, riguardante la selezione delle operazioni, l’accessibilità per le persone con disabilità.

1.15.

Il CESE sottolinea che la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) dovrebbe essere pienamente integrata nel testo principale della proposta di regolamento relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo di coesione, nonché nel regolamento sulle disposizioni comuni. L’UNCRPD, in particolare, dovrebbe essere pienamente integrata nella base giuridica del regolamento del FESR e dell’FC, e l’accessibilità per le persone con disabilità dovrebbe essere un criterio obbligatorio di ammissibilità.

1.16.

Il CESE invita la Commissione a garantire che la costruzione e la ristrutturazione di istituti di assistenza segregativi siano escluse dal sostegno a titolo del FESR e dell’FC. Occorre invece promuovere l’inclusione sociale attraverso la transizione dall’assistenza in istituti a quella di prossimità.

1.17.

Il CESE accoglie con favore il miglioramento del coordinamento tra i vari fondi, nonché il collegamento tra questi e il semestre europeo e i programmi di sostegno alle riforme.

1.18.

Il CESE ritiene che l’inclusione delle condizionalità macroeconomiche, che sono decise a livello nazionale ed europeo, crei gravi ostacoli nell’impiego dei fondi da parte delle regioni, dei comuni, delle altre parti interessate e dei cittadini, e pertanto respinge totalmente tale strumento e invita la Commissione a riconsiderare i criteri di inclusione

1.19.

Il CESE ritiene che l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali (EPSR) debba avere la priorità nella politica di coesione, e non solo nel Fondo sociale europeo Plus. Raccomanda pertanto fermamente di destinare almeno il 10 % delle risorse all’obiettivo strategico 4 del FESR, che istituisce l’iniziativa regionale sulla sostenibilità sociale e l’accessibilità.

2.   Osservazioni generali

2.1.

Già da molti anni il CESE considera la politica di coesione uno dei pilastri fondamentali per conseguire l’integrazione nell’UE, e ritiene pertanto che — in questi tempi di incertezze e con l’avanzare del populismo, del nazionalismo e dell’euroscetticismo — tale politica rappresenti per i cittadini il vero elemento di connessione con il progetto dell’UE.

2.2.

Il CESE sottolinea che la politica di coesione e i suoi strumenti di finanziamento avrebbero potuto essere utilizzati per presentare ai cittadini europei un nuovo discorso positivo sul progetto europeo.

2.3.

Il CESE osserva pertanto che la proposta della Commissione è priva della necessaria ambizione politica, e che nella proposta di quadro finanziario pluriennale 2021-2027 tale mancanza di ambizione si traduce in pratica in tagli alle dotazioni del FESR e dell’FC, rispettivamente del 12 % e del 46 % a prezzi costanti, rispetto alle dotazioni attuali. I tagli sono proposti malgrado la Commissione riconosca nella relazione che «in numerosi paesi il FESR e il Fondo di coesione rappresentano almeno il 50 % degli investimenti pubblici». Pertanto essi avranno un effetto negativo su paesi intenti a stabilizzare le rispettive economie mentre si riprendono dalla crisi e mentre i loro cittadini cercano di far fronte alle misure di austerità. In molti paesi i livelli di povertà e di disuguaglianza restano elevati e, in alcuni casi, stanno aumentando, con notevoli differenze non solo tra i paesi e le regioni (e al loro interno), ma anche tra vari gruppi di popolazione, in particolare per quanto riguarda gli indicatori sociali relativi alle donne, ai rom, alle persone con disabilità, agli anziani ecc.

2.4.

Data la fondamentale importanza del FESR e dell’FC per lo sviluppo economico e sociale e la coesione delle regioni d’Europa, il CESE richiede che nel quadro finanziario pluriennale 2021-2027 il finanziamento della politica di coesione sia mantenuto almeno allo stesso livello di risorse, a prezzi costanti, di cui al quadro finanziario attuale (3).

2.5.

La proposta della Commissione di ridurre i tassi di cofinanziamento per le tre categorie (4) di regioni compromette la capacità di accedere ai fondi e di utilizzarli in condizioni di parità, in particolare per gli Stati membri con maggiori difficoltà di spesa o che sono stati colpiti più duramente dalla crisi.

2.6.

Il CESE sostiene gli sforzi per semplificare la politica di coesione e accoglie con favore la diminuzione del numero di obiettivi da 11 a 5, che consentirà di concentrare le risorse sulle questioni prioritarie della competitività delle imprese e dei diritti delle persone. Tuttavia, un numero minore di norme più chiare e più brevi non dovrebbe voler dire regole meno efficienti nell’attuazione dei corrispondenti obiettivi generali e specifici. Più in particolare, la maggiore semplificazione non dovrebbe tradursi nell’esclusione, dal regolamento proposto, di principi trasversali che sono parte integrante dell’acquis comunitario.

