29.8.2006   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 206/17


Parere del Comitato delle regioni sul tema La politica di coesione e le città: il contributo delle città e degli agglomerati urbani alla crescita e all'occupazione nelle regioni

(2006/C 206/04)

IL COMITATO DELLE REGIONI,

vista la lettera della Commissione europea al Presidente STRAUB, del 25 gennaio 2006, con cui si chiede al CdR di elaborare un parere sul tema La politica di coesione e le città: il contributo delle città e degli agglomerati urbani alla crescita e all'occupazione nelle regioni,

vista la decisione, presa dal proprio Presidente il 10 novembre 2005, di incaricare la commissione Politica di coesione territoriale di elaborare un parere sull'argomento,

visto il documento di lavoro della Commissione Commission staff working paper: Cohesion Policy and cities: the urban contribution to growth and jobs in the regions (La politica di coesione e le città: il contributo alla crescita e all'occupazione nelle regioni) (1),

visto il proprio parere (CdR 232/2004 fin) (2) in merito alla Proposta di regolamento del Consiglio recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione (COM(2004) 492 def. - 2004/0163 (AVC)),

visto il proprio parere (CdR 233/2004 fin) (3) in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) (COM(2004) 495 def. - 2004/0167 (COD)),

visto il proprio parere (CdR 140/2005 fin) in merito alla Comunicazione della Commissione - Politica di coesione a sostegno della crescita e dell'occupazione: linee guida della strategia comunitaria per il periodo 2007-2013 (COM(2005) 299 def.),

viste le conclusioni del Consiglio informale dei ministri, riunitosi a Bristol il 6 e 7 dicembre 2005, sul tema delle comunità sostenibili,

vista la Relazione del Parlamento europeo sulla dimensione urbana nel contesto dell'allargamento (2004/2258),

visto il proprio progetto di parere (CdR 38/2006 riv. 1), adottato il 23 febbraio 2006 dalla commissione Politica di coesione territoriale (relatore Michael HÄUPL, sindaco di Vienna - AT/PSE),

ha adottato il seguente parere in data 26 aprile, nel corso della 64asessione plenaria.

1.   Punti di vista del Comitato delle regioni

Il Comitato delle regioni

1.1

richiama in primo luogo il fatto che il 78% della popolazione dell'Unione europea risiede in una città, in un agglomerato urbano o in un'area urbana. Oltre il 60% della popolazione vive in aree urbane con più di 50.000 abitanti. Nelle aree urbane si concentrano grandi potenziali, ma anche problemi complessi;

1.2

richiama in proposito l'intenzione espressa dalla Commissione nel suo Terzo rapporto sulla coesione economica e sociale: un nuovo partenariato per la coesione, la convergenza, la competitività e la cooperazione (4), di mettere in primo piano le questioni relative alle città includendole nei programmi regionali;

1.3

segnala l'importanza decisiva di integrare una dimensione urbana in tutte le politiche comunitarie, e non solo nella politica di coesione. Solo se le sue conseguenze positive saranno evidenti e realizzabili per tutte le popolazioni urbane, l'UE riuscirà a (ri)conquistare un certo grado di accettazione politica, indispensabile per l'ulteriore sviluppo e la riuscita del nostro progetto comune;

1.4

appoggia l'iniziativa del Parlamento europeo, presentata nella relazione sulla dimensione urbana nel contesto dell'allargamento (5), volta a rafforzare la dimensione urbana di tutte le politiche comunitarie e delle politiche degli Stati membri, e la diffusione della relazione stessa;

1.5

sottolinea il contributo decisivo delle città nell'attuazione della strategia di Lisbona quale riformulata nel 2005. Precisa, tuttavia, che la crescita non è un fine in sé, bensì un mezzo per aumentare l'occupazione, la coesione sociale e la sostenibilità ambientale. Contribuendo al mantenimento del modello sociale europeo, essa garantisce la qualità della vita dei cittadini dell'Unione. L'occupazione costituisce di fatto il problema centrale per i cittadini europei: la recente tendenza a concentrarsi sulla crescita economica e sull'aumento della produttività non dovrebbe far perdere di vista le altre dimensioni della strategia di Lisbona;

