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Document 52012IE1592

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il ruolo della donna quale volano per un modello di sviluppo e di innovazione nell'agricoltura e nelle zone rurali» (parere d'iniziativa)

GU C 299 del 4.10.2012, p. 29–33 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

4.10.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 299/29


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il ruolo della donna quale volano per un modello di sviluppo e di innovazione nell'agricoltura e nelle zone rurali» (parere d'iniziativa)

2012/C 299/06

Relatrice: RONDINELLI

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 19 gennaio 2012, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema:

Il ruolo della donna quale volano per un modello di sviluppo e di innovazione nell'agricoltura e nelle zone rurali

(parere d'iniziativa).

La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 26 giugno 2012.

Alla sua 482a sessione plenaria, dei giorni 11 e 12 luglio 2012 (seduta del 12 luglio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 204 voti favorevoli, 5 voti contrari e 3 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Le potenzialità delle donne che lavorano e/o fanno impresa nelle zone agricole e rurali devono essere analizzate, censite e valorizzate in tutte le politiche dell'UE e non penalizzate da alcune di esse: questa è la base necessaria perché le donne possano essere attori di sviluppo e innovazione, aiutando tutto il settore ad uscire dalla crisi.

1.2

Parità di trattamento, pari opportunità e azioni di promozione delle condizioni delle donne devono essere assicurate in tutta la legislazione e nei programmi UE, attraverso un effettivo mainstreaming di genere, semplificando le procedure di accesso alle risorse e verificando periodicamente i risultati.

1.3

Le donne devono essere coinvolte nei piani di sviluppo del settore a livello territoriale e regionale: ciò presuppone che siano messe in condizione di partecipare, di esprimere bisogni, esperienze e progetti (capacity building).

1.4

L'interazione di università e centri di ricerca con le donne interessate deve analizzare potenzialità e bisogni; fornire strumenti formativi e tecnologici per sostenere lo sviluppo di imprese a conduzione femminile; migliorare la qualità del lavoro e della vita delle donne in agricoltura.

1.5

Le TIC (1) sono fondamentali per sviluppare e migliorare l'attività femminile in agricoltura, a condizione che siano efficaci, ben distribuite sul territorio, accessibili e poco costose (banda larga). Ciò può anche creare lavoro per tecnici di TIC.

1.6

La costituzione di reti di donne, facilitata da buone TIC, sviluppa contatti, sostiene la partecipazione e favorisce rapporti e scambi di buone pratiche tra donne nell'UE e donne nei paesi candidati e terzi, con beneficio per la cooperazione internazionale e il commercio.

1.7

La formazione deve essere mirata ai bisogni e alle potenzialità delle donne interessate; forme innovative di disseminazione possono essere affidate alle stesse donne (gruppi di discussione e auto-formazione, pagine di giornali, interventi informativi negli istituti educativi, ecc.).

1.8

Perché si organizzino e partecipino sviluppando le loro potenzialità, sono necessari servizi efficienti, accessibili e flessibili che riescano a liberare il tempo dai lavori di cura. Ciò vale per sanità, trasporti, credito, distribuzione, marketing, cura di anziani e bambini, ma anche per settori di welfare che assicurino tutele alle donne che non ne godono. Anche in questo caso, si crea lavoro indotto nei servizi coinvolti.

1.9

Tutti gli Stati membri dell'UE dovrebbero promuovere il riconoscimento giuridico delle coadiuvanti ai fini delle tutele previdenziali e sanitarie. A livello dell'UE sarebbe opportuno definire un quadro normativo per una co-titolarità, eventualmente attraverso uno statuto della donna in ambiente agro-rurale.

1.10

Le donne possono contribuire alla sostenibilità dell'agricoltura e del territorio se dotate degli strumenti conoscitivi e tecnologici necessari (tecnologie verdi, gestione e utilizzo efficace delle risorse, produzione di energia pulita). Per l'avvio di questo tipo di imprese, innovative e sostenibili, va previsto un fast track per un accesso semplificato alle risorse (specie del II pilastro della PAC).

