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Document 52010IP0231

Aspetti di genere della recessione economica e della crisi finanziaria Risoluzione del Parlamento europeo del 17 giugno 2010 sugli aspetti di genere della recessione economica e della crisi finanziaria (2009/2204(INI))

GU C 236E del 12.8.2011, p. 79–86 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

12.8.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 236/79


Giovedì 17 giugno 2010
Aspetti di genere della recessione economica e della crisi finanziaria

P7_TA(2010)0231

Risoluzione del Parlamento europeo del 17 giugno 2010 sugli aspetti di genere della recessione economica e della crisi finanziaria (2009/2204(INI))

2011/C 236 E/12

Il Parlamento europeo,

vista la comunicazione della Commissione del 3 ottobre 2008 intitolata «Un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata: sostenere maggiormente gli sforzi tesi a conciliare la vita professionale, privata e familiare» (COM(2008)0635),

vista la comunicazione della Commissione del 26 novembre 2008 intitolata «Un piano europeo di ripresa economica» (COM(2008)0800),

vista la comunicazione della Commissione per il Consiglio europeo di primavera del 4 marzo 2009 intitolata «Guidare la ripresa in Europa» (COM(2009)0114),

visto il documento di lavoro della Commissione del 24 novembre 2009 intitolato «Consultazione sulla futura strategia “UE 2020” » (COM(2009)0647),

vista la relazione della Commissione del 3 ottobre 2008 intitolata «Realizzazione degli obiettivi di Barcellona riguardanti le strutture di custodia per i bambini in età prescolastica» (COM(2008)0638),

vista la relazione della Commissione del 27 febbraio 2009 sulla parità tra donne e uomini – 2009 (COM(2009)0077),

vista la relazione della Commissione del 18 dicembre 2009 sulla parità tra donne e uomini – 2010 (COM(2009)0694),

viste la comunicazione della Commissione del 7 giugno 2000 intitolata «Verso una strategia quadro comunitaria per la parità tra donne e uomini (2001–2005)» (COM(2000)0335) e le relazioni annuali della Commissione sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea 2000, 2001, 2002, 2004, 2005, 2006, 2007 e 2008 (COM(2001)0179, COM(2002)0258, COM(2003)0098, COM(2004)0115, COM(2005)0044, COM(2006)0071, COM(2007)0049 e COM(2008)0010) rispettivamente,

vista la direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (rifusione) (1),

vista la proposta di direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio sull'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma, che abroga la direttiva 86/613/CEE (COM(2008)0636), presentata dalla Commissione il 3 ottobre 2008,

vista la proposta di direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 92/85/CEE del Consiglio concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (COM(2008)0637), presentata dalla Commissione il 3 ottobre 2008,

visto lo stato delle ratifiche della convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani (STCE n. 197),

visto il quadro d'azione sulla parità di genere adottato dalle parti sociali europee il 22 marzo 2005,

vista la proposta di raccomandazione del Consiglio d'Europa sull'impatto della crisi economica e finanziaria sulle donne, doc. 11891, del 4 maggio 2009,

visto il Patto europeo per le pari opportunità adottato dal Consiglio europeo il 23 e 24 marzo 2006,

visto il comitato consultivo per le pari opportunità per le donne e gli uomini e il suo parere sul divario retributivo fra uomini e donne adottato il 22 marzo 2007,

vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2006 sull'immigrazione delle donne: il ruolo e la condizione delle donne immigrate nell'Unione europea (2),

vista la sua risoluzione del 13 marzo 2007 su una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini (2006–2010) (3),

vista la sua risoluzione del 3 settembre 2008 sulla parità tra le donne e gli uomini (2008) (4),

vista la sua risoluzione del 18 novembre 2008 recante raccomandazioni alla Commissione sull'applicazione del principio della parità retributiva tra uomini e donne (5),

