EUR-Lex Access to European Union law

Back to EUR-Lex homepage

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52010AE0646

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Costruire un futuro sostenibile per l'acquacoltura — Un nuovo impulso alla strategia per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura europea» — COM(2009) 162 definitivo

GU C 18 del 19.1.2011, p. 59–63 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

19.1.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 18/59


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Costruire un futuro sostenibile per l'acquacoltura — Un nuovo impulso alla strategia per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura europea»

COM(2009) 162 definitivo

2011/C 18/10

Relatore: ESPUNY MOYANO

La Commissione, in data 8 aprile 2009 ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Costruire un futuro sostenibile per l'acquacoltura - Un nuovo impulso alla strategia per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura europea

COM(2009) 162 definitivo

La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha adottato il proprio in data 25 marzo 2010.

Alla sua 462a sessione plenaria, dei giorni 28 e 29 aprile 2010 (seduta del 28 aprile), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 150 voti favorevoli, 1 voto contrario e 3 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1   Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ribadisce la preoccupazione, già espressa nel parere del 2003 sulla strategia di sviluppo sostenibile dell'acquacoltura europea (1), per il fatto che un quadro normativo inappropriato limita la competitività dell'acquacoltura nell'UE. Regolamentazioni in vari ambiti si ripercuotono inutilmente su tale settore, aggiungendo ulteriori ostacoli al suo sviluppo.

1.2   Il CESE esprime pertanto un giudizio positivo sulla comunicazione della Commissione, e ritiene che la sua presentazione in questo momento sia adeguata e opportuna.

1.3   L'acquacoltura europea deve ritornare a un percorso di sviluppo sostenibile che le permetta di rispondere alla domanda di prodotti nutrienti, sani e sicuri. Se verrà adeguatamente sviluppata, l'acquacoltura contribuirà a sua volta allo sviluppo socioeconomico delle zone in cui si impianta, alla creazione di posti di lavoro stabili e di buona qualità e al radicamento della popolazione sul territorio.

1.4   Il CESE ribadisce il proprio giudizio secondo cui il mercato unico costituisce uno dei punti di forza principali dell'UE. Per tale ragione nutre preoccupazione per la poca omogeneità e coerenza delle legislazioni dei vari Stati membri, tra l'altro per quanto riguarda l'etichettatura dei prodotti dell'acquacoltura e l'interpretazione della normativa ambientale europea, ad esempio per quanto riguarda la rete Natura 2000 o la direttiva quadro in materia di acque.

1.5   Data la crescente occupazione degli spazi costieri, bisogna promuovere la ricerca di sinergie tra attività compatibili, compresa la protezione dell'ambiente. Una delle ragioni dell'attuale ristagno dell'acquacoltura nell'UE è proprio l'insufficiente assegnazione di aree per tale attività. Il CESE raccomanda di migliorare e di snellire gli iter che conducono al rilascio di licenze e di concessioni alle aziende di acquacoltura, e di semplificare e rendere meno gravose le procedure, in modo da abbreviare i tempi per l'autorizzazione.

1.6   Il CESE esprime preoccupazione per il fatto che l'attuale etichettatura dei prodotti dell'acquacoltura nei punti di vendita è insufficiente e non consente ai consumatori di effettuare acquisti responsabili e consapevoli. Tale situazione rende per esempio difficile ai consumatori riconoscere i prodotti dell'acquacoltura allevati nell'UE da quelli importati e i prodotti freschi da quelli scongelati.

1.7   Il CESE esprime preoccupazione per il fatto che i prodotti dell'acquacoltura importati non rispettano le norme sanitarie applicate nell'UE. Particolarmente inquietanti sono le differenze nei criteri relativi alla tracciabilità, elemento chiave della sicurezza alimentare. Esprime preoccupazione anche per le condizioni sociolavorative, per quanto riguarda ad esempio il lavoro eseguito da minori o in condizioni di semischiavitù.

1.8   L'acquacoltura produce alimenti di qualità in ambiente acquatico ed è incompatibile con un ambiente deteriorato o inquinato. Pertanto è necessario garantire il buono stato delle acque nell'UE.

1.8.1   La protezione dell'ambiente è una delle priorità dell'UE, ma non deve impedire la realizzazione di attività con essa compatibili. La Commissione europea deve fare uno sforzo per spiegare l'interrelazione e la compatibilità tra l'acquacoltura e le principali norme di tutela ambientale, in particolare la rete Natura 2000.

