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Document 52018IP0254

Risoluzione del Parlamento europeo del 13 giugno 2018 sulla politica di coesione e l'economia circolare (2017/2211(INI))

GU C 28 del 27.1.2020, p. 40–48 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

27.1.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 28/40


P8_TA(2018)0254

Politica di coesione ed economia circolare

Risoluzione del Parlamento europeo del 13 giugno 2018 sulla politica di coesione e l'economia circolare (2017/2211(INI))

(2020/C 28/05)

Il Parlamento europeo,

visti il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 3, e il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare gli articoli 4, 11, da 174 a 178, 191 e 349,

visti l'accordo di Parigi e la decisione 1/CP.21, nonché la 21a conferenza delle parti (COP21) dell'UNFCCC e l'11a conferenza delle parti che funge da riunione delle parti del protocollo di Kyoto (CMP11), tenutesi a Parigi (Francia) dal 30 novembre all'11 dicembre 2015,

visti l'articolo 7, paragrafo 2, e l'articolo 11, paragrafo 2, dell'accordo di Parigi, che riconoscono la dimensione locale, subnazionale e regionale dei cambiamenti climatici e dell'azione per il clima,

visti i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, e in particolare l'obiettivo 7; di "assicurare l'accesso per tutti a servizi energetici moderni, affidabili, sostenibili e a costi accessibili"e l'obiettivo 11: di "rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili";

visto il regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio (1) (in appresso, "regolamento sulle disposizioni comuni"),

visto il regolamento (UE) n. 1301/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e a disposizioni specifiche concernenti l'obiettivo "Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione"e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006 (2),

visto il regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio (3),

visto il regolamento (UE) n. 1299/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, recante disposizioni specifiche per il sostegno del Fondo europeo di sviluppo regionale all'obiettivo di cooperazione territoriale europea (4),

visto il regolamento (UE) n. 1302/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, che modifica il regolamento (CE) n. 1082/2006 relativo a un gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) per quanto concerne il chiarimento, la semplificazione e il miglioramento delle norme in tema di costituzione e di funzionamento di tali gruppi (5),

visto il regolamento (UE) n. 1300/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo di coesione e che abroga il regolamento (CE) n. 1084/2006 del Consiglio (6),

visto il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell'Unione e che abroga il regolamento (CE, Euratom) n. 1605/2002 (7),

vista la comunicazione della Commissione, del 16 gennaio 2018, relativa al quadro di monitoraggio per l'economia circolare (COM(2018)0029),

vista la comunicazione della Commissione, del 26 gennaio 2017, dal titolo "Il ruolo della termovalorizzazione nell'economia circolare"(COM(2017)0034),

vista la relazione della Commissione, del 26 gennaio 2017, sull'attuazione del piano d'azione per l'economia circolare (COM(2017)0033),

vista la comunicazione della Commissione, del 14 dicembre 2015, dal titolo "Investire nella crescita e nell'occupazione – ottimizzare il contributo dei Fondi strutturali e di investimento europei"(COM(2015)0639),

vista la comunicazione della Commissione, del 2 dicembre 2015, dal titolo "L'anello mancante – Piano d'azione dell'Unione europea per l'economia circolare"(COM(2015)0614),

vista la comunicazione della Commissione del 2 luglio 2014, dal titolo "Verso un'economia circolare: programma per un'Europa a zero rifiuti"(COM(2014)0398),

vista la comunicazione della Commissione, del 2 luglio 2014, dal titolo "Piano d'azione verde per le PMI – Aiutare le PMI a trasformare le sfide ambientali in opportunità di business"(COM(2014)0440),

vista la comunicazione della Commissione, del 3 marzo 2010, dal titolo "Europa 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva"(COM(2010)2020),

vista la comunicazione della Commissione, del 13 febbraio 2012, dal titolo "L'innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l'Europa"(COM(2012)0060),

vista la comunicazione della Commissione, del 10 luglio 2012, dal titolo "Città e comunità intelligenti – Partenariato europeo di innovazione"(C(2012)4701),

visto lo studio richiesto dalla Commissione, del dicembre 2017, dal titolo "Integration of environmental concerns in Cohesion Policy Funds (ERDF, ESF, CF) – Results, evolution and trends through three programming periods (2000-2006, 2007-2013, 2014-2020)"(Integrazione degli aspetti ambientali nei fondi della politica di coesione (FESR, FSE, FC) – Risultati, evoluzione e tendenze attraverso tre periodi di programmazione (2000-2006, 2007-2013, 2014-2020),