1.6

osserva che le città sono sempre state dei laboratori per ogni tipo di evoluzione: in esse ha avuto infatti inizio la maggior parte dei progressi sociali e tecnologici. Questa trasformazione strutturale caratteristica dei centri urbani comporta tanto delle opportunità quanto dei rischi sia per i cittadini che per la società nel suo insieme. Le città hanno appreso a convivere con tale trasformazione e a reagire ad essa e sono inoltre abituate a compensare i difetti del mercato - in parte originati dalla trasformazione stessa. Al riguardo esse svolgono un ruolo cruciale per conseguire gli obiettivi della strategia di Lisbona, proprio perché in molti settori risulta necessario adeguare le strutture alle nuove sfide;

1.7

rileva quindi criticamente che, a causa dell'impostazione «dall'alto» adottata nello sviluppo e nell'attuazione della strategia di Lisbona, la grande maggioranza delle città europee non sono state coinvolte nell'elaborazione dei programmi nazionali di riforma: se partecipazione c'è stata, ha avuto carattere solo parziale e formale, ma non sostanziale. Uno studio rivela che, in generale, le città sono state maggiormente coinvolte quando nello Stato membro corrispondente esisteva un ministero espressamente responsabile per i centri urbani (come ad esempio nei Paesi Bassi) o quando si trattava di città-regioni (come Berlino, Amburgo, Vienna, ecc.). Lo scarso coinvolgimento del livello urbano fa sì che il potenziale delle città e la loro grande capacità di creare sinergie di cooperazione tra gli operatori pubblici e privati e gli interlocutori sociali vengano sfruttati solo in parte. Essenzialmente alle medesime conclusioni giunge uno studio realizzato dal CdR sul tema Attuazione del partenariato di Lisbona per la crescita e l'occupazione - Il contributo delle regioni e delle città. Sondaggio sulla partecipazione degli enti regionali e locali alla preparazione dei programmi di riforma nazionali nel quadro della strategia di Lisbona rinnovata  (6), secondo cui solo il 17% delle città e delle regioni è soddisfatto della sua partecipazione all'elaborazione dei programmi nazionali di riforma;

1.8

ricorda che, tendenzialmente, si è assistito ad un maggior coinvolgimento delle città quando si sono elaborati i quadri di riferimento strategici nazionali (QRSN) ai sensi degli articoli 25 e 26 della proposta di regolamento del Consiglio concernente i fondi strutturali (7). Per quanto la dimensione urbana continui a essere presa espressamente in considerazione nei QRSN e nei programmi operativi che ne derivano, ciò non è tuttavia ancora un fatto scontato;

1.9

obietta che nell'attuale proposta concernente le linee guida della strategia comunitaria per il periodo 2007-2013 (8) si continua a trascurare in larga misura la dimensione urbana della politica di coesione trattandola soltanto nel contesto delle «peculiarità territoriali». Questa lacuna è emersa con evidenza anche dai risultati del processo di consultazione sulle linee guida della strategia comunitaria per la coesione relative al periodo 2003-2013: più volte, infatti, si è sollecitata una maggiore attenzione al ruolo decisivo svolto dalle città ai fini della crescita e dell'occupazione. Le linee guida dovrebbero riconoscere anche formalmente il ruolo cruciale delle città. Senza una disciplina comunitaria chiara che preveda la partecipazione obbligatoria di queste ultime si rischia che, nel periodo 2007-2013, la dimensione urbana della politica di coesione risulti indebolita anziché rafforzata;

1.10

pertanto, accoglie con favore l'iniziativa presa dalla Commissione europea, con la presentazione del documento di lavoro intitolato Politica di coesione e città: il contributo delle aree urbane alla crescita e all'occupazione nelle regioni  (9), per tener conto delle predette critiche e continuare a rafforzare la dimensione urbana nella futura politica di coesione. Tale documento illustra egregiamente l'importanza centrale delle città per lo sviluppo dell'UE, degli Stati membri e delle regioni, e pone chiaramente in luce il loro contributo decisivo alla crescita e all'occupazione, nonché alla coesione sociale e allo sviluppo sostenibile;

