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Document 52006AE0731

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso dei perfluorottano sulfonati (modifica della direttiva 76/769/CEE del Consiglio) COM(2005) 618 def. — 2005/0244 (COD)

GU C 195 del 18.8.2006, p. 10–13 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

18.8.2006   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 195/10


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso dei perfluorottano sulfonati (modifica della direttiva 76/769/CEE del Consiglio)

COM(2005) 618 def. — 2005/0244 (COD)

(2006/C 195/03)

Il Consiglio, in data 17 gennaio 2006, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 95 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla proposta di cui sopra.

La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 25 aprile 2006, sulla base del progetto predisposto dal relatore SEARS.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 17 maggio 2006, nel corso della 427a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 126 voti favorevoli e 2 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

La proposta in esame prende spunto dal fatto che il principale produttore di perfluorottano sulfonati (PFOS) ha annunciato che avrebbe smesso di produrre e commercializzare beni di consumo contenenti queste sostanze. Ha deciso in questo senso dopo aver accertato i rischi potenziali che esse presentano per la salute umana e per l'ambiente. Nel frattempo questi rischi sono stati quantificati e la bontà della sua decisione, per quanto riguarda l'uso finale in oggetto, è stata confermata. Ora che i rischi più gravi sono stati neutralizzati, occorre agire per evitare che il problema si ripeta. Al tempo stesso, vanno salvaguardate le esigenze degli utilizzatori di altri settori finché non disporranno anche loro di materiali o procedimenti alternativi e/o di valutazioni d'impatto complete.

1.2

Il Comitato accoglie la proposta della Commissione con favore, soprattutto perché introduce restrizioni all'immissione sul mercato e all'uso delle sostanze di tipo PFOS, perché prevede deroghe nel caso degli usi finali residui specificati e perché segnala la necessità di proseguire l'attività di ricerca.

1.3

Il Comitato osserva che gli usi finali ai quali si dovrà applicare una deroga presentano notevoli differenze in termini di quantità utilizzate, probabilità e misura dell'esposizione umana o ambientale e tempo necessario per identificare, sviluppare e rendere accettabili idonei materiali o procedimenti più sicuri. È quindi convinto che la Commissione dovrebbe sottoporli a riesame caso per caso, basandosi sulla consulenza fornita dal comitato scientifico dei rischi sanitari e ambientali (SCHER). I fattori che incidono su questo riesame sono illustrati nelle osservazioni specifiche. La tempistica di qualsiasi valutazione di rischio o d'impatto dovrebbe essere coerente con la crescente domanda di valutazioni di rischio indotta dalla direttiva REACH per quanto riguarda le sostanze chimiche. È essenziale che la Commissione mantenga una quantità di risorse interne sufficiente a consentirle di soddisfare questi obblighi in modo tempestivo e informato.

1.4

Il Comitato rileva che il modo di procedere descritto, che rappresenta una reazione a un inatteso cambiamento di circostanze esterne, è altra cosa rispetto al normale processo di gestione dei rischi, nel quale le misure da adottare sono decise in seguito a una valutazione, da parte delle autorità nazionali competenti, dei rischi derivanti da determinate sostanze prioritarie previamente identificate. Nell'ambito del sistema REACH, tuttavia, è probabile che questo approccio sarà riprodotto più spesso, cosa che rientra proprio tra le sue finalità specifiche. Un esito proporzionato, accettabile ed efficace nel settore dei PFOS dovrebbe rappresentare un modello da seguire per la futura applicazione del sistema REACH.

2.   Sintesi della proposta della Commissione

2.1

La proposta della Commissione si basa su due rapporti di valutazione dei rischi: il primo è stato ultimato dall'OCSE nel novembre 2002 mentre il secondo, britannico, è stato pubblicato nel luglio 2005. Questi e altri studi, condotti principalmente negli Stati Uniti, hanno preso lo spunto dal fatto che, il 16 maggio 2000, l'azienda 3M ha annunciato la sua decisione di ritirare volontariamente le sostanze di tipo PFOS dalla loro principale destinazione di utilizzo: rendere resistenti ai grassi, oliorepellenti e idrorepellenti materiali quali i tessuti, i tappeti, la carta e, in generale, i rivestimenti.

