52011DC0173




[pic] | COMMISSIONE EUROPEA |

Bruxelles, 5.4.2011

COM(2011) 173 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

Quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020

1. Migliorare la situazione dei Rom: un imperativo sociale ed economico per l'Unione e i suoi Stati membri

Molti dei 10-12 milioni di Rom[1] che abitano, secondo le stime, in Europa affrontano nella loro vita quotidiana pregiudizi, intolleranza, discriminazione ed esclusione sociale. Emarginati, vivono in pessime condizioni socioeconomiche. Si tratta di una situazione inaccettabile nell'Unione europea all'inizio del 21° secolo.

La strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva non lascia spazio alla persistente emarginazione economica e sociale di quella che è la principale minoranza in Europa. Occorre un'azione decisa, intrapresa sulla base di un dialogo attivo con i Rom, a livello sia nazionale che europeo. La responsabilità primaria in questo campo spetta alle autorità pubbliche, ma l'impresa non è facile: l'integrazione sociale ed economica dei Rom è un processo su due binari, che richiede un cambiamento di mentalità sia da parte della maggioranza della popolazione che da parte dei membri delle comunità Rom[2].

Prima di tutto, gli Stati membri devono garantire che i Rom non siano discriminati, bensì trattati come ogni altro cittadino dell'UE, con pari accesso a tutti i diritti fondamentali sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Inoltre, occorre intervenire per interrompere il circolo vizioso della povertà che si perpetua da una generazione all'altra. In numerosi Stati membri i Rom rappresentano una proporzione significativa e crescente della popolazione in età scolastica e di conseguenza della futura forza lavoro. I Rom sono una popolazione giovane: per il 35,7% sono di età inferiore a 15 anni, a fronte di una media del 15,7% per la popolazione complessiva dell'UE. L'età media è di 25 anni, mentre quella della popolazione UE è di 40 anni[3]. Alla grande maggioranza dei Rom in età lavorativa manca l'istruzione necessaria per trovare buoni posti di lavoro. Di conseguenza è cruciale investire nell'istruzione dei bambini Rom per consentire loro di potersi poi affermare nel mondo del lavoro. Negli Stati membri che presentano cospicue popolazioni Rom, questo ha già un impatto sull'economia: secondo le stime, in Bulgaria circa il 23% dei nuovi occupati sono Rom, in Romania circa il 21%[4].

Un numero significativo di Rom che vivono nell'UE è rappresentato da cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente. Oltre a subire le stesse dure condizioni di vita di molti cittadini dell'UE di origine Rom, essi devono far fronte ai problemi tipici degli immigrati provenienti da paesi non UE. Tali problemi sono affrontati nel contesto delle politiche dell'UE volte a favorire l'integrazione dei cittadini di paesi terzi, tenendo conto delle esigenze dei gruppi particolarmente vulnerabili[5].

L'integrazione dei Rom non solo apporterà vantaggi sociali, ma produrrà anche benefici economici sia per le popolazioni Rom, sia per le comunità di cui fanno parte. Secondo una recente ricerca della Banca mondiale[6], ad esempio, la piena integrazione dei Rom nel mercato del lavoro produrrebbe benefici economici stimati, per alcuni paesi, a circa 0,5 miliardi di euro annui. Una maggiore partecipazione dei Rom al mercato del lavoro migliorerebbe la produttività economica, ridurrebbe la spesa pubblica per l'assistenza sociale e aumenterebbe le entrate provenienti dalle imposte sul reddito. Secondo il medesimo studio della Banca mondiale, i benefici fiscali dell'integrazione dei Rom nel mercato del lavoro sono stimati a circa 175 milioni di euro annui per paese. Tutte queste importanti conseguenze economiche e finanziarie dell'integrazione dei Rom potrebbero a loro volta favorire un clima sociale di maggiore apertura alle popolazioni Rom e contribuire in tal modo alla loro rapida integrazione nelle comunità di cui fanno parte.

L'integrazione economica dei Rom contribuirà anche ad aumentare la coesione sociale e il rispetto dei diritti fondamentali, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze, e a eliminare le discriminazioni basate sulla razza, sul colore della pelle, sull'origine etnica o sociale o sull'appartenenza a una minoranza nazionale[7].

L'UE ha presentato agli Stati membri varie proposte volte a promuovere l'integrazione sociale ed economica dei Rom, da ultimo nella sua comunicazione dell'aprile 2010[8]. La direttiva 2000/43/CE obbliga già gli Stati membri a garantire ai Rom (come a ogni altro cittadino dell'UE) un accesso non discriminatorio all'istruzione, all'occupazione, alla formazione professionale, all'assistenza sanitaria, alla protezione sociale e all'alloggio. Un rigoroso monitoraggio dell'attuazione della direttiva può costituire un utile strumento per misurare l'integrazione dei Rom[9].

Malgrado alcuni progressi conseguiti negli ultimi anni sia negli Stati membri che a livello dell'UE[10], la situazione quotidiana della maggior parte dei Rom non registra cambiamenti di rilievo. Secondo quanto rilevato dalla task force della Commissione sui Rom[11], non esistono ancora misure che affrontino in modo energico e proporzionato i problemi sociali ed economici di gran parte della popolazione Rom nell'UE.

Per affrontare questa sfida, dato che il divieto di discriminazione non basta da solo a combattere l'esclusione sociale dei Rom, la Commissione invita le istituzioni dell'UE a sostenere il presente quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom. Si tratta di un mezzo per completare e potenziare la legislazione e le politiche dell'UE in materia di uguaglianza affrontando a livello nazionale, regionale e locale, ma anche tramite il dialogo coi Rom e il coinvolgimento di questi ultimi, le esigenze specifiche dei Rom per quanto riguarda la parità di accesso all'occupazione, all'istruzione, all'alloggio e all'assistenza sanitaria.

