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Document 52006AR0053

Parere del Comitato delle regioni in merito alla risoluzione del Parlamento europeo sulla protezione delle minoranze e le politiche contro la discriminazione nell'Europa allargata

GU C 229 del 22.9.2006, p. 57–66 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

22.9.2006   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 229/57


Parere del Comitato delle regioni in merito alla risoluzione del Parlamento europeo sulla protezione delle minoranze e le politiche contro la discriminazione nell'Europa allargata

(2006/C 229/09)

IL COMITATO DELLE REGIONI,

vista la decisione del Parlamento europeo dell'8 giugno 2005 di consultarlo sull'argomento, a norma dell'articolo 265, paragrafo 4, del Trattato che istituisce la Comunità europea,

vista la decisione del proprio Ufficio di presidenza dell'11 ottobre 2005 di incaricare la commissione Affari costituzionali e governance europea di elaborare un parere in materia,

vista la risoluzione del Parlamento europeo sulla protezione delle minoranze e le politiche contro la discriminazione nell'Europa allargata (T6-0228/2005),

visti l'articolo 6 del Trattato sull'Unione europea e l'articolo 13 del Trattato che istituisce la Comunità europea,

visto il Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, firmato il 29 ottobre 2004, e in particolare la Carta dei diritti fondamentali che ne costituisce la Parte II,

viste la direttiva 2000/43/CE che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica e la direttiva 2000/78/CE che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro,

visto il proprio parere in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioniUna strategia quadro per la non discriminazione e le pari opportunità per tutti COM(2005) 224 def. e alla Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'Anno europeo delle pari opportunità per tutti (2007)Verso una società giusta COM(2005) 225 def. — 2005/0107 (COD) (CdR 226/2005 fin),

vista la risoluzione del Parlamento europeo sull'omofobia in Europa (RSP/2005/2666),

visto il proprio parere in merito al Libro verde Uguaglianza e non discriminazione nell'Unione europea allargata COM(2004) 379 def. (CdR 241/2004) (1),

viste le raccomandazioni della rete UE di esperti indipendenti sui diritti fondamentali nel commento tematico n. 3: La protezione delle minoranze nell'Unione europea,

viste le relazioni dell'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia (EUMC) sulla situazione dei migranti, delle minoranze e, in particolare, dei Rom,

visto il progetto di parere (CdR 53 riv. 1/2006) adottato all'unanimità il 7 aprile 2006 dalla commissione Affari costituzionali, governance europea, spazio di libertà, sicurezza e giustizia (relatori: SOVIČ, sindaco di Maribor e SINNER, ministro di Stato e capo della Cancelleria dello Stato libero di Baviera),

considerando quanto segue:

1)

Il rispetto dei diritti fondamentali e della diversità culturale e linguistica è un punto di forza dell'Europa che deve essere salvaguardato in tutte le regioni dell'Unione europea e costituisce una priorità per il CdR.

2)

Tutte le forme di discriminazione basate sul sesso, l'origine razziale o etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale devono essere combattute con pari intensità, ricordando che tutti gli abitanti dell'Europa contribuiscono alla sua ricchezza.

3)

C'è una differenza tra la protezione delle minoranze e le politiche di non discriminazione; la parità di trattamento è un diritto fondamentale, non un privilegio, di tutti i cittadini.

4)

Ogni individuo ha il diritto di essere diverso e la tolleranza e il rispetto dovrebbero essere un atteggiamento di fondo della vita basato sulla reciprocità, non un favore concesso ad alcuni e negato ad altri.

5)

Gli enti locali e regionali hanno un ruolo importante da svolgere nel sostenere il diritto fondamentale alla libertà di riunione.

6)

Gli esponenti degli enti locali hanno una particolare responsabilità nel dare il buon esempio e nel promuovere le buone pratiche.

7)

Gli enti locali e regionali dispongono di notevoli competenze in questioni relative ai pubblici registri, all'istruzione, alla polizia, alla sanità, agli alloggi e all'assistenza sociale, essenziali per la salvaguardia dei diritti fondamentali.

8)

Il Comitato delle regioni ha avviato, in seguito alla richiesta del Parlamento europeo, una raccolta delle buone pratiche a livello locale e regionale e desidera apportare un valido contributo al miglioramento della protezione delle minoranze e all'attuazione delle politiche di non discriminazione,

ha adottato all'unanimità il seguente parere in data 15 giugno 2006, nel corso della 65a sessione plenaria.

Il Comitato delle regioni

1.   Osservazioni generali

1.1

accoglie favorevolmente la risoluzione del Parlamento europeo e condivide il giudizio ivi espresso secondo cui lo stato di attuazione delle politiche di non discriminazione da parte degli Stati membri è insoddisfacente; riconosce tuttavia che, seppur il livello di attuazione varia da uno Stato membro all'altro in quanto alcuni Stati sono più attivi di altri su questo fronte, l'UE, i suoi Stati membri e gli enti locali e regionali hanno già sviluppato una serie completa di buone pratiche;

1.2

conviene con il PE che le diverse autorità locali, regionali e nazionali degli Stati membri potrebbero coordinare meglio le misure per combattere tutte le forme di discriminazione basate sul sesso, l'origine razziale o etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale, compresi l'antisemitismo e gli attacchi contro le minoranze, in particolare i Rom;

1.3

riconosce che gli enti locali e regionali devono affrontare una duplice sfida: la prima derivante dalla responsabilità delle amministrazioni locali e regionali di combattere pratiche discriminatorie e rispettare il principio di uguaglianza nell'accesso ai diritti individuali, economici e sociali e la seconda derivante invece dalla loro responsabilità attiva per la promozione dei diritti fondamentali, compreso il rispetto dei diritti delle minoranze;