2.2

La Commissione ha accolto il parere che lo SCHER ha formulato in merito il 18 marzo 2005: benché la metodologia disponibile per testare queste sostanze sia limitata, i dati finora ottenuti indicano che i PFOS presentano un carattere altamente persistente e un'elevata tendenza al bioaccumulo e che sono potenzialmente tossici e dimostrano l'opportunità di misure di riduzione del rischio volte a impedire che si ritorni a un loro uso generalizzato.

2.3

La Commissione e lo SCHER, inoltre, concordano sul fatto che vi siano specifici settori di impiego a basso volume in cui non è ancora disponibile un efficace prodotto o procedimento sostitutivo. Poiché sembra che continuare ad usare i PFOS in questi settori di impiego non comporti rischi supplementari per la salute umana e l'ambiente, sarebbe opportuno che fossero esclusi dalla restrizione generale dell'uso e dell'immissione sul mercato. Gli usi finali ai quali si dovrà applicare una deroga sono elencati e discussi nella proposta.

2.4

È necessario proseguire il progetto in corso nell'ambito del programma quadro di ricerca (Perforce), in modo da ottenere nuovi dati sulle esposizioni, sulle fonti, sui percorsi e sui parametri fisicochimici dei PFOS.

2.5

La proposta in esame è volta a garantire un livello di protezione elevato della salute e dell'ambiente e, allo stesso tempo, a preservare il mercato interno dei prodotti in oggetto. Secondo la Commissione la sua applicazione comporterà un costo minimo per i settori interessati. Nell'ambito della sua preparazione si sono svolte ampie consultazioni.

3.   Osservazioni generali

3.1

Dal loro sviluppo alla fine degli anni '40, le sostanze chimiche fluorurate sono state usate in quantità sempre maggiore per creare liquidi inerti a bassa tensione superficiale (quindi molto spalmabili) o superfici solide con particolari proprietà (in genere antiaderenti). I prodotti di tipo PFOS, che sono un loro sottogruppo, sono stati sviluppati da aziende come la 3M per conferire ai materiali resistenza ai grassi, oliorepellenza e idrorepellenza in un'ampia gamma di applicazioni industriali e beni di consumo. Nel 2000 ne venivano prodotte e immesse sul mercato circa 4 500 tonnellate all'anno su scala mondiale in prodotti come Scotchgard™, il trattamento per tessuti e tappeti della 3M. Dopo il ritiro delle sostanze di tipo PFOS questi prodotti sono stati riformulati con altre sostanze fluorurate che presentano proprietà tensioattive analoghe ma un impatto più ridotto sulla salute e sull'ambiente.

3.2

Come indica la loro denominazione, si tratta di prodotti nei quali, in catene carboniche a otto atomi («ottano»), tutti («per») gli atomi di idrogeno sono stati sostituiti da atomi di fluoro («fluoro») e da un gruppo solfonico (SO3 -, «sulfonato»), in modo da formare un'entità stabile a carica negativa («anione») in grado di formare a sua volta un sale cristallino idrosolubile insieme a metalli come il litio, il sodio o il potassio o ad altri gruppi a carica positiva («cationi») come l'NH4 + («ione ammonio»). La denominazione «PFOS», quindi non è riferita a un'unica «sostanza», bensì a componenti («frazioni» o «porzioni») di ciò che è definito una «sostanza» dalla normativa europea sulle «sostanze» e sui «preparati». Le sostanze di tipo PFOS si producono mediante un apposito processo chimico denominato «fluorazione elettrochimica».

3.3

Il fatto di combinare proprietà «organiche» (base carbonica, solubili in olio) e «inorganiche» (sali metallici, idrosolubili) fa delle sostanze di tipo PFOS agenti tensioattivi estremamente efficaci in una serie di applicazioni specializzate. Si tratta infatti di componenti che resistono all'ossidazione (sono inerti e incombustibili) e a qualsiasi altra forma di degradazione ambientale (sono stabili e quindi persistenti). Essendo solubili sia in olio che in acqua, i PFOS tendono a bioaccumularsi. La loro eventuale tossicità dipende dalla specie interessata e dalle condizioni di esposizione. Come rileva lo SCHER, le loro insolite proprietà fisiche e chimiche fanno sorgere la possibilità che la metodologia dei test di laboratorio risulti inaffidabile nel determinare i loro effetti nell'ambiente complessivo.

