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Document 52011IE0818

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Valutazioni d’impatto sulla sostenibilità (VIS) e politica commerciale UE»

GU C 218 del 23.7.2011, p. 14–18 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

23.7.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 218/14


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Valutazioni d’impatto sulla sostenibilità (VIS) e politica commerciale UE»

2011/C 218/03

Relatrice: PICHENOT

La Commissione europea, in data 22 aprile 2010, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 262 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo sul tema:

Valutazioni d’impatto sulla sostenibilità (VIS) e politica commerciale UE.

La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 7 aprile 2011.

Alla sua 471a sessione plenaria, dei giorni 4 e 5 maggio 2011 (seduta del 5 maggio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 161 voti favorevoli, 3 voti contrari e 4 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

Per migliorare le prestazioni delle valutazioni d’impatto sulla sostenibilità (VIS) collegate alla politica commerciale dell’Unione europea, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) raccomanda alla Commissione di rivedere il dispositivo per tenere maggiormente conto delle preoccupazioni della società civile e del contesto della globalizzazione. Il CESE propone di modificare le VIS e di integrarle in un ciclo coerente di valutazione.

1.1   Per conseguire tale obiettivo, il CESE ritiene indispensabile che ogni accordo commerciale preveda da ora in poi un meccanismo di monitoraggio in cui sia coinvolta la società civile, essendo questo l’unico modo per garantire un controllo degli impegni assunti e una vigilanza sui rischi e le opportunità di un’apertura commerciale in materia di sviluppo sostenibile. Tale meccanismo è indispensabile nell’approccio dinamico proposto, in quanto permette, a scadenze prestabilite, di rivalutare i rischi e le opportunità individuati nella valutazione iniziale.

1.2   Affinché il dispositivo risulti coerente con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, il CESE raccomanda che la VIS:

sia integrata in una valutazione ex ante, in itinere ed ex post,

sia coordinata con lo studio preliminare precedente al mandato di negoziato e venga effettuata entro termini utili,

abbia come obiettivo prioritario la rilevazione dei rischi sociali e ambientali, in aggiunta alla valutazione economica, il cui scopo principale consiste in pratica nel giustificare l’intenzione dell’UE di concludere un accordo commerciale,

privilegi, non tanto la valutazione degli effetti aggregati della liberalizzazione su ciascuno dei pilastri dello sviluppo sostenibile, quanto una valutazione più specifica e dettagliata a livello di settori o di nuclei familiari, in particolare nel caso di economie caratterizzate da una percentuale elevata di attività informale,

divenga un criterio di riferimento al servizio del dibattito pubblico in seno al Parlamento europeo sull’analisi delle conseguenze,

coinvolga le altre politiche dell’Unione europea nelle misure di accompagnamento.

1.3   Per aumentare la pertinenza delle informazioni fornite, il CESE raccomanda di adeguare le VIS in base alle seguenti considerazioni:

occorre garantire un equilibrio tra i tre pilastri,

i consulenti devono ricorrere a un ampio ventaglio di metodi disponibili, soprattutto qualitativi, in modo da fornire informazioni sugli aspetti non economici dell’accordo commerciale in questione,

devono essere sviluppati gli approcci ecologici (analisi del ciclo di vita, impronta di carbonio, valutazione dei servizi ecosistemici),

il gruppo di consulenti incaricati della valutazione dovrebbe cercare sistematicamente di comprendere esperti del paese partner firmatario dell’accordo commerciale in questione,

le parti sociali, gli esperti di questioni ambientali e i rappresentanti del settore imprenditoriale devono essere invitati a partecipare a incontri diretti e approfonditi,

l’impatto di genere deve essere preso in considerazione,

le VIS devono comprendere un’analisi delle condizioni di esercizio delle professioni giuridiche e sanitarie, incentrata in particolare sull’indipendenza e sulla garanzia dell’integrità fisica dei loro rappresentanti.