vista la sua risoluzione del 6 maggio 2009 sul coinvolgimento attivo delle persone escluse dal mercato del lavoro (6),

vista la sua risoluzione dell'8 ottobre 2009 sulle conseguenze della crisi economica e finanziaria mondiale per i paesi in via di sviluppo e per la cooperazione allo sviluppo (7),

vista la pubblicazione «Statistics in focus» 53/2009 di Eurostat, «Sharp increase in unemployment in the EU» (Forte aumento della disoccupazione nell'UE),

vista la pubblicazione «Statistics in focus» 97/2009 di Eurostat, «Recession in the EU–27: length and depth of the downturn varies across activities and countries» (Recessione nell'UE–27: la durata e l'intensità della recessione variano in funzione delle attività e dei paesi),

visto l'articolo 48 del suo regolamento,

vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7–0155/2010),

A.

considerando che l'economia mondiale sta affrontando la più grave recessione dai tempi della Grande depressione le cui conseguenze sociali si ripercuotono in tutta l'UE e al di là delle sue frontiere; considerando che la crisi economica e finanziaria in Europa sta avendo effetti particolarmente negativi sulle donne (più soggette al lavoro precario, più esposte al rischio di licenziamento e meno tutelate dai sistemi di sicurezza sociale), situazione questa a cui finora non è stata prestata la necessaria attenzione da parte del Consiglio, della Commissione e degli Stati membri,

B.

considerando che la prima ondata della crisi ha colpito principalmente il settore finanziario dominato dagli uomini, il settore dell’edilizia e automobilistico, destando in tal modo maggiore attenzione, mentre la seconda ondata della crisi ha invece colpito, in modo ugualmente negativo, i settori del commercio al dettaglio, dei servizi generali e del turismo, in cui dominano prevalentemente le donne; considerando che è pertanto necessario affrontare nei piani di ripresa nazionali ed europei l'aspetto di genere dell'impatto della crisi economica e sociale e delle relative soluzioni,

C.

considerando che economisti tradizionali hanno sottolineato come la crisi dei crediti, che ha dato vita alla recessione, sia stata un disastro causato letteralmente dagli uomini; considerando che le risposte a livello nazionale e internazionale (che non hanno tenuto sufficientemente conto della dimensione di genere) sono state prese principalmente da uomini; considerando che è essenziale che le donne, che in genere possiedono più titoli di studio degli uomini, siano pienamente integrate nel processo decisionale nella sfera politica, economica e finanziaria, così come negli accordi tra parti sociali,

D.

considerando che recenti studi dimostrano che solo il 5 % dei soggetti coinvolti nel processo decisionale delle istituzioni finanziarie dell'UE è costituito da donne, che tutti i governatori delle banche centrali dei 27 Stati membri sono uomini e che gli studi di genere hanno mostrato che le donne adottano un approccio direttivo differente evitando i rischi e concentrandosi maggiormente su una prospettiva di lungo termine,

E.

considerando che la partecipazione delle donne al processo decisionale è un indicatore determinante in materia di parità di genere; che la presenza di donne manager presso le imprese e le università continua a essere scarsa e che il numero di donne impegnate in politica e nella ricerca sta aumentando, ma a un ritmo assai lento,

F.

considerando che nel 2006 il 59 % dei laureati di primo livello nelle università era composto da donne; che la percentuale di donne in possesso di un dottorato di ricerca scende al 43 %, che rispetto ai professori di ruolo essa scende ulteriormente e che solamente il 15 % dei professori ordinari sono donne,

G.

considerando che le donne sono più numerose degli uomini nelle facoltà di economia, amministrazione e giurisprudenza, ma che sono in minoranza nei posti di responsabilità nelle imprese e nella politica; considerando che poche donne sono in possesso di una laurea in tecnologie dell’informazione, ingegneria o fisica e che, di conseguenza, le donne sono sottorappresentate nel settore privato, che è essenziale per la ripresa economica,

H.