3.4

Mediante un processo noto come «telomerizzazione» si possono produrre polimeri a catena corta completamente fluorati, con proprietà tensioattive analoghe a quelle delle sostanze PFOS ma con un impatto minore o trascurabile sulla salute umana e sull'ambiente. I prodotti che ne risultano («telomeri»), però, esulano dall'ambito della proposta.

3.5

Secondo una stima effettuata dall'OCSE nel 2004 e citata dallo SCHER, nel 2000 l'utilizzo totale di sostanze PFOS nell'UE sarebbe stato pari a circa 500 tonnellate, il 98 % delle quali sarebbe stato usato per trattare tessuti, carta o rivestimenti. Allora le emissioni annue erano stimate a circa 174 tonnellate. Nel 2004, dopo una netta riduzione dell'utilizzo su scala mondiale, le emissioni annue nell'UE erano stimate — nel peggiore dei casi — a 10 tonnellate, di cui 9 erano ipotizzate nelle acque reflue non trattate dopo operazioni di placcatura. Secondo gli ultimi dati tedeschi, anche queste acque possono essere in gran parte trattate.

3.6

Lo SCHER, inoltre, rileva che solo negli ultimi anni le tecniche di analisi sono diventate abbastanza sofisticate da consentire di individuare e determinare in modo affidabile le concentrazioni di PFOS nei campioni ambientali. È quindi difficile ricostruire come siano variate per effetto della riduzione di cui sopra. Ciononostante, lo SCHER ha potuto concludere che le emissioni legate a un mantenimento degli impieghi per i quali è proposta una deroga inciderebbero sulla concentrazione di PFOS soprattutto a livello locale, e solo in misura irrisoria sulla concentrazione complessiva nell'ambiente. Più esattamente, lo SCHER ha concluso che l'opzione di continuare a impiegare i PFOS nei settori dell'aeronautica, dei semiconduttori e della fotografia comporterebbe rischi complessivi trascurabili per l'ambiente e la popolazione. L'impiego nel settore della placcatura, invece, è considerato dallo SCHER motivo di preoccupazione e andrebbe soggetto a restrizioni.

3.7

I rischi professionali necessitano una valutazione distinta in ognuno dei settori considerati. Nei casi dell'aeronautica, dei semiconduttori e della fotografia, però, viste le peculiarità e l'alto livello di protezione già esistente, è difficile vedere in che modo l'uso di sostanze PFOS possa comportare rischi aggiuntivi sul luogo di lavoro. L'impiego nel settore della cromatura, invece, è anche qui fonte di preoccupazione. Per quanto riguarda le schiume antincendio, prima di adottare qualsiasi decisione andranno valutati i rischi per la salute e per l'ambiente legati all'impiego di prodotti sostitutivi. Andranno inoltre concordati idonei metodi di smaltimento per gli stock esistenti e per gli effluenti degli incendi di grandi proporzioni.

3.8

Il Comitato sottoscrive quanto sopra e confida nell'inclusione degli interventi necessari nei programmi di lavoro della Commissione.

4.   Osservazioni specifiche

4.1

Il Comitato appoggia le due restrizioni all'uso di PFOS definite nella proposta, ovvero: (1) non possono essere immessi sul mercato o utilizzati come sostanza o componente di preparati in concentrazione pari o superiore allo 0,1 % della massa; (2) non possono essere immessi sul mercato in prodotti o parti dei medesimi in concentrazione pari o superiore allo 0,1 % della massa.

4.2

Il Comitato appoggia anche la deroga prevista nel paragrafo 3 dell'allegato alla proposta, secondo cui i paragrafi 1 e 2 non si applicherebbero ai sei casi specifici enunciati dalla Commissione e discussi di seguito.