1.4   Per poter organizzare un processo partecipativo rinnovato, secondo il CESE devono essere soddisfatte le seguenti condizioni:

le valutazioni devono rimanere accessibili, in ogni fase, a tutte le parti interessate e ai paesi partner e devono essere corredate da una relazione di sintesi,

la consultazione deve essere adattata alle diverse fasi del ciclo e aperta a tutte le parti interessate della società civile, oltre a disporre di mezzi finanziari adeguati,

il CESE deve poter collaborare a monte delle VIS, tramite l’elaborazione di un parere sulla scelta degli indicatori e l’individuazione delle organizzazioni della società civile da consultare e deve poter proporre delle modalità di consultazione,

il CESE dev’essere invitato a formulare un parere sull’analisi delle conseguenze presentata al Parlamento europeo e al Consiglio,

occorre riconoscere che il CESE rappresenta un partner importante per l’organizzazione delle consultazioni e del monitoraggio con le società civili dei paesi partner, di concerto con le delegazioni dell’UE,

il CESE deve agire come facilitatore per fare in modo che la consultazione della società civile nel quadro della valutazione d’impatto sia coordinata con la futura introduzione dei meccanismi di monitoraggio previsti dagli accordi,

il dispositivo di valutazione ex post deve tenere conto delle relazioni intermedie del comitato di monitoraggio.

2.   Valutazioni d’impatto sulla sostenibilità: uno strumento indispensabile che necessita però di una revisione

2.1   Nella comunicazione Commercio, crescita e affari mondiali  (1), la Commissione europea precisa di voler intensificare le consultazioni con le parti interessate e con la società civile, per valutare più accuratamente l’impatto delle politiche commerciali sullo sviluppo sostenibile. Consapevole del ruolo di pioniere svolto dalla DG Commercio con l’introduzione della valutazione d’impatto sulla sostenibilità (VIS), il CESE è lieto che la Commissione riapra il dibattito per analizzare i risultati del metodo ma anche per tentare di superarne i limiti e le carenze. Nel presente parere esplorativo, il CESE si concentra su alcune proposte finalizzate a migliorare le prestazioni del dispositivo e a chiarirne le finalità. Inoltre cerca di rispondere all’insieme delle domande poste riguardo all’utilità sociale e politica delle VIS.

2.2   L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona ha ampliato le competenze del Parlamento europeo e lo ha posto su un piede di parità con il Consiglio in materia di politica commerciale. In occasione della prima ratifica dopo l’entrata in vigore del Trattato, quella dell’accordo con la Corea del Sud (marzo 2011), le parti interessate, in particolare nei settori sensibili, hanno potuto verificare l’importanza di questo nuovo potere attribuito agli europarlamentari. Ora è quindi necessario adeguare a questo cambiamento istituzionale la precedente formula di dialogo con la società civile.

2.3   Il CESE nota con grande interesse le modifiche apportate al dispositivo dalla recente comunicazione della Commissione sopracitata. Viene mantenuta la VIS, associata alla consultazione della società civile e accompagnata da un impegno formale ad effettuarla durante i negoziati e a trarne gli insegnamenti in un documento di posizione. Viene però aggiunta una nuova fase: la Commissione comunica che, per contribuire a vigilare sugli impatti degli accordi commerciali, verrà effettuata una valutazione ex post di questi ultimi. Infine, alla conclusione dei negoziati, e prima della firma dell’accordo, viene aggiunta una nuova tappa chiave, durante la quale la Commissione preparerà per il Parlamento e per il Consiglio un’analisi delle conseguenze. D’ora in poi la VIS non può più essere concepita come un semplice strumento limitato al negoziato, poiché la sua nuova funzione consiste nel coordinare l’intero ciclo di elaborazione, attuazione e monitoraggio delle politiche. Ciò rende attuale e aumenta l’importanza delle proposte di revisione del dispositivo contenute nel presente parere.

2.4   In mancanza di una conclusione positiva a livello multilaterale, sono gli accordi di libero scambio (ALS) bilaterali o regionali che, sia attraverso il ricorso a un ciclo più completo di valutazione (ex ante ed ex post) sia tramite il loro contenuto (capitoli sullo sviluppo sostenibile contenenti impegni ambientali e sociali), integrano in misura crescente gli elementi relativi a una governance più «sostenibile» del commercio mondiale.