1.8.2   Il CESE raccomanda di dare impulso all'etichettatura ecologica dei prodotti dell'acquacoltura, per distinguere i prodotti provenienti da aziende gestite correttamente e attente allo sviluppo sostenibile e dare risalto alla loro eccellenza ecologica.

1.9   Dato il carattere innovativo dell'acquacoltura europea, il CESE sottolinea l'esigenza di rilanciare la ricerca e lo sviluppo tecnologico in questo campo. La Piattaforma europea di tecnologia e innovazione per l’acquacoltura, costituita recentemente, è un ottimo strumento per tale rilancio.

1.10   Per quanto riguarda la salute animale, il CESE esprime preoccupazione per la scarsità di farmaci veterinari autorizzati a disposizione dell'acquacoltura.

2.   Sintesi della comunicazione della Commissione

2.1   L'obiettivo della comunicazione è individuare le cause della stagnazione della produzione acquicola nell'UE e rilanciare lo sviluppo di tale settore. A tal fine la Commissione ha elaborato una proposta basata su tre assi: promuovere la competitività, gettare le basi di una crescita sostenibile e migliorare l'immagine e la governance del settore.

2.2   La Commissione propone di promuovere la competitività dell'acquacoltura comunitaria grazie allo sviluppo di un settore competitivo e diversificato, sostenuto dall'innovazione.

2.2.1   Lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura dev'essere sostenuto da attività di ricerca e innovazione. A tal fine la Commissione promuoverà iniziative di ricerca, sviluppo e innovazione, incoraggerà lo sviluppo di infrastrutture della ricerca e assegnerà risorse adeguate.

2.2.2   La Commissione si ripropone di perseguire condizioni eque di concorrenza nell'occupazione del territorio tra l'acquacoltura e altre attività e di stabilire delle sinergie tra le varie attività.

2.2.3   L'acquacoltura dell'UE dovrebbe essere in grado di rispondere alle richieste dei consumatori, di adattarsi alle esigenze del mercato e di interagire su un piano di parità con gli altri operatori della catena di commercializzazione. Per tale ragione la Commissione prenderà in considerazione le necessità del settore per quanto concerne le organizzazioni di produttori, le associazioni interprofessionali, l'informazione dei consumatori e gli strumenti di commercializzazione.

2.2.4   La dimensione esterna dell'acquacoltura deve offrire ai settori associati possibilità di espansione e di esportazione. In quest'ottica la Commissione promuoverà lo sviluppo di un'acquacoltura sostenibile in paesi terzi.

2.3   La Commissione intende gettare le basi di una crescita sostenibile dell'acquacoltura garantendo un livello elevato di protezione dell'ambiente. I prodotti alimentari di origine acquatica che vengono elaborati o importati nell'UE dovranno essere conformi a rigide norme di tutela della salute e della sicurezza dei consumatori. La Comunità perseguirà un elevato livello di protezione della salute e del benessere degli animali.

2.3.1   Bisognerà garantire la compatibilità fra acquacoltura e ambiente. Per questo motivo la Commissione continuerà a insistere sullo sviluppo di un'acquacoltura compatibile con l'ambiente.

2.3.2   Inversamente bisogna offrire all'acquacoltura un ambiente pulito e acqua della migliore qualità per garantire la salute degli animali e la sicurezza dei prodotti, specie dei molluschi.

2.3.3   Affinché la produzione e la crescita siano ottimali bisogna creare un'industria di allevamento di animali acquatici ad alto rendimento, che benefici di condizioni zootecniche eccellenti. La Commissione garantirà che la direttiva 2006/88/CE (2) sulla salute degli animali acquatici venga applicata nella sua interezza.

2.3.4   Il benessere degli animali è un aspetto che interessa sia i consumatori che i legislatori e i produttori. La Commissione richiederà pareri sul benessere dei pesci e promuoverà l'adozione di un approccio individualizzato per specie.

2.3.5   Uno dei principali problemi cui il settore deve far fronte è la limitata disponibilità di prodotti medicinali veterinari autorizzati. Pertanto la Commissione promuoverà l'applicazione delle raccomandazioni espresse dal gruppo di lavoro sulla disponibilità dei medicinali per uso veterinario nella sua relazione del 2007.

2.3.6   La disponibilità di mangimi di elevata qualità prodotti in modo sostenibile rimane essenziale per lo sviluppo dell'acquacoltura. La Commissione aumenterà la disponibilità degli additivi necessari per i mangimi per i pesci e procederà a una revisione del regolamento sui sottoprodotti.