1.4

sottolinea che le politiche e le norme applicate dagli enti locali devono essere non discriminatorie, sulla carta e nei fatti, e promuovere l'integrazione sociale, economica e politica;

1.5

riconosce che la povertà, l'esclusione sociale e la ghettizzazione possono condurre all'estremismo e ritiene pertanto che politiche d'integrazione efficienti, ivi comprese misure in materia di istruzione e alloggi a livello regionale e locale, possano contribuire indirettamente a prevenire l'estremismo violento e che si debba riservare una particolare attenzione ai giovani che vivono nei ghetti urbani;

1.6

segnala che in diverse città, comuni e regioni, esistono azioni positive intese ad assicurare un più elevato livello di protezione per i membri delle minoranze, basate sul principio di una società multiculturale e sulla consapevolezza della ricchezza e della diversità dell'UE; propone pertanto, tenendo conto delle esperienze raccolte dai suoi membri, un primo catalogo non esaustivo delle migliori pratiche a livello locale e regionale, allegato al presente parere.

2.   Punti di vista e raccomandazioni

2.1   Promuovere la diversità e il dialogo interculturale — misure decentrate

2.1.1

ritiene che gli enti regionali e locali dovrebbero apportare un valore aggiunto alla lotta contro il razzismo, l'antisemitismo, l'islamofobia, la xenofobia, l'omofobia e gli attacchi contro i gruppi minoritari, in particolare i Rom e i cittadini di paesi terzi, incoraggiando la diversità a livello della base e dando concretezza al principio secondo cui la diversità è una ricchezza per la società;

2.1.2

propone che gli enti locali e regionali adottino misure adeguate e decentrate per aumentare il livello di protezione dei diritti delle minoranze e per affrontare il razzismo e la xenofobia nelle città e nelle regioni europee, quali:

la creazione di uffici regionali e locali per la non discriminazione incaricati di monitorare e registrare le segnalazioni provenienti da persone appartenenti a gruppi che subiscono discriminazioni,

la diffusione di informazioni di base sulla situazione delle minoranze e sulle politiche di non discriminazione ad un pubblico più ampio,

presentazioni pubbliche sulle buone pratiche da parte di rappresentanti ufficiali di città, comuni e regioni,

l'attivazione dei punti di contatto EuropeDirect per la promozione dei diritti delle minoranze e delle misure di non discriminazione,

l'organizzazione di eventi e feste intese a far incontrare diverse culture, tradizioni e gruppi linguistici che vivono nella stessa area geografica,

programmi di formazione per amministrazioni locali e regionali, insegnanti e giornalisti per promuovere la non discriminazione e la parità di trattamento per tutti i cittadini,

l'instaurazione di un contatto facile e diretto con i servizi amministrativi per i membri delle minoranze negli ambiti in cui rischiano di essere oggetto di discriminazioni;

2.1.3

condivide con il Parlamento la necessità di mettere in risalto la situazione dei Rom che merita un'attenzione particolare e ritiene che la comunità Rom necessiti di una protezione speciale, tenuto conto della sua dimensione e specificità;

2.1.4

crede che l'integrazione dei Rom sia una sfida importante per gli enti locali e regionali e invita le istituzioni dell'UE, i governi nazionali e gli enti locali e regionali a sviluppare un approccio comune integrato e decentrato per agevolare l'integrazione politica, sociale ed economica e al tempo stesso promuovere il rispetto della diversità e della tolleranza. A tale riguardo, propone le seguenti misure a livello locale e regionale:

lo sviluppo di strategie flessibili nel campo dell'istruzione per migliorare quanto possibile le opportunità di integrazione,

lo scambio delle migliori pratiche fra le città e le regioni dove vivono membri della comunità Rom,

il finanziamento di eventi culturali intesi a far conoscere il patrimonio culturale e le tradizioni dei Rom;

2.1.5

insiste sull'importanza di un dialogo fra i gruppi religiosi ed etnici a livello regionale e locale per evitare l'estremismo e la segregazione, dialogo che potrebbe portare ad una comprensione comune dell'uguaglianza e della diversità delle società europee;

2.1.6

condivide l'accento che il Parlamento pone sull'omofobia in Europa quale fonte di particolare preoccupazione, specie «considerando i recenti eventi preoccupanti verificatisi in vari Stati membri».

2.2   Utilizzare e promuovere norme e piani per la parità di trattamento

2.2.1

ritiene che per garantire il rispetto delle norme in materia di uguaglianza nella prestazione dei servizi, gli enti locali e regionali debbano prendere in considerazione la possibilità di stabilire per le loro politiche obiettivi e indicatori che aiutino a misurare i progressi compiuti nell'attuazione di tali politiche e desidera contribuire all'elaborazione di tali indicatori;

2.2.2

riconosce che le norme e i piani per la parità di trattamento utilizzati nel quadro di strategie per l'uguaglianza intercomunitaria e per l'uguaglianza senza distinzione di razza, genere, disabilità e orientamento sessuale mettono in evidenza l'importanza della parità di trattamento e di accesso ai servizi e all'occupazione degli enti locali e regionali quali strumenti per permettere a questi ultimi di integrare misure di lotta contro la discriminazione basata sul genere, la razza e la disabilità nelle politiche e nelle pratiche locali a tutti i livelli;

2.2.3

ritiene che gli enti locali e regionali dovrebbero prestare servizi locali di elevata qualità accessibili a tutti e rispondenti alle esigenze delle diverse zone e delle diverse comunità cittadine e creare un contesto favorevole alla coesione e alla sostenibilità comunitarie, ricorrendo alle pratiche migliori già identificate, quali:

l'assistenza giuridica sotto forma di consulenza sullo status giuridico della persona interessata,

il finanziamento di centri di ritrovo per la comunità locale,

la creazione di forum sull'integrazione con dibattiti pubblici per intensificare i contatti tra cittadini/residenti e nuovi arrivati,

l'introduzione di organi consultivi contro la discriminazione e di consulenti speciali incaricati dei casi di discriminazione razziale e di genere.