4.2.1

Fotolitografia: è il processo con cui, in genere, si disegnano microcircuiti sui chip dei computer. I nuovi sviluppi nel campo della fabbricazione di semiconduttori rendono necessari speciali fluidi di processo che consentono di effettuare quest'operazione in modo estremamente affidabile e con grande densità e uniformità. L'industria dei semiconduttori considera le sostanze di tipo PFOS cruciali per il buon esito del processo, in quanto presentano proprietà elettrochimiche e tensioattive senza pari. Questi fluidi di processo, che non rimangono sui prodotti finiti, devono rispondere a rigorose specifiche tecniche e sono testati per ogni tecnologia in ogni stabilimento di ogni produttore. Poiché sono usati in ambienti di produzione tipo clean room, da cui viene eliminata qualsiasi forma di contaminazione, un'esposizione degli operatori sul luogo di lavoro non è possibile. Stando al bilancio di massa del settore per il 2002, la quantità totale annua di emissioni era inferiore a 45 kg. I tempi di sviluppo dei prodotti possono raggiungere anche dieci anni. Malgrado un'intensa attività di ricerca e sviluppo sul piano mondiale, per questi utilizzi residui non è ancora stato identificato un prodotto sostitutivo. La via più promettente per il ritiro delle sostanze di tipo PFOS potrebbe essere un nuovo metodo di fabbricazione dei chip, ancora da inventare. In mancanza della deroga prevista l'attività di fabbricazione non potrebbe più svolgersi nel territorio dell'UE, anche se potrebbe proseguire senza difficoltà altrove. Tutto sommato, in assenza di nuovi motivi di preoccupazione, il Comitato raccomanda di non prevedere una data di scadenza per la deroga in esame.

4.2.2

Rivestimenti fotografici: le sostanze di tipo PFOS sono prima acquistate sotto forma di soluzioni concentrate e poi notevolmente diluite, fino a presentare una serie di proprietà che sono essenziali sia per la salute e sicurezza sul luogo di lavoro che per il controllo globale delle prestazioni del prodotto in applicazioni specializzate per la riproduzione di immagini fotografiche. Tra le proprietà ricercate vi sono il controllo della carica elettrostatica, il controllo della frizione e dell'adesione, la repellenza allo sporco e altre proprietà tensioattive necessarie per la riproduzione di immagini ad alta prestazione. Le tecniche produttive in uso richiedono l'applicazione di ben 18 strati di immagini su una base di pellicola in rapido movimento, così da formare uno strato uniforme il cui spessore solitamente non supera 0,11 mm. I fluidi utilizzati non devono essere fotoattivi, ma devono permettere una spalmatura uniforme e una buona aderenza degli strati successivi. Le proprietà antistatiche sono essenziali per minimizzare i rischi di incendio o di esplosione e i conseguenti danni a carico dei lavoratori e degli impianti operativi. Negli ultimi anni l'utilizzo di sostanze di tipo PFOS si è ridotto di almeno il 60 % per effetto della loro sostituzione in impieghi meno critici e della generale contrazione dell'uso di pellicole, a beneficio dei supporti digitali, in un gran numero di beni di consumo e di applicazioni sanitarie e industriali. Le emissioni nell'ambiente legate agli utilizzi residui sono pari a meno di 8 kg all'anno. È probabile che la continua avanzata del digitale avrà per effetto ulteriori riduzioni delle quantità richieste per produrre pellicole, anche se si prevede una tenuta della domanda di carta fotografica, per esempio per stampare fotografie digitali. Malgrado un'intensa attività di ricerca, per questi pochi utilizzi residui non sono ancora stati identificati prodotti sostitutivi. Per completare il processo serviranno quindi nuovi procedimenti, ancora da inventare, che avranno bisogno di almeno dieci anni per le fasi di sviluppo, implementazione, sperimentazione e accreditamento. In mancanza della deroga prevista l'attività di fabbricazione non potrebbe più svolgersi nel territorio dell'UE, anche se potrebbe proseguire senza difficoltà altrove. Tutto sommato, in assenza di nuovi motivi di preoccupazione, il Comitato raccomanda di non prevedere una data di scadenza per la deroga in esame.