2.3.7   La Commissione deve garantire la protezione della salute dei consumatori e riconoscere i benefici per la salute derivanti dal consumo di alimenti di origine acquatica. Essa continuerà a lavorare per fare in modo che gli alimenti di origine acquatica, prodotti internamente o importati, siano sicuri per i consumatori. A questo fine continuerà a basare le proprie azioni sulle conoscenze scientifiche e sul principio di precauzione e terrà conto dei benefici per la salute derivanti dal consumo di pesce.

2.4   È necessario migliorare l'immagine del settore e le condizioni di governance , creando condizioni uniformi a livello europeo.

2.4.1   Una migliore applicazione della normativa dell'UE da parte degli Stati membri dovrebbe garantire condizioni di uguaglianza tra gli operatori economici in relazione alle decisioni che interessano lo sviluppo dell'acquacoltura. A tal fine la Commissione spiegherà meglio l'applicazione della sua politica ambientale, specialmente per quanto riguarda la rete Natura 2000, e sorveglierà la corretta applicazione della normativa europea in materia di salute animale e di protezione dei consumatori. Per quanto riguarda i paesi terzi, essa vigilerà inoltre affinché le condizioni da essi applicate siano equivalenti a quelle comunitarie.

2.4.2   Per promuovere lo sviluppo dell'acquacoltura è essenziale ridurre gli adempimenti amministrativi, in particolare quelli a carico delle PMI. La Commissione si adopererà quindi per semplificare il contesto legislativo e ridurre gli adempimenti amministrativi nell'UE.

2.4.3   La Commissione incoraggerà la partecipazione delle parti interessate e un'adeguata informazione del pubblico, mediante ampie consultazioni e un'informazione trasparente. Ciò contribuirà a migliorare la regolamentazione e la governance, come pure l'immagine dell'acquacoltura.

2.4.4   La Commissione lavorerà per garantire un appropriato monitoraggio del settore, dato che attualmente le statistiche ufficiali dell'UE sull'acquacoltura hanno una portata alquanto limitata. Essa estenderà inoltre la propria base di informazione sui prezzi, per creare un sistema di monitoraggio lungo l'intera catena commerciale.

3.   Osservazioni generali

3.1   L'acquacoltura produce attualmente il 47 % dei prodotti di origine acquatica consumati dalla popolazione mondiale. Per di più essa ha un considerevole potenziale di crescita e può quindi svolgere un ruolo primario in una politica strategica di approvvigionamento rivolta a far fronte alla futura domanda alimentare.

3.2   Negli ultimi dieci anni la popolazione mondiale è cresciuta del 12 % e il consumo di pesce è aumentato del 27 %, a causa tra l'altro dei benefici effetti per la salute dovuti agli acidi omega 3, di cui il pesce è una fonte eccellente. L'UE è il principale mercato mondiale di prodotti di origine acquatica, il cui consumo ammonta a 12 milioni di tonnellate all'anno con una chiara tendenza all'aumento. Il livello di autoapprovvigionamento è di appena il 35 %, mentre viene importato il 65 % dei prodotti di origine acquatica e questa quota tende ad aumentare.

3.3   L'acquacoltura europea è integrata nella politica comune della pesca (PCP), che ha per obiettivo lo sfruttamento sostenibile delle risorse acquatiche vive nel quadro di un'adeguata considerazione degli aspetti ambientali, sociali ed economici. La PCP riformata deve tenere specificamente conto delle caratteristiche dell'acquacoltura e dotarsi di strumenti di sostegno del settore e di strumenti di mercato efficaci. Si suggerisce di rinominare la PCP politica comune della pesca e dell'acquacoltura.

3.4   Nell'UE l'acquacoltura costituisce attualmente un'importante attività economica in determinate zone costiere e continentali, e comprende la produzione sia di molluschi che di pesci in acqua dolce o marina.

3.5   Nata come attività artigianale e su piccola scala, l'acquacoltura nell'UE è divenuta, a partire dagli anni '70 del secolo scorso, un'industria moderna, dinamica, innovatrice e ad alto contenuto tecnologico, con imprese spesso integrate in senso verticale.

3.6   L'acquacoltura nell'UE costituisce una fonte di occupazione in zone costiere e fluviali remote, generalmente depresse e caratterizzate da scarsità di alternative occupazionali. Sia nel caso delle aziende familiari che in quello delle PMI, i posti di lavoro nell'acquacoltura sono specializzati, richiedono una qualificazione tecnica e sono stabili.