1.11

apprezza particolarmente il fatto che, nel suddetto documento di lavoro, la Commissione europea presenti la dimensione urbana in tutta la sua complessità. Questo approccio olistico è un punto di forza decisivo del documento, che va quindi in ogni caso tenuto fermo. La complessità, evidenziata per mezzo di esempi e dati concreti, può essere presa in considerazione solo adottando un approccio che integri tutte le politiche: la dimensione urbana non può infatti essere circoscritta solo alla politica di coesione, ma va tenuta espressamente presente in tutte le politiche comunitarie;

1.12

segnala in particolare che, nel documento, il contributo delle città si articola in 50 linee di azione operative, che offriranno alle città degli indirizzi per future misure concrete;

1.13

appoggia il processo di consultazione avviato dalla Commissione in relazione al documento di lavoro; si rallegra della sua intenzione di tener conto dei risultati più importanti di tale processo nella versione definitiva delle linee guida della strategia comunitaria per la coesione nonché di pubblicare una versione riveduta del documento di lavoro sotto forma di comunicazione;

1.14

contribuisce al rafforzamento della dimensione urbana organizzando, insieme alla Commissione europea e alla commissione per lo sviluppo regionale del Parlamento europeo, il Forum delle città, che si terrà il 26 aprile 2006;

1.15

si compiace che la proposta di regolamento del Consiglio che istituisce il Fondo di coesione consenta di finanziare, grazie a questo stesso Fondo, dei trasporti urbani ecologici.

2.   Raccomandazioni del Comitato delle regioni in merito al documento di lavoro della Commissione Politica di coesione e città: il contributo delle aree urbane alla crescita e all'occupazione nelle regioni

Il Comitato delle regioni

2.1

si compiace con la Commissione europea delle spiegazioni dettagliate e precise sui seguenti punti: lo sviluppo urbano sostenibile nella politica regionale europea, il ruolo delle città (le ragioni della loro importanza, la loro capacità attrattiva), il sostegno all'innovazione, all'iniziativa imprenditoriale e all'economia basata sulla conoscenza, l'aumento e il miglioramento dell'occupazione, le differenze fra le città, la governance e il finanziamento del rinnovamento urbano;

2.2

si compiace del fatto che le linee di attuazione invitino gli Stati membri a sostenere le misure promosse dalle città;

2.3

invita a inserire nelle linee guida della strategia comunitaria una quarta priorità, destinata segnatamente alle città e alle aree metropolitane, e intesa a creare delle comunità sicure, coese e sostenibili (sul piano economico, sociale, ambientale e commerciale), anche nelle zone urbane che presentano condizioni di maggiore disagio;

2.4

segnala la diversità delle situazioni dei centri urbani, che variano soprattutto in funzione della loro dimensione e posizione geografica (ad esempio, perifericità), nonché della ripartizione delle competenze a livello nazionale e del fatto di appartenere o meno ai nuovi Stati membri. Inoltre, propone di tener conto di un altro importante elemento, e cioè delle differenze esistenti fra le città di uno stesso Stato membro determinate dal diverso livello di urbanizzazione e di sviluppo economico;

2.5

condivide il punto di vista della Commissione, secondo cui un proficuo sviluppo delle città e della loro capacità di contribuire in modo significativo allo sviluppo regionale presuppone il generale rafforzamento della loro capacità d'azione. A tal fine, le città dovrebbero essere dotate di sistemi e strumenti che consentano loro di reagire alle trasformazioni economiche e sociali, nonché di una massa critica di risorse finanziarie; queste potrebbero essere loro erogate sotto forma di una sovvenzione globale con sub-delega delle relative funzioni gestionali, come previsto dal nuovo regolamento FESR (articoli 36, 41 e 42);

2.6

sottolinea che per realizzare la strategia di Lisbona mettendo a segno incrementi di crescita e produttività elevati è vitale riconoscere l'importanza che le città e le aree urbane presentano per il conseguimento di tali obiettivi, tenuto conto della massa critica della loro popolazione, dei loro centri di eccellenza nel campo universitario e della ricerca, nonché della loro capacità di applicare le nuove scoperte su scala industriale. Il Comitato giudica pertanto necessario conferire alla politica di coesione una dimensione urbana, riconoscendo il potenziale delle città come centri propulsivi dell'innovazione e dell'economia della conoscenza;