1.11

Le donne possono essere il motore di un rilancio dell'artigianato, di prodotti tradizionali di qualità e biologici, anche attraverso un'interazione più stretta tra produttrici e consumatrici che deve essere studiata e valorizzata (come nel caso delle "filiere corte").

1.12

La riforma della PAC e le politiche di sviluppo rurale devono concorrere a promuovere il lavoro e l'attività delle donne, in particolare attraverso programmi tematici riservati alle donne (II pilastro).

1.13

Stati membri, regioni, amministrazioni locali e parti sociali sono corresponsabili della promozione delle potenzialità delle donne che vivono in ambiente agro-rurale garantendo un contesto di legalità e l'attuazione di un quadro giuridico adeguato che assicuri il principio di parità e di rappresentanza di genere, anche nelle loro strutture interne. Gli esempi positivi che si riscontrano in alcuni Stati membri dovrebbero servire da stimolo affinché le donne - come ha chiesto anche il Parlamento europeo - siano adeguatamente rappresentate in tutti gli organismi politici, economici e sociali del settore agricolo e delle zone rurali.

2.   Una potenzialità da liberare

2.1

La potenzialità rappresentata dalle donne in agricoltura e nelle zone rurali è sottovalutata: il rapporto PAC 2010 (2) inserisce riferimenti alle donne solo attraverso le statistiche di Eurostat, e il rapporto sullo sviluppo rurale 2010 evoca di sfuggita il gap nei tassi di partecipazione al lavoro (76 % gli uomini, 62 % le donne (3)). Anche nell'interessante decisione del Consiglio del 20 febbraio 2006 sugli "Orientamenti strategici comunitari per lo sviluppo rurale" (4), le donne sono citate solo in rapporto alla necessità di incoraggiarne l'accesso al lavoro.

2.2

Il Parlamento europeo, invece, con la risoluzione del 2011 sul ruolo delle donne nell'agricoltura e nelle zone rurali (5), elenca accuratamente i principali nodi che le donne affrontano e indica alcune piste strategiche per sostenerle nella loro realtà sociale ed economica. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si riconosce nell'analisi del PE e ne condivide le conclusioni, ricordando altresì una serie di propri pareri (6).

2.3

Il CESE apprezza la proposta di regolamento della Commissione recante disposizioni comuni sui fondi strutturali e i documenti di lavoro dei servizi della Commissione (7) che la accompagnano, così come la comunicazione sul partenariato europeo per l'innovazione in agricoltura (8): questi testi contengono elementi interessanti che fanno sperare in una migliore attenzione istituzionale ai temi di genere, e il Comitato auspica ne seguano decisioni appropriate da parte del Consiglio.

2.4

Il CESE apprezza vivamente le attività svolte dalle organizzazioni di donne rurali e dalle reti analoghe in tutta una serie di Stati membri. Alcune di queste organizzazioni sono autonome, mentre altre sono integrate nelle associazioni di agricoltori. Inoltre, esistono anche organizzazioni giovanili rurali notevolmente impegnate a favore della parità di genere. Grazie a queste organizzazioni, molte donne riescono ad acquisire delle qualifiche e sono motivate ad approfondire il loro impegno a livello imprenditoriale, sociale, professionale e politico. Esse, inoltre, hanno dato un notevole contributo ai progressi realizzati finora, ad esempio in materia di protezione sociale per le famiglie di agricoltori. In alcune associazioni di agricoltori – finora tradizionalmente dominate dagli uomini – le donne sono oggi molto attive ed esercitano una grande influenza (9). Esempi di questo tipo dovrebbero servire da modello in tutti gli Stati membri.

2.5

Questo parere si prefigge di individuare, in parallelo con i documenti citati, alcuni criteri e misure che possano aiutare le donne a liberare il loro potenziale di lavoratrici e imprenditrici, assumendo un ruolo innovativo per uno sviluppo sostenibile e un'occupazione di qualità. Individuare meglio potenzialità e bisogni del lavoro e dell'imprenditoria femminile agro-rurale può migliorare la produzione, qualificarla, darle respiro strategico, diversificarla e sviluppare maggior coerenza tra la PAC e le politiche di sviluppo rurale e di coesione territoriale.