2.5   Tra la DG Commercio e la società civile esiste già un dialogo strutturato (2) che prevede riunioni informative e di scambio in diverse fasi dei negoziati commerciali. Tale dialogo risponde a un obbligo di consultazione sia delle organizzazioni della società civile europea sia delle organizzazioni dei paesi partner per l’elaborazione delle VIS da parte dei consulenti. Si tratta di una sperimentazione su ampia scala di un dialogo civile nel quale il CESE desidera essere maggiormente coinvolto.

2.6   Nella fase attuale di sviluppo o di ripresa dei negoziati commerciali bilaterali o regionali, questa formula di informazione/consultazione suscita speranze ma riceve anche qualche critica (3). Nelle VIS, a causa della diffusione di modelli di simulazione matematica, ad esempio i modelli di equilibrio generale calcolabile, definiti per stabilire l’efficacia delle politiche macroeconomiche e non il loro impatto ambientale e sociale, si tende ad attribuire una notevole importanza alla valutazione economica. I risultati di tali modelli, presentati nelle VIS, sono spesso conformi all’intuito e non rivestono, agli occhi dei negoziatori e delle parti interessate, un grande valore sul piano informativo, dato che non indicano impatti significativi o sufficientemente mirati. Le VIS non offrono una descrizione adeguata degli eventuali impatti nel settore informale, dal momento che la loro elaborazione è resa difficile dall’assenza o dalla scarsità di dati statistici attendibili relativi a tale settore.

2.7   Sul piano procedurale, diversi studi (4) mostrano i limiti dell’elaborazione di queste valutazioni e dell’organizzazione delle consultazioni. Le VIS vengono realizzate in una fase ormai troppo avanzata del processo di negoziazione e, pertanto, non permettono né di influenzare efficacemente il contenuto dei negoziati né di sensibilizzare in tempo utile le parti interessate dagli effetti maggiormente controversi. Inoltre mancano regole chiare sull’individuazione e la scelta dei soggetti principali consultati durante la procedura.

2.8   Quando, in seguito agli effetti della crisi finanziaria ed economica, i valori di alcuni indicatori sociali vengono sensibilmente modificati, è opportuno apportare dei cambiamenti alla valutazione iniziale, o completarla, per aggiornarne i dati e le ipotesi formulate, nonché ai fini di una maggiore pertinenza delle misure d’accompagnamento proposte.

3.   Integrare le VIS in un ciclo coerente di valutazione

3.1   Poiché le VIS non si sono rivelate soddisfacenti, avendo fornito informazioni con eccessivo ritardo, con scarsi elementi di novità per i negoziati, e senza implicazioni politiche chiare o consultazioni appropriate, il CESE propone una revisione di tali valutazioni adottando un approccio dinamico. In primo luogo, è opportuno concentrare il mandato delle VIS sulla rilevazione di rischi (ambientali e sociali) specifici, nonché sulla valutazione e sul monitoraggio di questi rischi nel tempo. Il vero valore aggiunto delle VIS risiede infatti nella capacità di fornire queste informazioni sui rischi anticipati e osservati.

3.2   La valutazione deve essere pertanto sia ex ante (rischi anticipati) che in itinere (evoluzione dei rischi) ed ex post (impatto osservato). La VIS deve quindi acquisire un carattere dinamico, cessando di essere semplicemente un metodo o uno strumento diagnostico: essa non deve più essere concepita come uno strumento statico attraverso il quale calcolare il valore aritmetico dei tre pilastri, ma come un processo di coproduzione e di condivisione di informazioni mirate; informazioni che acquistano valore di «segnale» o di allerta, su cui viene richiamata l’attenzione della società civile e dei negoziatori, i quali sono tenuti ad esercitare la vigilanza.

3.3   Per essere efficace, il processo delle VIS deve essere integrato in un ciclo coerente di valutazione delle politiche dell’UE, la cui finalità comune è rappresentata dallo sviluppo sostenibile.

3.3.1   Occorre innanzitutto assicurare la coerenza tra i tre pilastri, con il necessario rafforzamento della dimensione ambientale e climatica, ma anche garantire che, sotto il profilo sociale, venga esplicitamente tenuto conto dei diritti dell’uomo e delle condizioni di lavoro dignitose (5).

