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Document 52018AE2791

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante le disposizioni comuni applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo sociale europeo Plus, al Fondo di coesione, al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e le regole finanziarie applicabili a tali fondi e al Fondo Asilo e migrazione, al Fondo per la Sicurezza interna e allo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti» [COM(2018) 375 final — 2018/0196 (COD)]

EESC 2018/02791

GU C 62 del 15.2.2019, p. 83–89 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

15.2.2019   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 62/83


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante le disposizioni comuni applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo sociale europeo Plus, al Fondo di coesione, al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e le regole finanziarie applicabili a tali fondi e al Fondo Asilo e migrazione, al Fondo per la Sicurezza interna e allo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti»

[COM(2018) 375 final — 2018/0196 (COD)]

(2019/C 62/13)

Relatore:

Stefano MALLIA

Consultazione

Parlamento europeo, 11.6.2018

Consiglio europeo, 19.6.2018

Base giuridica

Articoli 177, 304 e 322, paragrafo 1, del TFUE

 

 

Sezione competente

Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale

Adozione in sezione

3.10.2018

Adozione in sessione plenaria

17.10.2018

Sessione plenaria n.

538

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

111/0/2

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

La politica di coesione è una delle politiche dell’UE che produce i risultati più tangibili e ha ripercussioni dirette sulla vita quotidiana dei cittadini europei. Sulla base di questa premessa, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) respinge fermamente la proposta della Commissione di ridurre il bilancio dell’UE del 10 % in termini reali. Il CESE esorta pertanto gli Stati membri a trovare soluzioni affinché il bilancio europeo possa essere mantenuto, in valori del 2020, allo stesso livello del periodo di programmazione 2014-2020.

1.2.

Il CESE ritiene necessaria una strategia politica chiara, in linea con gli impegni dell’Unione europea a livello internazionale. Il CESE esorta la Commissione a rinnovare la strategia Europa 2020 e a conformare a tale strategia rinnovata le priorità del nuovo regolamento recante disposizioni comuni. Raccomanda inoltre alla Commissione di integrare efficacemente gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) nei regolamenti relativi alla politica di coesione, assicurandone l’inclusione trasversale in tutte le priorità dei fondi.

1.3.

Il CESE ritiene che le circostanze economiche stabilite dal nuovo regolamento recante disposizioni comuni (condizionalità macroeconomiche, riduzione del cofinanziamento ecc.) creerebbero un contesto troppo rigido e potrebbero nuocere agli investimenti. Pertanto il CESE:

respinge la condizionalità macroeconomica, poiché penalizza regioni e cittadini che non hanno alcuna colpa delle decisioni macroeconomiche adottate a livello nazionale o europeo;

invita la Commissione a mantenere la regola di disimpegno a «n+3»;

chiede alla Commissione di riconsiderare la questione di aumentare i tassi di cofinanziamento.

1.4.

Il CESE apprezza grandemente gli sforzi in materia di semplificazione, flessibilità ed efficacia, sforzi che vanno tutti nella direzione giusta. Deplora tuttavia il fatto che il nuovo regolamento non costituisca un corpus unitario di norme.

1.5.

Il CESE ritiene eccessivamente stringenti le norme in materia di concentrazione tematica. Il Comitato propone che uno degli obiettivi strategici del regolamento sia scelto dagli Stati membri, e li invita a prendere in considerazione per la loro scelta l’obiettivo strategico 5 (OS n. 5) poiché ritiene che esso garantisca la soluzione più pensata «su misura» per le sfide specifiche cui sono confrontati.

1.6.

Il CESE raccomanda alla Commissione di mettere a punto gli strumenti necessari per consentire alle aree caratterizzate da svantaggi strutturali e permanenti (isole, regioni montane ecc. (1)) di affrontare efficacemente le sfide specifiche e complesse che sono loro proprie. È, questo, un problema che non può restare di esclusiva competenza delle autorità nazionali. Il CESE raccomanda inoltre di sostenere i progetti realizzati in queste aree tramite tassi di cofinanziamento più elevati.