Il quadro dell'UE mira a cambiare in modo tangibile le condizioni di vita della popolazione Rom. È la risposta che l'UE intende fornire ai problemi attuali, senza sostituire la responsabilità primaria degli Stati membri in materia. Con il presente quadro, la Commissione europea sollecita gli Stati membri, in proporzione all'entità della popolazione Rom che vive sui rispettivi territori[12] e tenendo conto dei loro diversi punti di partenza, ad adottare o sviluppare un'impostazione globale per l'integrazione dei Rom e a sostenere gli obiettivi illustrati qui di seguito.

2. La necessità di un'impostazione mirata: un quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom

Per conseguire progressi significativi nell'integrazione dei Rom, è giunto il momento di fare un passo avanti: garantire che le politiche di integrazione nazionali, regionali e locali si concentrino sui Rom in modo chiaro e specifico e affrontino le esigenze dei Rom con misure esplicite dirette a prevenire e compensare gli svantaggi che colpiscono tale popolazione. Un approccio mirato, nell'ambito della strategia generale di lotta contro la povertà e l'esclusione – che non escluda dal sostegno altri gruppi vulnerabili ed emarginati – è compatibile con il principio di non discriminazione, a livello sia nazionale che dell'UE. Il principio della parità di trattamento non osta a che uno Stato membro mantenga o adotti misure specifiche dirette a evitare o compensare svantaggi connessi con una determinata razza o origine etnica[13]. Alcuni Stati membri hanno già applicato con successo misure positive a favore dei Rom, ritenendo che le classiche misure di inclusione sociale non bastassero per affrontare le esigenze specifiche dei Rom[14].

Per garantire l'attuazione di politiche efficaci negli Stati membri, la Commissione propone che vengano formulate strategie nazionali di integrazione dei Rom oppure, laddove esistono già, che vengano adeguate in modo da conseguire gli obiettivi dell'UE per l'integrazione dei Rom , con interventi mirati e finanziamenti (nazionali, europei e altro) sufficienti a realizzarli. Propone inoltre soluzioni per combattere gli attuali ostacoli a un uso più efficace dei fondi dell'UE e getta le basi di un solido meccanismo di monitoraggio per garantire risultati concreti a favore dei Rom.

3. Dichiarare l'ambizione dell'UE: stabilire obiettivi per l'integrazione dei Rom

Come dimostra l'analisi annuale della crescita della Commissione europea[15], tanto gli Stati membri quanto l'UE devono impegnarsi a fondo per attuare la strategia Europa 2020 e per raggiungere i suoi obiettivi principali, sostenuti da iniziative faro[16]. Per numerosi Stati membri, affrontare la situazione dei Rom in termini di occupazione, povertà e istruzione significa progredire verso gli obiettivi di Europa 2020 relativi all'occupazione, all'inclusione sociale e all'istruzione.

Gli obiettivi dell'UE per l'integrazione dei Rom devono riguardare, in proporzione all'entità della popolazione Rom, quattro settori cruciali : l'accesso all'istruzione, all'occupazione, all'assistenza sanitaria e all'alloggio . Le norme minime dovrebbero basarsi su indicatori comuni, comparabili e affidabili. È importante conseguire questi obiettivi per aiutare gli Stati membri a raggiungere i fini generali della strategia Europa 2020.

- Accesso all'istruzione : fare in modo che tutti i bambini Rom completino almeno la scuola primaria

La popolazione Rom ha livelli d'istruzioni molto più bassi del resto della popolazione, anche se la situazione varia da uno Stato membro all'altro[17].

Poiché l'istruzione primaria è obbligatoria in tutti gli Stati membri, questi ultimi hanno il dovere di garantire che tale istruzione sia disponibile per tutti i bambini nell'età dell'obbligo scolastico. Secondo le migliori statistiche disponibili offerte dall'indagine sulle forze di lavoro del 2009[18], in media il 97,5% dei bambini nell'UE completa l'istruzione primaria.

Le indagini indicano però che in alcuni Stati membri soltanto un numero limitato di bambini Rom completa l'istruzione primaria[19]. I bambini Rom tendono a essere troppo rappresentati nell'istruzione speciale e in scuole segregate. È necessario rafforzare i legami con le comunità tramite mediatori culturali/scolastici, chiese, associazioni o comunità religiose e tramite l'attiva partecipazione dei genitori dei bambini Rom, migliorare le competenze interculturali degli insegnanti, ridurre la segregazione e garantire il rispetto dell'obbligo di istruzione primaria. La Commissione prevede un'azione comune con il Consiglio d'Europa diretta a formare circa 1 000 mediatori in due anni. I mediatori possono fornire ai genitori informazioni e consigli sul funzionamento del sistema d'istruzione locale e aiutarli a fare in modo che i bambini superino la fase di transizione tra le varie fasi della carriera scolastica.

È ben noto che i bambini che rimangono esclusi dall'istruzione, entrano in ritardo nel sistema scolastico o lo abbandonano troppo presto sperimenteranno in seguito gravi difficoltà, dall'analfabetismo ai problemi di linguaggio al senso di esclusione e inadeguatezza. Di conseguenza, avranno maggiori difficoltà nell'accedere all'istruzione superiore e all'università o a ottenere un buon posto di lavoro. Si incoraggiano pertanto programmi diretti a offrire una seconda opportunità ai giovani che hanno abbandonato il sistema scolastico, compresi programmi esplicitamente destinati ai bambini Rom. Occorre inoltre sostenere la riforma dei programmi di formazione degli insegnanti ed elaborare metodi d'insegnamento innovativi. Per garantire che accedano alle scuole anche i bambini plurisvantaggiati occorre una cooperazione tra più settori e programmi di sostegno adeguati. Il gruppo ad alto livello sull'alfabetizzazione e la campagna di alfabetizzazione che sta lanciando la Commissione come contributo all'iniziativa faro di Europa 2020 "Nuove competenze e nuovi posti di lavoro" metteranno in evidenza l'importanza della lotta contro l'analfabetismo tra bambini e adulti Rom.

