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Document 52023AE3725

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione congiunta al Parlamento europeo e al Consiglio — Una prospettiva nuova sul nesso tra clima e sicurezza: parare l’impatto dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sulla pace, la sicurezza e la difesa [JOIN(2023) 0019 final]

EESC 2023/03725

GU C, C/2024/2106, 26.3.2024, ELI: http://data.europa.eu/eli/C/2024/2106/oj (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, GA, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

ELI: http://data.europa.eu/eli/C/2024/2106/oj

European flag

Gazzetta ufficiale
dell'Unione europea

IT

Serie C


C/2024/2106

26.3.2024

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione congiunta al Parlamento europeo e al Consiglio — Una prospettiva nuova sul nesso tra clima e sicurezza: parare l’impatto dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sulla pace, la sicurezza e la difesa

[JOIN(2023) 0019 final]

(C/2024/2106)

Relatrice:

Ozlem YILDIRIM

Consultazione

Commissione europea, 18.8.2023

Base giuridica

Articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Relazioni esterne

Adozione in sezione

21.12.2023

Adozione in sessione plenaria

17.1.2024

Sessione plenaria n.

584

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

162/3/0

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Il CESE ritiene che gli effetti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale comportino rischi e minacce sempre più gravi per la pace e per la sicurezza a livello europeo e internazionale. In effetti, l’accelerazione dei cambiamenti climatici dà luogo a una proliferazione di eventi climatici estremi e interagisce con le molteplici forme del degrado ambientale. Queste dinamiche, a loro volta, interagiscono con le vulnerabilità agricole, idriche e infrastrutturali che interessano gli abitanti di molti paesi, rischiando così di diventare motori di destabilizzazione sociale, economica, istituzionale e politica.

1.2

Se il CESE può solo approvare l’intenzione della Commissione europea di tenere conto della problematica relativa al nesso tra clima e sicurezza, va tuttavia osservato che il documento proposto dalla Commissione non riesce a definire chiaramente il perimetro geografico, politico e militare di tale questione. Per il CESE, vi è l’urgente necessità di investire nella creazione di risposte resilienti, in particolare preparando i processi decisionali europei a questi tipi di tensioni future.

1.3

Le istituzioni europee dovrebbero considerare la possibilità di tenere conto della rapida evoluzione delle realtà biofisiche (da cui dipendono la vita e il benessere delle popolazioni) e della coesione politica (sia degli Stati membri che dei paesi vicini e partner dell’UE) nell’elaborazione delle politiche comunitarie.

1.4

Il CESE ricorda la missione fondamentale del progetto europeo, vale a dire la promozione e il mantenimento della pace, e ne ribadisce l’estrema importanza. A tal fine, l’Europa deve intensificare gli sforzi di consolidamento della pace. Tale promozione della pace è indissolubilmente legata al mantenimento e alla promozione dei diritti fondamentali e della democrazia. Tenere conto del nesso tra clima e sicurezza ha come obiettivo la salvaguardia dei suddetti diritti, in quanto la finalità di tale approccio consiste proprio nel tutelare e promuovere i diritti fondamentali di fronte agli interrogativi e ai dubbi che l’insicurezza generata dai cambiamenti climatici potrebbe suscitare sia negli individui che nelle società.

1.5

La posizione adottata dal CESE prevede di intensificare gli sforzi volti a prendere in considerazione il nesso tra clima e sicurezza, creando interfacce proattive tra le istituzioni responsabili delle relazioni esterne e della coesione interna dell’Unione come pure dei servizi di sicurezza e difesa degli Stati membri, integrandovi un dialogo permanente con la comunità scientifica. Tale dialogo mira in particolare a consentire all’UE di adattare le sue politiche in funzione del deterioramento della situazione climatica e ambientale.

1.6

Questi interventi di rafforzamento dovranno integrare il contributo della ricerca e dell’innovazione in materia di resilienza, migliorando in tal modo sia la previsione che l’efficacia dell’azione dell’UE.

2.   Sintesi della proposta della Commissione

2.1

Nella sua comunicazione sulla risposta dell’UE agli «effetti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sulla pace, la sicurezza e la difesa», la Commissione sottolinea, tra l’altro, i rischi e le minacce che, a causa degli effetti dei cambiamenti climatici, incombono e incomberanno sulla sicurezza alimentare, sulla sanità e sullo sviluppo demografico. Secondo la Commissione, ciò darà luogo a una serie di rischi per la coesione sociale, in particolare nelle aree urbane. D’altro canto, l’innalzamento sempre più rapido del livello del mare e gli sconvolgimenti regionali, in particolare nell’Artico, avranno gravi conseguenze per tutti gli Stati membri.