vista la sua risoluzione del 16 febbraio 2017 sugli investimenti nella crescita e nell'occupazione – ottimizzare il contributo dei Fondi strutturali e di investimento europei: valutazione della relazione a norma dell'articolo 16, paragrafo 3, del regolamento sulle disposizioni comuni (8),

vista la sua risoluzione del 13 settembre 2016 sulla cooperazione territoriale europea – migliori pratiche e misure innovative (9),

vista la sua risoluzione del 6 luglio 2016 sulle sinergie per l'innovazione: i fondi strutturali e di investimento europei, Orizzonte 2020 e altri fondi e programmi dell'UE a sostegno dell'innovazione (10),

vista la sua risoluzione del 9 luglio 2015 sull'efficienza delle risorse: transizione verso un'economia circolare (11),

vista la sua risoluzione del 19 maggio 2015 sulle opportunità di crescita verde per le PMI (12),

vista la dichiarazione sulle isole intelligenti, del 28 marzo 2017,

visti l'articolo 52 del suo regolamento, nonché l'articolo 1, paragrafo 1, lettera e), e l'allegato 3 della decisione della Conferenza dei presidenti del 12 dicembre 2002 sulla procedura relativa alla concessione dell'autorizzazione a elaborare relazioni di iniziativa,

visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale e il parere della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (A8-0184/2018),

A.

considerando che gli enti locali e regionali, che conoscono meglio i problemi a livello locale e regionale e sono gli attori principali per una efficace attuazione della politica di coesione, sono anche in prima linea nella transizione verso un'economia circolare; che un modello europeo di governance multilivello, fondato su una collaborazione attiva e costruttiva tra i diversi livelli di governance e le parti interessate, congiuntamente a un'adeguata informazione e a un coinvolgimento attivo della cittadinanza, è fondamentale per la realizzazione di tale cambiamento;

B.

considerando che le città rappresentano solo il 3 % della superficie terrestre, ma ospitano più della metà della popolazione mondiale, consumano oltre il 75 % delle risorse globali e producono tra il 60 e l'80 % delle emissioni di gas a effetto serra e che si prevede che il 70 % della popolazione globale si trasferirà in città entro il 2050;

C.

considerando che la transizione verso un'economia più forte e circolare è sia una grande opportunità che una sfida per l'UE, i suoi Stati membri, e i suoi cittadini al fine di modernizzare l'economia europea e orientarla in una direzione più sostenibile; che in particolare rappresenta un'occasione per tutte le regioni europee e gli enti locali che sono il livello di governo più prossimo alle comunità locali; che offre possibilità di sviluppo e crescita per le regioni europee e può aiutarle a costruire un modello di sviluppo sostenibile che realizzi lo sviluppo economico, trasformi i settori esistenti, migliori le loro bilance commerciali e la loro competitività industriale con una maggiore produttività, crei nuovi posti di lavoro di alta qualità, ben retribuiti e nuove catene del valore;

D.

considerando che attualmente nell'UE circa il 60 % dei rifiuti non viene riciclato e che potrebbero delinearsi notevoli vantaggi in termini di costi e opportunità imprenditoriali se si esplorassero e introducessero nuovi modelli aziendali circolari a beneficio delle PMI dell'Unione;

E.

considerando che il conseguimento degli obiettivi dell'accordo di Parigi richiede il passaggio a un'economia più circolare e rappresenta un contributo essenziale per lo sviluppo di un modello economico che abbia come obiettivi non solo il profitto ma anche la salvaguardia dell'ambiente;

F.

considerando che la politica di coesione offre non soltanto opportunità di investimento per rispondere alle esigenze locali e regionali attraverso i Fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE), ma anche un quadro politico integrato per ridurre le differenze in termini di sviluppo tra le regioni europee e aiutarle ad affrontare le molteplici sfide al loro sviluppo, anche attraverso il sostegno all'efficienza delle risorse e allo sviluppo sostenibile, nonché alla cooperazione territoriale e allo sviluppo di capacità e anche per attrarre e promuovere investimenti privati;

G.

considerando che l'attuale quadro legislativo per la politica di coesione non menziona fra i suoi obiettivi la transizione verso un'economia circolare e che lo sviluppo sostenibile è un principio orizzontale per l'utilizzo dei fondi SIE, come definito all'articolo 8 del regolamento sulle disposizioni comuni e nel quadro strategico comune (allegato I), che permetterà di rafforzare il collegamento tra gli strumenti esistenti a supporto dei progetti di economia circolare;