3.   Dati e criteri di lettura

3.1

Le successive riforme della PAC hanno reso fluido il confine concettuale tra economia agricola, economia rurale e gestione/valorizzazione del territorio. Ciò rende più ampio lo scenario (10) nel quale analizzare i problemi che incontrano le donne, ma rende anche più necessario disporre di dati precisi, disaggregati e qualitativi, approfondendo lo sforzo già in atto in Eurostat. La risoluzione del PE del 2011 assume che le persone "regolarmente occupate in agricoltura" siano 26,7 milioni, il 42 % delle quali (ossia 11,2 milioni) sono donne, includendo tutte le attività agricole e rurali in cui le persone svolgono un qualche lavoro (che spesso, però, non è l'unico né il principale). Eurostat, invece, misura l'occupazione agricola sulla base delle AWU (Annual Working Units), il che riduce il numero complessivo degli uomini e delle donne che lavorano a qualsiasi titolo nel settore a 11,1 milioni nel 2010 (per attività agricola, forestale, caccia e pesca) e, di conseguenza, quello delle donne a circa 4,7 milioni (11).

3.2

Questo richiamo alla metodologia statistica rende evidente che il problema si impone non per le quantità in gioco, ma per la strategicità del settore agro-rurale nella sua interazione con i contesti urbani e peri-urbani e il loro sviluppo sostenibile (ambientale e sociale). La realtà delle donne in agricoltura e nelle zone rurali sarà quindi considerata sotto un duplice focus: l'alto livello di standard produttivi dell'agricoltura europea e il potenziale che le donne rappresentano e che può essere liberato con risorse limitate ma utilizzate in modo efficiente e mirato. Si terrà presente che siamo ancora in un periodo di forte crisi che genera difficoltà – ma anche opportunità – per le donne che vivono e lavorano in aree agro-rurali.

4.   L'economia agricola e rurale e gli effetti della crisi

4.1

Recenti rilevamenti della situazione agro-rurale indicano che, dopo un calo della produzione e dell'occupazione dovuto al rallentamento di consumi ed esportazioni, il settore è tornato a crescere, segnando un aumento del reddito. Il mercato interno, in particolare, mostra un certo favore per qualità e sostenibilità: ad esempio, l'acquisto di prodotti locali (distribuzione a "chilometri 0" o filiera corta (12)) e/o biologici è visto sempre più con favore dai consumatori.

4.2

Sul piano occupazionale, tra il 2007 e il 2008 si sono persi circa 900 mila posti di lavoro in agricoltura, mentre tra il 2008 e il 2009 il saldo è stato di - 200 mila AWU (13). Il trend occupazionale negativo potrebbe quindi attestarsi su valori che riflettono una diminuzione fisiologica di occupati dovuta alla razionalizzazione delle imprese, con riduzione di manodopera non qualificata a beneficio di quella più professionalizzata.

4.3

Nonostante questi elementi di speranza, non siamo certo usciti dalla crisi né è migliorata la condizione delle donne: gran parte delle produzioni agricole continua ad utilizzare in modo informale la manodopera femminile che ha già forti svantaggi sia nell'occupazione a tempo pieno (il 26 % delle donne contro il 52 % degli uomini), sia in quella a tempo parziale (il 9,7 % degli uomini contro l'11,8 % delle donne) (14); oltre questi dati, esiste l'area del lavoro stagionale (che rappresenta un’enorme percentuale di occupati a fronte di una ridotta percentuale di occupati a tempo indeterminato), del lavoro informale e illegale, ossia un'ampia realtà invisibile o problematica non quantificata, rispetto alla quale bisognerebbe intervenire incentivando l'emersione del lavoro sommerso e, nella misura del possibile, la stabilizzazione del lavoro femminile.