1.7.

Il CESE raccomanda di trovare soluzioni ad hoc per tener conto della situazione di quei paesi o regioni classificati come «regioni di convergenza» nel programma 2007-2013, beneficiando di un tasso di cofinanziamento dell’80 % durante il periodo 2014-2020, e che saranno d’ora in poi classificati come «regioni in transizione» per il periodo 2021-2027 e beneficeranno di un tasso di cofinanziamento del 55 %.

1.8.

Il CESE ritiene che la Commissione dovrebbe rafforzare ulteriormente le sinergie trovando il modo di reinserire il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale nel corpus di norme del nuovo regolamento e consolidando altresì i collegamenti con il Fondo sociale europeo Plus (FSE+). Chiede inoltre una maggiore integrazione con e tra altri programmi e strumenti di finanziamento (Orizzonte 2020, InvestEU ecc.).

1.8.1.

Questi collegamenti dovrebbero risultare con evidenza anche nella programmazione dei finanziamenti. Il CESE invita gli Stati membri a elaborare e attuare programmi plurifondo che affrontino le sfide in modo integrato, e ritiene che questa integrazione debba altresì risultare con evidenza in termini di cooperazione territoriale. È essenziale stabilire collegamenti logici tra aree urbane e rurali, tra aree urbane e periurbane e così via, ossia adottare un approccio basato sul territorio.

1.9.

Uno dei prerequisiti fondamentali per il successo della politica di coesione consiste nell’attuare una «governance multilivello e multipartecipativa» con il coinvolgimento dei partner economici e delle parti sociali nel processo decisionale e di attuazione. Quanto al codice di condotta, il CESE, avendo constatato che le parti sociali europee non ne sono soddisfatte, chiede di rivederlo e aggiornarlo consultandosi direttamente con loro, e chiede inoltre di renderlo vincolante.

1.10.

Il CESE disapprova fortemente che dalla proposta sul nuovo regolamento recante disposizioni comuni siano stati eliminati i princìpi della promozione della parità tra uomini e donne, di non discriminazione, dell’accessibilità per le persone con disabilità e di sviluppo sostenibile. Raccomanda pertanto vivamente di inserire l’articolo 7 del vigente regolamento recante disposizioni comuni per il periodo 2014-2020 nel testo del nuovo regolamento recante disposizioni comuni proposto, e che tale principio sia direttamente incorporato nel testo principale della proposta di regolamento relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e al Fondo di coesione (FC). Il CESE caldeggia inoltre l’inserimento dell’accessibilità per le persone con disabilità all’articolo 67 («Selezione delle operazioni da parte dell’autorità di gestione») del nuovo regolamento recante disposizioni comuni proposto.

1.11.

Il CESE considera di fondamentale importanza un’azione complessiva più efficace in materia di comunicazione. Sono troppi i casi in cui progetti finanziati dall’UE vengono realizzati e i cittadini non sanno nulla, o quasi, dell’intervento dell’Unione. Il CESE chiede pertanto alla Commissione di mettere in campo una più efficace strategia di informazione rivolta ai cittadini europei e alle diverse categorie di beneficiari.

2.   Osservazioni generali

2.1.

Il CESE deplora profondamente il fatto che il bilancio della politica di coesione sia stato ridotto del 10 % in termini reali. A questo proposito, il Comitato respinge con forza i tagli proposti al bilancio dell’UE e propone agli Stati membri di trovare soluzioni che consentano di mantenere tale bilancio al livello attuale, in valori del 2020.

2.2.