considerando che il rallentamento dell'economia potrà avere effetti più gravi sulle donne che sugli uomini; considerando che sussiste il rischio che l'attuale recessione rallenti i progressi, o addirittura li cancelli, con conseguenze a lungo termine per i sistemi di protezione sociale, per l'inclusione sociale e la demografia,

I.

considerando che sono stati annullati o rinviati interventi a favore della parità di genere e che possibili futuri tagli di bilancio potranno esercitare effetti negativi sull'occupazione femminile e sulla promozione della parità; considerando che l'attuazione adeguata della summenzionata direttiva 2006/54/CE acquisisce sempre maggiore importanza,

J.

considerando che la parità di genere ha un effetto positivo di rilievo sulla produttività e la crescita economica e che la partecipazione delle donne al mercato del lavoro implica molteplici benefici sociali ed economici,

K.

considerando che il divario retributivo tra uomini e donne nei 27 Stati membri dell’UE è rimasto molto elevato nei 35 anni successivi all'entrata in vigore della direttiva 75/117/CEE (8), salendo in media fino al 18 % nel 2010 nell’UE con percentuali del 30 % in alcuni Stati membri; considerando che il divario è maggiore nel settore privato rispetto a quello pubblico, il che rispecchia il perdurare delle disuguaglianze nel mercato del lavoro, che in pratica colpiscono principalmente le donne,

L.

considerando che la recessione economica non deve essere pretesto per rallentare i progressi nelle politiche di riconciliazione e per tagliare i fondi assegnati ai servizi di assistenza e ai congedi, il che colpisce in particolare l'accesso delle donne al mercato del lavoro; considerando che occorre prestare particolare attenzione all’esigenza di conciliare obblighi familiari e professionali nelle famiglie monoparentali e nelle famiglie numerose,

M.

considerando che, secondo la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, una donna destina il triplo del tempo rispetto a un uomo alla cura dei figli, alle faccende domestiche o all’assistenza ai familiari non autosufficienti; che la condivisione delle responsabilità familiari e domestiche tra uomini e donne, in particolare mediante la valorizzazione del ricorso al congedo parentale e di paternità, è una condizione indispensabile per la promozione e per il conseguimento della parità di genere e che la mancata inclusione dei congedi di maternità e parentali nel calcolo del tempo di lavoro complessivo è discriminatoria e comporta uno svantaggio per le donne nel mercato del lavoro,

N.

considerando che le conclusioni del Consiglio del 30 novembre 2009 (9) sotto la Presidenza svedese hanno invitato gli Stati membri e la Commissione a rafforzare la dimensione di genere nella strategia UE 2020; considerando che il documento di consultazione della Commissione sull'UE 2020 non ne ha tenuto conto, non menzionando nemmeno una volta l'integrazione delle questioni di genere; considerando che tuttavia è essenziale integrare una prospettiva di genere in un'architettura e una politica finanziarie ed economiche nuove e che è fondamentale garantire che i piani di ripresa e i programmi di adeguamento strutturale siano sottoposti a una valutazione d'impatto relativa al genere e che integrino una prospettiva di genere,

O.

considerando che è necessario intensificare gli sforzi in materia di integrazione della prospettiva di genere nelle politiche pubbliche,

P.

considerando che specialmente in tempi di recessione economica proprio le persone che si trovano già a rischio di povertà, per la maggior parte donne, diventano ancor più vulnerabili, specialmente le lavoratrici migranti e le donne che appartengono alle minoranze; considerando che l'impegno e soluzioni complessive miranti a sconfiggere la povertà, concordati dal Consiglio europeo di Lisbona già nel lontano 2000, sono diventati una questione urgente; considerando che è necessario prestare particolare attenzione alla tutela dei gruppi che si trovano ad affrontare molteplici svantaggi, specialmente i Rom, e garantirne l'inclusione nella società,

Q.