4.3.1

Molto preoccupante è la condizione delle immigrate (sia intracomunitarie, sia extracomunitarie), alle quali vengono spesso negati i più elementari diritti, a cominciare dal pagamento dei salari con ritardo o con riduzioni ingiustificate e ingiustificabili. Questa situazione è peggiorata dall'inizio della crisi e non può essere giustificata dalle difficoltà di erogare crediti alle piccole imprese agricole e di trasformazione; molti sono i casi di lavoratrici che sono dovute ritornare al paese d'origine senza essere state pagate o si sono trovate alla mercé di sfruttatori, criminali e mercanti di manodopera che purtroppo non sono ancora penalmente perseguibili in alcuni paesi dell'UE.

4.3.2

La dispersione territoriale delle aziende agricole e le dimensioni ridotte di molte di esse concorrono a rendere complessi i controlli sulla correttezza dei rapporti di lavoro. Tuttavia, una gestione attenta da parte delle amministrazioni locali, insieme con le parti sociali e le organizzazioni della società civile, può essere il punto di partenza per combattere irregolarità e criminalità, garantendo diritti e sicurezza per tutti.

5.   Per migliorare la vita e il lavoro delle donne nelle aree agro-rurali …

5.1

La dimensione qualitativa della produzione agricola è una componente importante del lavoro delle donne, sia come produttrici, sia come coadiuvanti, sia come consumatrici, sia come soggetti che trasmettono tradizioni, creatività e comportamenti genuini. Per valorizzare questa realtà sono necessarie scelte concertate sul territorio.

5.2

Lo sviluppo e l'applicazione di tecniche produttive avanzate, la ricerca, l'orientamento professionale e la formazione devono vedere i centri di ricerca e le università interagire con le aree agro-rurali, integrando nei loro studi i bisogni delle donne e l'analisi delle loro potenzialità.

5.3

Spesso si ritiene che ogni problema di miglioramento qualitativo e di promozione della competitività possa essere risolto somministrando un qualche tipo di formazione. Ciò può produrre un proliferare quantitativo e non qualitativo e mirato dell'offerta formativa che spesso non risponde adeguatamente ai bisogni concreti dell'economia e dei soggetti sociali coinvolti, né a strategie partecipate di sviluppo sostenibile. La realtà agro-rurale, per crescere, ha bisogno di lavoratrici e imprenditrici preparate, ma la sola formazione non riqualifica immediatamente il lavoro, l'attività e la vita, se mancano strutture e servizi e se non si creano posti di lavoro sostenibili e di qualità.

6.   … analizzare i bisogni e le potenzialità a partire dal territorio

6.1

Qualsiasi intervento di formazione, di fornitura di servizi o di razionalizzazione deve partire dall'analisi delle condizioni concrete e delle disponibilità delle donne che vivono e lavorano in ambiente agro-rurale. Ciò implica un'attenta analisi del territorio, delle potenzialità e delle aspettative delle persone, che deve essere condotta con la partecipazione attiva delle donne interessate. La partecipazione è una dinamica che responsabilizza le autorità nazionali, regionali e locali ma anche le organizzazioni socio-professionali. Le potenzialità complessive di un territorio possono aumentare se si liberano le potenzialità delle donne che ci vivono. Programmi mirati ed efficaci per sviluppare innovazione, imprenditorialità e lavoro femminili possono creare posti di lavoro (specie per i giovani), frenando e a volte anche invertendo la tendenza allo spopolamento delle campagne.

6.1.1

Università e territorio devono interagire nell'analisi di queste potenzialità: i centri di ricerca devono essere coinvolti nella progettazione e nella valutazione dei piani di sviluppo. Ciò impone di garantire collegamenti efficaci, attraverso TIC avanzate e accessibili, tra le università e le donne per realizzare accurate ricerche e sperimentarle sul campo (15).