La politica di coesione è uno degli elementi più importanti per avvicinare maggiormente i cittadini alla prospettiva dell’integrazione europea. Essa apporta un evidente valore aggiunto creando occupazione, crescita sostenibile e infrastrutture moderne, rimuovendo ostacoli strutturali, promuovendo il capitale umano e migliorando la qualità della vita dei cittadini stessi. Per questo motivo il CESE accoglie con grande favore il fatto che tutte le regioni siano ammissibili a beneficiare dei finanziamenti.

2.2.1.

La politica di coesione dell’UE deve formare parte integrante di una strategia europea in materia di investimenti, accompagnata da un forte approccio territoriale e volta a dotare ciascuna regione degli strumenti necessari per migliorarne la competitività. La politica di coesione deve determinare trasformazioni economiche e strutturali, assicurando una base resiliente nelle singole regioni che poggi sui punti di forza di ciascuna di esse (2).

2.3.

Il CESE prende atto che il nuovo approccio adottato dalla Commissione europea, basato su tre categorie («regioni meno sviluppate», «regioni in transizione», «regioni più sviluppate»), è maggiormente mirato. Benché il metodo di assegnazione dei fondi rimanga in larga misura basato sul PIL pro capite, sono stati aggiunti tuttavia ulteriori criteri: il tasso di disoccupazione giovanile, il basso livello di istruzione, le misure di lotta ai cambiamenti climatici nonché l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. Il CESE ritiene che questo nuovo approccio tenga meglio conto della realtà sul terreno, anche se (conformemente alla valutazione d’impatto richiesta dal comitato per il controllo normativo (3)) ha la sensazione che potrebbe essere ulteriormente perfezionato.

2.4.

Il CESE esprime forte preoccupazione per la proposta della Commissione di ridurre i tassi di cofinanziamento e per l’impatto che tale diminuzione avrà sull’impegno dei beneficiari in contesti finanziari meno favorevoli. Apprezza l’inclusione dell’IVA come spesa ammissibile, sebbene alcuni elementi in tal senso siano già previsti nel periodo in corso.

2.5.

Si deve anche osservare che vi sono situazioni in cui paesi o regioni classificati come «regioni di convergenza» nel programma 2007-2013, e che hanno beneficiato di un tasso di cofinanziamento dell’80 % durante il periodo 2014-2020, saranno d’ora in poi classificati come «regioni in transizione» per il periodo 2021-2027 e beneficeranno di un tasso di cofinanziamento del 55 %: vale a dire che, nel loro caso, subiranno una forte diminuzione del cofinanziamento. Il CESE ritiene necessario affrontare in modo specifico situazioni di questo tipo. Inoltre, occorre notare che, nel caso di progetti realizzati con finanziamenti privati, i beneficiari riceveranno unicamente il cofinanziamento della componente pubblica del progetto.

2.6.

La priorità dell’UE nei confronti delle regioni ultraperiferiche deve essere quella di rafforzare i legami che le uniscono all’Europa continentale e il sentimento di appartenenza dei loro abitanti al progetto europeo (4). Il Comitato plaude al fatto che tali regioni ultraperiferiche continueranno a beneficiare di uno specifico sostegno finanziario da parte dell’UE.

2.7.

Il CESE si rammarica, tuttavia, che la politica di coesione non offra ancora soluzioni globali per le sfide cui sono confrontati gli specifici territori citati all’articolo 174 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (5). Gli studi dimostrano che le autorità centrali non sempre si occupano di queste aree specifiche quali vengono definite ed elencate all’articolo 174 del TFUE. Il CESE ritiene pertanto che la Commissione dovrebbe incoraggiare il coinvolgimento dei soggetti interessati a livello locale e regionale nelle iniziative intraprese dagli Stati membri per affrontare i problemi delle suddette aree specifiche, purché ciò avvenga nel rispetto dei quadri istituzionali e giuridici in vigore nei rispettivi territori.

3.   Principi generali

3.1.