2.2

Inoltre, questo contesto, aggravato dalla guerra in Ucraina, rende più agguerrita la competizione per l’accesso alle risorse e alle tecnologie necessarie per la transizione verde ed energetica. È quindi urgente avviare uno sforzo concertato in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e attuazione del nuovo Green Deal, preparando nel contempo l’UE e i suoi Stati membri alle numerose perturbazioni che potrebbero essere causate dai rischi e dalle crisi generati dal nesso tra clima e sicurezza.

2.3

In risposta a tali sfide, il documento propone che l’UE includa la raccolta di dati climatici e ambientali nel sistema di allarme rapido e di analisi dei conflitti, e che colleghi le reti e le piattaforme dell’UE per l’analisi dei conflitti. Inoltre, l’approccio in materia di clima e sicurezza dovrebbe essere integrato a livello operativo nelle azioni esterne dell’UE, in particolare nel Sahel, nel Corno d’Africa o nei piccoli Stati insulari (1). L’Europa dovrebbe altresì intensificare gli investimenti nei programmi per lo sviluppo, la cooperazione internazionale, il mantenimento e il consolidamento della pace e gli aiuti umanitari, integrandovi in modo più esplicito sia le questioni relative ai cambiamenti climatici che quelle riguardanti la difesa.

2.4

Il documento propone inoltre di rafforzare l’adattamento delle infrastrutture e delle industrie della difesa esposte ai cambiamenti climatici negli Stati membri, proponendo nel contempo che le varie iniziative relative all’energia e all’economia circolare come fattori attinenti alla difesa siano collegate nel quadro del mandato dell’Agenzia europea per la difesa, sviluppando nel contempo scambi costanti con gli Stati membri su tali questioni.

2.5

Infine, si dovrebbero creare delle sinergie tra le diverse iniziative relative alla conservazione degli ambienti naturali, alla transizione energetica, alle risorse e ai materiali critici al fine di conseguire gli obiettivi che l’UE si è prefissa in materia di lotta ai cambiamenti climatici.

3.   Osservazioni generali

3.1

Il CESE ritiene che gli effetti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale comportino rischi e minacce sempre più gravi per la pace e per la sicurezza a livello europeo e internazionale. In effetti, dalla scala mondiale fino a quella locale, l’accelerazione dei cambiamenti climatici dà luogo a una proliferazione di eventi climatici estremi e interagisce con le molteplici forme del degrado ambientale, tra cui la crisi della biodiversità, la crisi del suolo, la crisi del ciclo dell’acqua, la crescente scarsità delle risorse e l’inquinamento diffuso da sostanze chimiche e plastiche. Queste dinamiche, a loro volta, interagiscono con le vulnerabilità agricole, idriche e infrastrutturali che interessano gli abitanti di molti paesi, rischiando così di diventare motori di destabilizzazione sociale, economica, istituzionale e politica. Questo determina un aggravamento dell’insicurezza alimentare, e i nuovi rischi sanitari che ne derivano sono motivo di grande preoccupazione (2).

3.2

È imperativo giungere a una comprensione delle complesse interazioni del nesso tra clima e sicurezza in quanto fattore potenziale di rischi e di crisi per tutti i paesi del mondo.

Di fatto, i cambiamenti climatici, così come i processi di degrado ambientale, sono processi che si svolgono a livello planetario. Le dinamiche e l’aggravamento di tali fenomeni hanno quindi un impatto costante a livello mondiale, il che rimette in discussione la possibilità di affrontare il nesso tra clima e sicurezza esclusivamente al di fuori del proprio territorio.

3.3

Il CESE ricorda la missione fondamentale del progetto europeo, vale a dire la promozione e il mantenimento della pace, e ne ribadisce l’estrema importanza. A tal fine, l’Europa deve intensificare i propri sforzi per il consolidamento della pace non solo nel resto del mondo, ma anche al proprio interno (3). Tenere conto del nesso tra clima e sicurezza produce, come corollario, l’elaborazione di politiche europee e la messa a disposizione dei mezzi necessari per preservare e promuovere la pace. Ciò è tanto più essenziale in quanto le tensioni geopolitiche sono in aumento.