La Commissione ha adottato una comunicazione sull'educazione e cura della prima infanzia[20], che ha evidenziato come i tassi di partecipazione dei bambini Rom siano notevolmente inferiori rispetto alla popolazione originaria, nonostante questi bambini presentino maggiori esigenze di sostegno. Un maggiore accesso a un’istruzione della prima infanzia di qualità e non segregativa può rivestire un ruolo fondamentale nel superamento dello svantaggio educativo dei bambini Rom, come evidenziato da azioni pilota sull’integrazione dei Rom attualmente in corso in alcuni Stati membri coi contributi del bilancio UE[21].

Per tale motivo gli Stati membri dovrebbero garantire che tutti i bambini Rom, sedentari o no, abbiano accesso a un'istruzione di qualità e non siano soggetti a discriminazioni o segregazioni. Come minimo, dovrebbero garantire che essi completino la scuola primaria. Dovrebbero inoltre allargare l'accesso a servizi di qualità in materia di istruzione e cura della prima infanzia e ridurre il numero di abbandoni precoci dell'istruzione secondaria, secondo la strategia Europa 2020. I giovani Rom dovrebbero essere fortemente incoraggiati a seguire anche un'istruzione secondaria e terziaria[22].

- Accesso all'occupazione : ridurre il divario in termini di occupazione tra i Rom e il resto della popolazione

Tra gli obiettivi principali della strategia Europa 2020 figura il raggiungimento di un tasso di occupazione del 75% per la popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni (attualmente il tasso medio dell'UE è del 68,8% circa[23]). Dall'analisi annuale della crescita 2011 emerge che gli Stati membri stanno fissando nei programmi di riforma nazionali obiettivi in termini di occupazione in relazione ai quali potranno misurare i progressi compiuti. Le prove empiriche e le ricerche sulla situazione socioeconomica dei Rom evidenziano un notevole divario tra il tasso di occupazione dei Rom e quello del resto della popolazione.

La Banca mondiale ha constatato che i tassi di occupazione dei Rom (specialmente per le donne) sono nettamente inferiori a quelli della maggioranza della popolazione[24]. Un'indagine dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali condotta in sette Stati membri mostra anch'essa notevoli divari e indica che i Rom si considerano fortemente discriminati nel settore dell'occupazione[25].

Per tale motivo gli Stati membri dovrebbero garantire alla popolazione Rom un accesso pieno e non discriminatorio alla formazione professionale, al mercato del lavoro e a strumenti e iniziative per il lavoro autonomo. Occorre inoltre incoraggiare il microcredito e dedicare la debita attenzione, nel settore pubblico, all'assunzione di funzionari qualificati di minoranza Rom. I servizi pubblici per l'impiego possono rivolgersi ai Rom mediante servizi personalizzati e mediazione. Tutto ciò potrà attirare i Rom verso il mercato del lavoro aumentandone in tal modo il tasso di occupazione.

- Accesso all’assistenza sanitaria : ridurre il divario tra i Rom e il resto della popolazione dal punto di vista della situazione sanitaria

La speranza di vita alla nascita nell'UE è di 76 anni per gli uomini e 82 per le donne[26] , ma per i Rom le stime sono inferiori di 10 anni[27]. Inoltre, se il tasso di mortalità infantile nell'UE è di 4,3 per 1 000 nati vivi[28], è dimostrato che nelle comunità Rom esso è molto più elevato. Da una relazione del programma di sviluppo delle Nazioni Unite basata sullo studio di cinque paesi emerge che i tassi di mortalità infantile tra i Rom sono superiori di 2-6 volte a quelli della popolazione totale, a seconda del paese. Anche in altri paesi si riferiscono alti livelli di mortalità infantile nella comunità Rom[29].

Questa disparità riflette il divario generale in termini sanitari tra i Rom e il resto della popolazione, legato a sua volta alle cattive condizioni di vita, alla mancanza di campagne d'informazione mirate, al limitato accesso a cure sanitarie di qualità e all'esposizione a rischi sanitari più gravi. Nell'indagine dell'Agenzia per i diritti fondamentali, anche la discriminazione da parte del personale sanitario si configura come problema specifico dei Rom[30]. Il 17% degli intervistati dichiarava di aver subito discriminazioni in tale contesto nei 12 mesi precedenti. L'uso di servizi di prevenzione tra i Rom è scarso e, secondo alcuni studi, più del 25% dei bambini Rom non ha ricevuto un ciclo completo di vaccinazioni[31].

Per questo motivo gli Stati membri dovrebbero garantire ai Rom, specialmente ai bambini e alle donne, l'accesso a un'assistenza sanitaria di qualità, e fornire loro cure preventive e servizi sociali dello stesso livello e alle stesse condizioni del resto della popolazione. Laddove possibile, i Rom qualificati dovrebbero essere coinvolti nei programmi sanitari destinati alle loro comunità.

- Accesso all'alloggio e ai servizi essenziali : colmare il divario tra la percentuale dei Rom che ha accesso all'alloggio e ai servizi pubblici (come l'acqua, l'elettricità e il gas) e quella del resto della popolazione

Una percentuale compresa tra il 72% e il 100% dei nuclei familiari dell'UE è collegata a una rete idrica pubblica[32]. La situazione dei Rom, però, è molto peggiore. Le loro condizioni abitative, spesso cattive, comprendono un accesso inadeguato a servizi pubblici come l'acqua, l'elettricità o il gas e i Rom non sedentari spesso hanno difficoltà a trovare siti dotati di accesso alla rete idrica[33]. Questo ha un effetto negativo sulla loro salute e sulla loro integrazione generale nella società.

Per tale motivo gli Stati membri dovrebbero promuovere un accesso non discriminatorio all'alloggio, incluse le abitazioni sociali. Gli interventi nel settore abitativo devono far parte di un approccio integrato comprendente, in particolare, l'istruzione, la sanità, l'assistenza sociale, l'occupazione e la sicurezza, nonché provvedimenti contro la segregazione. Gli Stati membri dovrebbero inoltre affrontare le esigenze specifiche dei Rom non sedentari (ad esempio permettere loro di accedere ad aree di sosta adeguate). Gli interventi dovrebbero essere realizzati attivamente con programmi mirati che coinvolgano autorità regionali e locali.