2.7.

La semplificazione, mediante l’accorpamento dei fondi, e l’agevolazione dell’accesso per i beneficiari, in particolare grazie al maggior rilievo dato alla gestione da parte degli Stati membri e al maggiore ricorso alle opzioni semplificate in materia di costi, sono azioni indispensabili per rendere più efficaci gli investimenti. Anche l’estensione del principio dell’audit unico e un maggiore ricorso alle autorità nazionali, regionali e locali contribuiranno a una spesa più efficiente per l’assistenza tecnica. Il CESE accoglie inoltre con favore il rafforzamento della coesione elettronica e dello scambio di dati, che accresceranno la trasparenza e l’efficienza del FESR e del Fondo di coesione. Il CESE si compiace della proposta della Commissione volta a rafforzare la cooperazione interregionale attraverso la strategia di specializzazione intelligente (S3).

2.8.

Il CESE ravvisa nella cooperazione territoriale europea un modo importante di sostenere specifiche regioni transfrontaliere che affrontano spesso problemi riguardanti le infrastrutture, la fornitura di servizi pubblici, le comunicazioni e i trasporti, a causa, tra l’altro, di specificità geografiche e/o storiche. Interreg dovrebbe essere uno strumento per promuovere concretamente la convergenza economica e sociale di queste regioni, sottoregioni e aree locali, e il Comitato propone quindi di aumentarne il bilancio. Il CESE raccomanda inoltre vivamente che vengano erogati finanziamenti a titolo del FESR per sostenere un funzionamento e un’attuazione efficaci del meccanismo transfrontaliero.

2.9.

Sebbene la parità, la non discriminazione e l’accessibilità siano menzionate nella relazione del documento, il CESE è fermamente convinto che debbano essere pienamente integrate nel testo principale del regolamento del FESR e del Fondo di coesione, divenendo criteri di ammissibilità obbligatori per l’assegnazione di fondi, e che l’accessibilità per le persone con disabilità debba essere inclusa nell’articolo 67 del proposto RDC, riguardante la selezione delle operazioni (5).

2.10.

La classificazione delle regioni viene ancora effettuata con il metodo di Berlino, che tiene conto esclusivamente del reddito nazionale lordo e della popolazione di ciascuna regione per determinare i requisiti di concentrazione tematica che vi si applicano (6). Tuttavia, la Commissione ha deciso di includere nuovi indicatori per il metodo di assegnazione, quali la disoccupazione, la migrazione netta o le emissioni di gas a effetto serra. Anche se questa soluzione contribuisce a rendere più accurata la distribuzione dei fondi in rapporto alle esigenze delle regioni, i relativi requisiti di concentrazione tematica continueranno a essere fissati secondo un metodo di classificazione che fa astrazione da tali disparità.

2.10.1.

Pertanto molte regioni degli Stati membri del «gruppo 1» potrebbero beneficiare di una ripartizione «corretta», in relazione alle disuguaglianze di cui risentono e che vanno al di là dell’RNL, ma dovrebbero poi confrontarsi con i requisiti di concentrazione tematica, cosa che potrebbe limitare la loro capacità di affrontare dette disuguaglianze. La spiegazione della scelta del metodo di Berlino, fornita nella valutazione d’impatto in risposta alla richiesta del comitato per il controllo normativo (7), non precisa il motivo per cui non sono stati presi in considerazione altri indicatori pertinenti. Il CESE chiede pertanto alla Commissione di rivedere tale approccio.

2.11.

Le aree scarsamente popolate, conformemente all’articolo 174 del TFUE, e le aree isolate, come le piccole isole, sono regioni soggette a problemi specifici di comunicazione, anche per l’accesso a Internet, e di trasporto. Per di più non dispongono in genere di infrastrutture sociali (sanità, istruzione ecc.). In queste regioni, la dispersione della popolazione e la mancanza di opportunità di lavoro, da cui deriva un preoccupante tasso di invecchiamento demografico, comportano un graduale aumento del costo della fornitura di servizi pubblici, cosa che rende più difficile sviluppare programmi per l’occupazione e attirare le imprese.

2.11.1.