2.3   Accesso all'apprendimento linguistico, all'istruzione e al mercato di lavoro

2.3.1

precisa che l'istruzione è un mezzo fondamentale per integrare le minoranze nella vita sociale e politica dei paesi nei quali vivono e per insegnare la tolleranza e il rispetto per la diversità, e che gli enti locali e regionali svolgono un ruolo essenziale in questo campo;

2.3.2

invita gli Stati membri, in linea con la risoluzione del Parlamento europeo, a fare tutto il possibile per assicurare l'efficace integrazione dei figli dei rifugiati, dei richiedenti asilo e degli immigrati nei loro sistemi d'istruzione. Le autorità pubbliche dovrebbero anche contribuire a garantire che ai membri delle minoranze vengano offerte tutte le opportunità per acquisire le competenze linguistiche necessarie per un'integrazione riuscita;

2.3.3

sottolinea che acquisire competenze linguistiche sufficienti nella lingua ufficiale della comunità in cui le minoranze vivono aumenta le possibilità di integrarsi in modo efficace e sostiene che gli enti locali e regionali dovrebbero garantire, nel proprio ambito di competenza, programmi d'integrazione che prevedano, tra l'altro, corsi facoltativi gratuiti delle lingue ufficiali, anche nella scuola materna;

2.3.4

esprime preoccupazione per l'effetto scoraggiante dell'elevato tasso di disoccupazione giovanile e raccomanda di ricorrere a misure positive, in particolare per quanto riguarda l'accesso al mercato del lavoro per tutti i gruppi svantaggiati;

2.3.5

propone di attivare la rete dei suoi membri per richiedere:

tirocini nei comuni per le persone che appartengono a minoranze,

un sistema di borse di studio per i migliori studenti appartenenti a minoranze etniche o a qualsiasi altro gruppo svantaggiato,

programmi linguistici speciali per i figli degli immigrati;

2.3.6

prende nota delle buone pratiche esistenti a livello regionale e locale nel campo dell'istruzione e dell'accesso al mercato del lavoro quali:

l'ammissione dei bambini di qualsiasi nazionalità alle scuole pubbliche,

l'accesso gratuito all'apprendimento linguistico per tutti, garantito dai comuni,

la parità di accesso all'istruzione anche per i disabili, i cittadini non appartenenti all'UE e la popolazione più anziana, conformemente al principio dell'apprendimento permanente,

progetti educativi volti a combattere la discriminazione,

corsi offerti nella lingua del gruppo di minoranza,

uffici virtuali per la politica d'integrazione,

iniziative per combattere la discriminazione in campo occupazionale a livello di ufficio di collocamento locale, per esempio l'invio ai datori di lavoro di dati «anonimi» delle persone alla ricerca di un posto di lavoro in cui sono omessi i cognomi dei candidati.

2.4   Accesso agli alloggi sociali e ai servizi pubblici

2.4.1

invita gli Stati membri a creare una banca dati nazionale o orientamenti nazionali relativi alle buone pratiche destinati agli enti responsabili in materia di alloggi per la raccolta sistematica e rigorosa dei dati sugli alloggi per le minoranze etniche e gli immigrati;

2.4.2

invita gli enti locali e regionali a intensificare gli sforzi per garantire che vengano applicate misure non discriminatorie, e in particolare:

l'assegnazione di alloggi popolari a famiglie di qualsiasi nazionalità,

la prevenzione della segregazione in materia di alloggi e, se necessario, il ricorso alla discriminazione positiva,

l'istituzione di piani d'azione a livello locale e regionale per garantire parità di accesso agli alloggi;

2.4.3

sottolinea le migliori pratiche degli enti locali e regionali volte ad assicurare parità di accesso agli alloggi e ai servizi pubblici a tutti i cittadini, quali:

la fornitura di garanzie tecniche e giuridiche e di polizze assicurative per tutti i gruppi di popolazione,

l'assegnazione di alloggi popolari a immigrati e a cittadini di paesi terzi,

la creazione di organizzazioni di consulenza per migliorare l'accesso agli alloggi per i rifugiati e gli immigrati,

il lancio di programmi di affitto di alloggi senza scopo di lucro,

la partecipazione degli immigrati a forum pubblici in cui vengono discusse le politiche abitative,

la garanzia della parità d'accesso e della pari qualità dei servizi pubblici per ogni membro delle comunità locali.