4. Strategie nazionali di integrazione dei Rom: un chiaro impegno politico da parte degli Stati membri

Sulla base dell'esperienza compiuta dagli Stati membri, compresi quelli che hanno partecipato al Decennio Rom[34], la Commissione invita gli Stati membri ad allineare le loro strategie nazionali di integrazione dei Rom all'impostazione mirata definita sopra e a estendere il loro periodo di programmazione fino al 2020. Gli Stati membri che non dispongono ancora di strategie nazionali sui Rom sono invitati a fissare obiettivi analoghi, in proporzione all'entità della popolazione Rom che vive sui loro territori[35] e tenendo conto dei loro diversi punti di partenza e delle specificità di tali popolazioni.

Le strategie nazionali dovrebbero seguire un'impostazione mirata che contribuisca attivamente, in linea con i principi di base comuni sull'inclusione dei Rom [36], a integrare i Rom nella società e a eliminare la segregazione, laddove essa esiste. Dovrebbero inoltre collocarsi nel quadro generale della strategia Europa 2020 e contribuire a tale quadro, e di conseguenza essere coerenti con i programmi di riforma nazionali .

Nell'elaborare le strategie nazionali di integrazione dei Rom, gli Stati membri dovrebbero partire dalle seguenti impostazioni:

- stabilire obiettivi nazionali raggiungibili per l'integrazione dei Rom , allo scopo di colmare il divario tra i Rom e il resto della popolazione. Tali obiettivi dovrebbero riguardare, come minimo, i quattro obiettivi dell'UE per l'integrazione dei Rom, ossia l'istruzione, l'occupazione, la sanità e l'alloggio;

- individuare eventuali microregioni svantaggiate o quartieri isolati in cui vivono le comunità più svantaggiate, avvalendosi di indicatori socioeconomici e territoriali già disponibili (livelli d'istruzione molto bassi, disoccupazione a lungo termine e così via);

- stanziare finanziamenti sufficienti a carico dei bilanci nazionali , che saranno completati, se opportuno, da finanziamenti internazionali e dell'UE;

- istituire metodi di monitoraggio efficaci per valutare l'effetto delle misure di integrazione dei Rom e un meccanismo riveduto per l'adeguamento della strategia;

- concepire, realizzare e monitorare le strategie in stretta cooperazione e basandosi su un dialogo ininterrotto con la società civile Rom e con le autorità regionali e locali ;

- nominare un punto di contatto nazionale per la strategia nazionale di integrazione dei Rom avente il potere di coordinare lo sviluppo e l'attuazione della strategia oppure, laddove opportuno, affidarsi alle opportune strutture amministrative già esistenti.

Gli Stati membri sono invitati a elaborare o rivedere le loro strategie nazionali di integrazione dei Rom e a presentarle alla Commissione entro la fine di dicembre del 2011. Nella primavera del 2012, prima della riunione annuale della piattaforma sui Rom, la Commissione valuterà le strategie nazionali e riferirà al Parlamento europeo e al Consiglio in merito ai progressi conseguiti.

5. Ottenere risultati concreti per le popolazioni Rom

L'applicazione e il successo delle strategie nazionali di integrazione dei Rom dipenderanno in larga misura da uno stanziamento effettivo e sufficiente di risorse nazionali. I finanziamenti dell'UE da soli non possono certamente risolvere la situazione dei Rom, ma la Commissione rammenta che attualmente sono programmati finanziamenti dell'UE fino a 26,5 miliardi di euro per sostenere l'impegno degli Stati membri a favore dell'inclusione sociale, ivi comprese le iniziative di aiuto ai Rom[37].

Nell'aprile 2010 la Commissione[38] ha invitato gli Stati membri a garantire che gli strumenti finanziari dell'UE già in uso, in particolare i Fondi strutturali e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, fossero accessibili ai Rom. Tale impostazione è stata approvata dal Consiglio nel giugno 2010[39]. Tuttavia, la maggior parte degli Stati membri non ricorre ancora in misura sufficiente ai fondi disponibili dell'UE per rispondere alle esigenze dei Rom.

Conseguire progressi nell'attuale periodo di programmazione (2007-2013)…

- Per colmare le carenze nello sviluppo di strategie adeguate e di misure efficaci per applicare tali strategie, laddove esistono, gli Stati membri sono invitati a modificare i loro programmi operativi cofinanziati dai Fondi strutturali e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale al fine di sostenere meglio i progetti destinati ai Rom e di renderli conformi alle rispettive strategie nazionali di integrazione dei Rom.

- La Commissione esaminerà insieme agli Stati membri i cambiamenti apportati ai loro programmi operativi per rispondere a nuove esigenze, semplificare la realizzazione e accelerare l'attuazione delle priorità, ivi compreso il ricorso all'approccio integrato nel settore edilizio previsto dal regolamento modificato del Fondo europeo di sviluppo regionale[40]. La Commissione analizzerà prontamente le richieste di modifica dei programmi collegate alle strategie nazionali di integrazione dei Rom.

- Esistono cospicui fondi di assistenza tecnica dell'UE a disposizione degli Stati membri (il 4% della dotazione complessiva di tutti i Fondi strutturali); alla fine del 2009 gli Stati membri avevano utilizzato in media soltanto il 31% delle dotazioni previste. Tali fondi andrebbero perduti se non fossero utilizzati. Nel formulare le strategie nazionali di integrazione dei Rom, gli Stati membri dovrebbero quindi ricorrere più ampiamente all'assistenza tecnica dell'UE[41] per migliorare le loro capacità di gestione, monitoraggio e valutazione anche rispetto ai progetti destinati ai Rom. Tali strumenti potrebbero essere usati dagli Stati membri anche per ottenere consulenze tecniche di organizzazioni regionali, nazionali e internazionali negli interventi di preparazione, attuazione e monitoraggio.