6.1.2

I piani di sviluppo territoriale dovrebbero contenere azioni specifiche di formazione indirizzate alle lavoratrici, alle coadiuvanti e alle imprenditrici, valorizzando la loro capacità di adattarsi, di innovare, di trasmettere conoscenze e comportamenti. Le donne che hanno ricevuto una formazione dovrebbero essere incentivate a trasmetterla alle altre attraverso strumenti formali (cooperative, strutture partecipative alle decisioni delle autorità locali, gruppi di azione nel quadro dello sviluppo rurale, ecc.) e informali (gruppi di discussione e auto-formazione, interventi negli istituti educativi, trasmissioni radio e TV, rubriche sui giornali, imprese sociali, ecc.). L'incentivo necessario è costituito non solo da risorse finanziarie, ma anche dalla liberazione del tempo delle donne, grazie a facilitazioni e buoni servizi sul territorio (permessi retribuiti, strutture di cura per l'infanzia, trasporto efficiente e gratuito (16), sostituzione temporanea nel lavoro di cura, agro-asili, ecc.).

6.2

Una copertura Internet efficiente, veloce (banda larga) e poco costosa è una precondizione, considerando che interi paesi UE hanno meno del 60 % delle abitazioni connesse in rete. Un più ampio uso delle TIC può facilitare anche la formazione a distanza, la comunicazione tra parti distanti del territorio e costituisce uno stimolo per comunicare con le donne dei settori agro-rurali di altri paesi, suscitando l'interesse anche per l'apprendimento delle lingue e lo scambio di esperienze.

6.2.1

Inoltre, le TIC favoriscono la costituzione di reti di imprenditrici, coadiuvanti e lavoratrici che, stimolate dalla presenza di migranti extracomunitarie, comunicano e interagiscono anche con donne dei paesi candidati e dei paesi terzi. Ne può nascere un proficuo scambio di esperienze, una migliore cooperazione allo sviluppo e perfino una maggiore integrazione commerciale, nonché un contributo per risolvere la sfida alimentare a livello mondiale.

6.3

La salute delle donne in ambito agro-rurale è una priorità. Efficaci servizi sanitari - anche con strutture di telemedicina e telediagnostica – e presidi medici di qualità – devono monitorare salute, sicurezza e malattie professionali sui luoghi di lavoro e ciò può anche creare posti di lavoro per personale specializzato. Tali servizi (in particolare per l'igiene riproduttiva e la prevenzione ginecologica) dovrebbero essere gratuiti; in ogni caso, i costi dovrebbero sempre essere parametrati al reddito e ai carichi familiari. Un aspetto cruciale è la presenza di molte donne in età avanzata: in alcuni paesi a forte vocazione agro-rurale, l'aspettativa di vita delle donne è molto più lunga di quella degli uomini, per cui la popolazione femminile è maggioritaria tra gli ultrasessantenni (17). Per queste donne è indispensabile la presenza di servizi medici, di assistenza e di accompagnamento anche per non obbligare le donne più giovani a farsi carico di ulteriori oneri familiari.

6.4

La condizione delle coadiuvanti continua ad essere trattata in modo molto diverso da paese a paese. Formalmente non sono riconosciute come lavoratrici, pur lavorando intensamente nel settore, e in taluni Stati membri restano prive di qualsiasi assistenza sanitaria e pensionistica (se non quella a base universale, dove il welfare lo prevede). Sono necessari strumenti per assicurare a queste donne una copertura attraverso, ad esempio, fondi pensionistici specifici promossi dalle parti sociali o dalle autorità territoriali. Sarebbe anche opportuno definire norme per la co-titolarità, eventualmente nel quadro di uno statuto europeo della donna in ambito agro-rurale.

6.5

L'uso razionale dell'energia e lo smaltimento dei rifiuti vedono le donne protagoniste in quanto amministratrici dell'economia familiare. Raccolta differenziata e strutture adeguate di compostaggio e trasformazione (biomassa) possono integrarsi con gli obiettivi di risparmio energetico e con cicli virtuosi di produzione agricola e biologica, di fatto autosufficiente sul piano energetico. L'accesso alle nuove tecnologie verdi per la produzione e l'utilizzo efficace delle risorse dovrebbe essere facilitato e godere di incentivi specifici per aziende e attività gestite da donne.