3.4

Tale promozione della pace è indissolubilmente legata al mantenimento e alla promozione dei diritti fondamentali e della democrazia. Tenere conto del nesso tra clima e sicurezza ha come obiettivo la salvaguardia dei suddetti diritti (in particolare il «diritto alla vita, alla sicurezza, all’integrità e alla libertà», come pure gli altri diritti fondamentali che ne derivano), in quanto la finalità di tale approccio consiste proprio nel tutelare e promuovere i diritti fondamentali di fronte agli interrogativi e ai dubbi che l’insicurezza generata dai cambiamenti climatici potrebbe suscitare sia negli individui che nelle società.

3.5

Questi interventi dovranno tenere conto del contributo della ricerca e dell’innovazione in materia di resilienza, il che permetterà di migliorare sia la previsione che l’efficacia dell’azione dell’UE, come pure la sua legittimità presso gli Stati, le società e le popolazioni. La legittimità europea sarà ulteriormente corroborata dal fatto che le azioni intraprese consentiranno di accrescere la sicurezza alimentare, direttamente messa a repentaglio dall’accelerazione dei cambiamenti climatici.

3.6

Alla luce dei nuovi circuiti viziosi a livello planetario, le istituzioni europee dovrebbero considerare la possibilità di tenere conto della rapida evoluzione delle realtà biofisiche (da cui dipendono la vita e il benessere delle popolazione) e della coesione politica (sia degli Stati membri che dei partner dell’UE) nell’elaborazione delle politiche dell’UE e nelle sue relazioni esterne, sia con le organizzazioni partner regionali che con le organizzazioni internazionali.

3.7

Da questo deriva l’individuazione di nuove priorità, in particolare per quanto riguarda la solidarietà nel settore della sicurezza civile. Il meccanismo unionale di protezione civile (UCPM) non ha più la capacità né le dimensioni sufficienti per rispondere alle catastrofi connesse ai cambiamenti climatici e ai molteplici rischi in termini di prevenzione, preparazione, allarme, pianificazione e capacità operative che si manifestano all’interno e all’esterno del territorio dell’Unione (4). Il CESE ritiene che l’azione di risposta dell’UE alle catastrofi che si verificano al di fuori del suo territorio debba essere ulteriormente definita e sviluppata. Sottolinea l’estrema importanza di approfondire la cooperazione operativa attraverso l’armonizzazione della formazione, la compatibilità dei materiali e delle attrezzature, la chiarezza e l’efficienza delle catene di comando. Al di là della sua attività ormai consolidata per quanto riguarda le catastrofi naturali, in futuro l’UCPM sarà certamente chiamato ad affrontare altri rischi quali le pandemie, la necessità di venire in aiuto alle popolazioni in zone di guerra, i grandi rischi industriali, l’inquinamento marittimo su vasta scala, le conseguenze degli attacchi informatici alle reti elettriche o di acqua potabile e a tutte le infrastrutture essenziali.

3.8

Per il CESE, vi è l’urgente necessità di investire nella creazione di risposte resilienti, in particolare preparando i processi decisionali europei a questi tipi di tensioni future. La posizione adottata dal CESE prevede quindi di intensificare gli sforzi volti a prendere in considerazione il nesso tra clima e sicurezza, creando interfacce proattive tra le istituzioni responsabili delle relazioni esterne e della coesione interna dell’Unione come pure dei servizi di sicurezza e difesa degli Stati membri, integrandovi un dialogo permanente con la comunità scientifica e le organizzazioni della società civile. Tale dialogo mira in particolare a consentire all’UE di adattare le sue politiche, specialmente attraverso i progressi della ricerca scientifica, in funzione del deterioramento della situazione climatica e ambientale.

4.   Osservazioni particolari

Sicurezza e prevenzione

4.1

Se il CESE può solo approvare l’intenzione della Commissione di tenere conto della problematica relativa al nesso tra clima e sicurezza, va tuttavia osservato che il documento proposto dalla Commissione non riesce a definire chiaramente il perimetro geografico, politico e militare di tale questione.

4.2

Il documento proposto sembra essere viziato da una contraddizione epistemologica. Se appare fondamentale tenere conto del nesso tra clima e sicurezza, dal documento non si evince la natura evolutiva di tale problematica, in quanto la tendenza è verso un rapido e costante peggioramento della situazione, il che può anche dare luogo a gravi tensioni tra gli Stati membri. Si può solo prevedere che la combinazione permanente della proliferazione di eventi meteorologici estremi, della perturbazione del ciclo dell’acqua dolce, della crisi della biodiversità e dell’innalzamento sempre più rapido del livello del mare, unitamente alle minacce geopolitiche, tra cui quelle causate dalla guerra in Ucraina, darà luogo a nuovi tipi di tensioni all’interno di ciascuno Stato membro, tra gli Stati membri (5), nonché sulla scena internazionale.