- Per ovviare alle carenze di capacità, quali la mancanza di competenze e di capacità amministrative da parte delle autorità responsabili della gestione e la difficoltà di combinare diversi fondi per sostenere progetti integrati, la Commissione invita gli Stati membri a valutare la possibilità di affidare la gestione e l'attuazione di alcune parti dei loro programmi a istanze intermediarie quali organizzazioni internazionali, enti regionali per lo sviluppo, chiese e organizzazioni o comunità religiose, nonché organizzazioni non governative, dotate di un'esperienza comprovata nell'integrazione dei Rom e di una solida conoscenza degli attori sul terreno[42]. A tale proposito, la rete del Comitato economico e sociale europeo potrebbe costituire uno strumento utile[43].

- Gli Stati membri dovrebbero inoltre valutare l'opportunità di ricorrere allo strumento europeo Progress di microfinanza[44], a titolo del quale sono disponibili in tutto 100 milioni di euro di finanziamenti per il periodo 2010-2013. Secondo la Commissione, tale importo può salire a più di 500 milioni di euro in microcrediti nei prossimi otto anni. Le comunità Rom sono uno dei gruppi destinatari dello strumento[45]. Offrendo a tali comunità la possibilità di avviare attività produttive autonome sarebbe possibile motivare le persone a partecipare attivamente al lavoro regolare, ridurre la dipendenza dagli aiuti e ispirare le generazioni future.

- Nell'elaborare e nell'attuare le strategie di integrazione dei Rom, gli Stati membri sono incoraggiati a ricorrere all'iniziativa europea in materia di innovazione sociale che la Commissione intende varare nel 2011, come previsto dall'iniziativa faro "Piattaforma europea contro la povertà e l'esclusione sociale". Questa impostazione innovativa può contribuire a rendere più efficaci le politiche di inclusione sociale.

…e oltre il 2013

Poiché le strategie nazionali di integrazione dei Rom devono coprire il periodo 2011-2020, è importante utilizzare al meglio i finanziamenti che saranno disponibili a titolo del nuovo quadro finanziario pluriennale (QFP), che stabilirà le modalità di sostegno degli obiettivi di Europa 2020 nell'ambito del futuro bilancio dell'UE.

Fin dal suo concepimento, la strategia Europa 2020 tiene conto della situazione della popolazione Rom[46]. Azioni a sostegno dell'integrazione dei Rom saranno previste dagli opportuni strumenti finanziari dell'UE, in particolare i fondi della politica di coesione. Nell'elaborare le sue proposte per il futuro quadro normativo della politica di coesione, sulla base degli orientamenti presentati nella revisione del bilancio[47] e nelle conclusioni della quinta relazione sulla coesione, la Commissione cercherà di superare le eventuali barriere che impediscono oggi di usare in modo efficace i fondi della politica di coesione a favore dell'integrazione dei Rom.

Sarà importante assicurare che le priorità di investimento dei vari fondi utilizzabili nel settore dell'inclusione sociale e della lotta contro la povertà favoriscano l'attuazione dei programmi di riforma nazionali e delle strategie nazionali di integrazione dei Rom, e che stabiliscano le condizioni necessarie per un sostegno efficace e orientato ai risultati, compresa una migliore valutazione. Sarà inoltre valutata la possibilità di ricorrere a incentivi positivi per sanare le ineguaglianze. Al contempo, la semplificazione delle procedure a vantaggio degli utenti del programma sarà uno degli elementi principali che la Commissione prenderà in considerazione nell'elaborare le future proposte: si tratta di un aspetto essenziale per i progetti che riguardano le esigenze dei Rom.

6. Promuovere l'integrazione dei Rom anche al di fuori dell'UE: la situazione specifica dei paesi dell'allargamento

La strategia di allargamento della Commissione[48] ha evidenziato la situazione precaria di molte comunità Rom nei Balcani occidentali e in Turchia, che contano, secondo le stime del Consiglio d'Europa, 3,8 milioni di persone.

Nei paesi dell'allargamento i Rom hanno problemi analoghi o addirittura più gravi dei Rom che vivono in molti Stati membri dell'UE: esclusione sociale, segregazione ed emarginazione con la conseguente mancanza di istruzione, disoccupazione cronica, accesso limitato all'assistenza sanitaria, agli alloggi e ai servizi essenziali, povertà diffusa. Inoltre, a causa delle guerre scoppiate nella regione dei Balcani, molte famiglie Rom sono state costrette a sfollare in altri paesi della regione o in Europa occidentale. In Turchia, gran parte degli svariati gruppi Rom soffre di esclusione sociale a più livelli.

L'esperienza tratta dalle passate adesioni indica come la promozione dell'inclusione dei Rom richieda un accentuato impegno politico, lo stanziamento di risorse adeguate a titolo dei bilanci nazionali, un migliore coordinamento con i donatori interessati, una valutazione sistematica e un monitoraggio rafforzato. Gli obiettivi dell'UE per l'integrazione dei Rom sono di pari rilevanza per questi paesi, le cui strategie nazionali di integrazione dei Rom e i relativi piani d'azione (elaborati nella maggior parte dei casi nel quadro del Decennio per l'inclusione dei Rom 2005-2015) dovrebbero quindi essere riveduti secondo tali obiettivi. La Turchia deve ancora adottare un quadro nazionale per l'inclusione dei Rom.

La Commissione è determinata a sostenere, a livello regionale e nazionale, l'impegno profuso da tali paesi per aumentare l'inclusione sociale ed economica dei Rom, nei seguenti modi:

- migliorando l'elargizione di aiuti a titolo dello strumento di assistenza preadesione al fine di una programmazione nazionale e multibeneficiari strategica e orientata ai risultati, incentrata su un approccio settoriale di sviluppo sociale. La Commissione sta attuando o pianificando progetti per un valore totale di più di 50 milioni di euro, di cui potrebbero beneficiare esclusivamente o parzialmente anche le comunità Rom;

- aumentando il coinvolgimento della società civile mediante la promozione di un dialogo istituzionalizzato coi rappresentanti dei Rom, affinché questi partecipino e assumano responsabilità nella formulazione, nell'attuazione e nel monitoraggio delle politiche a livello regionale, nazionale e locale;

- controllando attentamente i progressi conseguiti da ciascun paese riguardo alla situazione economica e sociale dei Rom e presentando ogni anno le relative conclusioni nella relazione sull'avanzamento dell'allargamento.