Il CESE disapprova fortemente che dalla proposta sul nuovo regolamento recante disposizioni comuni siano stati eliminati i princìpi della promozione della parità tra uomini e donne, di non discriminazione, dell’accessibilità per le persone con disabilità e di sviluppo sostenibile. L’acquis dell’UE ha sviluppato un approccio trasversale all’applicazione di questi principi nella programmazione ed esecuzione dei fondi (cfr. l’articolo 7 del vigente regolamento recante disposizioni comuni e l’articolo 16 del regolamento recante disposizioni comuni per il periodo 2007-2013).

3.1.1.

Il CESE raccomanda pertanto vivamente di inserire l’articolo 7 del vigente regolamento recante disposizioni comuni per il periodo 2014-2020 nel testo del nuovo regolamento recante disposizioni comuni proposto, e che tale principio sia direttamente incorporato nel testo principale della proposta di regolamento relativo al FESR e al Fondo di coesione. Inoltre, il Comitato caldeggia l’inserimento dell’accessibilità per le persone con disabilità all’articolo 67 («Selezione delle operazioni da parte dell’autorità di gestione») del nuovo regolamento recante disposizioni comuni proposto.

3.2.

Poiché l’UE è uno Stato parte alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD), il CESE ritiene opportuno che detta Convenzione sia integrata nella base giuridica della proposta sul nuovo regolamento recante disposizioni comuni.

3.3.

Il Comitato è fermamente convinto che un autentico partenariato, a tutti i livelli, con i partner economici, le parti sociali e i soggetti interessati della società civile organizzata nella preparazione, l’esecuzione e la valutazione ex post dei programmi e progetti della politica di coesione dell’UE migliori la qualità di questi ultimi e ne favorisca una realizzazione efficiente. Dal momento che ha già chiesto l’adozione di un codice di buona condotta, il CESE sostiene risolutamente l’iniziativa della Commissione e ne condivide le raccomandazioni proposte (cfr. l’articolo 6 della proposta di regolamento in esame) (6). Il CESE osserva che la proposta della Commissione può aver bisogno di essere perfezionata affinché sia in grado di affrontare le sfide settoriali (in particolare quelle legate alla sicurezza nazionale) poste dai programmi in materia di migrazione e di sicurezza.

3.4.

Il CESE è fermamente convinto che il partenariato tra autorità amministrative, partner economici e parti sociali a livello dell’UE, nazionale e regionale, attuato sotto forma di una governance multilivello e multipartecipativa, sia uno dei criteri essenziali per il successo della politica di coesione, e debba quindi essere il presupposto di base per la concessione di accordi di partenariato e l’attribuzione di fondi europei. Il CESE approva la nuova formulazione vincolante all’articolo 6 della proposta sul nuovo regolamento e chiede espressamente al legislatore di mantenere l’attuale formulazione «[gli Stati membri] coinvolgono».

3.5.

Quanto al codice di condotta, il CESE, avendo constatato che le parti sociali europee non ne sono soddisfatte, chiede di rivederlo e aggiornarlo consultandosi direttamente con loro, e chiede inoltre di renderlo vincolante.

3.6.

Per rafforzare le capacità e l’efficacia del partenariato, il CESE sollecita l’introduzione di misure di sviluppo delle capacità e di assistenza tecnica per i partner di cui all’articolo 6 della proposta in esame. Il CESE auspica inoltre l’istituzione di un meccanismo annuale di consultazione con i partner pertinenti.

3.7.

Il CESE concorda sul fatto che ciascun membro dei comitati di sorveglianza disponga di un voto. Al fine di garantire un giusto equilibrio nel processo decisionale, la ponderazione dei voti dovrebbe essere pari al 50 % per le autorità amministrative e le autorità menzionate all’articolo 6, paragrafo 1, lettera a), della proposta in esame, e al 50 % per i partner economici, le parti sociali e gli altri soggetti di cui all’articolo 6, paragrafo 1, lettere b) e c). Il CESE precisa che potrebbe essere necessario affinare tale proposta per tener conto di una serie di questioni sensibili, ad esempio quelle relative alla sicurezza nazionale.