2.7

segnala però, soprattutto in relazione al miglioramento delle condizioni dell'ambiente imprenditoriale e di quelle per l'innovazione, che le città potranno svolgere queste importanti funzioni di «guida» solo se disporranno delle risorse finanziarie necessarie a tal fine. Ciò vale, ovviamente, per tutti gli ambiti d'intervento menzionati;

2.8

sottolinea l'importanza di un modo di procedere coordinato, che tenga conto della realtà delle «regioni funzionali», per ottenere i miglioramenti sostenibili perseguiti con le linee di azione citate. È solo grazie ad una collaborazione e ad un partenariato al di là dei confini amministrativi che sarà possibile trovare delle soluzioni e che si creeranno le opportunità per aumentare le potenzialità. Questa cooperazione, non sempre semplice nella pratica, andrebbe promossa mediante incentivi specifici da parte delle politiche comunitarie quali la promozione di progetti di sviluppo strategico di area vasta. A questo fine rivestono particolare importanza la creazione di nuove reti di cooperazione tra aree metropolitane e regioni urbane ed il potenziamento di quelle già esistenti. Merita in questo contesto un particolare apprezzamento la cooperazione attualmente in corso mediante l'iniziativa Interreg III, cooperazione che si articolerà nel periodo 2007-2013 attorno all'obiettivo di cooperazione territoriale;

2.9

sottolinea il ruolo importante che le città svolgono nella lotta contro i cambiamenti climatici grazie all'entità della loro popolazione e alla loro capacità di generare cambiamenti su vasta scala, ad esempio in settori come i trasporti pubblici e l'uso innovativo dell'energia negli edifici. Il Comitato propone pertanto d'introdurre un requisito ambientale nei programmi dei fondi strutturali;

2.10

segnala l'importanza del contributo che il risanamento e lo sviluppo urbanistici delle aree industriali dismesse e degli spazi pubblici apportano sia al rinnovamento delle città cresciute disordinatamente sia alla riduzione dell'urbanizzazione eccessiva. Ricorda che in questo contesto le città necessitano del sostegno dei livelli nazionale ed europeo; in particolare, le aree metropolitane e le regioni urbane hanno bisogno, per far fronte ai propri problemi specifici, di un sostegno finanziario comunitario che si traduca nella creazione di programmi ad hoc per il risanamento delle zone urbane in declino e nel rafforzamento di iniziative capaci di portare avanti il lavoro avviato da URBAN;

2.11

è consapevole dell'importanza di una «politica della diversità “che abbracci tutti gli ambiti dell'amministrazione pubblica: una tale politica è un requisito indispensabile per sfruttare appieno il potenziale specifico degli immigrati, che in molti casi costituisce ancora una risorsa largamente sottoutilizzata;

2.12

segnala in particolare l'importanza dei servizi di interesse generale per rendere più efficienti i sistemi urbani e più attraenti le città. Al riguardo invita a ricordare che, in linea con il principio di sussidiarietà, gli enti regionali e locali hanno il diritto di scegliere liberamente la loro forma di prestazione dei servizi di interesse (economico) generale; auspica che, in questo campo, d'ora in avanti il quadro giuridico europeo resti aperto alla possibilità della produzione propria e dell'affidamento diretto ad aziende in-house anche in senso lato (10). È necessario inoltre che anche la normativa in materia di appalti e di aiuti di Stato preveda una maggiore flessibilità per le città e le regioni;

2.13

raccomanda che in tutti gli ambiti di intervento si tenga conto in particolare delle esigenze delle donne, dei giovani, degli anziani e di tutti coloro che hanno necessità specifiche;

2.14

ritiene necessario assicurare che le città siano maggiormente “a misura di donna”, prevedendo iniziative a favore dell'imprenditorialità femminile, nonché misure per sviluppare e sostenere il ruolo delle donne come dirigenti e manager dei settori privato e pubblico in zone urbane attraverso servizi adeguati di prossimità e di welfare;