7. Responsabilizzare la società civile: potenziare il ruolo della piattaforma europea per l'inclusione dei Rom

La piattaforma europea per l'inclusione dei Rom[49] costituisce un utile forum per la discussione e l'azione concertata di tutte le parti interessate: istituzioni dell'UE, governi nazionali, organizzazioni internazionali, mondo accademico e rappresentanti della società civile Rom. La piattaforma ha contribuito notevolmente a rendere le politiche europee e nazionali più sensibili alle esigenze dei Rom.

La Commissione è determinata a svolgere un ruolo più accentuato nell'ambito della piattaforma e a potenziarne le funzioni, basandosi sull'esperienza acquisita e collegando la sua attività ai quattro settori prioritari delle strategie nazionali di integrazione dei Rom.

La piattaforma dovrebbe offrire alle parti interessate, specialmente ai rappresentanti delle comunità Rom, l'opportunità di svolgere un ruolo nell'ambito del quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom. Così potenziata, la piattaforma può aiutare gli Stati membri a individuare le risposte politiche adeguate, tramite lo scambio di buone pratiche e l'esame delle strategie delle organizzazioni internazionali esperte nella promozione dell'inclusione dei Rom. Potrà inoltre fornire alla Commissione informazioni sui risultati degli sforzi compiuti a livello nazionale tramite la voce della società civile Rom.

8. Misurare i progressi compiuti: stabilire un solido sistema di monitoraggio

Attualmente è difficile ottenere dati precisi, dettagliati e completi sulla situazione dei Rom negli Stati membri e identificare le misure concretamente applicate per combattere l'emarginazione e la discriminazione dei Rom, e risulta impossibile valutare se tali misure abbiano prodotto i risultati previsti. È pertanto essenziale raccogliere dati affidabili.

Per tale motivo occorre istituire un solido meccanismo di monitoraggio dotato di parametri chiari, tale da garantire che i risultati tangibili siano misurati, che i fondi destinati all'integrazione dei Rom abbiano raggiunto i beneficiari finali, che si stia avanzando verso gli obiettivi d'integrazione dei Rom e che siano state applicate strategie nazionali a favore di tale integrazione.

La Commissione riferirà ogni anno al Parlamento europeo e al Consiglio sui progressi compiuti per l'integrazione della popolazione Rom negli Stati membri e per il conseguimento degli obiettivi.

Per svolgere questo compito la Commissione si baserà sul progetto pilota di indagine sulle famiglie Rom condotto dal programma di sviluppo delle Nazioni Unite in collaborazione, soprattutto, con la Banca mondiale e con l'Agenzia per i diritti fondamentali[50]. La Commissione invita l'Agenzia a estendere l'indagine sui Rom a tutti gli Stati membri e a svolgerla periodicamente, per misurare i progressi compiuti sul terreno. L'Agenzia, in collaborazione con altri organismi interessati quali la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, raccoglierà dati sulla situazione dei Rom per quanto riguarda l'accesso all'occupazione, all'istruzione, all'assistenza sanitaria e all'alloggio. I dati saranno raccolti anche tramite ricerche specifiche finanziate dal programma di scienze socioeconomiche e di scienze umane del Settimo programma quadro. Nel corso di questo processo, la Commissione, l'Agenzia per i diritti fondamentali e gli altri organi dell'UE rispetteranno, a norma dell'articolo 4, paragrafo 2, del TUE, l'identità nazionale degli Stati membri insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale, compreso il sistema delle autonomie locali e regionali.

La Commissione terrà conto anche delle azioni in corso nell'ambito del metodo di coordinamento aperto nel settore delle politiche sociali e di altri contributi degli Stati membri basati sui rispettivi sistemi di monitoraggio dell'integrazione dei Rom. Il controllo approfondito dell'attuazione delle strategie nazionali di integrazione dei Rom svolto dagli Stati membri e dalle parti interessate è un metodo appropriato per aumentare la trasparenza e la responsabilità e garantire in tal modo la massima efficacia delle azioni di integrazione dei Rom.

I programmi di riforma nazionali, insieme con il processo di monitoraggio e di valutazione inter pares della strategia Europa 2020, dovrebbero costituire un'ulteriore fonte di informazioni per valutare i progressi compiuti e fornire orientamenti agli Stati membri.

Per ottenere dati utili sul lungo termine, la Commissione favorirà inoltre la cooperazione tra gli uffici statistici nazionali ed Eurostat, in modo da poter individuare innanzitutto metodi di mappatura delle microregioni meno sviluppate dell'UE, in cui vivono i gruppi più emarginati, specialmente Rom. Questa impostazione territoriale di raccolta dei dati ha una rilevanza diretta per la lotta contro la povertà e l'emarginazione dei Rom. Inoltre, l'Agenzia per i diritti fondamentali dovrebbe collaborare con gli Stati membri per sviluppare metodi di monitoraggio che possano fornire analisi comparative della situazione dei Rom in tutta Europa.

9. Conclusione: 10 anni per cambiare le cose

Il quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom offre l'opportunità di unire le forze a tutti i livelli (europeo, nazionale e regionale) e con tutte le parti interessate, compresi i Rom, per risolvere uno dei più gravi problemi sociali in Europa: mettere fine, cioè, all'esclusione dei Rom. Si tratta di un quadro complementare alle normative e alle politiche UE già esistenti nei settori del divieto di discriminazione, dei diritti fondamentali, della libera circolazione delle persone e dei diritti dei minori[51]. Tale quadro stabilisce gli obiettivi dell'UE per l'integrazione dei Rom da conseguire a livello nazionale, regionale e locale. Questi ambiziosi obiettivi potranno essere raggiunti solo in presenza di un chiaro impegno da parte degli Stati membri e delle autorità nazionali, regionali e locali, con il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile Rom.