H.

considerando che molti degli obiettivi tematici stabiliti per i fondi SIE, affinché si conformino alla strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, nonché le relative condizionalità ex ante, sono pertinenti agli obiettivi dell'economia circolare;

I.

considerando che l'articolo 6 del regolamento sulle disposizioni comuni rende obbligatorio per le operazioni sostenute dai fondi SIE il rispetto del diritto applicabile dell'Unione e del diritto nazionale relativo all'applicazione del diritto dell'Unione, compresa in particolar modo la legislazione ambientale;

J.

considerando che uno degli obiettivi che si pone l'economia circolare è quello di ridurre i rifiuti che finiscono in discarica, e che la messa in sicurezza e la bonifica di discariche, legali e illegali, presenti nel territorio degli Stati membri è da considerare di assoluta priorità;

K.

considerando che la Cina ha vietato le importazioni di frammenti di plastica e di carta straccia non selezionata a partire dal 1o gennaio 2018 e che tale divieto determinerà per l'Unione sfide in termini di riciclaggio che dovranno essere affrontate a livello regionale e locale;

Ruolo della politica di coesione nella promozione dell'economia circolare

1.

accoglie con favore l'impegno della Commissione a sostegno dell'economia circolare attraverso la politica di coesione, segnatamente mediante attività di informazione volte ad assistere gli Stati membri e le regioni dell'UE nell'impiego dei fondi della politica di coesione relativi all'economia circolare;

2.

prende atto che, secondo la relazione della Commissione sull'attuazione del piano d'azione per l'economia circolare, il sostegno dell'UE a favore dell'innovazione, delle PMI, dell'economia a basse emissioni di carbonio e della protezione ambientale, per il periodo 2014-2020, è pari a 150 miliardi di euro e molti di questi ambiti stanno contribuendo alla realizzazione di un'economia circolare;

3.

osserva che l'analisi dei risultati dei negoziati relativi agli accordi di partenariato e ai programmi operativi del Fondo sociale europeo (FSE) per l'attuale periodo di programmazione ha evidenziato che il FSE è stato utilizzato per sostenere azioni volte a introdurre modelli più verdi di organizzazione del lavoro e iniziative nel settore ecologico;

4.

rileva, tuttavia, che, come sottolineato in uno studio effettuato su incarico della Commissione, l'attuale quadro politico non consenta di sfruttare appieno il contributo della politica di coesione all'economia circolare; sottolinea, a tale riguardo, che la definizione delle attuali categorie denominate "campi di intervento"utilizzate per le dotazioni finanziarie non comprende l'economia circolare in quanto tale;

5.

sollecita la Commissione a realizzare le previste misure in materia di economia circolare, nel rispetto delle buone prassi regolamentari, e sottolinea la necessità di monitorare le misure di attuazione;

6.

sottolinea la necessità di attuare l'impegno della Commissione a favore di un quadro di controllo per l'economia circolare (13) per incrementare e valutare i progressi nella transizione a un'economia circolare a livello UE e di Stati membri, pur riducendo l'onere amministrativo.

7.

chiede alla Commissione un intervento straordinario, volto alla bonifica di aree utilizzate per lo sversamento e l'interramento illegale di rifiuti pericolosi, che pregiudicano la salute e il benessere economico e sociale delle popolazioni coinvolte;

8.

sottolinea il ruolo svolto dal programma quadro di ricerca e innovazione dell'UE Orizzonte 2020 e dal programma LIFE 2014-2020 nel finanziamento di progetti innovativi e nel sostegno a progetti in materia di riduzione dei rifiuti, riciclaggio e riutilizzo, rilevanti per l'economia circolare;

9.

prende atto che molte regioni si sono avvalse delle loro strategie di specializzazione intelligente per stabilire priorità in materia di economia circolare e orientare verso tale obiettivo i loro investimenti in ricerca e innovazione tramite la politica di coesione, svolgendo un ruolo fondamentale a supporto di investimenti e infrastrutture che rispondano alle esigenze delle PMI; invita le autorità regionali a utilizzare tale buona prassi come un modus operandi comune e ad attuare tali strategie di specializzazione intelligente;

10.

si compiace della creazione di un centro d'eccellenza europeo per l'efficienza delle risorse per le PMI e della piattaforma per il sostegno finanziario all'economia circolare;

11.