2.5   Accesso attivo alla vita politica e civile

2.5.1

sostiene fermamente la partecipazione di membri di gruppi minoritari alla vita politica a tutti i livelli di governo (locale, regionale, nazionale ed europeo) e, in particolare, un loro maggiore coinvolgimento nella politica locale. A tal fine, le strutture e le procedure decisionali degli enti locali e regionali potrebbero essere rese più trasparenti e accessibili in modo da incoraggiare la partecipazione delle minoranze e la piena libertà di associazione e di espressione;

2.5.2

invita gli enti locali e regionali a incoraggiare i rappresentanti dei diversi gruppi etnici di immigrati a svolgere un ruolo più responsabile nella società degli Stati membri e presso i loro enti regionali e locali;

2.5.3

plaude alle iniziative intraprese in una serie di città e regioni che hanno introdotto misure specifiche per promuovere l'esercizio di diritti politici, quali:

la creazione di organi consultivi,

la presenza di uno o più rappresentanti delle minoranze nei consigli comunali,

la piena partecipazione dei membri delle minoranze alle elezioni locali e comunali,

la creazione di luoghi di ritrovo a livello comunale per agevolare l'incontro fra cittadini/residenti e immigrati o persone appartenenti a altri gruppi svantaggiati;

2.5.4

invita ad attuare misure concrete, fra cui la creazione di condizioni che consentano alle istituzioni rappresentative dei membri di minoranze nazionali di partecipare effettivamente allo sviluppo e all'attuazione di politiche e di programmi in materia di istruzione e di integrazione professionale delle minoranze;

2.5.5

sottolinea la responsabilità dei media locali e regionali nella promozione della tolleranza e del rispetto per la diversità e il loro ruolo nel garantire un'efficace comunicazione e nell'incentivare una partecipazione più attiva dei membri delle minoranze alla vita politica e civile locale.

2.6   Promuovere la raccolta di dati a livello regionale e locale

2.6.1

considera che la raccolta di dati disaggregati per origine etnica sia essenziale per valutare l'attuazione delle politiche di non discriminazione;

2.6.2

ribadisce l'appello rivolto alla Commissione affinché pubblichi un vademecum delle buone pratiche di non discriminazione destinato agli enti locali e regionali in qualità di datori di lavoro, fornitori e appaltatori di beni e di servizi e responsabili in prima linea della coesione comunitaria e della non discriminazione; tale vademecum dovrebbe includere il dovere degli enti locali di sostenere i diritti fondamentali, compresa la libertà di riunione, e la loro particolare responsabilità di dare il buon esempio nel combattere le espressioni di odio e le affermazioni suscettibili di produrre l'effetto di legittimare, diffondere o promuovere l'odio razziale, la xenofobia, l'antisemitismo, l'omofobia o altre forme di discriminazione e di odio basate sull'intolleranza. In tale contesto offre alla Commissione il proprio appoggio nel raccogliere dati a livello regionale e locale;

2.6.3

ritiene che sia importante migliorare la raccolta, il monitoraggio e la valutazione dei dati per sviluppare efficaci politiche per promuovere l'uguaglianza e affrontare tutte le forme di discriminazione e ribadisce che gli enti locali e regionali devono essere coinvolti, a fianco della Commissione, nell'elaborazione di dati quantitativi comparabili per individuare e mettere in evidenza la portata delle disuguaglianze esistenti.

3.   Osservazioni conclusive

3.1

sottolinea l'importanza di migliorare la cooperazione interistituzionale fra le istituzioni dell'UE, il Consiglio d'Europa, l'ONU e l'OCSE per l'efficace protezione delle minoranze e sottolinea il ruolo delle ONG e delle associazioni nazionali, transnazionali ed europee di enti regionali e locali in questo processo;

3.2

desidera che la dimensione regionale venga maggiormente presa in considerazione nelle relazioni dell'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia (EUMC) e della rete UE di esperti indipendenti sui diritti fondamentali;

3.3

ritiene che l'UE potrebbe completare le attività degli Stati membri a livello locale, regionale e nazionale assegnando adeguati stanziamenti, e che gli Stati membri potrebbero delegare parte dei loro poteri decisionali sui fondi strutturali agli enti locali e regionali, nello spirito della politica di decentramento condotta dall'UE;

3.4

richiede un adeguato finanziamento delle attività a livello locale e regionale intese a combattere la discriminazione e a garantire che siano protetti i diritti di tutti i cittadini.

Bruxelles, 15 giugno 2006

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Michel DELEBARRE


(1)  GU C 71 del 22.3.2005, pag. 62.


ALLEGATO

LA PROTEZIONE DELLE MINORANZE A LIVELLO REGIONALE E LOCALE: LE BUONE PRATICHE (1)

Molte delle buone pratiche regionali e locali volte a migliorare la situazione delle minoranze e a promuovere le politiche di non discriminazione sono emerse da un'indagine condotta fra i membri del CdR e gli enti, le organizzazioni e le associazioni locali e regionali. Il CdR desidera ampliare questo elenco per ora limitato e utilizzarlo nelle iniziative UE per la promozione della parità di trattamento per tutti.

1.   Promuovere la diversità e il dialogo interculturale

In Germania, il Forum bavarese ha sviluppato una serie di attività all'insegna del motto «L'integrazione nel dialogo» (ovvero dibattiti pubblici). Lo scopo di queste attività è intensificare i contatti tra i cittadini originari della zona e gli stranieri ed evitare la creazione di ghetti culturali e linguistici, le cosiddette «società parallele».

In Francia, nella città di Corps-Nuds, i nuovi arrivati sono riconosciuti come parte integrante della comunità e incoraggiati a partecipare a tutte le attività sociali locali. Inoltre, i bambini di qualsiasi nazionalità sono ammessi alle scuole pubbliche. L'accesso all'istruzione pubblica è garantito anche ai disabili e agli adulti in cerca di lavoro, in linea con il principio dell'apprendimento permanente.

A Brema (Germania) sono sorte parecchie iniziative legate alla politica di integrazione. Tutte quante promuovono il dialogo interculturale e interreligioso per affrontare il problema della xenofobia e contrastare le tendenze alla radicalizzazione e alla segregazione.