2.15

raccomanda di aggiungere al documento un'apposita sezione dedicata al tema della salute: il tema dovrebbe essere trattato nei suoi tre aspetti principali, vale a dire accessibilità e mobilità, accesso ai servizi e alle istituzioni, ambiente naturale e fisico e, data la sua importanza, dovrebbe essere affrontato esplicitamente da linee guida specifiche;

2.16

sottolinea la particolare importanza di garantire un'offerta ampia e finanziariamente sostenibile di servizi di assistenza all'infanzia, con orari di apertura adeguati alle necessità. Questo consentirà ai genitori di lavorare, creerà una base importante per la successiva istruzione dei figli e contribuirà notevolmente all'integrazione delle varie culture e all'inserimento dei bambini con esigenze particolari;

2.17

rileva criticamente che, per quanto concerne le linee guida relative alle Azioni per le PMI e le microimprese, la semplificazione dell'accesso al finanziamento mediante l'assunzione dei rischi dovrebbe essere realizzata in modo molto restrittivo e con criteri rigorosi; sottolinea in generale la necessità di potenziare il sostegno finanziario per le microimprese;

2.18

segnala che la formazione e l'istruzione in tutti i loro aspetti - compreso l'apprendimento permanente - dovrebbero essere considerate non solo per le loro ripercussioni sulla crescita e sull'occupazione, ma anche nella prospettiva di una comunità sociale e solidale, che accordi priorità soprattutto alla partecipazione di tutti i cittadini ai processi sociali nel loro insieme e non soltanto a quelli economici;

2.19

è consapevole del fatto che, con l'aumento della popolazione anziana, settori come la cura e l'assistenza, come pure i “servizi sociali”, assumeranno maggiore importanza. Tali trasformazioni nella piramide demografica, tuttavia, se da una parte porranno dei problemi notevoli alle città, dall'altra offriranno anche delle opportunità per la crescita e l'occupazione, per esempio nel settore dell'assistenza;

2.20

sottolinea che l'esistenza di un significativo numero di immigrati nelle aree metropolitane e nelle zone urbane dell'Unione rappresenta per le amministrazioni una sfida considerevole, ma anche una nuova nicchia di mercato nella quale tali zone possono cercare nuove opportunità di crescita. I diversi livelli amministrativi dovranno fare in modo che si tragga profitto da tali opportunità;

2.21

sottolinea la crescente importanza, soprattutto per le città, dell'economia sociale (il cosiddetto terzo settore, accanto a quelli delle imprese private [il primo] e pubblico [il secondo]), in quanto mercato del lavoro in espansione; esorta ad assicurare che le linee d'azione prendano espressamente in considerazione l'esigenza di migliori opportunità di mercato per le imprese del terzo settore (per esempio in materia di accesso al credito o di garanzie statali);

2.22

sottolinea in particolare che la creazione di posti di lavoro sostenibili e la lotta alla disoccupazione rivestono un'importanza cruciale per lo sviluppo futuro dell'intera UE. Solo conseguendo chiari successi in questo campo l'UE potrà (ri)conquistare la fiducia dei cittadini. In quanto centri della trasformazione strutturale, le città risentono infatti in modo particolare delle ricadute della disoccupazione;

2.23

chiede che la politica del mercato del lavoro degli Stati membri prenda in maggiore considerazione le esigenze delle zone urbane e che a tale scopo si mettano a punto programmi adeguati insieme con le regioni funzionali urbane in quanto bacini occupazionali. A questo fine, potrebbero fungere da base accordi formali e patti per il coordinamento delle politiche del mercato del lavoro a livello nazionale, regionale e locale, come mostra l'esempio dei patti territoriali per l'occupazione. Tali patti favoriscono i collegamenti tra politica economica, politica regionale e politica del mercato del lavoro a livello urbano ed andrebbero sviluppati ulteriormente e sostenuti con risorse comunitarie;

2.24

condivide l'idea della Commissione europea che il gran numero di stranieri che vivono nelle città costituiscono delle opportunità, che per essere competitive le città devono attirare e dar lavoro a persone provviste di un ampio ventaglio di competenze, e che spesso i lavoratori immigrati coprono utilmente posti non ambiti da altri. Il Comitato approva pertanto la raccomandazione, formulata dalla Commissione nella recente relazione sul funzionamento degli accordi transitori sulla libera circolazione delle persone, che gli Stati membri esaminino accuratamente se, tenuto conto della situazione del loro mercato del lavoro e di quanto evidenziato nella stessa relazione, sia opportuno mantenere le restrizioni in vigore;