ribadisce il proprio punto di vista secondo cui l'economia circolare va oltre la gestione dei rifiuti e comprende settori quali i posti di lavoro verdi; energie rinnovabili, uso efficiente delle risorse; la bioeconomia; politiche agricola e della pesca, con la relativa bioindustria che punta a sostituire i combustibili fossili; gestione delle risorse idriche; efficienza energetica; rifiuti alimentari; rifiuti marini miglioramento della qualità dell'aria; ricerca e sviluppo e innovazione nei settori correlati; riconosce, tuttavia, che le infrastrutture per il trattamento dei rifiuti rappresentano un elemento cruciale per ridurre i modelli lineari di produzione e consumo e che è necessario sostenere le innovazioni in materia di progettazione ecocompatibile al fine di ridurre i livelli di rifiuti in plastica;

12.

ricorda che il problema di fondo che deve essere risolto per primo è il mercato secondario dei materiali, poiché se le materie prime costano meno di quelle riciclate, è evidente che il passaggio all'economia verde viene notevolmente rallentato e l'uso dei fondi strutturali potrebbe perdersi in un circolo vizioso; ritiene, in tale contesto, che alcune normative ad hoc (come la prossima proposta della Commissione europea sui prodotti di plastica monouso) e un'adeguata tassazione a livello europeo nell'ambito delle risorse proprie del prossimo QFP possono apportare un contributo decisivo al passaggio all'economia circolare;

13.

sottolinea il fatto che in media i materiali riciclati soddisfano solo il 10 % circa della domanda di materiali dell'UE; riconosce, rispetto ai nuovi sviluppi sui mercati globali, segnatamente il recente divieto della Cina relativo a frammenti di plastica e carta straccia non selezionata, il nuovo potenziale per le regioni e le comunità locali di investire nelle infrastrutture di riciclaggio, creare nuovi posti di lavoro verdi e affrontare le sfide attuali cui l'UE è confrontata;

14.

pone l'accento sulla presenza e l'importanza delle condizionalità ex ante per i fondi SIE relative, in particolare, all'obiettivo tematico di preservare e tutelare l'ambiente e di promuovere l'efficienza delle risorse; pone l'accento, in particolare, su quella che prevede di "promuovere investimenti economicamente ed ecologicamente sostenibili nel settore dei rifiuti"; si rammarica, tuttavia, delle inadempienze in merito alla gerarchia dei rifiuti e della mancanza di una corretta valutazione ambientale dei risultati a lungo termine di investimenti nel quadro dei fondi SIE;

15.

auspica un coordinamento e una maggiore cooperazione tra regioni, PMI, e altri soggetti pubblici/privati al fine di avviare nuove piattaforme tematiche di specializzazione intelligente in particolare tra il settore agroalimentare, dell'energia e dell'industria;

16.

sottolinea l'importanza di applicare la gerarchia dei rifiuti come condizione preliminare per realizzare un'economia circolare, nonché la necessità di una maggiore trasparenza delle catene di approvvigionamento in modo che i prodotti e i materiali fuori uso possano essere monitorati e recuperati in modo efficace; riconosce inoltre una tendenza negativa degli investimenti dei fondi SIE verso i livelli inferiori della gerarchia dei rifiuti, in particolare gli impianti di trattamento meccanico-biologico e l'incenerimento, che in alcuni casi genera sovraccapacità e lock-in tecnologici a lungo termine, compromettendo in tal modo il conseguimento degli obiettivi dell'Unione in materia di riciclaggio; rammenta che se si incoraggia la comunità imprenditoriale a seguire la gerarchia, si dovrebbero aggiungere altri materiali al flusso di risorse e offrire potenziali sbocchi per l'utilizzo nell'industria manifatturiera;

17.

ricorda i nuovi obiettivi in materia di rifiuti per il 2025, il 2030 e il 2035 stabiliti nella revisione della legislazione dell'UE sui rifiuti e sottolinea che il conseguimento di tali obiettivi richiede un impegno politico a livello nazionale, regionale e locale nonché investimenti economici; invita gli Stati membri ad avvalersi pienamente dei fondi dell'Unione disponibili a sostegno di tali investimenti e sottolinea che questi genereranno significativi ritorni in termini di crescita economica e creazione di posti di lavoro;

18.

sottolinea l'importanza dei progetti regionali per la lavorazione dei rifiuti residui non completamente riciclabili allo scopo di produrre biocarburanti sostenibili di seconda generazione, previa attenta separazione o raccolta differenziata conforme alla gerarchia dei rifiuti;

19.

invita la Commissione a garantire che tutte le definizioni relative ai rifiuti siano in linea con la direttiva quadro sui rifiuti e che i dati comparabili relativi ai progressi compiuti dagli Stati membri e dalle autorità locali e regionali siano accessibili;