«La notte dei giovani»: questa manifestazione ha luogo ogni anno nel municipio di Brema in memoria delle vittime del nazismo. Lo scopo di tutte le edizioni della «notte dei giovani» consiste nel volgere lo sguardo al passato impegnandosi nel contempo per un presente più umano. All'iniziativa partecipano circa 3 000 persone di cui tre quarti sono giovani. Ogni anno l'evento è dedicato ad un tema specifico. Per una delle ultime edizioni è stato scelto il tema dell'«Incontro con Sinti e Rom». Accanto a testimonianze personali, esposizioni e forum di discussione, vengono organizzate anche rappresentazioni teatrali, eventi sportivi e concerti di ogni genere di musica, dalla classica all'hip hop, per tutti i gusti e tutte le età.

«La pianta della città con l'indicazione dei diversi luoghi di culto». Uno dei progetti della «notte dei giovani» è oramai divenuto un'iniziativa a se stante: la pianta della città con l'indicazione dei diversi luoghi di culto dei giovani per i giovani. Il progetto è stato creato da giovani di Brema di diverse religioni per favorire uno scambio fra le diverse religioni e una migliore comprensione della propria fede. Offre ai giovani di tutti i gruppi religiosi di Brema un forum e l'opportunità di conoscersi meglio, di avere uno scambio e di festeggiare il fatto di essere insieme. I giovani hanno un portale Internet interattivo con una pianta della città sulla quale sono indicate, quartiere per quartiere, tutte le chiese, le moschee e gli altri luoghi di culto e di ritrovo della città. Su Internet vi è un forum di discussione nel quale i giovani possono veramente dibattere insieme di Dio e del mondo. Questa iniziativa ha dimostrato che fra i giovani è presente il desiderio di un dialogo interreligioso, che il corso di religione a scuola, impartito per confessione religiosa non riesce a soddisfare a sufficienza. I giovani vogliono conoscere la fede e la vita dei giovani di altre religioni e praticare un dialogo «da pari a pari» senza gerarchie o autorità.

«La settimana dell'Islam di Brema». A Brema viene dedicata una particolare attenzione all'integrazione dei concittadini mussulmani. Durante la settimana dell'Islam ai mussulmani viene data la possibilità di presentare pubblicamente la loro fede e la loro cultura. Nel corso della settimana ognuno può imparare a conoscere l'Islam praticato e vissuto a Brema: una serie di conferenze, dibattiti ed esposizioni è occasione di informazione, dialogo e incontro informale. Non si tratta di parlare dei mussulmani, ma di parlare con i mussulmani. In tale occasione uno spirito critico è non solo permesso, ma auspicato.

Ricevimento al municipio di Brema in occasione della fine del Ramadan. Al termine del periodo di digiuno del Ramadan il senato della città anseatica di Brema invita i concittadini mussulmani della città ad un ricevimento in municipio per festeggiare la fine del Ramadan con i fedeli di altre confessioni religiose. L'invito, accolto sempre con piacere dai mussulmani, indica che i mussulmani, il loro bagaglio culturale e le loro convinzioni sono riconosciuti dalla città.

Il programma «Porto senza frontiere» (Portogallo) è una strategia per analizzare, riflettere sulla questione dell'immigrazione in città ed affrontarla. Il lavoro si svolge in collaborazione con 33 associazioni di immigrati che rappresentano le varie comunità di immigrati presenti a Porto. Le attività svolte nel quadro di tale programma perseguono una serie di obiettivi, mirano allo sviluppo sociale partecipativo e integrato di tutti gli attori, in modo da promuovere e mantenere la coesione sociale. Evidenziamo due di queste attività per la cadenza regolare con cui si svolgono e per il coinvolgimento delle associazioni di immigrati nella loro pianificazione, sviluppo e valutazione:

«Una storia da raccontare»: lo scopo dell'iniziativa è quello di individuare e raccogliere storie significative dal patrimonio culturale di queste comunità e di presentarle ad un pubblico più ampio nel corso di serate ricreative e rappresentazioni in prestigiosi luoghi della città.

«Incontro fra comunità»: i principali obiettivi dell'iniziativa consistono nell'aiutare a cementare le relazioni fra le diverse comunità e a celebrare e promuovere la diversità culturale della città di Porto. Si organizzano eventi socioculturali e informativi che coinvolgono i cittadini residenti sia locali che stranieri in esposizioni e nella vendita di prodotti gastronomici e culturali. Si tratta di una manifestazione annuale che si svolge in un edificio noto della città e che attira centinaia di visitatori.

In Vallonia (Belgio) il programma Inter-Nation è basato sull'interculturalità e l'acquisizione di una professionalità, per aiutare coloro che sono alla ricerca di un posto di lavoro, ma il cui profilo è ancora troppo spesso sottosfruttato sul mercato occupazionale. Si tratta in particolare di persone di origine straniera, i cui punti di forza interculturali possono essere valorizzati nelle professioni legate alla sfera internazionale. Allo stesso tempo Inter-Nation propone alle imprese delle risorse umane competenti pronte a sostenerle nelle loro attività.

La città di Monaco ha sviluppato il progetto «Attivi insieme a Neuperlach» che ha trasformato i giardini dei residenti in luoghi di attività a livello comunale per tedeschi ed immigrati che vivono nella stessa zona. Il progetto favorisce la comunicazione e l'integrazione fra le persone di diversa origine culturale, etnica e razziale.