3.3.2   In secondo luogo, deve sussistere una coerenza tra le politiche e le misure di accompagnamento previste e i rischi e le opportunità individuati. Le raccomandazioni devono coinvolgere più direttamente il più ampio ventaglio possibile di politiche e misure dell’UE (fondi strutturali e programmi specifici, aiuto allo sviluppo, Fondo di adeguamento alla globalizzazione, strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), finanziamenti BEI). Questi strumenti devono a loro volta tenere conto delle VIS nella loro programmazione.

3.3.3   Infine la coerenza dev’essere garantita anche tra le diverse valutazioni realizzate dalla Commissione. In particolare occorre chiarire la relazione tra lo studio preliminare d’impatto precedente al mandato di negoziato e la VIS. Il mandato di una VIS può essere, se del caso, adattato e riveduto a seconda che sia stato preceduto da uno studio preliminare sui rischi sociali e ambientali ambizioso o, al contrario, modesto e incompleto.

3.4   Gli eurodeputati, i rappresentanti degli Stati membri e la società civile dovrebbero essere associati all’intero processo in misura maggiore rispetto a quanto avviene attualmente. La preparazione a cura della Commissione di un’analisi delle conseguenze dell’accordo commerciale, da trasmettere al Parlamento europeo e al Consiglio, assume una dimensione strategica nel ciclo, e la sua presa in considerazione da parte delle istituzioni offre l’opportunità di concentrare il dialogo civile su una fase cruciale del dibattito politico.

3.5   Sembra necessario generalizzare e adattare le VIS agli attuali e ai futuri mandati di negoziati di accordi di libero scambio con i nostri partner economici strategici (Stati Uniti, Cina, Russia, Giappone, India, Brasile), affrontando più precisamente gli aspetti concernenti il Protocollo facoltativo relativo al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite, nonché i diritti di proprietà intellettuale, i codici degli appalti pubblici e gli accordi che regolano gli investimenti.

4.   Aumentare la pertinenza delle informazioni fornite

4.1   Trasmettere i risultati ai negoziatori in una fase precoce delle discussioni è indispensabile affinché si possa effettivamente tenere conto delle potenziali conseguenze positive o negative. È opportuno che le valutazioni restino accessibili, durante tutte le fasi, a tutte le parti interessate e a ciascuno dei paesi partner. La durata del processo di valutazione è stata estesa a nove mesi, ma questo periodo di tempo aggiuntivo deve essere sfruttato per rafforzare il processo consultivo nei paesi partner.

4.2   Per rispondere alle critiche sull’utilità delle VIS, è preferibile rinunciare alle considerazioni generali e alla valutazione qualitativa degli effetti aggregati (economico, ambientale e sociale). La priorità dovrebbe invece essere attribuita alla definizione dei rischi ambientali e sociali specifici, nonché dei potenziali in questi settori, in aggiunta alla necessaria valutazione delle opportunità economiche che, per natura, risultano positive nelle maggior parte dei modelli. Tali opportunità sono infatti alla base dell’avvio del negoziato sugli accordi in questione, fin dalla valutazione preliminare d’impatto precedente al mandato.

4.3   La valutazione dei rischi ambientali e sociali deve essere effettuata utilizzando il più ampio ventaglio di metodi disponibili, da quelli quantitativi fino a quelli più qualitativi, concepiti esplicitamente per fornire informazioni su un aspetto non economico delle politiche commerciali analizzate, come l’impatto di genere, la sicurezza alimentare o la sicurezza sanitaria degli alimenti. In particolare, varrebbe la pena di sviluppare approcci più ecologici, come le analisi del ciclo di vita, l’impronta di carbonio e le ripercussioni sulla biodiversità. Un’altra possibilità consiste nel ricorrere a metodi qualitativi per valutare le conseguenze sociali nei settori interessati, in termini di occupazione e lavoro dignitoso.

4.4   A questo proposito, la Commissione dovrebbe esplicitamente richiedere, nei capitolati delle gare di appalto, la consultazione di esperti di tematiche sociali e/o ambientali. È vivamente raccomandato il coinvolgimento più diretto di esperti dei paesi partner e, se del caso, dell’OIL, dell’OMS e della FAO, soprattutto nel caso di economie caratterizzate da un elevato tasso di attività informale. Inoltre, i consulenti devono provvedere a effettuare un’analisi delle condizioni di esercizio delle professioni liberali in ambito giuridico e medico, per raccogliere informazioni sulla tutela legale dei loro interessi e della loro integrità fisica.