La proposta assegna una parte del bilancio a queste regioni, insieme a quelle classificate come regioni ultraperiferiche. Tuttavia la classificazione delle regioni include le regioni ultraperiferiche nel «gruppo 3», sorvolando sulle speciali caratteristiche delle zone scarsamente popolate, a parte il reddito nazionale lordo pro capite. Il CESE considera opportuno adottare un approccio ad hoc, con finanziamenti sufficienti e adeguati requisiti di concentrazione tematica, per rispondere alle difficoltà incontrate dalle aree scarsamente popolate o isolate, e ritiene che esse debbano quindi beneficiare della concentrazione tematica, del campo di applicazione del sostegno e delle deroghe applicabili alle regioni ultraperiferiche.

2.12.

Il CESE accoglie con favore il miglioramento del coordinamento tra i sette fondi a gestione concorrente, che è stato realizzato principalmente attraverso la proposta di regolamento recante disposizioni comuni e soddisfa una importante richiesta delle parti in causa. Per il FESR e il Fondo di coesione è particolarmente rilevante la combinazione con il proposto programma di sostegno alle riforme (8), poiché contribuirà a collegare l’attuazione dei programmi alle raccomandazioni formulate nell’ambito del semestre europeo, quando sono socialmente sostenibili, accrescendo l’efficacia degli investimenti. Questa combinazione dovrebbe prevedere negoziati specifici tra le autorità nazionali ed europee, con la partecipazione attiva delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile.

2.13.

Il CESE riconosce l’importanza di combinare diversi tipi di fondi e strumenti con i fondi della politica di coesione, in particolare i dispositivi finanziari, assicurando quindi una migliore rispondenza agli obiettivi. Inoltre, la mobilitazione di capitale privato garantisce e moltiplica il valore aggiunto degli investimenti, provvedendo a una distribuzione più ampia dei benefici.

2.14.

Il CESE si compiace del miglioramento della flessibilità nell’adattare i fondi e i programmi a fattori imprevisti, come proposto dalla Commissione. Il proposto collegamento tra le raccomandazioni specifiche per paese, il periodo di programmazione e la valutazione intermedia è importante ai fini dell’efficacia dei fondi, ma bisognerà vigilare attentamente qualora le modifiche divengano troppo frequenti, dato che potrebbero facilmente snaturare la programmazione. Inoltre, la proposta di non programmare l’erogazione delle risorse fino agli ultimi due anni rischia di renderne difficile l’utilizzazione per ragioni di tempo.

2.15.

Il CESE nota che la Commissione, nella proposta sul quadro finanziario 2021-2027, raccomanda di destinare agli obiettivi in materia di clima una quota maggiore di risorse rispetto al periodo 2014-2020, vale a dire, il 30 % del FESR e il 37 % del Fondo di coesione. Data l’assoluta importanza di questo obiettivo e la capacità di entrambi i fondi di affrontarlo, il CESE ritiene che occorra considerare ulteriormente un aumento di tale quota.

2.16.

La Commissione ravvisa negli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite una giustificazione della spesa proposta per gli obiettivi in materia di clima. Il CESE ritiene che la Commissione debba valutare un più ampio allineamento del regolamento proposto, e delle cinque priorità che esso indica per la programmazione e l’attuazione dei fondi, con gli obiettivi di sviluppo sostenibile. A tale scopo, occorre garantire che anche le prospettive economiche e sociali degli obiettivi di sviluppo sostenibile siano incluse nel regolamento.

2.17.

La Commissione presenta un modello di governance multilivello che sottolinea la gestione concorrente dei programmi tra la Commissione e gli Stati membri, i quali hanno adesso una responsabilità più diretta. Anche la ripartizione dei compiti è più chiara, e il contributo degli enti regionali e locali, delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile (9) è stato accresciuto. Occorre tuttavia prevedere solide garanzie e specifiche misure per consentire alle parti sociali e alle organizzazioni della società civile di svolgere un ruolo essenziale in quanto organi intermedi, sviluppando i progetti in maniera più efficiente e avvicinandoli ai loro beneficiari finali.

2.18.

Il CESE sottolinea l’esigenza di rafforzare il partenariato, la partecipazione e il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile e di altri soggetti interessati al monitoraggio della politica di coesione a livello dell’UE. In effetti, il CESE fa presente di essere in grado di affrontare — in maniera molto proattiva, inclusiva ed efficace — tale lacuna presente a livello dell’UE. Il CESE propone quindi di istituire un forum della società civile europea sulla coesione, incaricato di monitorare la politica di coesione, e si dichiara disponibile a facilitarne pienamente il funzionamento.

2.19.