2.25

rileva che la qualità dei posti di lavoro creati riveste un'importanza decisiva. Negli ultimi tempi la crescita dell'occupazione è stata perlopiù determinata da un incremento del lavoro a tempo parziale e di alcune nuove tipologie occupazionali. In certi settori la qualità dei posti di lavoro offerti diminuisce drasticamente e/o non viene offerto alcun posto di lavoro conforme alle norme vigenti in materia. Queste svariate tipologie occupazionali che spesso non garantiscono ai lavoratori una stabilità finanziaria provocano nuove fratture sociali. Il settore privato e le imprese devono offrire posti di lavoro che consentano un'occupazione sostenibile: in effetti, flessibilizzare il mercato del lavoro a scapito della sicurezza sul luogo di lavoro e di quella sociale non costituisce una soluzione accettabile a lungo termine, ragione per la quale le varie amministrazioni pubbliche dovranno contrastare ogni evoluzione in tal senso;

2.26

pone in rilievo che per garantire la qualità della vita nelle città è assolutamente indispensabile evitare l'esclusione sociale e i problemi che ne derivano - dalla creazione di “ghetti” fino alla criminalità. Le amministrazioni pubbliche dovrebbero prestare particolare attenzione ai gruppi maggiormente esposti al rischio di esclusione sociale, tra i quali vanno ricordati in particolare gli immigrati;

2.27

sottolinea che l'aver incorporato le iniziative comunitarie quali URBAN e EQUAL all'interno dei Programmi operativi nazionali e regionali non deve comportare una riduzione della portata innovativa delle prime. Al contrario, è opportuno incoraggiare l'innovatività delle iniziative urbane nell'ambito della nuova politica di coesione e promuovere la messa in rete delle idee e la loro applicabilità in contesti diversi;

2.28

a tal fine chiede alla Commissione che le iniziative in ambito urbano, in quanto attuazione di un indirizzo dell'UE e in considerazione del loro carattere di emblematicità e di trasferibilità - carattere che è opportuno mantengano anche nella prossima programmazione -, siano tra loro comparabili e che l'efficacia degli interventi sia misurabile in termini qualitativi e quantitativi.

3.   Raccomandazioni del Comitato delle regioni

Il Comitato delle regioni

3.1

chiede alla Commissione europea di prendere in considerazione la dimensione urbana in tutte le politiche comunitarie. A tale scopo è necessario un approccio che, oltre a individuare, analizzare e considerare i problemi concreti della realtà urbana, valuti le ripercussioni di tali politiche sulle città. Ciò rende indispensabile coinvolgere i responsabili istituzionali delle città in tutte le fasi di sviluppo delle politiche e dei programmi, nonché della loro attuazione e valutazione;

3.2

segnala la necessità di un migliore coordinamento della dimensione urbana tra tutti i servizi della Commissione europea, in particolare tra le DG REGIO, ENV, TREN, EMPL e SANCO. In tutti i programmi dell'UE si dovrebbe prestare maggiore attenzione alla dimensione urbana nei suoi aspetti sia finanziari che territoriali;

3.3

sottolinea inoltre la necessità di un maggiore coordinamento tra la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio, al fine di realizzare un'agenda più chiara per le azioni comunitarie destinate alle città;

3.4

raccomanda alla Commissione europea di rafforzare il “gruppo di lavoro interservizi” con la partecipazione di esperti di questioni urbane e di creare una task force interservizi, seguendo il modello dell'intergruppo Urban-logement del Parlamento europeo. Inoltre, si raccomanda di costituire dei forum per consentire un dialogo regolare con le città sulle politiche comunitarie che le riguardano, come già avviene in relazione alla politica ambientale;