Nei Paesi Bassi, la città di Amsterdam ha lanciato il progetto «La seconda guerra mondiale in prospettiva» volta a combattere la discriminazione e l'antisemitismo e ad aumentare la tolleranza e il rispetto.

2.   Utilizzare e promuovere norme e piani per l'uguaglianza di trattamento

In Spagna, la comunità di Madrid ha varato il Piano regionale di integrazione 2006-2008 elaborato con l'appoggio di tutti i settori sociali della comunità e con la partecipazione di oltre 100 rappresentanti ed esperti per garantire l'integrazione degli immigrati. È la prima volta che una comunità in Spagna destina oltre 4 400 milioni di EUR all'integrazione dei suoi immigrati. Ogni immigrato, indipendentemente dalla sua situazione amministrativa, ha accesso gratuito al sistema d'istruzione e al sistema sanitario della città di Madrid alle stesse condizioni degli altri madrileni. Sono stati creati anche dei Centri di attenzione sociale per gli immigrati (CASI) per rafforzare la rete di attenzione di base alla popolazione immigrata in situazione di particolare vulnerabilità e i Centri di partecipazione e integrazione degli immigrati (CEPIS) per promuovere, dinamizzare e rendere visibile la ricchezza culturale delle comunità degli immigrati.

La città di Vienna ha creato uffici virtuali per la politica d'integrazione. È stato inoltre istituito uno speciale dipartimento «Integrazione e diversità» incaricato di sviluppare politiche per la gestione della «diversità» e organizzare ed estendere i servizi di consulenza per i nuovi immigrati che si sono stabiliti in città. Questo ufficio coopera con le organizzazioni degli immigrati e promuove misure e progetti relativi all'integrazione, come ad es. misure per l'apprendimento linguistico.

In Italia, nella regione Emilia Romagna, sono stati introdotti organi consultivi antidiscriminazione e gli organismi locali hanno previsto consiglieri speciali con la facoltà di intervenire nei casi di discriminazione razziale e di genere.

3.   Accesso all'apprendimento linguistico, all'istruzione e al mercato del lavoro

In Francia, nell'area metropolitana di Rennes, vengono offerti diversi tipi di attività e di istruzione per garantire l'integrazione dei nuovi arrivati nella comunità locale. Vengono inoltre accantonati fondi per la creazione di centri di ritrovo.

La città di Vienna offre ai nuovi immigrati corsi di alfabetizzazione e corsi di lingua tedesca rivolti in particolare alle donne, con la possibilità di affidare i bambini ad un apposito servizio di custodia.

A Škocjan (Slovenia) è stata introdotta una politica d'integrazione mediante un programma volto a sensibilizzare i cittadini locali sul problema della xenofobia.

Per combattere la discriminazione in campo occupazionale, la prefettura francese della regione Rhône-Alpes ha incoraggiato l'ufficio locale di collocamento ad inviare ai datori di lavoro dati «anonimi» relativi alle persone in cerca di occupazione, in cui venivano omessi i cognomi dei candidati.

4.   Accesso agli alloggi e ai servizi pubblici

A Vienna, in Austria, i servizi pubblici della città sono ugualmente accessibili e offrono pari qualità a tutti i membri della comunità, senza distinzione di nazionalità, genere, razza e religione. Inoltre, i comuni hanno sostenuto e finanziato progetti che promuovono e sviluppano politiche pluralistiche. La città promuove la diversità culturale, linguistica e comunitaria e ogni membro della comunità può avvalersi di un'assistenza giuridica sotto forma di consulenza sul suo status giuridico.

Nella città di Barcellona i servizi pubblici sono accessibili ad ogni persona iscritta al comune, anche se non in possesso della residenza. Gli enti locali catalani cercano di adeguare i servizi locali esistenti ai bisogni e alle aspirazioni degli immigrati, in particolare mediante supporto tecnico all'accoglienza e all'insediamento degli stranieri, sostegno finanziario alle politiche sul tema «cittadinanza e diversità» e ai servizi d'informazione essenziali per prendere decisioni informate. Inoltre la Diputaciò de Barcelona ha istituito un programma e una rete locale su «Diversità e Cittadinanza».

In Francia, nel quadro della politica della casa della Comunità di centri abitati di cui fa parte la città di Corps-Nuds sono assegnati alloggi popolari, indipendentemente dalla nazionalità, alle distinte popolazioni, Rom compresi.

Il governo della Catalogna ha creato la Red de Bolsa de Vivienda Social allo scopo di migliorare l'accesso ad un alloggio decoroso da parte di tutti i gruppi sociali, fornire le garanzie tecniche e giuridiche, una polizza assicurativa e una garanzia per un massimo di sei mesi.

In Austria, la città di Salisburgo e le città di Krems e di Guntramsdorf assegnano gli alloggi popolari agli immigrati e ai cittadini di paesi terzi. L'organizzazione di consulenza Wohndrehscheibe, che lavora per migliorare l'accesso agli alloggi da parte dei rifugiati e degli immigrati, è stata selezionata nel 2004 fra le 107 «migliori pratiche» dal Dubai International Award che premia le migliori pratiche per il miglioramento dell'ambiente di vita in tutto il mondo.

Nella Repubblica ceca, il programma per la costruzione di alloggi «sovvenzionati» prevede che i comuni sovvenzionino la costruzione di nuove case e forniscano i relativi servizi sociali, aiutando così i gruppi a rischio di esclusione sociale.