Il CESE si compiace che la Commissione abbia scelto di cambiare il tradizionale approccio all’assistenza tecnica, eliminando l’obiettivo prioritario utilizzato per orientare tale sostegno. La proposta prevede invece un tasso forfettario generale del 2,5 % per ciascun programma, che garantisce fino al 100 % dell’investimento, per coprire le spese di assistenza tecnica. Se necessario si potranno cofinanziare, al di là di tale quota del 2,5 %, altri investimenti classificati come assistenza tecnica. Il CESE apprezza questo approccio semplificato. Oltre a dare la priorità al principio di proporzionalità e a migliorare la flessibilità e la governance del partenariato, la Commissione ha anche scelto di non limitare l’importo della dotazione destinata alla capacità istituzionale dei partner, compresi gli organismi che rappresentano la società civile.

2.20.

Il CESE non condivide la proposta di sostituire la regola «N + 3» con la regola «N + 2» e invita la Commissione a riesaminare la questione. L’approccio in materia di flessibilità a queste condizioni dovrebbe essere più vicino alle esigenze dei paesi e delle regioni, sottoregioni, comunità locali e parti interessate che hanno registrato le maggiori difficoltà nell’attuare i programmi; la Commissione dovrebbe quindi adeguare il processo di attuazione alle capacità dei diversi Stati membri e alle rispettive circostanze. La reintroduzione della regola N + 2 richiede anche un livello più elevato di efficienza nella programmazione e nell’esecuzione, dato che ci sarà un anno in meno per la certificazione dei pagamenti.

3.   Osservazioni particolari

3.1.

Secondo il CESE, gli obiettivi specifici per il FESR e il Fondo di coesione (articolo 2) dovrebbero includere settori quali l’economia sociale e l’accessibilità delle infrastrutture e dei servizi per tutti i cittadini dell’UE, e dovrebbero esserci riferimenti specifici alle zone scarsamente popolate e alle isole, in conformità all’articolo 174 del TFUE.

3.2.

Il CESE ritiene che gli allegati I e II debbano essere riesaminati di conseguenza, per convertire le precedenti aree in indicatori di realizzazione e di risultato comuni, nonché in indicatori di rendimento.

3.3.

Pur riconoscendo che le opzioni strategiche 1 e 2 sono obiettivi strategici ad alto valore aggiunto, il CESE sottolinea che stabilire percentuali molto elevate per questi due settori in tutti e tre i gruppi regionali comprometterebbe l’efficienza del FESR e del Fondo di coesione per quanto riguarda le opzioni strategiche da 3 a 5. Invita pertanto la Commissione a riesaminare i requisiti di concentrazione tematica (articolo 3.4) al fine di equilibrare gli sforzi per affrontare adeguatamente le disparità sociali, tra cui la povertà e la discriminazione, cosa che è necessaria per conseguire una crescita inclusiva.

3.4.

Il CESE sottolinea che lo sviluppo urbano è strettamente legato alla modernizzazione e all’innovazione delle infrastrutture e dei servizi locali, e si compiace quindi dell’inclusione nel FESR di un’iniziativa urbana europea legata all’agenda urbana europea. Tuttavia, il CESE raccomanda vivamente che la Commissione aumenti il sostegno finanziario per questa iniziativa, e allo stesso tempo la renda trasversale, per includere i tre pilastri dell’Agenda 2030 relativi agli obiettivi di sviluppo sostenibile, ad esempio per sviluppare città intelligenti e accessibili.

3.5.

Il CESE accoglie con favore l’inclusione della condizione abilitante orizzontale 4, che richiede quadri nazionali per l’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Tuttavia, secondo il CESE:

3.5.1.

poiché l’UE è uno Stato parte di tale Convenzione, e quindi l’attuazione da parte dell’UE è obbligatoria, è opportuno che la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità sia integrata nella base giuridica della proposta di regolamento del FESR e del Fondo di coesione.

3.5.2.

L’accessibilità per le persone con disabilità, compresa l’accessibilità a beni, servizi e infrastrutture, dovrebbe essere inclusa nel campo di applicazione della proposta di regolamento e figurare quale criterio obbligatorio per il finanziamento di progetti in ciascun settore contemplato. Il CESE raccomanda quindi vivamente di includere nel testo principale del regolamento il seguente testo tratto dal considerando 5 dello stesso: «Gli Stati membri dovrebbero anche rispettare gli obblighi derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e garantire l’accessibilità in conformità all’articolo 9 della Convenzione e alla normativa dell’Unione che armonizza i requisiti di accessibilità per i prodotti e i servizi».

3.5.3.

L’acquis europeo ha sviluppato un approccio trasversale alla promozione della parità, della non-discriminazione e dell’accessibilità delle persone con disabilità nella programmazione e nell’esecuzione dei fondi, attraverso l’articolo 7 dell’RDC attuale (10) e l’articolo 16 dell’RDC 2007-2013. Il CESE, pertanto, raccomanda vivamente di reintrodurre l’articolo 7 del regolamento sulle disposizioni comuni 2014-2020 nella proposta di nuovo regolamento recante disposizioni comuni.