4.2.3

Agenti antivapori nella cromatura: le sostanze di tipo PFOS, in soluzione diluita, proteggono la salute e la sicurezza dei lavoratori impegnati nella cromatura di pezzi metallici o plastici, a fini decorativi e protettivi, nell'industria automobilistica o in altri settori trainati dalla domanda dei consumatori. Sono inoltre impiegate come riduttori della tensione superficiale e agenti bagnanti, soprattutto nell'incisione di materiali plastici. È noto che l'ambiente di lavoro degli addetti alla cromatura è sgradevole e potenzialmente pericoloso, specialmente in caso di procedimenti a base di Cr(VI), notoriamente cancerogeno. La soppressione dei vapori e la riduzione dell'esposizione umana sono quindi essenziali. La situazione può essere migliorata passando a procedimenti a base di Cr(III), che però non sono ancora pienamente disponibili. Finora solo i tensioattivi a base di PFOS si sono dimostrati stabili in entrambi i casi indifferentemente. Secondo i dati dello SCHER, nel 2000 l'utilizzo annuo in Europa si aggirava attorno alle 10 tonnellate. Le stime sul rilascio totale annuo nell'ambiente variano sensibilmente a seconda del procedimento usato e del grado di controllo applicato alle emissioni, al riciclo e all'incenerimento dei rifiuti. Secondo una stima dell'industria tedesca, basata sulle buone pratiche locali, estrapolando il dato per l'intera Europa si giungerebbe a una quantità totale di emissioni non superiore ai 500 kg all'anno. Nel caso in cui la tecnologia usata e i controlli applicati fossero meno validi, però, la quantità di emissioni prodotte potrebbe salire. Dato che la cromatura è il principale impiego residuo ancora consentito, che la tecnologia è in continua evoluzione e che, in una certa misura, sono già disponibili alternative, sembra opportuno che la deroga prevista sia provvista di scadenza e anche, come propone lo SCHER, che si effettuino al più presto analisi sull'esposizione professionale e valutazioni di lungo periodo del rischio per l'ambiente. Queste ultime andrebbero intraprese in collaborazione con il settore, in modo da assicurare che la produzione possa continuare sul territorio dell'UE. Nessuno ha interesse ad allontanare una delle fasi cruciali della produzione automobilistica se ciò comporta il palese rischio che anche le altre fasi di produzione prima o poi la seguiranno. Al tempo stesso, si dovrebbe evitare che un eventuale ritiro prematuro degli agenti antivapori di tipo PFOS accresca i rischi per la salute dei lavoratori. Il Comitato raccomanda pertanto di limitare la validità della deroga in esame a cinque anni e di sottoporla poi al riesame della Commissione e dello SCHER.

4.2.4

Fluidi idraulici per l'aviazione: sono i fluidi impiegati per azionare le superfici di comando e altri componenti degli aeromobili commerciali, militari e in genere. Sono usati, e devono continuare a funzionare giorno per giorno, secondo le massime norme operative possibili, per tutelare la sicurezza dell'aeromobile e dei passeggeri in condizioni di temperatura e pressione tra le più estreme. Si tratta di un settore globalizzato, nel quale i prodotti, i componenti e i sistemi sono sottoposti ad ampie verifiche e certificazioni da parte dei fabbricanti di aeromobili e degli organi competenti sul piano nazionale e internazionale. È normale che il ciclo di approvazione di una nuova formula possa richiedere anche venti anni. Le sostanze di tipo PFOS sono impiegate in piccole quantità (concentrazioni di circa 0,1 % della massa) per conferire resistenza all'erosione alle parti meccaniche, alle valvole, ai tubi e agli orifizi. Malgrado un'intensa attività di sperimentazione non sono stati individuati prodotti sostitutivi e, a tutt'oggi, non vi è neanche una possibile soluzione all'orizzonte. Le sostanze sono impiegate in sistemi chiusi in condizioni scrupolosamente controllate. Secondo una stima dello SCHER, il rilascio totale nel terreno e nelle acque non supera i 15 kg all'anno. Tutto sommato, in assenza di nuovi motivi di preoccupazione, il Comitato raccomanda di non prevedere una data di scadenza per la deroga in esame.