4.   Semplificazione

4.1.

Il Comitato reputa della massima importanza ridurre in misura sostanziale gli oneri amministrativi inutili a carico dei beneficiari, pur preservando un livello elevato di garanzia di legittimità e regolarità. Il CESE riconosce e apprezza il fatto che la proposta della Commissione affronti tutta una serie di problemi nel campo della semplificazione.

4.2.

Il CESE propone di applicare in modo sistematico il principio «una tantum» sancito dallo Small Business Act, garantendo così che le formalità amministrative, di audit e di controllo adempiute siano trasmesse una sola volta dai responsabili di progetto alle autorità di gestione direttamente competenti, le quali saranno poi incaricate di trasmetterle alle autorità di gestione nazionali ed europee.

4.3.

Il CESE raccomanda inoltre di adottare un sistema di controllo e audit «de minimis» estremamente semplificato per i progetti di modestissima entità: se l’autorità di gestione direttamente responsabile constata e dichiara che i risultati attesi sono stati conseguiti, non dovrebbero essere richiesti ulteriori controlli né audit.

4.4.

È senz’altro esagerato affermare che il regolamento recante disposizioni comuni costituisca un corpus unitario di norme. Sebbene le sue disposizioni riguardino ben sette fondi, date le numerose «eccezioni alle regole» previste, il regolamento manca di coerenza; in molti casi sono disposizioni diverse a regolamentare, ad esempio, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, il Fondo Asilo e migrazione, il Fondo per la Sicurezza interna e lo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti. In linea con le conclusioni del gruppo ad alto livello sulla semplificazione per il periodo successivo al 2020 (7), il CESE è convinto che il pacchetto normativo in esame dovrebbe essere molto semplificato ed evitare la microgestione dei fondi.

4.5.

Se il CESE prende atto dell’inserimento nel regolamento recante disposizioni comuni dei nuovi stanziamenti destinati a fronteggiare la crisi migratoria e le questioni di sicurezza (8), deplora però profondamente che il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) non faccia più parte del corpus di norme del nuovo regolamento e si rammarica anche che i collegamenti con il nuovo FSE+ siano più deboli rispetto a quelli stabiliti con il Fondo precedente. Il CESE chiede quindi alla Commissione di riconsiderare tale decisione.

4.6.

Il CESE conviene che si dovrebbe dare priorità alla sospensione degli impegni, e non dei pagamenti, per evitare di aggravare situazioni di crisi. I pagamenti devono essere sospesi solo qualora si richieda un intervento immediato e in caso di grave inadempienza.

5.   Flessibilità

5.1.

Al fine di agevolare la creazione e lo sviluppo di imprese, l’UE deve sostenere l’adozione di riforme che promuovano un contesto favorevole agli investimenti e in cui le aziende possano prosperare, e deve anche migliorare le condizioni generali per l’imprenditorialità. I fondi di coesione devono essere utilizzati per creare un ambiente più favorevole alla crescita di start up e di PMI giovani e innovative e per facilitare la successione delle imprese a conduzione familiare. A questo proposito, il CESE ritiene che la politica di coesione debba fornire un quadro stabile e al tempo stesso flessibile (9).

5.2.

Per quanto riguarda i trasferimenti obbligatori al meccanismo per collegare l’Europa (Connecting Europe Facility — CEF), il CESE osserva che l’importo complessivo dei fondi da trasferire è rimasto allo stesso livello di quello attuale, malgrado una riduzione del 10 % della dotazione di bilancio globale. Di conseguenza, la quota delle risorse totali trasferite verrebbe in realtà ad essere superiore a quella del periodo di programmazione in corso. Il CESE concorda con l’impostazione generale adottata a condizione che il bilancio complessivo della politica di coesione rimanga al livello del periodo 2014-2020.

5.3.