20.

sottolinea l'importanza dell'iniziativa Azioni urbane innovative, che finora ha approvato otto progetti innovativi in materia di economia circolare di autorità urbane a cui destinare i finanziamenti del FESR, e invita la Commissione a monitorare e valutare la loro attuazione al fine di definire politiche più ampie in materia di economia circolare;

L'economia circolare come motore per lo sviluppo sostenibile e regionale

21.

sottolinea l'importanza del principio del partenariato e il ruolo rilevante di tutte le parti interessate, specialmente degli enti regionali e locali e delle organizzazioni non governative, comprese le PMI e le imprese dell'economia sociale, nell'elaborazione degli accordi di partenariato e dei programmi operativi; chiede un coinvolgimento reale dei partner e l'istituzione di partenariati orizzontali nei processi politici e l'adeguata integrazione degli obiettivi relativi all'economia circolare nei documenti di programmazione; incoraggia gli Stati membri a elaborare le proprie strategie nazionali in questo campo in coordinamento con l'approccio dell'UE in materia di economia circolare; sottolinea il ruolo di primo piano che può essere svolto dalle amministrazioni locali nella realizzazione dell'economia circolare;

22.

sottolinea l'importanza del ruolo dei partenariati pubblico-privati nella progettazione e nell'ideazione di nuovi prodotti e servizi che prendano in considerazione il ciclo di vita al fine di poter successivamente applicare quattro modelli di progettazione che potrebbero operare in un'economia circolare: progettazione per la longevità; progettazione per noleggio/servizio; progettazione per il riutilizzo nella produzione; progettazione per la valorizzazione dei materiali;

23.

sottolinea la necessità di modificare e adeguare le attuali strategie e i modelli di mercato per accompagnare le regioni in transizione verso questa forma economica più sostenibile, rilanciandone al contempo la competitività economica, industriale e ambientale;

24.

esorta l'attuazione dell'economia circolare in un quadro coordinato di governance multilivello e principio del partenariato, nella piena trasparenza, con il coinvolgimento delle comunità locali e un'ampia partecipazione del pubblico;

25.

evidenzia la necessità di promuovere una maggiore collaborazione tra tutti gli attori coinvolti nei processi dell'economia circolare;

26.

prende atto che i progetti connessi all'economia circolare che hanno beneficiato del sostegno della politica di coesione hanno arrecato maggiori vantaggi alle regioni più sviluppate; riconosce la limitata capacità amministrativa delle regioni meno sviluppate e invita pertanto le autorità nazionali degli Stati membri e la Commissione a ricorrere a tutte le possibilità esistenti per fornire assistenza esperta e a rafforzare la capacità di queste regioni per aiutarle ad aumentare i loro sforzi, e a creare le condizioni per realizzare un rapido progresso tecnologico mediante l'attuazione di un maggior numero di progetti che soddisfino i principi dell'economia circolare e lo sviluppo di partenariati e di una cooperazione più stretta con le parti interessate, come esperti di materiali, chimici, fabbricanti e imprese di riciclaggio, in particolare nel quadro dell'iniziativa "Industria 2020 nell'economia circolare";

27.

sottolinea le stime secondo cui il passaggio a materie prime biologiche e a metodi di trasformazione biologici potrebbe far risparmiare fino a 2,5 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente l'anno entro il 2030, con una crescita esponenziale dei mercati delle materie prime e dei nuovi prodotti di consumo biologici; mette in risalto l'estrema importanza della gestione sostenibile delle risorse naturali e della preservazione della biodiversità, nonché della trasformazione delle risorse in prodotti, materiali e combustibili biologici;

28.

ritiene che la bioeconomia sia fondamentale per lo sviluppo regionale e locale, dal momento che aumenta la coesione tra le regioni mediante il suo potenziale di creazione di posti di lavoro e crescita nelle zone rurali chiede di fare maggiormente ricorso ai fondi SIE attraverso politiche volte a incoraggiare le parti interessate ad attuare le innovazioni esistenti, continuando al contempo a promuovere l'innovazione nello sviluppo di biomateriali biodegradabili, riciclabili e compostabili prodotti da materie prime biologiche gestite in modo sostenibile; ricorda che una coerente attuazione della bioeconomia può inoltre risolvere il problema dello spreco alimentare; chiede una migliore collaborazione tra autorità nazionali, regionali e locali nella creazione di sistemi e piattaforme atti a collegare i diversi attori della produzione alimentare, dei trasporti, della vendita al dettaglio, dei settori dei consumatori e dei rifiuti, nonché altre parti interessate, in modo da ottenere maggiori sinergie per l'elaborazione di soluzioni efficienti;