La Commissione invita il Parlamento europeo, il Consiglio europeo, il Consiglio, il Comitato delle regioni e il Comitato economico e sociale europeo ad approvare il quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom. Da oltre un decennio le istituzioni dell'UE sollecitano regolarmente gli Stati membri e i paesi candidati ad aumentare l'integrazione sociale ed economica dei Rom; è ora di passare dalle buone intenzioni ad azioni più concrete.

Allegato — Tabella elaborata in base ai dati del Consiglio d'Europa (http://www.coe.int/t/dg3/romatravellers/default_en.asp)

Dati tratti da un documento redatto dalla divisione "Rom e Travellers" del Consiglio d'Europa |

(Paesi non UE) |

Totale in Europa | | | | |11.256.900 | | | |* ai sensi della risoluzione 1244/99 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

[1] Il termine Rom è usato nel presente testo, come in altri documenti politici del Parlamento europeo e del Consiglio europeo, come temine generale riferito a gruppi di persone più o meno accomunate da alcune caratteristiche culturali, come Sinti, Travellers, Kalé, Gens du voyage, ecc., che siano sedentari o meno; si stima che circa l'80% dei Rom sia sedentario (SEC(2010)400).

[2] COM(2010) 133, pag. 5.

[3] Fundación Secretariado Gitano, Health and the Roma community, analysis of the situation in Europe , 2009. Lo studio esamina la Bulgaria, la Repubblica ceca, la Grecia, il Portogallo, la Romania, la Slovacchia e la Spagna.

[4] Banca mondiale, Roma Inclusion: An Economic Opportunity for Bulgaria, the Czech Republic, Romania and Serbia , settembre 2010.

[5] Una comunicazione su un'agenda europea per l'integrazione dei cittadini di paesi terzi è prevista per il 2011.

[6] Banca mondiale, Roma Inclusion: An Economic Opportunity for Bulgaria, the Czech Republic, Romania and Serbia , settembre 2010.

[7] Articolo 2 del trattato sull'Unione europea e articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.

[8] L'integrazione sociale ed economica dei Rom in Europa (COM (2010)133).

[9] Direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica (GU L 180 del 19.7.2009).

[10] COM(2010) 133, sezione 2.

[11] La task force della Commissione sui Rom è stata istituita il 7 settembre 2010 per semplificare, valutare e analizzare l'uso (e l'efficacia) dei fondi dell'UE a favore dell'integrazione dei Rom da parte di tutti gli Stati membri e per individuare eventuali carenze nell'utilizzo di tali fondi.

[12] Le stime del Consiglio d'Europa sono illustrate sul sito http://www.coe.int/t/dg3/romatravellers/default_EN.asp, e allegate alla presente comunicazione.

[13] Direttiva 2000/43/CE del Consiglio (GU L 180 del 19.7.2000).

[14] Ad esempio, l'organizzazione locale britannica Traveller Education Support Services (TESS) mira specificamente a ottenere parità di accesso all'istruzione e risultati scolastici di pari livello per i bambini Traveller e Rom. L'organizzazione JOBS per il progetto sui Rom in Bulgaria offre assistenza ai Rom disoccupati e sostegno agli imprenditori. Altri esempi si trovano nella relazione della Commissione Improving the tools for the social inclusion and non-discrimination of Roma in the EU (2010). Si veda inoltre lo studio della Commissione europea International perspectives on positive action measures (2009).

[15] Analisi annuale della crescita: progredire nella risposta globale dell'UE alla crisi (COM (2011) 11).

[16] Delle sette iniziative faro, le più rilevanti nel presente contesto sono la "Piattaforma europea contro la povertà e l'esclusione sociale", "Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro" e "L'Unione dell'innovazione".

[17] Soltanto il 10% circa dei Rom segue un'istruzione secondaria, secondo l'indagine 2008 dell'Open Society Institute (dati disponibili per sette Stati membri).

[18] Indagine sulle forze di lavoro 2009 - http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/microdata/lfs

[19] Open Society Institute, International Comparative Data Set on Roma Education , 2008. I dati sull'istruzione primaria sono disponibili per sei Stati membri: Bulgaria, Ungheria, Lettonia, Lituania, Romania e Slovacchia. La media ponderata per questi Stati membri è 42%.

[20] COM(2011) 66.

[21] Progetto pilota "Un buon inizio: migliorare l'accesso a servizi di qualità per i bambini Rom".

[22] In questo contesto, si dovrebbe esaminare l'opportunità di ricorrere ad approcci innovativi come l'accesso all'apprendimento e all'acquisizione di competenze basato sulle TIC.

[23] COM (2011) 11, allegato 3, "Progetto di relazione comune sull'occupazione". Secondo l'indagine sulle forze di lavoro 2009, il tasso di disoccupazione nel 2009 era del 62,5% per le donne e del 75,8% per gli uomini:http://epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/table.do?tab=table&init=1&plugin=1&language=en&pcode=t2020_10

[24] Banca mondiale, op. cit.

[25] Agenzia per i diritti fondamentali, Inchiesta sulle minoranze e le discriminazioni nell'Unione europea, relazione con dati mirati, 2009.

[26] http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/product_details/dataset?p_product_code=TSDPH100

[27] Solidarietà in materia di salute: riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell'UE (COM (2009) 567 definitivo). Si veda anche Fundación Secretariado Gitano, op cit. e lo studio di Sepkowitz K, Health of the World's Roma population , 2006, basato sulla situazione nella Repubblica ceca, in Irlanda, in Slovacchia e in Bulgaria.

[28] Proporzione tra il numero di bambini morti a un'età inferiore a un anno e il numero di nati vivi durante l'anno in esame. Dati Eurostat 2009:http://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?dataset=demo_minfind&lang=en

[29] UNDP, The Roma in Central and Eastern Europe, Avoiding the Dependency Trap , 2003. I paesi in questione sono Bulgaria, Romania, Slovacchia, Ungheria e Repubblica ceca. Commissione per la parità e i diritti dell'uomo, Inequalities Experienced by Gypsy and Traveller Communities : A review , 2009.