6.6

In molti paesi l'iniziativa di gruppi di donne ha realizzato positive esperienze di agriturismo, specie a carattere cooperativo, con ottimi risultati di gestione. Dato il crescente interesse per questo tipo di turismo, bisognerebbe mettere in rete queste attività e far circolare le migliori pratiche.

6.7

La distribuzione, per contribuire allo sviluppo sostenibile e all'attività delle donne (spesso esercitata su appezzamenti di dimensioni ridotte), deve essere di alta qualità, funzionale e flessibile: cooperative locali di distribuzione, a costi contenuti, potrebbero favorire la vendita di prodotti tipici di qualità a prezzi più accessibili. Utili si sono mostrati anche eventi specifici per la promozione di tali prodotti.

6.8

È importante valorizzare le produzioni artigianali e tipiche che si stanno perdendo. Azioni mirate di informazione e marketing possono aiutare a mantenere o creare attività e posti di lavoro, contrastando l'esodo rurale e il degrado della qualità indotto dall'importazione di massa. È quindi indispensabile un'interazione efficace di servizi, tecnologie e trasporti adeguati, che colleghino le zone rurali e agricole con i mercati urbani (18).

6.9

È necessario migliorare l'accesso al credito per creare aziende e cooperative agricole e artigianali, responsabilizzando le banche tradizionali (in particolare le Casse agricole e le Casse di risparmio locali), ma anche promuovendo programmi di microcredito, prioritariamente indirizzati alle donne.

7.   Le politiche dell'UE e il coinvolgimento della società civile

7.1

In attesa dell'approvazione della proposta di regolamento con le disposizioni comuni dei fondi strutturali (19), ricordiamo che il regolamento FEASR sottolinea la necessità di utilizzare le risorse del Fondo per promuovere la parità uomo/donna e prevede l'informazione e la partecipazione di organismi impegnati per il conseguimento di questo obiettivo (20). Il nuovo regolamento comune potrebbe essere rafforzato introducendo un fast track per le donne che avviano imprese agro-rurali o artigianali innovative e sostenibili. Ciò darebbe più forza e più capacità propositiva alle organizzazioni della società coinvolte nel partenariato di cui all'articolo 6 del testo normativo citato.

7.2

Quanto alla proposta di regolamento comune dei fondi, già oggetto di un parere del CESE (21), si conferma qui una forte preoccupazione per gli effetti che le condizionalità macroeconomiche (art. 21) potrebbero avere sui progetti rivolti allo sviluppo di iniziative a favore delle donne. Il CESE chiede che si eviti, attraverso una specifica disposizione normativa, di colpire direttamente o indirettamente i soggetti sociali più deboli, tra cui le donne.

7.3

Il CESE auspica che la Commissione, oltre l'impegno già sviluppato nelle proposte citate, sia più tempestiva nell'intercettare i cambiamenti e le esigenze delle donne, evitando soprattutto di rendere rigidi nei contenuti e nelle metodologie i programmi di promozione della condizione femminile in ambito agro-rurale.

7.4

Una più forte e migliore partecipazione delle donne allo sviluppo agro-rurale dovrebbe essere integrata sistematicamente anche nei programmi europei di ricerca e sviluppo, di formazione (Fondo sociale europeo e non solo) e di mobilità dei lavoratori oltre che, naturalmente, nell'attuazione della politica di coesione economica, sociale e territoriale.

7.5

Norme, programmi e progetti relativi all'attuazione del II pilastro dovrebbero essere sottoposti a verifiche periodiche, nel quadro delle procedure di monitoraggio della PAC, per accertarne l'efficacia nel conseguimento delle pari opportunità e l'uso appropriato delle risorse utilizzate.

7.6

Devono essere previsti anche sotto-programmi tematici per le donne nell'ambito delle politiche di sviluppo rurale e devono essere adeguatamente valorizzate e disseminate le esperienze del programma Leader.