29.

sottolinea che, oltre alle autorità locali, regionali e nazionali, gli incentivi dovrebbero essere concessi ai consumatori stessi, aggiornandoli costantemente e incoraggiandoli a cambiare le proprie abitudini di consumo in rapporto alla gestione e produzione dei rifiuti, al riciclaggio e a questioni che riguardano soluzioni sostenibili nella loro vita quotidiana;

30.

chiede un accesso migliore, più agevole e trasparente al finanziamento da parte degli enti locali e regionali, anche mediante il rafforzamento delle loro capacità amministrative e attraverso una maggiore collaborazione con la BEI, nell'ambito del polo europeo di consulenza sugli investimenti, per consentire un aumento degli investimenti a favore dei posti di lavoro verdi, della gestione dei rifiuti, della specializzazione intelligente, dell'ulteriore sviluppo delle zone rurali, anche per quanto riguarda le infrastrutture necessarie e le tecnologie ecologiche, della conversione da combustibili fossili a fonti rinnovabili e della transizione energetica locale, compresa l'efficienza energetica, la distribuzione decentralizzata dell'energia, l'innovazione in termini di energia pulita e l'economia circolare; si compiace del fatto che negli ultimi cinque anni la BEI ha stanziato circa 2,4 miliardi di EUR in cofinanziamento per progetti in materia di economia circolare per la gestione dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche o la ricerca e lo sviluppo in agricoltura; sottolinea l'importanza di un migliore coordinamento tra i fondi SIE e il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) nel settore dell'economia circolare, anche per garantire che i programmi comprendano un approccio regionale e facciano un miglior uso del potenziale regionale per le fonti energetiche sostenibili;

31.

invita gli Stati membri, le regioni e le autorità locali a incoraggiare la creazione e il sostegno di reti di riparazione e riuso, in particolare quelle che operano come imprese dell'economia sociale, a prolungare la durata di vita dei prodotti tramite il reimpiego, la riparazione e il riutilizzo dei prodotti agevolando l'accesso di tali reti ai centri di raccolta dei rifiuti e promuovendo l'impiego di fondi SIE, strumenti economici, criteri relativi agli appalti o altre misure in tal senso;

32.

evidenzia che la sostenibilità del ciclo di vita del riutilizzo e del riciclaggio dipende anche dal consumo di energia nei trasporti; sottolinea che ciò si applica in particolare alle zone rurali in cui devono essere coperte distanze maggiori tra i punti di raccolta e di trattamento; esorta la Commissione, gli Stati membri e le autorità regionali a tenere conto dell'approccio del ciclo di vita nelle loro strategie di economia circolare per le zone rurali al fine di evitare impatti ambientali e climatici negativi;

33.

sottolinea che, su un campione di 32 programmi operativi presi in esame in uno studio sull'integrazione degli aspetti ambientali nei fondi della politica di coesione, nove riguardano l'economia circolare e sei i posti di lavoro verdi; si compiace degli attuali sforzi compiuti dalle autorità nazionali e regionali, ma al contempo invita gli Stati membri a integrare meglio l'economia circolare nei loro programmi operativi e regionali e negli accordi di partenariato; ribadisce la necessità di dare sostegno alle regioni al fine di garantire una transizione agevole verso l'economia circolare;

34.

invita gli Stati membri a garantire un'adeguata integrazione dell'economia circolare nei programmi di istruzione, formazione professionale e riqualificazione professionale in maniera interdisciplinare al fine di incoraggiare lo sviluppo di nuove capacità che contribuiranno ulteriormente alla ridefinizione di nuovi modelli imprenditoriali e alla nascita di nuovi posti di lavoro;

35.

invita le autorità nazionali e regionali incaricate della preparazione dei programmi operativi a includere maggiormente la questione dell'economia circolare nei programmi di cooperazione territoriale, in particolare nei programmi di cooperazione transfrontaliera, in modo da attuare soluzioni transfrontaliere in grado di realizzare risultati più efficienti ed economici;

36.

ritiene che la futura programmazione dei fondi SIE nel prossimo periodo di programmazione dovrebbe essere meglio coordinata con i piani nazionali per l'energia e il clima per il 2030 mediante il ricorso, laddove possibile, a indicatori simili rispetto a quelli previsti dal regolamento sulla governance dell'Unione dell'energia; chiede una strategia ambiziosa e coerente per gli Stati membri al fine di conseguire gli obiettivi vincolanti già esistenti a livello dell'UE in materia di mitigazione dei cambiamenti climatici;