Inoltre, attualmente il 100 % delle risorse trasferite al CEF è costituito da fondi riservati per ciascuno Stato membro. Per il nuovo periodo si propone che solo il 70 % dei fondi sia riservato per un dato Stato membro, mentre il rimanente 30 % sarà destinato a progetti scelti dalla Commissione. Il CESE respinge fermamente questa impostazione formulata nella proposta in esame.

5.4.

Il CESE plaude al fatto che non vi saranno più regole specifiche per gli investimenti che generano entrate. Rileva anche che non vi sarà nessun iter relativo ai «grandi progetti» (i progetti strategici saranno invece seguiti dal comitato di sorveglianza): anche se questo costituisce, in sé, uno sviluppo positivo, il CESE esprime perplessità su come si potrà continuare a garantire la validità dei grandi progetti.

5.5.

Il CESE accoglie inoltre positivamente la possibilità di adeguare gli obiettivi e le risorse dei programmi tenendo conto dell’evolvere delle circostanze, il che consentirebbe di mobilitare i fondi dell’UE fin dal primo giorno in caso di catastrofi naturali (10).

5.6.

Il CESE conviene con la Commissione che le sovvenzioni non bastano, da sole, a rimediare alle significative carenze di investimenti, ma possono essere efficacemente integrate da strumenti finanziari, i quali hanno un effetto moltiplicatore e sono più vicini al mercato. Il CESE si compiace quindi che con il nuovo regolamento sia più agevole combinare sovvenzioni e strumenti finanziari e che il nuovo quadro preveda anche specifiche disposizioni per attirare più capitali privati.

5.7.

Il CESE approva la proposta della Commissione di semplificare l’assistenza tecnica degli Stati membri e precisa che dovrebbero beneficiarne anche i «partner» indicati all’articolo 6 della proposta di regolamento.

6.   Efficacia

6.1.

Il CESE si rammarica del fatto che la Commissione non abbia avviato un processo partecipativo risultante in una strategia globale e integrata per un’Europa sostenibile nel 2030 e oltre. È lecito chiedersi a quali priorità la Commissione proponga di allineare gli accordi di partenariato e i programmi operativi degli Stati membri.

6.2.

Il CESE raccomanda alla Commissione di allineare la politica di coesione dell’UE con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e di integrare gli OSS dell’Agenda nel testo principale del regolamento recante disposizioni comuni, relativo all’insieme dei fondi.

6.3.

Il CESE esprime perplessità in merito alle nuove regole sulla concentrazione tematica. Ritiene eccessivamente restrittiva la concentrazione dei fondi su due priorità, e manifesta preoccupazione quanto all’approccio «unico uguale per tutti» adottato in proposito dalla Commissione. Il CESE è convinto che la concentrazione tematica debba essere sufficientemente flessibile da permettere l’assegnazione dei finanziamenti a priorità che affrontino le diverse esigenze di sviluppo esistenti a livello nazionale e regionale.

6.4.

Il CESE accoglie favorevolmente il collegamento rafforzato con il processo del semestre europeo attraverso le raccomandazioni specifiche per paese (11). Respinge tuttavia la condizionalità macroeconomica, poiché penalizza regioni e cittadini che non hanno alcuna colpa delle decisioni macroeconomiche adottate a livello nazionale o europeo (12). Il Comitato conviene sull’importanza di garantire altresì la totale complementarità e il pieno coordinamento con il nuovo programma di sostegno alle riforme rafforzato.

6.5.

Nella misura in cui può contribuire a semplificare l’accesso ai finanziamenti, il CESE valuta positivamente il rafforzamento delle sinergie tra alcuni programmi («approccio basato sul marchio di eccellenza»), ma ritiene che nella maggior parte dei casi la proposta non sia sufficientemente precisa, ad esempio non è chiaro se, nel caso dello strumento dello sviluppo locale di tipo partecipativo, i fondi strutturali possano essere combinati con il FEASR.

6.6.