considerando che l'occupazione a tempo pieno di qualità e con diritti costituisce una tutela contro la povertà e l'esclusione sociale oltre che uno sprone all'indipendenza finanziaria e psicologica; considerando che affrontando l'accesso universale a servizi pubblici di qualità è essenziale ideare e attuare politiche che rispondano alle esigenze delle donne e degli uomini, rispettivamente, compreso l'accesso a servizi di assistenza all’infanzia, agli anziani e alle altre persone a carico che siano disponibili, di qualità ed economicamente accessibili,

R.

considerando che, oltre a garantire il rispetto delle differenze e della diversità culturale, l’elaborazione di politiche che agevolino l’accesso delle donne appartenenti a gruppi culturali o minoritari specifici al mercato del lavoro riduce l’esclusione sociale a vantaggio della coesione sociale che, a sua volta, rappresenta una leva della crescita economica,

S.

considerando che la violenza domestica, di cui sono vittime soprattutto le donne, è un fenomeno diffuso in tutti i paesi e in tutti i ceti sociali; considerando che taluni studi hanno evidenziato come la violenza contro le donne si intensifichi nei momenti in cui gli uomini sperimentano forme di sradicamento e spossesso causati dalla crisi economica; considerando che lo stress economico spesso porta ad abusi più frequenti, più violenti e più pericolosi; considerando inoltre che la violenza domestica costa all'UE circa 16 miliardi di euro l'anno,

T.

considerando che l’occupazione è un fattore chiave per l’inclusione sociale; considerando la necessità di un impegno mirato e diffuso per sradicare la povertà nel contesto dell’aumento della crescente diseguaglianza dei redditi, della povertà e della crisi economica e finanziaria,

1.

osserva che la parità di trattamento tra donne e uomini è uno degli obiettivi dell'UE e pertanto uno dei principi cardine in qualunque risposta programmatica alla crisi economica e finanziaria e nella transizione verso il periodo successivo alla crisi;

2.

sottolinea le conclusioni della Commissione secondo cui l'attuale crisi ha suscitato la preoccupazione che siano messi a rischio i risultati ottenuti nella parità di genere e che gli effetti della recessione possano colpire soprattutto le donne;

3.

ritiene che sia necessario impedire che l’attuale crisi finanziaria ed economica e le future proposte economiche mettano a repentaglio i progressi raggiunti sul fronte dell'uguaglianza di genere e che la recessione venga sfruttata, come sta accadendo in alcuni Stati membri, come argomento per ridurre gradualmente le misure in materia di uguaglianza di genere;

4.

insiste affinché le politiche in materia di parità siano considerate come parte della soluzione per uscire dalla crisi, per utilizzare e mettere a frutto il talento e le capacità di tutta la popolazione e per la creazione di un’economia in futuro più competitiva;

5.

sottolinea che l'integrazione delle donne nel luogo di lavoro negli ultimi decenni non comporta unicamente un maggior effetto diretto della crisi sulle donne stesse ma anche sulle famiglie, le quali subiranno notevolmente la contrazione di reddito dovuta alla perdita del lavoro da parte delle donne; invita le istituzioni dell'Unione europea e gli Stati membri a tener conto dei costi nascosti della crisi, comprese le diverse conseguenze in materia di genere spesso non considerate;

6.

osserva che le precedenti esperienze di crisi dimostrano che l’occupazione degli uomini, in generale, viene recuperata più rapidamente rispetto a quella delle donne;

7.

evidenza come le politiche macroeconomiche siano in modo predominante associate a un aumento della segregazione di genere nel lavoro, alla destabilizzazione dell'occupazione femminile per mezzo del subappalto, all'ampliamento del divario retributivo tra uomini e donne, alla riduzione dell'accesso per le donne all'assistenza sanitaria e all'istruzione, all'ampliamento della disparità nell'accesso al credito, alla terra e ai beni, e al peggioramento della femminilizzazione della povertà;

8.

