21.6.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 181/14


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Non solo PIL — Il coinvolgimento della società civile nella selezione di indicatori complementari» (parere d’iniziativa)

2012/C 181/04

Relatore: PALMIERI

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 20 gennaio 2011, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere di iniziativa sul tema:

Non solo PIL - Il coinvolgimento della società civile nella selezione di indicatori complementari.

La sezione specializzata Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 7 marzo 2012.

Alla sua 479a sessione plenaria, dei giorni 28 e 29 marzo (seduta del 29 marzo), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 172 voti favorevoli, 5 voti contrari e 12 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1   Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ribadisce quanto espresso nel punto 8 del messaggio conclusivo della Conferenza del CESE «Go sustainable. Be responsible! – European Civil society on the road to Rio +20»7-8 febbraio 2012: «apprezziamo il fatto che il progetto preliminare riconosca i limiti del PIL come strumento di misura del benessere, e invitiamo a coinvolgere la società civile nello sviluppo urgente di indicatori complementari».

1.2   Il CESE riconosce i progressi compiuti negli ultimi anni nell'elaborazione degli indicatori complementari al prodotto interno lordo (PIL), a livello globale ed europeo, soprattutto nello studio di indici rappresentativi della qualità della vita e delle condizioni sociali degli individui, in rapporto alla sostenibilità dei sistemi economici.

1.2.1   Il CESE continua a ritenere fondamentale lo sviluppo di tale elaborazione, soprattutto attraverso un approccio globale che ponga all'avanguardia l'Unione europea (UE), anche in vista dei prossimi appuntamenti internazionali (Rio+20) e, soprattutto, in ragione dei possibili avanzamenti nelle nuove strategie europee per la stabilità e la crescita economica, per lo sviluppo e la coesione sociale, per la sostenibilità ambientale. La prima agenda su cui misurare le elaborazioni degli indicatori complementari al PIL è la strategia Europa 2020.

1.3   Il CESE sostiene che la complessa traiettoria che sta portando a una ridefinizione del benessere e del progresso delle società - più ampia della sola crescita economica - non possa essere schiacciata dalle contingenti politiche europee di contrasto ai rinnovati effetti della crisi economico-finanziaria.

1.3.1   Per la ripresa economica e la stessa risoluzione della crisi occorre cambiare il paradigma di riferimento, fondando lo sviluppo sul benessere e sul progresso della società. Solo in questo modo si può porre maggiore attenzione alle cause all'origine della crisi e della sua recente ricaduta recessiva in Europa, per misurarle ed elaborare le politiche più adeguate, nel breve come nel medio-lungo periodo. In tal senso le politiche dell'UE rappresentano una sfida particolarmente interessante.

1.4   Il CESE ribadisce pertanto che debbano essere superate le resistenze e le tentazioni riduzioniste all'inserimento e al monitoraggio istituzionale - accanto agli indicatori tradizionali di natura più propriamente economica e finanziaria - di indicatori di sostenibilità economica, sociale e ambientale, proprio perché la crisi in corso possa essere contenuta e meglio governata.

1.5   La distanza fra le politiche economiche, a livello nazionale come europeo, e le politiche per il benessere e per il progresso sociale è divenuta considerevole. Eppure, data l'adozione ormai diffusa degli indicatori complementari al PIL da parte degli uffici statistici nazionali, la possibilità di ridurre tale distanza è legata alla capacità di trasformare le molte informazioni a disposizione in conoscenza e consapevolezza dei cittadini europei.

1.5.1   In tal senso occorre promuovere un dibattito sul significato stesso di progresso che, oltre a ridefinire il concetto di sviluppo, introduca anche elementi di responsabilità politica. Questo nuovo approccio richiede l'individuazione delle differenti dimensioni che compongono il progresso attraverso:

i)

l'estensione dei conti nazionali ai fenomeni sociali ed ambientali;

ii)

l'utilizzo di indicatori compositi;

iii)

la creazione di indicatori chiave.