3.7   Nel 2002 la Commissione ha presentato, con la comunicazione COM(2002) 511 definitivo, una strategia per lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura europea, i cui obiettivi erano:

a)

creare posti di lavoro sicuri, specie nelle zone particolarmente dipendenti dalla pesca;

b)

garantire la disponibilità di prodotti della pesca sani e sicuri, nelle quantità richieste dal mercato;

c)

promuovere un settore rispettoso dell'ambiente.

3.8   La Commissione ha riconosciuto che dal 2002 la produzione dell'acquacoltura dell'UE non si è evoluta come previsto e che anzi ha fatto segnare nel complesso, per quanto riguarda sia i molluschi che i pesci (l'acquacoltura dedita alla produzione di crostacei e di alghe è quasi inesistente in Europa), un ristagno che contrasta nettamente con l'elevato indice di crescita che quest'attività ha registrato nel resto del mondo. La Commissione ha quindi considerato opportuno rivedere la propria strategia e fare un bilancio della situazione attuale dell'acquacoltura europea.

4.   Osservazioni specifiche

4.1   L'acquacoltura nell'UE non sta dispiegando tutto il proprio potenziale di creazione di ricchezza e di occupazione. La sua produzione complessiva è stagnante dal 2002 e non arriva a compensare la riduzione delle catture da parte della flotta da pesca, il che provoca un peggioramento della bilancia commerciale esterna, malgrado il fatto che in Europa sussistano condizioni fisiche e ambientali adeguate e vi siano tecnologie di avanguardia e imprese disposte a investire. D'altro canto il settore ha dimostrato di disporre delle conoscenze e dei mezzi necessari per svolgere un'attività sostenibile dal punto di vista ambientale e al tempo stesso offrire prodotti sani, sicuri e di qualità.

4.2   Il complesso quadro giuridico dell'UE, la lentezza delle procedure amministrative, i limiti di accesso alle aree pubbliche e gli eccessivi adempimenti amministrativi scoraggiano gli investimenti e limitano la competitività della produzione dell'acquacoltura europea.

4.3   Molte delle sfide che limitano lo sviluppo dell'acquacoltura europea dipendono direttamente da politiche e azioni adottate a livello nazionale o regionale. Pertanto le autorità nazionali e regionali devono prendere atto della situazione e predisporre un quadro adeguato. In alcuni Stati membri non sono state concesse nuove licenze per acquacoltura negli ultimi 15 anni. In alcuni casi è l'interpretazione della legislazione comunitaria da parte delle amministrazioni nazionali e regionali che introduce distorsioni, come nel caso della rete Natura 2000, da cui alcune amministrazioni escludono in maniera ingiustificata l'acquacoltura. D'altro canto sia gli Stati membri che le regioni con competenze legislative devono coordinare le loro legislazioni per non creare barriere artificiali al libero mercato nell'UE.

4.4   L'organizzazione comune dei mercati dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura, che dovrebbe stabilizzare il mercato e garantire il reddito dei produttori dell'acquacoltura, richiede urgentemente una riforma che rafforzi le organizzazioni di produttori.

4.5   La precedente comunicazione COM(2002) 511 definitivo enfatizzava eccessivamente gli aspetti ambientali dell'acquacoltura e lasciava in secondo piano il versante economico e quello sociale della sostenibilità. La comunicazione in esame, COM(2009) 162 definitivo, propone un equilibrio migliore tra i tre pilastri della sostenibilità, quello ambientale, quello sociale e quello economico. Essa riconosce che la sostenibilità ambientale è realizzabile solo con imprese competitive e redditizie.

4.6   In generale le imprese di acquacoltura dell'UE sono efficienti e potrebbero essere pienamente competitive se vi fosse parità di opportunità con i prodotti importati. Ma attualmente mancano, sia nella produzione che nella commercializzazione, i presupposti di tale parità di opportunità. Sul versante della produzione, le imprese comunitarie sono assoggettate a norme restrittive in materia di ingredienti dei mangimi, di uso di medicinali veterinari, di ambiente e altri aspetti di natura sociale, cui non soggiacciono i produttori dei paesi terzi, i quali tuttavia possono commercializzare liberamente nel territorio comunitario i propri prodotti (anche quelli realizzati con mano d'opera infantile o con altre violazioni del diritto a un lavoro dignitoso e a un salario equo). Per quanto riguarda la commercializzazione, alcuni paesi concedono sovvenzioni irregolari alla propria produzione, che viene successivamente venduta nell'UE.