rammenta che il divario retributivo di genere è ancora presente e rischia di ampliarsi con la crisi economica e finanziaria; invita le istituzioni europee e gli Stati membri a stabilire obiettivi chiari e a proporre misure vincolanti per lottare contro tale disparità di trattamento;

9.

esorta la Commissione a presentare una proposta legislativa di revisione della normativa esistente in materia di applicazione del principio della parità delle retribuzioni tra i lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile (direttiva 75/117/CEE summenzionata) come già chiesto dal Parlamento nel 2008; accoglie con favore la recente iniziativa della Commissione volta a migliorare le disposizioni relative alle sanzioni previste in caso di violazione del diritto alla stessa retribuzione, affinché queste siano dissuasive e proporzionate (per esempio, sanzioni più pesanti in caso di recidiva);

10.

sottolinea che la spesa pubblica nel settore della salute è di responsabilità dei singoli Stati membri e dei loro parlamenti nazionali e/o delle autorità locali;

11.

si rammarica che numerose donne abbiano già perso o stiano per perdere il lavoro, in particolare le donne che lavorano nei settori del commercio al dettaglio, dei servizi e del turismo e le donne con lavori a tempo parziale o precario; sottolinea il fatto che, allo stesso tempo, una contrazione nell'offerta di microcredito prevedibilmente comporterà una riduzione dei redditi delle donne che esercitano una professione autonoma, specialmente nel settore agricolo e rurale; sottolinea che si prevede un aumento sproporzionato della disoccupazione femminile a seguito dell'annuncio di tagli nella spesa pubblica, essendo le donne sproporzionatamente impiegate nel settore dell'istruzione, della sanità e dei servizi sociali;

12.

insiste sull’effetto positivo della parità di genere sulla crescita economica; osserva a tale riguardo che, secondo alcuni studi, se i tassi di occupazione, occupazione a tempo parziale e produttività delle donne fossero analoghi a quelli degli uomini, il PIL aumenterebbe del 30 %;

13.

riconosce che negli ultimi tempi la perdita del lavoro ha spinto molte donne ad avviare una propria attività; invita la Commissione a proporre leggi dirette specificamente alle PMI al fine di raggiungere l’obiettivo di ridurre del 25 % gli oneri amministrativi che gravano sulle imprese entro il 2012 per contribuire a incoraggiare questo spirito imprenditoriale;

14.

accoglie con favore le statistiche di Eurostat disaggregate per genere; ritiene tuttavia che vada posta maggior attenzione sulla disoccupazione a tempo parziale (un'area spesso esclusa dalle statistiche sulla disoccupazione); sottolinea che la disoccupazione di lunga durata, le minori retribuzioni e il minor numero medio di ore lavorate potranno avere profonde conseguenze in particolare sui redditi delle donne, sui contributi sociali e nel lungo periodo sulle loro pensioni;

15.

esorta la Commissione a elaborare uno studio a livello di Unione europea sul rapporto tra il numero di donne nei consigli di amministrazione (CdA) e il risultato finanziario delle imprese, tenendo conto dello studio elaborato da Catalyst Inc nel 2007, secondo il quale le imprese con tre o più donne nel CdA registrano un rendimento per azione superiore dell’83 % e un rendimento delle vendite superiore del 73 %;

16.

insiste nell’affermare che la crisi colpirà maggiormente i gruppi di donne vulnerabili: disabili, immigrate, donne appartenenti a minoranze etniche, donne scarsamente qualificate, disoccupate di lunga durata, donne sole senza risorse, donne con persone a carico ecc.;

17.

sottolinea che anche le lavoratrici migranti sono colpite dalla crisi, così come le rispettive famiglie nei paesi d'origine; fa riferimento al fatto che la portata della migrazione femminile è spesso sottostimata e con essa le conseguenze sulle famiglie che dipendono dalle loro retribuzioni per il sostentamento, il che può portare le donne a trovarsi in una posizione ancora più vulnerabile al loro ritorno a casa, respinte dalle comunità e dalle famiglie;