[30] Agenzia per i diritti fondamentali, Inchiesta sulle minoranze e le discriminazioni nell'Unione europea, relazione con dati mirati, 2009.

[31] Fundación Secretariado Gitano, op.cit. Si veda anche University of Sheffield, The Health Status of Gypsies and Travellers in England, 2004.

[32] Dati Eurostat 2002: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/8-21032006-AP/EN/8-21032006-AP-EN.PDF

[33] Agenzia per i diritti fondamentali, "Le condizioni di alloggio dei rom e dei nomadi nell'Unione europea, relazione comparativa", 2009.

[34] Il Decennio per l'inclusione dei Rom 2005-2015 è un'iniziativa internazionale che riunisce governi, organizzazioni internazionali partner e la società civile, al fine di accelerare i progressi in direzione dell'inclusione dei Rom ed esaminare tali progressi in modo trasparente e quantificabile. Attualmente partecipano all'iniziativa dodici paesi: Bulgaria, Repubblica ceca, Ungheria, Romania, Slovacchia, Spagna, nonché Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro e Serbia. La Slovenia ha lo status di osservatore. Le organizzazioni internazionali partner dell'iniziativa sono Banca mondiale, OSI, PNUS, Consiglio d'Europa, Consiglio della Banca europea, OSCE, ERIO, ERTF, ERRC, UN-HABITAT, UNHCR e UNICEF.

[35] Si vedano le stime del Consiglio d'Europa sul sito http://www.coe.int/t/dg3/romatravellers/default_EN.asp, allegate alla presente comunicazione.

[36] I dieci principi di base comuni sull'inclusione dei Rom sono stati presentati in occasione della prima riunione della piattaforma integrata per l'inclusione dei Rom, che ha avuto luogo il 24 aprile 2009, e sono stati allegati alle conclusioni del Consiglio dell'8 giugno 2009. Si tratta dei seguenti principi: 1) politiche costruttive, pragmatiche e non discriminatorie; 2) approccio mirato esplicito ma non esclusivo; 3) approccio interculturale; 4) mirare all'integrazione generale; 5) consapevolezza della dimensione di genere; 6) divulgazione di politiche basate su dati comprovati; 7) uso di strumenti dell'UE; 8) coinvolgimento degli enti regionali e locali; 9) coinvolgimento della società civile; 10) partecipazione attiva dei Rom.

[37] A titolo del Fondo sociale europeo, sono stati stanziati 9,6 miliardi di euro per il periodo 2007-2013 a favore di misure per l'integrazione socioeconomica delle persone meno favorite – tra cui i Rom emarginati - e 172 milioni di euro sono stati esplicitamente destinate ad azioni per l'integrazione dei Rom. Per quanto riguarda il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), più di 16,8 miliardi di euro sono destinati alle infrastrutture sociali.

[38] COM(2010) 133.

[39] Conclusioni del Consiglio del 7 giugno 2010, 10058/10+COR 1.

[40] Regolamento (UE) n. 437/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 132 del 29.5.2010). Il 9 febbraio 2011 la Commissione ha pubblicato una nota orientativa sull'attuazione degli interventi in materia di edilizia abitativa a favore delle comunità emarginate a titolo del FESR, approvata dal Comitato di coordinamento dei Fondi.

[41] "Politica di coesione: relazione strategica 2010 sull'attuazione dei programmi 2007-2013", SEC(2010) 360 (COM(2010) 110 definitivo). Secondo la relazione, gli Stati membri hanno utilizzato in media solo il 31% dei contributi a sostegno della preparazione, dell'attuazione e del monitoraggio della politica di coesione.

[42] A norma degli articoli 42 e 43 del regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, relativi alle sovvenzioni globali (GU L 210 del 31.7.2006).

[43] Il Comitato economico e sociale europeo dispone di una rete di punti di contatto nazionali nella società civile organizzata tramite i comitati economici e sociali nazionali e organizzazioni analoghe.

[44] Decisione n. 283/2010/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 marzo 2010.

[45] La Commissione sostiene già, ad esempio, il Kiútprogram, un progetto pilota su piccola scala destinato alle comunità Rom in Ungheria, che fornisce microprestiti di valore relativamente ridotto.

[46] Gli orientamenti integrati sulle politiche economiche e le politiche dell'occupazione (n. 10) contengono un riferimento esplicito ai Rom. Inoltre, l'iniziativa faro "Piattaforma contro la povertà e l'esclusione sociale" indica come affrontare l'integrazione dei Rom nell'ambito della politica generale di lotta contro la povertà e l'esclusione sociale. Altri orientamenti per le politiche a favore dell'occupazione promuovono l'accesso all'occupazione in modo tale da favorire l'integrazione socioeconomica della popolazione Rom.

[47] Revisione del bilancio dell'Unione europea (COM(2010) 700 definitivo).

[48] Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2010-2011 (COM(2010) 660 definitivo).

[49] La piattaforma si è riunita per la prima volta nel 2009, in seguito alle conclusioni del Consiglio Affari generali dell'8 dicembre 2008, che invitavano la Commissione a "organizzare lo scambio di buone pratiche e di esperienze tra gli Stati membri nel settore dell'inclusione dei Rom, a fornire un sostegno in materia di analisi e a stimolare la collaborazione tra tutte le parti interessate alle questioni relative ai Rom, comprese le loro organizzazioni rappresentative, nell'ambito di una piattaforma europea integrata" (conclusioni del Consiglio Affari generali, 15976/1/08 REV 1).

[50] Indagine PNUS, cofinanziata dalla DG REGIO e condotta in collaborazione con la DG REGIO, l'Agenzia per i diritti fondamentali, la Banca mondiale e l'OSI nella primavera 2011 (risultati pubblicati in autunno). L'indagine è stata condotta in 11 Stati membri (Bulgaria, Repubblica ceca, Grecia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Francia, Italia, Spagna e Portogallo).

[51] Programma UE per i diritti dei minori (COM(2011) 60 definitivo).