In Spagna, la Comunità di Madrid sviluppa dal 1994 un programma specifico di intermediazione nel settore degli alloggi che aiuta la popolazione immigrata a trovare un'abitazione nella regione. Agevola l'accesso degli immigrati ad un'abitazione decorosa e stabilisce molteplici sistemi di mediazione e garanzia per individuare alloggi del mercato immobiliare e offrirli alla popolazione immigrata. Il programma comprende anche formule di accesso all'alloggio in regime condiviso e facilita la formazione di gruppi di convivenza che possono accedere all'alloggio in regime di locazione o di coproprietà.

In Slovenia, il «Programma per promuovere la locazione di alloggi senza scopo di lucro nei comuni per il 2005» invita i comuni a costruire e ristrutturare alloggi da affittare senza scopo di lucro.

Nella città di Gand, una dichiarazione non discriminatoria sugli alloggi è stata firmata da partner pubblici e privati per eliminare e prevenire ogni tipo di discriminazione nel settore abitativo.

Nella città di Verona, la cooperativa «La casa per gli extracomunitari» offre alloggi agli immigrati e assicura la loro partecipazione ai dibattiti pubblici in cui vengono discusse le politiche abitative.

5.   Accesso attivo alla vita politica e civile

In Italia, la città di Torino ha aperto le elezioni comunali a tutti gli stranieri regolarmente soggiornanti e residenti nella città da almeno 6 anni.

In Danimarca, in base alla Legge danese per l'integrazione, i comuni hanno la possibilità di istituire delle consulte per l'integrazione incaricate di redigere relazioni consultive sulle iniziative e sui risultati raggiunti in materia di integrazione nel comune in generale o/e sui programmi introduttivi offerti dal comune. Le consulte per l'integrazione sono composte di almeno 7 membri che risiedono nel comune e sono nominati dal consiglio comunale (kommunalbestyrelse). I membri vengono scelti fra i membri delle associazioni locali di immigrati o rifugiati. Vengono inoltre nominati membri provenienti dai consigli scolastici e da altre associazioni locali. Creare delle consulte per l'integrazione viene visto come un primo passo per l'integrazione degli immigrati e dei rifugiati nel processo politico. Le esperienze maturate indicano che molti membri immigrati o rifugiati delle consulte per l'integrazione vengono successivamente coinvolti nel processo politico in senso più stretto, come per es. nel consiglio comunale. Circa 60 comuni danesi hanno scelto di creare questo tipo di consulte.

La commissione municipale per le comunità a Porto (Portogallo) è un organo consultivo che fa capo al Consiglio comunale. Il suo ruolo consiste nel fornire una piattaforma interattiva per l'informazione e il dibattito fra le comunità straniere che vivono a Porto e fra di esse e la comunità locale. Mediante questi incontri, l'ente locale apprende le opinioni di queste associazioni su possibili progetti che sta prendendo in considerazione per facilitare l'integrazione delle comunità interessate. I partecipanti discutono anche di alcuni dei principali ostacoli che le associazioni affrontano nel realizzare i loro progetti. Le associazioni che rappresentano le comunità straniere di Porto hanno dimostrato un forte interesse per questa commissione municipale fin dall'inizio. Vi sono attualmente rappresentate 13 associazioni; si può pertanto affermare che l'ente locale sta lavorando attivamente con una parte piuttosto rappresentativa della comunità straniera a Porto. Questa commissione ha anche suscitato un notevole interesse istituzionale: l'alto commissario per l'integrazione e le minoranze etniche vi partecipa in veste di osservatore. Vi è pertanto una solida base dalla quale partire per i lavori futuri. Questo organo consultivo costituisce una parte essenziale della politica della città di Porto di avvicinamento ai cittadini e indica la priorità che la città riserva alla promozione della cittadinanza attiva e della democrazia partecipativa. Il suo scopo è quello di rendere questa commissione la più rappresentativa possibile delle diverse comunità straniere che vivono nella città. Altre associazioni sono invitate ad aderirvi e possono farlo inviando una richiesta al presidente del Consiglio comunale.

In Spagna, il governo del Principato delle Asturie garantisce che le prestazioni sociali siano a disposizione di tutti gli individui che vivono nel suo territorio, fornisce l'appoggio tecnico ed economico per lo sviluppo di risorse umane e ha introdotto misure preventive per agevolare la partecipazione sociale di diversi gruppi che sono o possono essere oggetto di discriminazione. È stato elaborato un piano per l'inclusione sociale che prevede misure specifiche per promuovere l'integrazione sociale delle minoranze nei settori degli alloggi, dell'istruzione, della salute e dei servizi sociali.

In Italia, alcuni rappresentanti di minoranze siedono nel consiglio comunale di Firenze, per es. il leader della comunità senegalese toscana.

In Germania, per favorire l'integrazione, è stato introdotto a Berlino un sistema di regolare monitoraggio della situazione delle minoranze.

6.   La protezione della minoranza Rom

Belgio

In Belgio, il decreto del Consiglio fiammingo sulle pari opportunità nel settore dell'istruzione assegna fondi supplementari a determinate scuole in funzione del numero di studenti appartenenti a gruppi svantaggiati, compresi i Rom.

Nel 1997, il governo fiammingo ha creato una Commissione fiamminga per il nomadismo incaricata di formulare proposte concrete per risolvere i problemi relativi agli alloggi e allo sviluppo di strutture per le popolazioni nomadi.

Nelle Fiandre, conformemente al decreto sulla politica fiamminga verso le minoranze etniche e culturali, sono stati creati cinque uffici per i nomadi presso i centri di integrazione regionale con il compito di valutare e attuare la politica per le minoranze. In Vallonia nel 2001 è stato creato un centro per la mediazione con i nomadi della regione vallona per supervisionare tutti i progetti che li riguardano e svolgere funzioni di mediazione fra nomadi e pubbliche autorità.