3.5

chiede alla Commissione europea e agli Stati membri di annunciare un “dialogo territoriale”, analogo a quello sociale e civile: questo dovrebbe consentire ai vari enti regionali e locali, nonché alle loro associazioni nazionali ed europee, di esprimere le proprie posizioni già nelle fasi della preparazione, negoziazione e decisione delle politiche e delle misure riguardanti le città e le regioni, partecipando così alla loro definizione. Il dialogo con le associazioni di enti regionali e locali sull'elaborazione delle politiche comunitarie (11) avviato nel 2003 dalla Commissione europea con la partecipazione del CdR costituisce solo un primo passo in questa direzione;

3.6

è favorevole all'organizzazione da parte del Consiglio e degli Stati membri di un incontro ad alto livello prima di ciascun vertice di primavera. A detto incontro dovrebbero partecipare, oltre agli attori del “dialogo territoriale”, la Commissione europea, il Parlamento europeo, il Comitato delle regioni e le reti delle città. Raccomanda inoltre di tenere riunioni annuali dei ministri che, nei vari Stati membri, sono responsabili delle questioni urbane. Tali riunioni dovrebbero essere precedute da un incontro con i rappresentanti delle reti delle città e delle associazioni nazionali ed europee degli enti locali, come ad esempio il Consiglio dei comuni e delle regioni d'Europa. Inoltre, in tali riunioni il gruppo di lavoro interservizi della Commissione europea dovrebbe riferire regolarmente sullo stato dei suoi lavori;

3.7

chiede ai governi degli Stati membri di tenere maggiormente conto della dimensione urbana nelle politiche nazionali. In particolare, occorrerà garantire alle città le risorse finanziarie necessarie per l'assolvimento dei loro compiti. Inoltre, si dovrebbe approfondire il dialogo con le città e le loro associazioni e conferirgli il carattere di una consultazione formale;

3.8

segnala l'importanza cruciale della ricerca e sviluppo per conseguire gli obiettivi di Lisbona. Esorta quindi a tener conto del ruolo significativo delle città al livello della politica di ricerca nel contesto del Settimo programma quadro di azioni comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013) (mainstreaming urbano). Se finora la dimensione urbana è stata tenuta espressamente presente solo nell'ambito delle politiche dell'ambiente e dei trasporti, è invece necessario che gli aspetti della ricerca sulle problematiche urbane vengano considerati in tutti gli altri ambiti e programmi specifici. Al riguardo, occorrerà garantire attraverso misure appropriate un maggiore sostegno al collegamento in rete delle città con le università e gli istituti di ricerca locali. Ciò al fine di suscitare una sinergia per lo sviluppo urbano e una più ampia consapevolezza pubblica dell'attività di RST. Una di tali iniziative potrebbe, ad esempio, consistere in un premio intitolato Città europea della scienza;

3.9

il Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico dovrebbe potenziare il ruolo delle città in quanto piattaforme per lo scambio di informazioni e conoscenze, assicurare una ripartizione delle risorse e una definizione delle politiche in materia d'innovazione che rispondano alle necessità della società in generale e dei cittadini in particolare e garantire un sostegno alla ricerca transnazionale sulle problematiche dello sviluppo urbano;

3.10

sottolinea l'importanza della sussidiarietà e della partecipazione dei livelli subnazionali alla programmazione e attuazione della politica di coesione. La gestione decentrata dei fondi strutturali non deve condurre ad una centralizzazione della politica di coesione al livello degli Stati membri;

3.11

chiede alla Commissione europea di tener conto del principio di proporzionalità nell'applicazione dei dispositivi di gestione e di controllo delle iniziative avviate dalle città;

3.12

chiede una partecipazione più ampia e trasparente degli enti locali alla preparazione, messa a punto e attuazione dei Programmi nazionali di riforma. Invita inoltre gli Stati membri a inserire nelle loro relazioni annuali alla Commissione europea un capitolo specifico che illustri le misure di attuazione di detti programmi a livello locale;

3.13

si compiace che la dimensione urbana sia stata tenuta presente nelle proposte della Commissione relative ai fondi strutturali e al Fondo di coesione per il 2007-2013;