18.

sottolinea e accoglie con favore il fatto che gli interventi e le soluzioni richiedono una comprensione contestuale della crisi e il riconoscimento che non vi è una risposta che possa andare bene per tutti; sottolinea che al contempo la recessione può essere sfruttata come opportunità unica per dar vita a politiche economiche e sociali che integrino maggiormente le questioni di genere e per progredire nella creazione di una società con maggiore parità di genere;

19.

insiste sulla necessità di lottare contro gli stereotipi in tutte le sfere e in tutte le fasi della vita, poiché essi sono una delle cause più persistenti della disparità di genere in quanto incidono sulla scelta dell'istruzione, sulla formazione e sull’occupazione, sulla divisione delle responsabilità domestiche e familiari, sulla partecipazione alla vita pubblica e sulla partecipazione e sulla rappresentanza ai posti di presa di decisioni nonché sulle scelte professionali;

20.

rileva con rammarico il fatto che le risposte programmatiche alla crisi, compresi i pacchetti di ripresa, non abbiano riconosciuto, analizzato e corretto l'impatto di genere della crisi; deplora il fatto che l'integrazione delle questioni di genere nella strategia post-Lisbona sia praticamente inesistente; invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a integrare l'uguaglianza di genere corredato di obiettivi specifici negli orientamenti occupazionali e macroeconomici e nella strategia UE 2020 e a introdurre le questioni di genere nell'elaborazione del bilancio in tutte le politiche;

21.

ritiene che, anche se l’occupazione femminile nell’UE si è avvicinata all’obiettivo del 60 % nel 2010, è necessario porsi una sfida più ambiziosa per arrivare al 75 % nel 2020; ritiene altresì necessario ridurre il divario salariale;

22.

invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri ad adottare le misure necessarie per applicare l'integrazione della prospettiva di genere in tutte le politiche dell'UE e a rivedere la normativa esistente per pervenire a una corretta applicazione della parità di genere e rendere possibile l’adozione di misure di discriminazione positiva ove necessario;

23.

invita il Consiglio, la Commissione, gli Stati membri e in particolare la commissione speciale sulla crisi finanziaria, economica e sociale (CRIS) a garantire che i piani di ripresa e i programmi di adeguamento strutturale siano sottoposti a una valutazione d'impatto relativa al genere (una valutazione ex post quando non sia stata effettuata ex ante) e a integrare una prospettiva di genere che comprenda dati e statistiche disaggregati per genere;

24.

esorta il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a garantire che la recessione e i tagli finanziari non abbiano effetti sulle politiche e sul funzionamento delle strutture finalizzate a raggiungere la parità di genere tra donne e uomini a tutti i livelli nel settore governativo e non governativo; si rammarica che in alcuni paesi tagli finanziari di questo genere abbiano già avuto luogo;

25.

invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri ad analizzare e contrastare gli effetti negativi delle riduzioni della spesa pubblica e dei benefici sociali, in particolare nell'ambito dei tagli alla spesa pubblica a livello locale, al fine di garantire che alle donne non sia imposto un carico assistenziale sproporzionato (figli, anziani e persone a carico);

26.

sottolinea che la mancanza di politiche e infrastrutture assistenziali ha portato a una maggiore compensazione di tali lacune da parte delle lavoratrici domestiche migranti nelle case private, senza accesso alla protezione e ai benefici sociali e lavorativi; invita gli Stati membri a intervenire urgentemente per combattere il lavoro illegale e integrare le lavoratrici migranti regolari nei programmi di sicurezza sociale e assistenza sanitaria;

27.

invita gli Stati membri a sviluppare servizi di assistenza accessibili e di qualità per i figli e le altre persone a carico, in linea con gli obiettivi europei, garantendo che la disponibilità di detti servizi sia compatibile con gli orari di lavoro a tempo pieno per donne e uomini; esorta la Commissione e gli Stati membri a mettere a frutto il più possibile il potenziale dei Fondi strutturali e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e a facilitare l’accesso al finanziamento di servizi di qualità; esorta la Commissione a proporre una direttiva sulla paternità, sulle adozioni e sul congedo filiale;