1.6   Il CESE ritiene, dunque, che la statistica abbia assunto un ruolo decisivo per colmare il gap conoscitivo che insiste:

fra i processi economici e sociali innescati dalle decisioni politiche e gli avanzamenti in termini di benessere e di progresso sociale

tra le stesse istituzioni politiche e le istanze di cittadinanza; tanto più oggi, a fronte degli sviluppi delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.

1.7   Il CESE è convinto che la trasparenza dei processi decisionali democratici richieda una governance statistica indipendente che ritrovi il suo ruolo fondamentale di indirizzo delle misurazioni e della loro metodologia, verso i fenomeni dettati dalle nuove esigenze di carattere economico, sociale ed ambientale. In questo quadro, l'Eurostat è destinata ad assumere un ruolo centrale nell'integrare e armonizzare le statistiche nazionali e regionali.

1.8   Il CESE ritiene altresì che la società civile, insieme agli altri attori sociali e istituzionali, debba individuare gli ambiti di intervento nei quali si determina il progresso di una società, delineando le specifiche aree e fenomeni di rilievo (in campo economico, sociale ed ambientale). Questo può avvenire attraverso specifici strumenti di informazione, consultazione e partecipazione.

1.8.1   Il CESE ritiene che la legittimità delle decisioni pubbliche non possa essere esclusivamente prodotta e assicurata dalle garanzie e dagli ordinamenti formali - istituzionali, giuridici, costituzionali - dello Stato, ma deve necessariamente fondarsi sul contributo della società civile.

1.8.2   Il contributo specifico della società civile alla definizione delle prospettive dello sviluppo e del benessere è un apporto politico necessario, non solo a intrecciare la dimensione partecipativa con quella cognitiva, ma anche allo stesso perseguimento degli obiettivi in prospettiva.

1.9   Ciò che manca, tuttavia, è lo sviluppo di strumenti di enforcement e di accountability necessari per vincolare le scelte politiche, in particolare quelle di politica economica e di bilancio, alla perfomance degli indicatori stessi.

1.10   Il CESE, alla luce delle esperienze di consultazione e partecipazione nei diversi paesi, ritiene che il «paradigma deliberativo» (processo di scambio di informazioni e opinioni in rapporto a una decisione comune in una dimensione discorsiva attraverso la quale si formano e si esprimono le preferenze collettive), sulla base del quale andrebbe costruita l'elaborazione degli indicatori del benessere e del progresso, si debba fondare su:

un confronto paritetico tra attori istituzionali e rappresentanze della società civile,

l'inclusione nel processo deliberativo di tutti gli interessi coinvolti dall'assunzione della prospettiva di misurazione e perseguimento del benessere e del progresso sociale,

un orientamento al bene comune, in particolare nella sintesi che segue la dialettica discorsiva.

1.11   Il CESE si impegna a continuare il monitoraggio delle attività che a livello nazionale ed europeo comportano il coinvolgimento della società civile nell'elaborazione degli indicatori complementari al PIL.

1.12   Il CESE ribadisce la sua disponibilità a rappresentare il luogo di incontro tra la società civile organizzata e gli organismi istituzionali europei nell'ambito di un processo partecipato e deliberativo di individuazione ed elaborazione degli indicatori di progresso per l'Unione europea.

2.   Introduzione

2.1   Con il presente parere il CESE intende fornire il proprio contributo alla riflessione in merito alle modalità di coinvolgimento della società civile, nei processi di elaborazione degli indicatori di benessere o di progresso di una società, in vista sia della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile: Earth Summit 2012 - Rio+20, che si terrà dal 20 al 22 giugno del 2012 a Rio de Janeiro (1), sia del quarto Forum mondiale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) che si svolgerà dal 16 al 19 ottobre 2012 a New Delhi in India Statistics, Knowledge and Policies Measuring Well-Being and Fostering the Progress of Societies.

2.2   Il CESE intende proseguire lungo il percorso di elaborazione tracciato dai due precedenti pareri, dando continuità al processo di monitoraggio dei progressi compiuti - a livello europeo - nell'elaborazione degli indicatori complementari al prodotto interno lordo (PIL). Indicatori che siano in grado di esprimere lo sviluppo economico e sociale nell'ambito del pieno rispetto della sostenibilità ambientale (2).