4.3

Di fronte a queste sfide, l’Europa può contare su notevoli punti di forza, sotto forma di centri di ricerca e di previsione, che possono contribuire alla riflessione sia degli organismi europei che di quelli degli Stati membri. Ad esempio, lo Stockholm Resiliency Center (Centro di resilienza di Stoccolma), che ha messo a punto il metodo per valutare i nove «limiti del pianeta», formula delle diagnosi periodiche dello stato del sistema Terra, che possono essere utilizzate per definire le sfide delle politiche di «sicurezza climatica». Lo stesso vale per molti scienziati e laboratori che sono membri dell’IPCC o collaborano ai suoi lavori.

4.4

Inoltre, l’aggravamento costante dei cambiamenti climatici e dei processi di degrado ambientale richiede un’integrazione rapida e proattiva sia dell’Agenzia europea dell’ambiente che dei centri e delle reti di ricerca europei nel processo decisionale degli organismi europei, allo scopo di fornire informazioni e chiarimenti sulle decisioni adottate.

Cooperazione internazionale

4.5

Inoltre, poiché le questioni clima-sicurezza corrispondono a sfide globali, esse dovrebbero essere oggetto di approcci globali, in particolare nel contesto della ricerca, per poi essere trasposte e affrontate a diversi livelli. Occorre quindi rafforzare la cooperazione internazionale, e un solido quadro multilaterale è una leva indispensabile per affrontare efficacemente questo nesso, in particolare il partenariato tra l’UE e le Nazioni Unite che deve essere approfondito.

4.6

Per quanto il CESE si riconosca negli obiettivi stabiliti, appare però necessario rammentare che le sfide legate al clima e alla sicurezza non si limitano al settore delle relazioni esterne dell’UE, ma mettono in relazione diretta l’esterno e l’interno del suo territorio. Tuttavia, le risorse che possono essere mobilitate — finanziarie, logistiche, militari, di sicurezza, umanitarie, sanitarie, scientifiche, tecniche, industriali e agricole — dipendono in larga misura dalle reali capacità degli Stati membri.

4.7

Si ritiene pertanto necessario che il nesso tra clima e sicurezza sia oggetto di un dialogo specifico e permanente tra la Commissione e gli Stati membri, tanto più che le minacce che ne derivano, in particolare quelle militari e di sicurezza, possono essere affrontate solo dai ministeri competenti all’interno di ciascuno Stato membro. Infine, risultano ancora più strategiche le sfide del coordinamento e dello sviluppo di politiche e obiettivi comuni. L’uso doloso dell’ambiente e dei cambiamenti climatici come arma di guerra dovrebbe essere anticipato dagli Stati membri, in modo da potersi preparare a tali sviluppi strategici. Risulta quindi fondamentale garantire un effettivo coordinamento tra i diversi livelli e servizi europei, che può anche rappresentare un’opportunità per una migliore cooperazione.

4.8

Inoltre, alcune regioni particolarmente vulnerabili, come l’Africa, i Caraibi e il Pacifico, sono già teatro di conflitti armati dovuti a interazioni tra fattori climatici e di sicurezza, il che mette a rischio il loro sviluppo economico. A loro volta, anche questi conflitti aumentano il deterioramento delle condizioni ambientali e riducono l’accesso alle risorse naturali, come l’acqua. Un partenariato strategico rafforzato con alcune regioni risulta pertanto essenziale per affrontare questo nesso tra clima e sicurezza.

4.9

In tale contesto, l’UE deve dotarsi degli strumenti necessari per rafforzare la propria capacità in termini di sicurezza, sostegno umanitario e cooperazione internazionale. Questi interventi dovranno tenere conto del contributo della ricerca e dell’innovazione in materia di resilienza, il che permetterà di migliorare sia la previsione che l’efficacia dell’azione dell’UE, come pure la sua legittimità presso gli Stati, le società e le popolazioni. La legittimità europea sarà ulteriormente corroborata dal fatto che le azioni intraprese consentiranno di accrescere la sicurezza alimentare, direttamente messa a repentaglio dall’accelerazione dei cambiamenti climatici.

4.10

La dimensione alimentare del nesso tra clima e sicurezza riveste un’importanza particolare, in quanto mette radicalmente in discussione la coesione delle società. Tuttavia, tenuto conto della grande complessità del nesso tra clima e sicurezza e del collegamento tra rilevamento dei dati, analisi, previsione e politica, appare necessario rafforzare la capacità di previsione collegandola a quella di allarme rapido.