4.7   Mancando di informazioni adeguate sui prodotti acquatici che acquista, il consumatore non è in grado di valutare adeguatamente le differenze di qualità e di prezzo. Ciò comporta un grave svantaggio per i produttori europei, i cui prodotti hanno in generale un valore aggiunto maggiore rispetto a quelli di importazione. Questa disinformazione consiste, per esempio, di inesattezze circa il paese di origine o il nome comune del prodotto. Ma un caso particolarmente grave è quello dei filetti di pesce provenienti da paesi lontani, in genere asiatici, che vengono scongelati al momento della vendita e messi sui banchi di vendita insieme ai filetti realmente freschi, senza che il consumatore venga informato chiaramente delle caratteristiche dei due prodotti, ragione per cui il prezzo rimane l'unico elemento di riferimento. In questo caso possono addirittura aggiungersi problemi per la salute pubblica, in caso di ricongelamento.

4.8   Il CESE raccomanda pertanto di procedere a una semplificazione dell'etichettatura nel cui ambito vengano rese più chiare in particolare le informazioni concernenti il paese o l'area di origine. Suggerisce inoltre di rafforzare i meccanismi di ispezione e di controllo alle frontiere.

4.9   La corretta identificazione dei prodotti dell'acquacoltura dev'essere accompagnata da azioni di formazione e di informazione rivolte all'intera catena di distribuzione e di commercializzazione e agli stessi consumatori. In tale contesto bisogna dare speciale rilievo alle informazioni concernenti la presenza di acidi grassi omega 3, in particolare dei tipi APA e DHA.

4.10   Il CESE raccomanda di realizzare campagne di promozione rivolte a dare all'acquacoltura e ai suoi prodotti e processi un'immagine migliore. Occorrerebbe istituire uno specifico gruppo di studio, incaricato di individuare i messaggi da diffondere e di proporre iniziative da attuare con la partecipazione del settore. Il CESE raccomanda pertanto l'attuazione di campagne transnazionali, necessariamente coordinate dalla Commissione europea.

4.11   L'acquacoltura europea è un'attività tecnologica e innovatrice, che presuppone una ricerca scientifica costante. L'attuale Settimo programma quadro, che riunisce tutte le iniziative dell'UE in materia di ricerca, offre alla ricerca relativa all'acquacoltura possibilità minori rispetto ai programmi precedenti e sarà pertanto difficile accrescere il grado di innovazione e di competitività del settore europeo. Il settore professionale dell'acquacoltura europea ha recentemente creato la Piattaforma europea di tecnologia e innovazione per l'acquacoltura, grazie alla quale spera di definire le priorità di ricerca e sviluppo del settore e una strategia per realizzarle.

4.11.1   Occorre proseguire la ricerca relativa ad ingredienti alternativi, sicuri e sostenibili, che continuino a soddisfare le esigenze nutritive e biologiche dei pesci e garantiscano al prodotto finale le stesse virtù nutrizionali.

4.11.2   Bisogna continuare ad ottimizzare gli attuali sistemi di produzione, ma specialmente quelli che offrono evidenti possibilità di espansione futura, come l'acquacoltura in mare aperto e i sistemi di ricircolo a terra.

4.12   La disponibilità di medicinali veterinari costituisce un serio limite per lo sviluppo dell'acquacoltura. Attualmente l'acquacoltura europea non dispone di strumenti veterinari sufficienti, ad esempio anestetici, vaccini o antibiotici. Questa situazione compromette la vitalità del settore e si riflette sulla salute e il benessere degli animali, sulla sicurezza alimentare e sulla protezione dell'ambiente.

4.13   La comunicazione della Commissione propone di sostenere l'esportazione verso paesi terzi di tecnologie di produzione nel settore dell'acquacoltura. Sebbene tale proposta comporti un aspetto di solidarietà che merita certamente sostegno, nel promuoverla bisogna considerare che possibilmente le future produzioni realizzate grazie a tale trasferimento di tecnologia finiranno per essere esportate nell'UE, in concorrenza con la produzione interna.

4.14   La comunicazione descrive in maniera esatta le cause del ristagno dell'acquacoltura nell'UE. Essa tuttavia non va considerata come un lavoro concluso, bensì come il punto di partenza per la concezione e lo sviluppo di azioni concrete volte a rilanciare lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura nell'UE.

Bruxelles, 28 aprile 2010

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Mario SEPI


(1)  GU C 208 del 3.9.2003, pagg 89-93.

(2)  GU L 328 del 24.11.2006, pag. 14.


Top