4.5   L’impatto intraeuropeo non va trascurato, soprattutto nelle VIS che riguardano i partner strategici, in particolare in materia di occupazione o ristrutturazione. In questo ambito, il coinvolgimento delle parti sociali è essenziale, anche per rilevare eventuali conflitti tra obiettivi sociali e ambientali in un’ottica di transizione giusta e di crescita verde e inclusiva. Le informazioni settoriali devono essere sistematicamente ricercate nella commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI) del CESE e nei comitati europei di dialogo sociale settoriale, che hanno inserito il tema degli scambi commerciali tra i punti in agenda. La possibilità di dialogare direttamente con le parti sociali conferirà una maggiore legittimità ai risultati della valutazione d’impatto.

4.6   Inoltre, gli impegni volontari e/o negoziati di responsabilità sociale delle imprese (RSI) multinazionali, nonché gli accordi quadro internazionali (ACI) dovranno progressivamente diventare elementi di informazione per le VIS.

4.7   I mezzi finanziari e umani destinati al rafforzamento delle capacità dei paesi partner (competenze soprattutto a livello ambientale e sociale, meccanismi di consultazione) sono indispensabili per la qualità delle VIS e per l’avvio dell’attività del gruppo di monitoraggio. Il coordinamento in questo ambito tra la DG Sviluppo e cooperazione EuropeAid e la DG Commercio deve essere rafforzato e sviluppato, associandovi la programmazione del nuovo Servizio europeo per l’azione esterna.

4.8   L’impatto dell’ALS sui paesi non firmatari dell’accordo commerciale o sulle regioni ultraperiferiche dovrebbe essere progressivamente integrato con il contributo di esperti locali e della società civile, al fine di valutare le conseguenze ecologiche e sociali della modifica dei flussi commerciali.

4.9   Questo metodo diagnostico, utile per i negoziatori ma anche per i futuri valutatori, dovrà essere accompagnato da una revisione della guida pratica delle VIS messa a punto dalla Commissione nel 2006 (6). In questa fase di revisione e nella successiva attuazione dovranno essere direttamente coinvolti gli esperti delle DG DEVCO (Sviluppo e cooperazione EuropeAid), EMPL (Occupazione, affari sociali e inclusione), ENV (Ambiente), CLIMA (Azione per il clima) e SANCO (Salute e consumatori).

5.   Rivedere il processo di partecipazione della società civile

5.1   Molte di queste raccomandazioni rispondono alle aspettative espresse dai soggetti che hanno partecipato (esprimendo un giudizio critico) alla consultazione pubblica promossa dalla DG Commercio nel 2010 in merito alla nuova politica commerciale. Se da un lato le VIS dovrebbero inquadrarsi in un ciclo coerente di valutazione delle politiche, dall’altro la consultazione dovrebbe essere riconcepita in maniera dinamica (come un processo adattato alle diverse fasi del ciclo) e dovrebbe basarsi su un insieme di buone pratiche.

5.2   Nel quadro delle consultazioni istituzionali, il CESE potrebbe intervenire più a monte nell’elaborazione di una particolare VIS, mediante la formulazione di un parere sulla scelta degli indicatori sociali o ambientali, l’individuazione di misure di accompagnamento o la proposta dei meccanismi di consultazione più appropriati.

5.3   Nell’analisi delle conseguenze presentata al Parlamento europeo, la società civile si attende che la Commissione spieghi in che modo le conclusioni delle VIS sono state integrate dai negoziatori e quali modifiche sono state apportate a determinati capitoli per evitare i problemi individuati.

5.4   È necessario inserire la valutazione iniziale in un dispositivo di controllo e valutazione precoce (da due a tre anni), che consenta, in stretto contatto con la società civile, di precisare e, se del caso, rivedere le conseguenze osservate, oltre a identificare i nuovi rischi. Il controllo e la valutazione devono concentrarsi sui rischi e sulla loro evoluzione nel tempo, nonché sull’efficacia delle misure di accompagnamento.