Per quanto riguarda le regole di disimpegno, il CESE deplora il fatto che la proposta in esame modifichi la vigente regola «n+3» in regola «n+2» e invita la Commissione europea a riesaminare la questione. Il CESE intende prendere in considerazione le esigenze dei paesi che hanno incontrato difficoltà nell’attuare i programmi e offrire loro una maggiore, e non minore, flessibilità.

6.7.

Inoltre, si deve sottolineare che la capacità amministrativa, soprattutto nel caso degli Stati membri più piccoli e delle regioni di dimensioni più ridotte, potrebbe essere messa a dura prova durante le fasi iniziali del periodo 2021-2027. Questo aspetto va valutato alla luce del fatto che, sebbene gli Stati membri siano ancora impegnati nella chiusura del periodo di programmazione in corso, saranno però sotto forte pressione perché inizino a dare esecuzione agli ultimi due anni del nuovo periodo di programmazione (per via dell’approccio 5 + 2), dovendo inoltre applicare la regola «n+2» e con un importo di prefinanziamento ridotto.

6.8.

Considerando che le piccole imprese, le microimprese e le organizzazioni della società civile possono incontrare delle difficoltà nell’avvalersi delle opportunità offerte dai fondi europei in generale, il CESE chiede un sostegno per azioni volte a potenziare l’accesso di questi soggetti alle informazioni, fornire loro consulenza e tutoraggio e stimolarne le capacità di intervento.

7.   Programmazione e attuazione

7.1.

Il CESE è soddisfatto che nella proposta di regolamento in esame il numero di obiettivi strategici (OS) sia stato ridotto e che tali obiettivi appaiano più flessibili dei precedenti, ma deplora che non siano collegati ad un quadro strategico più ampio.

7.2.

Il Comitato apprezza in modo particolare il nuovo obiettivo strategico denominato Un’Europa più vicina ai cittadini (OS n. 5). Il CESE auspica che, tenendo fede a tale denominazione (e nel rispetto dei requisiti di cui all’articolo 17, paragrafo 3, lettera g), della proposta di regolamento), gli Stati membri elaborino e attuino i loro programmi a titolo dell’OS n. 5 in stretta cooperazione con i cittadini nonché con i partner economici, le parti sociali e le organizzazioni della società civile.

7.3.

Il Comitato nutre delle preoccupazioni circa il fatto che inizialmente saranno programmati solo i primi cinque anni. Pur comprendendo i vantaggi risultanti da questo approccio, il CESE teme che esso possa trasformarsi in un pesante fardello amministrativo per le autorità, che rischiano anche di non ottemperare alle regole di disimpegno.

7.4.

Il CESE si compiace che i documenti di programmazione (accordo di partenariato, programmi operativi) siano stati semplificati, approva in particolare la semplificazione dell’accordo di partenariato e ritiene che quest’ultimo dovrebbe essere considerato un documento strategico ad alto livello. È importante quindi adoperarsi per garantire che i programmi degli Stati membri rimangano allineati con le priorità dell’UE e in sinergia reciproca. Il CESE accoglie inoltre con favore la semplificazione degli atti delegati. Per evitare il rischio di un eccesso di regolamentazione da parte delle autorità di gestione, il CESE chiede alla Commissione di coinvolgere i soggetti economici e sociali europei nell’elaborazione degli atti delegati.

7.5.

Il CESE ritiene di fondamentale importanza il fatto che vengano proposte soluzioni semplici che colleghino tra loro le diverse iniziative realizzate nell’ambito della politica di coesione (strategie e programmi) nei vari livelli territoriali sia orizzontalmente (ad esempio, strategie macroregionali con programmi transnazionali) che verticalmente (tra i differenti livelli territoriali). Per questo motivo il CESE accoglie con favore le disposizioni dell’articolo 17 della proposta di regolamento e incoraggia la Commissione a continuare a lavorare in questa direzione.

7.6.