4.2.5

Schiume antincendio: i tensioattivi fluorati sono impiegati da anni nelle schiume antincendio che rispondono ad alte specifiche tecniche. Nelle schiume di nuova produzione, destinate a sostituire stock esauriti nell'estinzione non simulata di incendi o a rifornire nuovi complessi, aeroporti, raffinerie di greggio e impianti chimici, imbarcazioni marittime e aree di stoccaggio, le sostanze di tipo PFOS sono state in larga misura sostituite. L'impatto sulla salute e sull'ambiente di questi prodotti alternativi, però, non è stato ancora pienamente valutato. Tutti i prodotti di questo tipo devono essere venduti con la garanzia di poter essere usati per 15-20 anni, appunto perché la situazione ideale è che non debbano esserlo. Tuttora, quindi, esistono stock significativi di schiume contenenti PFOS e ora si pone il problema cruciale di come smaltirli. I tensioattivi sono destinati a permettere alle schiume a base di acqua di diffondersi rapidamente sulla superficie degli idrocarburi in fiamme invece di cadere sotto di loro, in modo tale da interrompere il rifornimento di ossigeno e prevenire la reignizione. Sia i tensioattivi che le schiume devono essere stabili in condizioni di utilizzo intense e resistenti all'ossidazione. Le norme di prestazione per le schiume in diversi scenari di incendio sono stabilite da organismi nazionali e internazionali. Degli stock con concentrazione pari al 3 % o al 6 % sono conservati in un deposito centrale per essere distribuiti e diluiti in loco in caso di incendio. Poiché il volume di prodotto richiesto può essere ingente, anche lo smaltimento degli effluenti dell'incendio può risultare molto problematico. Gli effluenti sono inevitabilmente contaminati dai prodotti bruciati, dai sottoprodotti della combustione incontrollata di carbonio a bassa temperatura (idrocarburi poliaromatici PAH e diossine) e dai componenti delle schiume. Per esempio, l'incendio scoppiato ultimamente in un deposito di stoccaggio di Buncefield, nel Regno Unito, ha lasciato un residuo di 20 milioni di litri di rifiuti contaminati. L'unica modalità di smaltimento che offra garanzie è l'incenerimento ad alta temperatura, ma risulta inefficiente e costosa nel caso in cui il materiale abbia un forte contenuto acquoso. Le emissioni annue nell'ambiente sono quindi difficili da determinare, essendo legate al numero di incendi, alle dimensioni e alle circostanze di ognuno di loro e, in misura cruciale, all'efficacia del contenimento degli effluenti mediante le apposite barriere. Lo SCHER indica per l'UE un rilascio annuo inferiore a 600 kg, osservando che potrebbe trattarsi di un valore approssimato per eccesso. Il Comitato concorda con lo SCHER sull'opportunità di non incenerire gli stock esistenti di concentrati di schiuma a base di PFOS finché le possibili alternative non siano state pienamente valutate. Il Comitato raccomanda pertanto di avviare quanto prima le necessarie valutazioni di impatto e di rischio e di utilizzare gli stock rimanenti di schiume a base di PFOS solo se indispensabile per motivi di prestazione e nei casi in cui gli effluenti potranno essere contenuti da apposite barriere. La Commissione dovrebbe collaborare con il settore e con i competenti organi degli Stati membri per garantire che vi siano idonee vie di smaltimento per l'ingente volume di rifiuti prodotto. Date le numerose incertezze descritte, il Comitato ritiene che non abbia senso fissare una data di scadenza per la deroga in esame e che, invece, sia quanto mai opportuno risolvere prima possibile le questioni in sospeso.

4.2.6

Altri sistemi chiusi controllati: si tratta, o dovrebbe trattarsi, di una deroga standard per la maggior parte delle sostanze il cui uso e immissione sul mercato sono soggetti a restrizioni sul piano europeo. Purché sia possibile immettere le materie prime e rimuovere i prodotti lavorati e di scarto in condizioni di sicurezza, i sistemi a produzione di emissioni molto bassa consentono di continuare a produrre gli intermedi necessari con rischi minimi per la salute umana e per l'ambiente. Un esame delle condizioni di funzionamento sul luogo di lavoro dovrebbe far parte delle ispezioni di routine degli enti preposti alla salute e alla sicurezza. In assenza di nuovi motivi di preoccupazione, il Comitato raccomanda di non prevedere una data di scadenza per la deroga in esame.

4.3

La Commissione continuerà a svolgere un ruolo di primo piano nell'assicurare un esito soddisfacente in ognuno dei settori descritti. Per sviluppare prodotti e procedimenti alternativi occorrerà un programma di ricerca continuo, all'interno e all'esterno dei settori interessati. Se necessario, le direttive che li riguardano dovrebbero essere modificate per tener conto dei cambiamenti intervenuti o proposti nelle pratiche internazionali.

Bruxelles, 17 maggio 2006

La Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Anne-Marie SIGMUND


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