5.5   Per rispondere al nuovo ciclo di valutazione che integra la VIS, il CESE può contare su una rete di relazioni consolidate con ampi settori delle società civili dei paesi terzi. È quindi in grado di svolgere un ruolo di interfaccia nelle consultazioni. Inoltre ha già acquisito esperienza in alcune fasi dei negoziati per l’organizzazione del dialogo con le società civili dei paesi partner.

5.6   Questi gruppi permanenti geografici del CESE per gli scambi con la società civile dei paesi terzi rappresentano un’importante opportunità per organizzare con tutte le componenti della società civile l’avvio dei lavori dei comitati di monitoraggio degli accordi. Grazie alla loro esperienza di dialogo e di confronto su diversi aspetti degli accordi di associazione o di partenariato, questi organi di lavoro del CESE fungono da luoghi privilegiati di dibattito sugli equilibri ottenuti con l’accordo commerciale. Ogni struttura congiunta apporta un’esperienza sul campo, su base geografica, in materia di relazioni empiriche tra commercio internazionale e sviluppo sostenibile.

5.7   Il meccanismo di monitoraggio contenuto nell’accordo Cariforum rappresenta una risposta alla vigilanza sull’insieme dell’accordo mediante un controllo incrociato delle società civili sulla sua applicazione. Nel caso della Corea del Sud è possibile monitorare il capitolo dell’accordo relativo allo sviluppo sostenibile. L’introduzione di questi meccanismi di controllo rafforza notevolmente la credibilità degli impegni europei in materia di sviluppo sostenibile. Dalla qualità della VIS dipenderà la successiva validità del monitoraggio e la fiducia reciproca delle parti in questo processo consultivo. Per questo motivo il CESE ribadisce il proprio interesse per l’introduzione di un comitato di monitoraggio in tutti gli accordi commerciali.

5.8   Il CESE appoggia l’approccio cooperativo della DG Commercio, che si propone di includere in ciascun accordo un capitolo dedicato allo sviluppo sostenibile contenente impegni in materia sociale ed ambientale. La VIS è parte integrante di questa strategia di incentivazione, poiché indica concretamente e praticamente le opportunità che il commercio offre in questo settore, come pure le disposizioni transitorie o le misure di adeguamento, di compensazione o di salvaguardia necessarie per eliminare o ridurre i rischi sociali e ambientali, nel rispetto degli impegni sottoscritti nell’accordo.

5.9   Il CESE, al quale è stato attribuito un ruolo chiave nel monitoraggio dell’accordo Cariforum, si baserà sulle relazioni con la società civile già consolidate. Inoltre svilupperà un partenariato con la società civile sudcoreana per continuare a supervisionare i meccanismi di monitoraggio che dovranno essere messi a punto. Per la revisione del processo partecipativo, possono essere tratti utili insegnamenti dalla prima valutazione ex post dell’accordo con il Cile.

Bruxelles, 5 maggio 2011

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  COM(2010) 612 definitivo del 9 novembre 2010.

(2)  Relazione di attività 2010 della DG Commercio sul dialogo con la società civile (http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2010/february/tradoc_145785.pdf).

(3)  Relazione finale 2010 sulla consultazione pubblica in merito alla nuova politica commerciale dell’Unione europea (http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2010/september/tradoc_146556.pdf).

(4)  Anne Chetaille (2005). Les études d’impact des accords commerciaux sur le développement durable: bilan et perspectives. Gret, Paris.

Ruddy; Hilty (2007). Impact assessment and policy learning in the European Commission. Sciencedirect.

Pascal Gabriel (2008). Problématiques environnementales, emploi et cohésion sociale. Un examen des développements politiques au niveau international. Syndex/DG Emploi.

Ekins; Voituriez (2009). Trade, Globalisation and Sustainability Impact Assessment. Earthscan, London.

(5)  Il lavoro dignitoso e lo sviluppo sostenibile nella regione del Mediterraneo (relazione informativa). CESE, settembre 2010.

(6)  Guida pratica sulle VIS. DG Commercio (http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2006/march/tradoc_127974.pdf).


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