La quota della popolazione mondiale che vive nelle città supera già il 50 %, e dovrebbe arrivare al 70 % nel 2050 (13). Il CESE accoglie pertanto con favore l’aumento degli stanziamenti del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) destinati allo sviluppo urbano sostenibile integrato, ma si rammarica che tale incremento non sia esteso all’FSE+.

7.7.

Il CESE è convinto che basare lo sviluppo territoriale su strategie territoriali integrate sia l’approccio giusto, poiché consente al livello locale di individuare le proprie potenzialità ed esigenze e di avviare iniziative attuate in partenariato con tutti i soggetti locali per soddisfare le esigenze specifiche così messe in luce. Il CESE ritiene che questo sia un approccio di buona governance, che dovrebbe essere fortemente incoraggiato e rafforzato. A questo proposito, plaude al fatto che i partner, a norma dell’articolo 6 della proposta di regolamento, debbano essere coinvolti nella preparazione e nell’attuazione delle strategie territoriali.

7.8.

Il CESE accoglie con favore anche i nuovi «altri strumenti integrati» di cui all’articolo 22, lettera c), in quanto possono consentire di individuare e attuare soluzioni su misura e che funzionano a livello locale, ma deplora che il ricorso a tali «altri strumenti» sia limitato all’obiettivo strategico n. 5. Tale strumento dovrebbe essere disponibile per tutti gli obiettivi strategici. Dal momento che vengono fornite spiegazioni piuttosto vaghe su questo nuovo strumento, il CESE raccomanda alla Commissione di precisare meglio questo aspetto, in modo che gli Stati membri possano essere incoraggiati ad avvalersi pienamente di tale opzione.

7.9.

Il CESE è del parere che, per rispecchiare meglio la realtà e assicurarsi che l’interesse locale sia rappresentato nelle iniziative intraprese a titolo della nuova Iniziativa urbana europea, la società civile debba essere fortemente associata al relativo meccanismo di governance e disporre di una rappresentanza al suo interno. Il CESE è decisamente favorevole all’istituzione di un simile meccanismo di governance su scala europea, con il coinvolgimento dei pertinenti attori della società civile.

7.10.

Il CESE esprime la ferma convinzione che i finanziamenti erogati a titolo della politica di coesione abbiano la massima visibilità per i cittadini e per i soggetti economici e sociali. Le azioni che beneficiano di un sostegno della politica di coesione costituiscono uno dei più solidi baluardi contro l’euroscetticismo e i movimenti antieuropei. È quindi necessario fornire informazioni dirette e facilmente accessibili, mirate in funzione dell’attività professionale dei destinatari, corredate ad esempio di orientamenti in materia di buone pratiche. Il CESE chiede alla Commissione di mettere a punto un piano di comunicazione strategica in collaborazione con tutti i partner interessati.

Bruxelles, 17 ottobre 2018

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  Articolo 174 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

(2)  https://www.businesseurope.eu/sites/buseur/files/media/position_papers/ecofin/2017-06-09_eu_cohesion_policy.pdf

(3)  SEC(2018) 268.

(4)  GU C 161 del 6.6.2013, pag. 52.

(5)  GU C 209 del 30.6.2017, pag. 9.

(6)  GU C 44 del 15.2.2013, pag. 23.

(7)  http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/newsroom/pdf/simplification_proposals.pdf

(8)  GU C 75 del 10.3.2017, pag. 63.

(9)  GU C 81 del 2.3.2018, pag. 1.

(10)  GU C 173 del 31.5.2017, pag. 38.

(11)  https://www.eesc.europa.eu/sites/default/files/resources/docs/qe-02-17-362-en-n.pdf e https://www.eesc.europa.eu/sites/default/files/resources/docs/qe-01-14-110-en-c.pdf.

(12)  GU C 191 del 29.6.2012, pag. 30.

(13)  http://www.un.org/en/development/desa/news/population/world-urbanization-prospects-2014.html


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