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Document 52009IP0145

Espulsione di ONG dal Darfur Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sull’espulsione delle ONG dal Darfur

GU C 87E del 1.4.2010, p. 183–185 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

1.4.2010   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 87/183


Giovedì 12 marzo 2009
Espulsione di ONG dal Darfur

P6_TA(2009)0145

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2009 sull’espulsione delle ONG dal Darfur

2010/C 87 E/39

Il Parlamento europeo,

vista la dichiarazione resa dalla Presidenza a nome dell’Unione europea in seguito alla decisione della Corte penale internazionale (CPI) di emanare un mandato di arresto nei confronti del presidente del Sudan Omar Hassan al-Bashir il 6 marzo 2009,

vista la dichiarazione resa dal commissario Louis Michel il 5 marzo 2009 sull’espulsione di ONG umanitarie dal Sudan,

viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Sudan e Darfur, nelle quali si esprime in particolare il costante sostegno alla CPI,

visti lo Statuto di Roma della CPI e la sua entrata in vigore il 1o luglio 2002,

vista la risoluzione S/RES/1593 (2005) adottata dal Consiglio di sicurezza dell’ONU il 31 marzo 2005, nella quale si deferiva la situazione in Darfur alla CPI,

visto l’articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A.

considerando che il 4 marzo 2009 la camera preliminare della CPI ha emesso un mandato di arresto nei confronti del presidente del Sudan Omar Hassan al-Bashir, accusato di aver commesso crimini contro l’umanità e crimini di guerra in Darfur, provincia sudanese segnata dai conflitti,

B.

considerando che, in risposta alla decisione della CPI, il governo sudanese ha ordinato l’espulsione dal Darfur di 13 importanti ONG,

C.

considerando che le agenzie umanitarie in Darfur stanno gestendo la più grande operazione umanitaria del mondo; che, secondo i dati delle Nazioni Unite, 4,7 milioni di persone, tra cui 2,7 milioni di sfollati interni, necessitano di assistenza,

D.

considerando che l’espulsione delle agenzie umanitarie potrebbe portare a un incremento della mortalità e della morbilità a causa dell’interruzione dei servizi di assistenza sanitaria e di epidemie di malattie infettive come dissenteria e malattie respiratorie; che tale espulsione potrebbe altresì comportare una diminuzione della copertura vaccinale e un aumento della mortalità infantile a causa dell’impossibilità di accedere a un’alimentazione terapeutica e a servizi di nutrizione,

E.

considerando che le ONG sono state espulse in un momento in cui i loro servizi sono di vitale necessità, in particolare alla luce dell’epidemia di meningite che sta colpendo il Darfur occidentale; che, a seguito dell’espulsione, i malati avranno un accesso estremamente limitato, se non inesistente, alle cure mediche,

F.

considerando che la dottrina dell’ONU denominata «Responsabilità di proteggere» prevede che, nel caso in cui le autorità nazionali siano palesemente incapaci di proteggere la loro popolazione, spetta ad altri la responsabilità di fornire la protezione necessaria,

G.

considerando che il governo del Sudan, in quanto membro delle Nazioni Unite, è tenuto a cooperare con la CPI in virtù della risoluzione S/RES/1593 (2005), adottata dal Consiglio di sicurezza in base ai suoi poteri a norma del capitolo 7,

H.

profondamente indignato per il fatto che, dopo l’emissione del mandato di arresto, il governo del Sudan ha ripetutamente rifiutato di cooperare con la CPI e ha anzi moltiplicato gli atti di sfida nei confronti della Corte e della comunità internazionale,

1.

condanna fermamente l’espulsione di 13 agenzie di aiuto umanitario da Khartum in reazione al mandato di arresto internazionale emesso dalla CPI contro il presidente al-Bashir il 4 marzo 2009;

2.

chiede la liberazione immediata e senza condizioni di tutti gli operatori umanitari della sezione belga di Medici senza frontiere (MSF) che sono stati rapiti l’11 marzo 2009 nei loro uffici di MSF-Belgio a Saraf Umra, 200 km a ovest di El-Facher, capitale del Darfur del Nord;

3.

esprime profonda preoccupazione per l’impatto immediato di tali espulsioni sulla fornitura di aiuti umanitari vitali per centinaia di migliaia di persone;

4.

esige che il governo del Sudan annulli con effetto immediato la sua decisione di espellere le 13 agenzie di aiuto umanitario e consenta a queste ultime di proseguire le loro attività, essenziali per la sopravvivenza delle popolazioni vulnerabili del Darfur; invita il Consiglio e la Commissione a intensificare gli sforzi nei confronti dell’Unione africana, della Lega degli Stati Arabi e della Cina perché convincano il governo sudanese a procedere in tal senso;

5.

esorta il governo del Sudan sia ad adottare misure concrete per garantire che i difensori dei diritti umani in Sudan non siano perseguitati qualora esprimano il proprio sostegno alla decisione della CPI sia ad astenersi da qualunque molestia o intimidazione nei loro confronti;

6.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Sudan, al governo del Sudan, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell’Unione europea e ai membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, alle istituzioni dell’Unione Africana, alle istituzioni della Lega degli Stati Arabi e al procuratore della Corte penale internazionale.


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