2.3   Il CESE, già con il parere Oltre il PIL - strumenti per misurare lo sviluppo sostenibile  (3), aveva avanzato una riflessione sui limiti del PIL, sulle possibili correzioni e integrazioni e quindi sulla necessità di elaborare nuovi criteri per l'individuazione di indici complementari di benessere e di sostenibilità (economica, sociale e ambientale) «per una politica più equilibrata».

2.4   Due anni più tardi, nel dare seguito alla discussione e alle elaborazioni compiute in sede europea, il CESE, con il parere Oltre il PIL: Misurare il progresso in un mondo in cambiamento  (4), accoglieva con favore la comunicazione della Commissione europea (5), sottolineando l'importanza di una prospettiva di lungo periodo nello scegliere i parametri di riferimento e gli strumenti statistici più idonei ad estendere i conti nazionali verso istanze di natura più propriamente sociale ed ambientale, anche qui, in funzione delle scelte strategiche degli attori politici istituzionali.

2.4.1   Nel suddetto parere il CESE evidenziava la necessità di approfondire lo studio di indici rappresentativi della qualità della vita e delle condizioni sociali degli individui, adottando un approccio globale che ponesse all'avanguardia di tale iniziativa l'Unione europea (UE).

3.   Dalla crescita economica al progresso della società: una traiettoria complessa

3.1   Da oltre cinquant'anni è in corso l'elaborazione di nuovi indici sintetici, alternativi o più propriamente complementari, rispetto al tradizionale indicatore della crescita economica, il PIL. Uno strumento di misurazione «specializzato» su un segmento particolare di attività - essenzialmente di mercato - di una società. Un indicatore che solo attraverso un'interpretazione «pigra» poteva essere scambiato da «indicatore di produzione» ad «indicatore del benessere di una società» (6).

3.1.1   Tra gli anni '60 e gli anni '90 sono state realizzate elaborazioni di indicatori di carattere sociale, complementari o alternativi al PIL, in grado di evidenziare ambiti di indagine supplementari al tradizionale dominio di carattere economico. Una fase questa che può essere definita la «fase sociale» degli indicatori di progresso di una società.

3.1.2   Sul finire degli anni Ottanta il Rapporto Brundtland (1987) sollevò la questione dello sviluppo sostenibile all'attenzione mondiale (7). Successivamente, con la Conferenza sull'ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite del 1992 (Rio Earth Summit), la questione ambientale entrerà nell'agenda politica internazionale, segnando il passaggio ad una «fase globale» - di ricerca ed elaborazione di indicatori - in grado di misurare il progresso della società (8).

3.2   È comunque nel corso dell'ultimo decennio che si afferma, con maggior vigore, l'esigenza di misurare il livello di benessere raggiunto da una società garantendo, nel contempo, la sua sostenibilità economica, sociale e ambientale.

3.3   In questi anni un ruolo fondamentale viene assunto dall'OCSE con il Global Project on measuring the progress of societies avviato nel 2003 (9). Il Global Project ha rappresentato e rappresenta tuttora un vero e proprio momento di riflessione «partecipata» di livello mondiale, in cui si è acquisita una consapevolezza del necessario mutamento del paradigma di progresso della società e del conseguente modello di sviluppo globale.

3.3.1   Attraverso il Global Project si è costituita una rete di operatori privati e pubblici interessati a sviluppare un'intensa riflessione i) su studi ed analisi riguardanti le statistiche sul benessere sociale, sulla sostenibilità ambientale e sulla crescita economica; ii) sugli strumenti delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, in grado di permettere la trasformazione della statistica da informazione a conoscenza (10).

3.4   Il 20 agosto del 2009 giunse l'importante sollecitazione della comunicazione della Commissione europea dal titolo Oltre il PIL: Misurare il progresso in un mondo in cambiamento  (11), in base alla quale si riconosceva l'esigenza di integrare il PIL con indicatori ambientali e sociali, fissando un programma di lavoro fino al 2012.