3.6.

Il CESE constata con disappunto che la proposta di regolamento non dà seguito all’impegno, lanciato nel quadro finanziario pluriennale 2014-2020, di promuovere attraverso il FESR la transizione dall’assistenza in istituti all’assistenza basata sulla comunità. L’articolo 2, lettera d), della proposta di regolamento del FESR privilegia un aumento dell’integrazione socioeconomica «mediante misure integrate riguardanti alloggi e servizi sociali». Benché si tratti di una disposizione importante, non è detto che questo obiettivo specifico basti a garantire che l’investimento mirato nella deistituzionalizzazione dell’assistenza conduca all’inclusione delle persone, specie di quelle più svantaggiate, nella comunità. Poiché gli investimenti del FESR sono fondamentali per l’inclusione sociale, il CESE propone di garantire che essi siano destinati esclusivamente a servizi che promuovono tale inclusione, e di escludere dal campo di applicazione del FESR e del Fondo di coesione l’utilizzo dei fondi per costruire o ristrutturare istituti di assistenza segregativi. È essenziale non solo mantenere ma anche rafforzare, nel regolamento del FESR proposto, sia l’incentivo positivo che l’obbligo negativo.

3.7.

Sebbene venga proposto di destinare un terzo del finanziamento FSE+ al sostegno dell’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, il CESE è fermamente convinto che i finanziamenti a titolo del FESR debbano essere destinati in via prioritaria a sostenere efficacemente l’attuazione dell’obiettivo strategico 4. Il CESE raccomanda pertanto vivamente di destinare almeno il 10 % delle risorse all’obiettivo strategico 4 del FESR, che istituisce l’iniziativa regionale sulla sostenibilità sociale (SSRI), al fine di promuovere in modo sistematico e coerente l’inclusione sociale e l’accessibilità.

Bruxelles, 17 ottobre 2018

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  COM(2018) 372 final — 2018/0197 (COD), COM(2018) 372 final — ALLEGATO I, COM(2018) 372 final — ALLEGATO II.

(2)  COM(2018) 375 final.

(3)  Cfr. parere del CESE sul quadro finanziario pluriennale post-2020 (GU C 440 del 6.12.2018, pag. 106)

(4)  Cfr. parere del CESE sul quadro finanziario pluriennale post-2020 (GU C 440 del 6.12.2018, pag. 106)

(5)  L’articolo 7 del regolamento recante disposizioni comuni 2014-2020 è stato soppresso, avendo la Commissione optato per l’inserimento di un obbligo, a carico degli Stati membri, riguardo la selezione dei progetti, tramite l’articolo 67 della proposta di regolamento recante disposizioni comuni per il quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Tuttavia, l’articolo 67 non fa menzione dell’accessibilità.

(6)  La nuova proposta in materia di concentrazione tematica del FESR classifica gli Stati membri in tre gruppi in funzione del loro reddito nazionale lordo (RNL): «gruppo 1», quelli con un rapporto RNL pari o superiore al 100 % della media UE; «gruppo 2», quelli con un rapporto RNL pari o superiore al 75 % e inferiore al 100 % della media UE; e «gruppo 3», quelli con un rapporto RNL inferiore al 75 % della media UE, comprese le regioni ultraperiferiche per quanto riguarda i programmi connessi all’obiettivo Investimenti a favore dell’occupazione e della crescita. I requisiti di concentrazione tematica dei vari gruppi regionali prevedono che gli Stati membri del gruppo 1 assegnino almeno l’85 % delle loro risorse all’OS 1 e all’OS 2 e almeno il 60 % all’OS 1; che gli Stati membri del gruppo 2 assegnino almeno il 45 % delle risorse di cui dispongono a priorità dell’OS 1 e almeno il 30 % all’OS 2; e che gli Stati membri del gruppo 3 assegnino almeno il 35 % delle loro risorse all’OS 1 e almeno il 30 % all’OS 2.

(7)  SEC(2018) 268.

(8)  COM(2018) 391 — 2018/0213 (COD).

(9)  Ne fanno parte i partner ambientali e gli organismi di promozione dell’inclusione sociale, dei diritti fondamentali, dei diritti delle persone con disabilità, della parità di genere e della non discriminazione, come menzionato all’articolo 6 della proposta di regolamento sulle disposizioni comuni.

(10)  Regolamento (UE) n. 1301/2013.


Top