28.

sottolinea che la violenza contro le donne e gli uomini aumenta nei momenti di conflitto economico; esorta pertanto gli Stati membri a utilizzare la legislazione nazionale per far fronte a ogni forma di violenza di genere e accoglie con favore l'iniziativa della Presidenza spagnola volta a costituire un Osservatorio sulla violenza contro le donne; accoglie similmente con favore l'iniziativa di un gruppo di Stati membri concernente uno strumento globale per la protezione delle vittime (Ordine europeo di protezione);

29.

invita gli Stati membri a incoraggiare, specialmente mediante campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, una presa di coscienza collettiva del fenomeno della violenza contro le donne; ribadisce che l’educazione e la sensibilizzazione dei giovani sono fondamentali per combattere questo fenomeno;

30.

chiede alle istituzioni europee, agli Stati membri e alle autorità locali e regionali di adottare misure efficaci, in particolare mediante leggi, volte a incoraggiare l'equilibrio di genere nelle posizioni di responsabilità nelle imprese e nella politica, anche nei consigli di amministrazione delle imprese, nonché nelle istituzioni ed enti pubblici locali, regionali, nazionali ed europei, che dovrebbero dare un esempio; invita pertanto a fissare obiettivi vincolanti finalizzati a garantire l'equa rappresentanza delle donne e degli uomini;

31.

sottolinea che le donne sono sottorappresentate nel processo decisionale finanziario, risultando in effetti uno dei gruppi colpiti dal rischio finanziario attualmente esclusi dal processo decisionale finanziario; invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a migliorare la partecipazione delle donne a tutti i livelli del processo decisionale, in particolare nei settori della pianificazione del bilancio e della governance per i sistemi finanziari europei, compresa la Banca centrale europea; in questo contesto, sottolinea la necessità di promuovere l’alfabetizzazione finanziaria delle donne;

32.

accoglie con favore la decisione del governo norvegese di innalzare la quota di donne nei consigli di amministrazione delle società per azioni ad almeno il 40 %, il che ha permesso di aumentare il numero di donne coinvolte nella gestione delle imprese fino all'attuale 41 %; invita la Commissione e gli Stati membri a considerare l'iniziativa norvegese come esempio positivo e a muoversi nella medesima direzione per le imprese quotate in borsa;

33.

concorda con la necessità di aumentare il numero di donne nei consigli di amministrazione delle società per azioni, ma sottolinea che i governi nazionali devono adottare provvedimenti appropriati alle rispettive esigenze;

34.

sottolinea che gli investimenti nelle infrastrutture sociali costituiscono un'opportunità per modernizzare l'Europa e promuovere la parità, potendo essere considerati una strategia parallela agli investimenti in tecnologie ecologiche per la modernizzazione delle infrastrutture fisiche; ritiene che sia necessario che la parità di genere costituisca pertanto una priorità programmatica e uno strumento fondamentale;

35.

rileva che, alla luce della strategia UE 2020, l'«economia ecologica» riveste una posizione cruciale; sottolinea il fatto che i «posti di lavoro ecologici» possono potenzialmente diventare un settore chiave per la crescita futura del mercato del lavoro europeo, che già oggi oltre 20 milioni di posti di lavoro nell'Unione europea possono essere considerati «ecologici» e che dati recenti mostrano che l'occupazione nel solo settore delle energie rinnovabili può potenzialmente raddoppiare entro il 2020, arrivando a 2,8 milioni di posti di lavoro;

36.