3.5   Poco meno di un mese più tardi (12) veniva pubblicata la Relazione della Commissione sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale (comunemente conosciuta come la Relazione della commissione Stiglitz, Sen e Fitoussi) (13), con gli espliciti obiettivi di:

a)

identificare i limiti dell'utilizzo del PIL quale indicatore della performance economica e del progresso sociale;

b)

valutare la possibilità di utilizzare strumenti di misurazione alternativi di progresso sociale;

c)

promuovere una riflessione su come presentare le informazioni statistiche in modo appropriato.

3.5.1   A tal fine, nella Relazione venivano individuate 12 raccomandazioni in grado di elaborare strumenti di misurazione attraverso i quali evidenziare il benessere sociale, materiale e non materiale, nelle sue molteplici dimensioni (14).

3.6   Il 25 settembre 2009, la riflessione sul PIL e sulla necessità di indicatori complementari di benessere sociale ed ambientale, acquisisce un'ulteriore autorevolezza nel corso del vertice G20 di Pittsburgh. Nella dichiarazione conclusiva veniva ribadito il seguente impegno: «Nel momento in cui ci impegniamo a introdurre un modello nuovo e sostenibile di crescita, dobbiamo incoraggiare l'elaborazione di nuovi metodi di misurazione, che consentano di tenere più pienamente in considerazione le dimensioni sociali e ambientali dello sviluppo economico.»

3.7   Nel dicembre del 2010 la Commissione europea ha presentato la Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale  (15) contenente una sezione «Migliorare il benessere e ridurre l'esclusione», nel Capitolo 1 «Situazione e tendenze economiche, sociali e territoriali», pagg. 73-117, nella quale sono ripresi una serie di indicatori di benessere.

3.8   Nonostante la rinnovata attenzione verso il progresso di una società, sembrano permanere resistenze piuttosto forti - a livello istituzionale europeo - quando si tratta di implementare gli stessi indicatori di carattere sociale ed ambientale.

3.8.1   Nel corso della primavera-autunno 2010 la Commissione europea ha presentato un progetto di rafforzamento della governance economica europea volto a riequilibrare gli squilibri fiscali e macroeconomici degli Stati membri dell'UE (16). Un sistema questo che dovrebbe poggiare su un sistema di indicatori (lo scoreboard) in grado di fornire i segnali di allarme di tali squilibri e permettere di realizzare gli opportuni interventi correttivi negli SM interessati (17). Purtroppo la riflessione sul sistema di indicatori da adottare è risultata priva di qualunque trasparenza. Nella scelta della Commissione sono rimasti del tutto esclusi gli indicatori economici rilevanti anche ai fini della comprensione degli squilibri finanziari, quelli di carattere sociale e ambientale.

3.8.2   La stessa scelta sembra essere stata presa con il patto Euro Plus o il recente Fiscal Compact, per rispondere alla speculazione finanziaria e salvaguardare la competitività dell'area euro.

3.8.3   Il CESE, come precedentemente espresso - sia nel parere sul rafforzamento del coordinamento delle politiche europee (18) che sul parere sugli squilibri macroeconomici (19) -ritiene che, se per squilibri macroeconomici si intendono persistenti divergenze tra la domanda e l'offerta aggregata (tali da condurre a surplus o deficit nei consumi e risparmi complessivi di un'economia), risulta quantomeno opportuno inserire anche indicatori di natura sociale, come ad esempio: l'indice della diseguaglianza dei redditi e della ricchezza; l'incidenza delle retribuzioni più basse; la componente dei cosiddetti working poor; la quota delle retribuzioni e dei profitti sul PIL; ecc. (20). Indicatori, questi, che evidenziano l'esistenza di squilibri macroeconomici, derivanti da eccessi di risparmio dei redditi più elevati ed eccessi di indebitamento dei redditi medi e bassi. Fonti, queste, inequivocabili della crisi economica-finanziaria globale prodottasi a partire dal 2008 (21).