3.14

chiede che si rafforzi la dimensione urbana nelle linee guida della strategia comunitaria in materia di coesione per il periodo 2007-2013. La Commissione europea dovrà garantire che tale dimensione venga presa effettivamente in considerazione, ad esempio prevedendone espressamente l'inclusione nella relazione annuale di ogni Stato membro e nella propria, previste dagli articoli 27 e 28 della proposta di regolamento del Consiglio concernente i fondi strutturali (12);

3.15

sottolinea il ruolo fondamentale delle azioni prospettive e strategiche messe in atto dai governi locali per far fronte ai problemi di disoccupazione, in particolare attraverso proposte per la creazione di posti di lavoro alternativi nei cosiddetti “nuovi giacimenti occupazionali”; Per tale motivo raccomanda di tener conto della dimensione urbana in sede di definizione e sviluppo di programmi a favore dell'occupazione e di attribuire alle città le necessarie competenze, gli opportuni strumenti di gestione e adeguate risorse di bilancio;

3.16

si compiace delle iniziative congiunte Jeremie, Jaspers e Jessica promosse dalla Commissione europea e dell'iniziativa EQUAL della BEI. L'accesso a questi sistemi di finanziamento in condizioni di parità per tutti i livelli dell'amministrazione statale costituisce un requisito essenziale per il loro successo;

3.17

raccomanda l'elaborazione, il sistematico aggiornamento e la divulgazione di dati e analisi che riflettano la complessa realtà dei centri urbani e consentano di valutare meglio la loro situazione. In particolare, sostiene le iniziative come ESPON/ORATE (Osservatorio in rete dell'assetto del territorio europeo) e l'audit urbano;

3.18

appoggia lo sviluppo di reti di città per la comunicazione delle esperienze e delle migliori prassi. A tal fine occorrerebbe basarsi in primo luogo sulle reti esistenti come Urbact - con il suo progetto pilota Urban European Knowledge Network -, nonché sugli aspetti essenziali della cooperazione urbana interregionale, Eurocities, ecc. Al riguardo si dovrebbe tener conto anche delle iniziative delle associazioni nazionali ed europee che rappresentano gli interessi delle città;

3.19

raccomanda alla Commissione europea di chiedere ai paesi beneficiari del Fondo di coesione di destinare una parte consistente delle risorse ricevute a progetti per trasporti pubblici urbani sostenibili.

Bruxelles, 26 aprile 2006

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Michel DELEBARRE


(1)  Testo disponibile solo in inglese.

(2)  GU C 231 del 20.9.2005.

(3)  Ibidem

(4)  Terzo rapporto sulla coesione economica e sociale: un nuovo partenariato per la coesione,la convergenza,la competitività e la cooperazionee (COM(2004) 107 def.), adottato dalla Commissione europea il 18 febbraio 2004.

(5)  Risoluzione del Parlamento europeo sulla dimensione urbana nel contesto dell'allargamento (P6_TA(2005) 0387), del 13.10.2005, relatore Jean Marie BEAUPUY, non ancora pubblicata nella GU.

(6)  Attuazione del partenariato di Lisbona per la crescita e l'occupazione - Il contributo delle regioni e delle città. Sondaggio sulla partecipazione degli enti regionali e locali alla preparazione dei programmi di riforma nazionali nel quadro della strategia di Lisbona rinnovata (DI CdR 45/2005).

(7)  Proposta di regolamento del Consiglio recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione (COM(2004) 492 def.), del 14.7.2004.

(8)  Comunicazione della Commissione - Politica di coesione a sostegno della crescita e dell’occupazione: linee guida della strategia comunitaria per il periodo 2007-2013 (COM(2005) 299 def.), del 5.7.2005.

(9)  Documento di lavoro dei servizi della Commissione Politica di coesione e città: il contributo delle aree urbane alla crescita e all’occupazione nelle regioni, del 23.11.2005, disponibile sul sito http://europa.eu.int/comm/regional_policy/consultation/urban/index_it.htm

(10)  Ossia aziende speciali/controllate.

(11)  Comunicazione della Commissione - Dialogo con le associazioni degli enti territoriali sull'elaborazione delle politiche dell'Unione europea (COM(2003) 811 def.), del 19.12.2003.

(12)  Proposta di regolamento del Consiglio recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione (COM(2004) 492 def.), del 14.7.2004.