Repubblica ceca

Nella Repubblica ceca sono previsti coordinatori Rom sia a livello regionale che nella capitale, e a livello locale i Rom sono considerati una minoranza nazionale.

Nella Repubblica ceca, nel 2004 l'ONG «Coesistenza reciproca» e le forze dell'ordine della regione di Ostrava hanno organizzato un campo estivo per bambini Rom allo scopo di migliorare la comunicazione e la collaborazione tra polizia e Rom.

Francia

In Francia, in alcune scuole c'è un insegnante di sostegno, che facilita l'integrazione dei bambini Rom. Alcuni autobus scolastici sono stati destinati al trasporto degli studenti Rom, di cui viene monitorata l'effettiva partecipazione alle lezioni.

Germania

In Germania, il Consiglio centrale dei Sinti e dei Rom tedeschi è un'organizzazione che raccoglie 9 associazioni a livello di Länder e parecchie associazioni regionali e locali e rappresenta e difende gli interessi dei consigli di comunità.

Grecia

La città di Patros (Grecia) ha adottato importanti misure per proteggere la minoranza rom, quali l'introduzione di visite mediche periodiche e vaccinazioni, la creazione di programmi che facilitano l'accesso dei Rom locali al mercato del lavoro, l'elaborazione di una politica degli alloggi attiva che comprenda un sostegno pubblico per gli affitti.

Ungheria

In Ungheria, il governo locale e il governo autonomo di minoranza di Ozd hanno lanciato un programma per risanare una zona di estremo degrado ed esclusione sociale.

Slovenia

La costituzione della Repubblica slovena garantisce alle minoranze la possibilità di utilizzare la loro lingua quale lingua ufficiale nelle regioni dove abitano. Si tratta delle minoranze ungherese e italiana che dispongono tra l'altro entrambe di un rappresentante in Parlamento.

Mediante l'Ufficio per le minoranze nazionali, il governo sta approntando misure giuridiche riguardanti lo status speciale, i diritti e la protezione speciali per la comunità Rom che vive nel paese. È probabilmente il primo Stato in Europa a farlo. Conformemente alla legge sull'autonomia locale e a quella sulle elezioni locali, i Rom nella Repubblica slovena, in occasione delle ultime votazioni, hanno potuto eleggere dei consiglieri che li rappresentano nei consigli comunali delle aree in cui vivono Rom autoctoni. Nel quadro del programma di misure di assistenza ai Rom elaborato dal governo, il comune di Rogasovci realizzerà un programma di iniziative pubbliche «sui ROM per i Rom» che comprenderà il finanziamento pubblico di progetti intesi a risolvere i problemi di infrastrutture di pubblico interesse, questioni educative, sociali e culturali e a fornire assistenza giuridica ai Rom.

In Slovenia, l'Istituto di ricerca per l'istruzione, con sede a Lubiana, ha lanciato il progetto per l'integrazione dei bambini Rom nel sistema scolastico tradizionale in Slovenia. L'obiettivo del progetto è migliorare le prospettive di istruzione dei bambini Rom nelle scuole materne e primarie della regione Dolenjska.

Spagna

In Spagna, il programma Prolloguer, avviato dal governo della Catalogna, è destinato a sostenere i Rom e altri gruppi che subiscono discriminazioni. La logica del programma è alquanto semplice: si acquistano e ristrutturano appartamenti vuoti per affittarli agli immigrati e ai gruppi sociali svantaggiati.

Nella Comunità di Madrid esiste dal 1999 il progetto «APOI» di intervento sociale a favore delle minoranze etniche dell'Europa dell'Est. Il percorso di inserimento prevede tre fasi di intervento: fase di accoglienza, fase di insediamento, ricerca attiva di occupazione e alloggio, e fase di monitoraggio. L'intervento avviene a quattro livelli: individuale, familiare, di gruppo e comunitario. La metodologia è attiva e partecipativa, coinvolge i beneficiari nel processo di inserimento e le problematiche individuate sono affrontate con un approccio personalizzato e in un'ottica globale.

Il consiglio comunale di Barcellona ha creato il consiglio comunale della Comunità gitana a Barcellona, un organo consultivo con lo scopo di migliorare il benessere e la qualità di vita dei Rom che vivono in città.

Regno Unito

Nel Regno Unito, è stato realizzato un progetto sui risultati scolastici della popolazione gitana/nomade «Gypsy/Traveller Achievement» allo scopo di coinvolgere i genitori, intervistare i bambini e modificare o adeguare i programmi scolastici per aumentare il coinvolgimento degli studenti rom. La maggioranza degli enti locali dispone di un servizio specifico destinato ad incoraggiare l'istruzione dei rom. In particolare, una scuola ha lanciato un programma flessibile di alfabetizzazione e matematica al di fuori dalle aule scolastiche e di attività all'aperto e un ente locale ha approntato dei sussidi per agevolare il passaggio dalla scuola elementare alla scuola secondaria.


(1)  Fonti: informazioni raccolte dai membri del CdR; «Commento tematico n. 3: La protezione delle minoranze nell'Unione europea» della rete dell'UE di esperti indipendenti sui diritti fondamentali (2005); e la relazione annuale dell'Osservatorio dei fenomeni di razzismo e xenofobia (EUMC), parte II «Razzismo e xenofobia negli Stati membri dell'UE: tendenze, sviluppi e buona prassi» (2005).


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