sottolinea che la conversione ecologica dell'economia e la transizione a un'economia a basse emissioni di carbonio creeranno un'enorme domanda di lavoratori qualificati; fa riferimento al fatto che le donne lavoratrici sono fortemente sottorappresentate nel settore delle energie rinnovabili e in particolare nei lavori ad alto contenuto scientifico e tecnologico; chiede al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri di garantire che le lavoratrici partecipino maggiormente ai progetti e ai programmi di formazione sulla trasformazione ecologica, ossia nei posti di lavoro del settore delle energie rinnovabili e nei posti di lavoro ad alto contenuto scientifico e tecnologico; invita gli Stati membri a incoraggiare le iniziative imprenditoriali locali delle donne in questi settori, facilitando il loro accesso ai Fondi strutturali europei disponibili, attraverso la diffusione di informazioni e seminari di formazione;

37.

incoraggia i datori di lavoro negli Stati membri a creare più opportunità per le donne nel ramo delle nuove tecnologie, onde rafforzare il settore hi-tech conformemente agli obiettivi UE 2020;

38.

invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a promuovere la piena attuazione a livello nazionale dei Fondi strutturali europei volti a contrastare gli effetti della recessione per mezzo di iniziative di conversione professionale e di miglioramento delle competenze in base all'articolo 16 del regolamento generale (10) e all'articolo 6 del regolamento sul Fondo sociale europeo (11) e sul Fondo europeo di sviluppo regionale (12);

39.

invita a modificare il regolamento FEASR affinché sia possibile realizzare azioni positive a favore delle donne nel futuro periodo di programmazione 2014–2020, il che è stato possibile nei periodi precedenti ma non in quello attuale, misura che implicherà effetti assai positivi sull’occupazione femminile nel contesto rurale;

40.

invita gli Stati membri a sviluppare meccanismi per una governance dell'uguaglianza finalizzata a integrare le competenze di genere negli uffici governativi e nelle altre agenzie che attuano gli interventi nell'ambito dei Fondi strutturali e dei Fondi di coesione e che promuovono le organizzazioni e le reti femminili;

41.

incoraggia l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere a intraprendere un'analisi di genere dell'impatto della crisi economica e finanziaria; ritiene che tale analisi debba essere condotta utilizzando indicatori precisi che tengano conto del contesto specifico della crisi; invita le altre istituzioni europee, quali la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, a proporre soluzioni alle questioni di genere nelle proprie attività in corso;

42.

sottolinea la necessità di elaborare programmi e incentivi finanziari per incoraggiare e promuovere la partecipazione delle donne nelle piccole e medie imprese;

43.

invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a riconoscere e a prestare sostegno al contributo che la società civile può apportare nell'affrontare la crisi economica e finanziaria, in particolare alla luce dell'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale;

44.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri, alle parti sociali e alle ONG interessate.


(1)  GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.

(2)  GU C 313 E del 20.12.2006, pag. 118.

(3)  GU C 301 E del 13.12.2007, pag. 56.

(4)  GU C 295 E, del 4.12.2009, pag. 35.

(5)  GU C 16 E del 22.1.2010, pag. 21.

(6)  Testi approvati, P6_TA(2009)0371.

(7)  Testi approvati, P7_TA(2009)0029.

(8)  Direttiva del Consiglio 75/117/CEE, del 10 febbraio 1975, per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative all'applicazione del principio della parità delle retribuzioni tra i lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile (GU L 45 del 19.2.1975, pag. 19).

(9)  Conclusioni del Consiglio sull'uguaglianza di genere: rafforzare i fattori di crescita e di occupazione nella strategia di Lisbona dopo il 2010, riunione del Consiglio su occupazione, politica sociale, salute e consumatori, Bruxelles, 30 novembre 2009.

(10)  Regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione (GU L 210 del 31.7.2006, pag. 25).

(11)  Regolamento (CE) n. 1081/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo al Fondo sociale europeo (GU L 210 del 31.07.2006, pag. 12).

(12)  Regolamento (CE) n. 1080/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale (GU L 210 del 31.07.2006, pag. 1).


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