Questo rafforzamento delle capacità di previsione e di allarme rapido permetterà di rafforzare l’adattamento ai cambiamenti climatici dal livello europeo al livello locale. A quest’ultimo livello, gli enti locali e regionali potranno in particolare includere tali aspetti nei loro piani urbanistici e territoriali, al fine di attenuarne l’impatto sul ciclo dell’acqua e prevenire i rischi connessi.

4.11

Inoltre, il CESE ribadisce l’urgenza di un’efficace attuazione del Green Deal europeo, degli accordi di Parigi e degli OSS, che devono rimanere una priorità per l’UE al fine di ridurre al minimo gli impatti negativi del nesso tra clima e sicurezza. Anche le forze armate, così come il settore militare-industriale, che rimane un settore ad alta emissione di gas a effetto serra, devono impegnarsi negli sforzi di mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento ai medesimi.

4.12

Il tema della migrazione è emblematico di questa complessità. L’Unione europea è particolarmente interessata dal fenomeno dei flussi migratori provenienti dal Sahel, dal Medio Oriente e dall’Asia centrale. Questi flussi sono causati da una molteplicità di fattori — sociali, politici, geopolitici, militari e ambientali — estremamente complessi, la cui importanza varia a seconda delle zone e dei periodi. Inoltre, i cambiamenti climatici determinano un rapido aggravamento di tutti questi fenomeni, così come dei flussi migratori. È pertanto essenziale che l’elaborazione di una politica che tenga conto del nesso tra clima e sicurezza e integri pienamente le questioni etiche relative al rispetto della dignità umana e ai valori dell’Unione sia oggetto di un ampio ed efficace coordinamento tra le istituzioni e gli attori coinvolti (6).

Coesione sociale, inclusione e presa in considerazione della società civile

4.13

Tenere conto di questo nesso potrebbe rappresentare un’opportunità per integrare ancora di più la società civile, data l’esperienza da essa acquisita che le permette di sostenere la condivisione multipla di esperienze e iniziative dal basso verso l’alto, il che favorirebbe l’approfondimento della coesione europea in tutte le sue dimensioni. Anche il dialogo sociale e i suoi attori devono quindi essere integrati nelle considerazioni relative alla problematica clima-sicurezza.

4.14

Come il CESE ha già sottolineato in diverse occasioni, i cambiamenti climatici aggravano le disuguaglianze sociali esistenti. La limitazione dell’impatto dei cambiamenti climatici deve anche consentire di contrastare l’aggravamento delle disuguaglianze sociali e socioculturali. La sfida della giustizia climatica, indissolubilmente legata al nesso tra clima e sicurezza, mira quindi a ridurre questi fenomeni di disuguaglianza e di povertà.

4.15

Gli effetti dei cambiamenti climatici colpiscono le donne in modo particolarmente violento, soprattutto perché il loro lavoro contribuisce ad attenuare gli impatti sociali di tali cambiamenti nelle regioni più povere. Le donne con disabilità, in particolare, pagano un prezzo elevato. Pertanto, il CESE raccomanda vivamente di tenere conto di questa disuguaglianza di genere nel nesso tra clima e sicurezza, al fine di evitare l’esclusione di intere popolazioni che non hanno più accesso a condizioni di vita dignitose, adeguate e sicure.

4.16

Inoltre, vi è un notevole effetto intergenerazionale e, a questo proposito, occorre tenere particolarmente conto di due categorie della popolazione: i giovani e gli anziani (con particolare attenzione alla vulnerabilità dei bambini in caso di eventi meteorologici estremi).

Bruxelles, 17 gennaio 2024

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Oliver RÖPKE


(1)  Jean-Michel Valantin, Géopolitique d’une planète déréglée [Geopolitica di un pianeta alterato], Paris, Le Seuil, 2017, ultima edizione 2022.

(2)  Tim Sweijs, Marleen de Haan, Hugo van Manen, Unpacking the Climate security Nexus: seven pathologies linking climate change to violent conflicts [Analisi del nesso tra clima e sicurezza: sette patologie che collegano i cambiamenti climatici con i conflitti violenti], Centro dell’Aia per gli studi strategici, marzo 2022.

(3)   GU C 228 del 5.7.2019, pag. 31.

(4)   GU C 290 del 29.7.2022, pag. 30.

(5)  David Wallace-Wells, La Terra inabitabile, Mondadori 2020 [ed. it.].

(6)  Welzer, H., Guerre climatiche. Per cosa si uccide nel XXI secolo, Asterios 2011 [ed. it.].


ELI: http://data.europa.eu/eli/C/2024/2106/oj

ISSN 1977-0944 (electronic edition)


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