37.

invita gli Stati membri a cogliere l'opportunità di integrare ulteriormente l'economia circolare nei loro programmi operativi attuali durante il periodo di revisione; ritiene che la Commissione dovrebbe facilitare tale processo fornendo assistenza agli Stati membri nell'analisi della situazione attuale e di possibili settori a cui applicare e aggiungere l'economia circolare e i suoi principi;

38.

ritiene opportuno potenziare ulteriormente il ruolo della cooperazione territoriale europea nell'affrontare le sfide relative all'attuazione dell'economia circolare; invita gli Stati membri a promuovere la cooperazione transfrontaliera, in particolare attraverso la cooperazione territoriale europea, al fine di attuare i progetti in materia di economia circolare; mette inoltre in risalto l'importanza di giungere a soluzioni sostenibili mediante gli accordi di preadesione con paesi terzi, al fine di affrontare le sfide attuali, segnatamente in materia di inquinamento atmosferico;

39.

sottolinea il potenziale inespresso delle strategie macroregionali in corso per contribuire a raccogliere le sfide relative all'attuazione dell'economia circolare, non solo negli Stati membri ma anche nei paesi terzi situati nella stessa area geografica; sottolinea che tali strategie dovrebbero concentrarsi su priorità atte a sostenere la creazione di un mercato delle materie prime secondarie per l'Unione; chiede lo sviluppo di iniziative di cooperazione dell'UE con paesi limitrofi;

40.

ribadisce il proprio punto di vista riguardo all'importanza di un adeguato sviluppo e mantenimento delle capacità presso le autorità pubbliche locali, regionali e nazionali, fattore di grande rilievo anche ai fini della transizione verso un'economia circolare; sottolinea l'importante ruolo che l'assistenza tecnica può svolgere in tale ambito; riconosce che le regioni e le zone urbane svolgono un ruolo fondamentale nel promuovere la titolarità della transizione energetica dal basso e sono gli spazi più idonei per la sperimentazione e l'attuazione di soluzioni energetiche integrate in collegamento diretto con i cittadini; sottolinea il ruolo delle iniziative Città intelligenti nell'economia circolare attraverso la promozione di modelli eco-tecnologici nello sviluppo di strategie di sviluppo urbano sostenibile; sottolinea che le città sostenibili e "circolari"sono uno strumento per un'efficace economia circolare;

41.

sottolinea l'importanza degli appalti pubblici verdi quale motore dell'economia circolare, con un mercato potenziale di circa 1 800 miliardi di EUR l'anno per la fornitura di opere pubbliche, beni e servizi (14);

42.

sottolinea l'esigenza di un quadro normativo in materia di energia che incoraggi i cittadini e le comunità dell'energia a partecipare alla transizione energetica mediante il diritto all'autoproduzione e al consumo, nonché mediante regimi di sostegno continuativi, accesso prioritario alla rete garantito e dispacciamento prioritario per le energie rinnovabili;

43.

incoraggia gli enti regionali e locali a investire ulteriormente nei programmi d'istruzione, nella formazione professionale e nella riqualificazione dei lavoratori, nonché nelle campagne di sensibilizzazione dei cittadini riguardo ai benefici e ai vantaggi di tutte le azioni, allo scopo di attuare l'economia circolare attraverso progetti di politica di coesione, rafforzando in tal modo la partecipazione dei cittadini e influenzando il comportamento dei consumatori; sottolinea, al riguardo, il potenziale del FSE; sottolinea che occorre incoraggiare tuttavia i giovani imprenditori ad orientarsi verso l'economia circolare, segnatamente nelle regioni con bassi livelli di reddito e di sviluppo; sottolinea inoltre che l'economia circolare è un'opportunità per contrastare lo spopolamento delle zone rurali, diversificare le loro economie ed acquisire sicurezza contro i rischi; sottolinea, al riguardo, che le aree rurali non hanno bisogno di incentivi per la transizione verso catene del valore sostenibili; sottolinea l'importanza di elaborare una strategia specifica per le regioni insulari;

44.

incoraggia la Commissione a promuovere il ricorso allo sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD) e agli investimenti territoriali integrati (ITI), onde aiutare le parti interessate locali a riunire i flussi di finanziamento e a pianificare le iniziative locali a favore dell'economia circolare;

45.