7.7

Per sviluppare programmi che integrino come priorità la liberazione del potenziale rappresentato dalle donne, il territorio – nella sua accezione fisica, amministrativa e sociologica – deve essere il primo protagonista di una dinamica partecipativa. Le organizzazioni delle parti sociali e della società civile dovranno essere corresponsabili in prima persona delle scelte e della loro attuazione. Per fare ciò, dovranno anche mostrarsi capaci di rappresentare in modo concreto ed efficace i bisogni delle donne e saperle integrare a tutti i livelli delle organizzazioni, curando anche la loro specifica capacity building.

7.7.1

Il CESE invita tutte le organizzazioni in esso rappresentate a sviluppare una forte attenzione verso le donne che lavorano e vivono in ambiente agricolo e rurale e a farsi interpreti dei loro bisogni e delle loro aspirazioni e ad inserirle sistematicamente nelle diverse strutture di partenariato orizzontale e verticale.

Bruxelles, 12 luglio 2012

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione.

(2)  Agriculture in the EU - Statistical and Economic Information - Report 2010, marzo 2011.

(3)  Pagina 146, tabella 3.5.1.4, del rapporto citato.

(4)  Decisione del 20 febbraio 2006, n. 2006/144/CE (periodo di programmazione 2007/2013) – GU L 55 del 25.2.2006, pag. 20.

(5)  P7_TA(2011) 0122.

(6)  Tra gli altri, ricordiamo i pareri CESE, GU C 256 del 27.1.2007, pag. 144-149; CESE, GU C 317 del 23.12.2009, pag. 49; CESE, GU C 347 del 18.12.2010, pag. 41; CESE, GU C 376 del 22.12.2011, CESE, GU C 143 del 22.5.2012, pagg. 35-39; CESE, GU C 191 del 29.6.2012, pagg. 116-129.

(7)  COM(2011) 615 final/2 e documento di lavoro dei servizi della Commissione SWD(2012) 61 final, parti I e II.

(8)  COM(2012) 79 final.

(9)  Ad esempio, un'attiva donna rurale è a capo della Federazione degli agricoltori svedesi (LRF), di cui è presidente.

(10)  Il 92 % del territorio europeo è considerato rurale e ci vive il 56 % circa della popolazione, che produce il 45 % del valore aggiunto dell'UE (dati riportati nella decisione del Consiglio citata al punto 2.1).

(11)  La Commissione sta preparando una serie di rapporti e studi in materia. Il CESE si augura contengano dati qualitativi e disaggregati ancora più precisi.

(12)  Ricordiamo la conferenza Local agricolture and short food supply chains ("Agricoltura locale e filiere alimentari brevi"), Bruxelles, 20.4.2012.

(13)  Dati Eurostat.

(14)  Rapporto PAC 2010, tabella 3.5.1.4 (http://ec.europa.eu/agriculture/agrista/2010/table_en/index.htm).

(15)  Ampie zone agricole e rurali non dispongono di strutture universitarie e di ricerca: è interessante qui ricordare la scelta di creare un'Università a Umeå (in Svezia) in un territorio rurale e con scarso sviluppo, che si è però rivitalizzato quando il centro di studi e ricerche ha cominciato a funzionare a regime.

(16)  Il documento di lavoro dei servizi della Commissione, parte II, già citato alla nota 7, segnala che le donne utilizzano più degli uomini i trasporti pubblici.

(17)  In Lituania le donne vivono in media 11 anni più degli uomini; in Lettonia 10, in Polonia, Romania e Slovacchia 8; in Bulgaria, Repubblica ceca, Portogallo, Slovenia e Spagna, 7.

(18)  La realtà dell'artigianato in ambito rurale è stata ampiamente sviluppata nel parere CESE, GU C 143 del 22.5.2012, pagg. 35-39.

(19)  COM(2011) 615 final/2.

(20)  Vedi regolamento n. 1698/2005 del Consiglio, del 20 settembre 2005 (GU L 277 del 21.10.2005, pagg. 1–40), articoli 6, paragrafo 1, lettera c); 62, paragrafo 1, lettera b); 76, paragrafo 2, lettera a).

(21)  Parere CESE, GU C 191 del 29.6.2012, pagg. 30-37, in particolare il punto 3.3.3.


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