3.8.4   In altri termini, a poco meno di due anni dalla comunicazione della Commissione europea (22) sopra citata, la stessa Commissione, pur seguendo nuovi percorsi di elaborazione dello sviluppo e del progresso sociale, richiamata al ruolo di gestione, coordinamento e, soprattutto, di controllo degli Stati membri, continua ad utilizzare strumenti ed approcci tradizionali, privilegiando solo alcune dimensioni dell'aspetto economico, ed escludendo gran parte di quelle sociali o ambientali.

3.8.5   È a seguito di tali situazioni che il CESE insieme al Parlamento europeo e al Comitato delle regioni ritiene che la riflessione sull'idea di progresso sociale non possa essere circoscritta ad ambiti ristretti, ma debba necessariamente coinvolgere tutta la collettività.

3.9   In tutte le elaborazioni nazionali e internazionali in materia di indicatori complementari al PIL emerge l'idea che, se si fosse prestata maggiore attenzione anche ad indicatori di sostenibilità economica, sociale, ambientale, intergenerazionale e finanziaria, pubblica e privata - la crisi in corso avrebbe potuto essere avvertita tempestivamente, quindi sicuramente meglio governata.

3.9.1   La misurazione del benessere e del progresso non sono un problema esclusivamente tecnico. La concezione stessa del benessere chiama in causa le preferenze e i valori di fondo di una società e degli individui che la compongono.

3.9.2   Tra gli aspetti più significativi degli studi e delle riflessioni sulle cause della crisi e sulla possibilità di «misurarla» con indicatori più esaurienti, emerge la maggiore attenzione al lato della domanda aggregata (e non solo dell'offerta). Rispetto al benessere materiale, il dibattito internazionale pone la necessità di una maggiore attenzione al reddito e al consumo, piuttosto che alla produzione; di considerare anche gli indici di concentrazione della ricchezza; si ricorda l'influenza sul benessere della qualità dei beni e si pone particolare enfasi sulle disuguaglianze, sulla misurazione delle stesse e sull'obbligo a non limitarsi a considerare le sole grandezze «medie».

3.9.3   Non c'è dubbio che il trascinamento della crisi economica-finanziaria del 2008-2009 fino all'attuale double-dip renda quanto mai appropriata questa discussione, soprattutto in relazione all'origine della stessa crisi e in funzione della ridefinizione della crescita, dello sviluppo e del progresso che i diversi sistemi-paese e, più in generale, la società vorrebbero (ri)generare.

4.   Il nuovo paradigma di riferimento: il progresso di una società

4.1   Il dibattito intorno alla necessità di avvalersi di nuovi indicatori in grado di ampliare la sfera economica e di tener conto delle problematiche di carattere sociale ed ambientale, assume oggi un nuovo vigore, essendo mutato il paradigma di riferimento della società. Oggi la crescita economica - comunque fattore estremamente importante per una nazione - non è più sufficiente ad assicurare un progresso reale per la collettività se non è inclusiva e se non è sostenibile.

4.1.1   Al concetto di crescita economica si affianca quello di progresso. Un concetto molto più ampio e molto più complesso il cui carattere multidimensionale implica una molteplicità: i) di obiettivi da perseguire; ii) di politiche ed interventi da predisporre; iii) e quindi di indicatori per monitorare lo stato di avanzamento verso tali obiettivi. Lo stesso concetto di progresso può implicare, a latitudini diverse, interpretazioni e significati differenti per popolazioni, culture e religioni diverse.

4.2   Il mutamento del paradigma di riferimento dalla crescita economica al progresso, lungi dal semplificare le cose tende semmai a complicarle. Per tale ragione è quanto mai necessario promuovere un dibattito sul significato stesso di progresso che, oltre a ridefinire il concetto di sviluppo, attraverso l'individuazione degli obiettivi che si vogliono perseguire e degli strumenti per raggiungerli, introduca anche elementi di responsabilità politica. In altri termini, un dibattito in grado di far sì che la società - in tutte le sue componenti - possa concentrarsi sugli elementi che ritiene essenziali per la propria esistenza.