osserva che l'80 % dei rifiuti marini proviene da fonti terrestri; sottolinea pertanto l'importanza di affrontare la questione dei rifiuti terrestri e marini mediante un'azione a livello locale e regionale che produca benefici sia per l'ambiente sia per la salute dell'uomo; invita gli Stati membri, le regioni e le autorità locali a concentrare i propri sforzi sulla prevenzione della produzione di rifiuti terrestri;

46.

chiede alla Commissione di considerare, nel quadro del semestre europeo, l'impatto sul calcolo dei disavanzi pubblici degli investimenti regionali e nazionali cofinanziati attraverso i fondi SIE in progetti relativi all'economia circolare;

47.

valuta positivamente la proposta di rivedere la direttiva sull'acqua potabile 98/83/CE che faciliterà la transizione all'economia circolare riducendo i rifiuti di plastica derivanti dall'acqua in bottiglia, dando luogo a importanti risparmi di energia e consentendo una gestione efficiente delle risorse di acqua potabile;

L'economia circolare nell'ambito della politica di coesione dopo il 2020

48.

invita la Commissione, per il prossimo periodo di programmazione, a sviluppare una pertinente metodologia di rilevamento con indicatori adeguati, per consentire un miglior monitoraggio del contributo della politica di coesione alla realizzazione dell'economia circolare al fine di offrire un quadro più preciso delle condizioni ambientali e socioeconomiche;

49.

sottolinea che un importante sostegno alla realizzazione della transizione verso l'economia circolare viene fornito anche da altri programmi quali LIFE, COSME e Orizzonte 2020; sottolinea la necessità di migliorare le sinergie tra i sopracitati strumenti ai fini del raggiungimento degli obiettivi proposti dal piano di azione della Commissione per l'economia circolare;

50.

invita la Commissione, nel contesto delle nuove proposte legislative per il quadro della futura politica di coesione, a sviluppare adeguate condizionalità ex ante relative alla realizzazione di un'economia circolare; ritiene che le strategie per l'economia circolare dovrebbero essere sviluppato in partenariato con le autorità nazionali, regionali e locali, e i partner economici e sociali;

51.

chiede alla Commissione che il programma Orizzonte 2020 presti una maggiore attenzione e preveda maggiori finanziamenti per i progetti d'innovazione e ricerca in materia di economia circolare;

52.

sottolinea l'importanza di intensificare il sostegno della politica di coesione allo sviluppo urbano e rurale sostenibile e chiede di attribuire in tale contesto un ruolo di maggior rilievo agli obiettivi connessi all'economia circolare; chiede di proseguire le azioni urbane e rurali innovative in tale ambito e invita la Commissione, in sede di preparazione delle proposte per il futuro, a sfruttare al massimo le esperienze acquisite nel periodo 2014-2020; invita a un approccio flessibile e su misura nell'attuazione dell'agenda urbana per l'UE, che fornisca incentivi e orientamenti al fine di sfruttare pienamente i potenziali delle città nella realizzazione dell'economia circolare;

53.

invita la Commissione a trasformare la piattaforma europea delle parti interessate per l'economia circolare in un luogo di scambio delle migliori pratiche al fine di ottimizzare l'impiego delle risorse della politica di coesione in vista della transizione verso un'economia circolare;

54.

pone l'accento sull'interdipendenza fra l'economia circolare e la mitigazione dei cambiamenti climatici e chiede pertanto di garantire una spesa maggiore per gli investimenti in materia di economia circolare e clima nell'ambito della politica di coesione dopo il 2020; sottolinea inoltre che nel prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP), la spesa relativa al clima dovrebbe essere in generale aumentata rispetto a quella attuale;

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55.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

(1)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 320.

(2)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 289.

(3)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 470.

(4)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 259.

(5)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 303.

(6)  GU L 347 del 20.12.2013, pag. 281.

(7)  GU L 298 del 26.10.2012, pag. 1.

(8)  Testi approvati, P8_TA(2017)0053.

(9)  Testi approvati, P8_TA(2016)0321.

(10)  GU C 101 del 16.3.2018, pag. 111.

(11)  GU C 265 dell'11.8.2017, pag. 65.

(12)  GU C 353 del 27.9.2016, pag. 27.

(13)  Comunicazione della Commissione, del 16 gennaio 2018, dal titolo “Quadro di monitoraggio per l'economia circolare”(COM(2018)0029),

(14)  "Acquistare verde! – Manuale sugli appalti pubblici verdi", 3a edizione, Commissione europea, 2016.


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