4.3   Questo approccio, completamente nuovo, richiede l'individuazione delle differenti dimensioni che compongono il progresso, per poter poi costruire i relativi indicatori. I tre approcci prevalenti per la misurazione del progresso riguardano:

1)

l'estensione dei conti nazionali ai fenomeni sociali ed ambientali;

2)

l'utilizzo di indicatori compositi;

3)

la creazione di indicatori chiave.

4.4   Nell'ambito della più recente e completa elaborazione riguardante il progresso di una società questo risulta essere composto essenzialmente da due sistemi: il sistema umano e l'ecosistema (23). Sono due sistemi strettamente interconnessi attraverso due differenti canali: il primo rappresentato dalla «gestione delle risorse ambientali» e il secondo dai «servizi dell'ecosistema» (24).

4.4.1   All'interno di questo contesto «il benessere umano» (nella sua concezione individuale e sociale) assume la funzione dominante e rappresenta l'obiettivo fondamentale per il progresso della società. Il benessere umano risulta così sostenuto da tre ambiti di attività: economica, culturale e di governance (possono essere a loro volta considerati come degli «obiettivi intermedi»). Anche l'ecosistema risulta composto da un ambito di attività rappresentato dalla «condizione dell'ecosistema» (cfr. figura 1).

4.4.2   In questo contesto si può definire «il benessere di una società» come la somma del benessere umano e delle condizioni dell'ecosistema e il relativo «progresso della società» come il miglioramento nel benessere umano e delle condizioni dell'ecosistema. Una valutazione questa che dovrà comunque essere corretta, integrandola con il ruolo esercitato dalle diseguaglianze nel benessere umano e nelle condizioni dell'ecosistema. Diseguaglianze da considerare: tra le società e le aree geografiche; all'interno di esse; e tra le diverse generazioni. È in questo modo che si arriva così a definire il progresso equo e sostenibile di una società.

4.5   È all'interno di questa riflessione che si inserisce il dibattito sugli indicatori complementari al PIL. Se oggi questo dibattito viene riscoperto e si pone l'esigenza di misurare altri fenomeni (che non siano la mera crescita economica) è perché una rinnovata consapevolezza dell'importanza di tali fenomeni fa sì che siano finalmente inseriti nell'agenda politica. La loro misurazione ne permette la conoscenza e quindi ne consente la gestione.

4.5.1   Tali fenomeni rappresentano delle scelte politiche ed è quindi opportuno un loro monitoraggio che consenta ai cittadini di essere opportunamente informati. Ed è per tale ragione che la statistica ufficiale indipendente e di qualità assume un ruolo fondamentale.

5.   Informazione, consultazione e partecipazione nei processi di elaborazione degli indicatori di progresso

5.1   La riproposizione del dibattito sull'elaborazione degli indicatori complementari al PIL si fonda essenzialmente sul fatto che, nel corso dell'ultimo decennio, si è manifestato un vero e proprio gap tra:

le misure adottate dalla statistica ufficiale (composta dagli istituti nazionali e sovranazionali di statistica), per individuare alcuni fenomeni;

e le tendenze di natura economica, sociale ed ambientale che interessano la collettività e sui quali i cittadini europei sono chiamati quotidianamente a confrontarsi.

Un divario questo acuitosi anche a seguito degli effetti dirompenti di natura economica e sociale derivanti dalla crisi globale.

5.1.1   In altri termini, la presenza di una distanza tra la realtà individuata e rappresentata dalla statistica ufficiale (attraverso i suoi indicatori tradizionali, ed il PIL è tra questi l'indicatore più rappresentativo) e la realtà percepita dai cittadini pone, inevitabilmente, una serie di riflessioni sul ruolo che la statistica ufficiale dovrà assumere nel corso del XXI secolo.

5.2   Tutto ciò avviene proprio quando, a seguito degli sviluppi delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), si realizza una vera e propria rivoluzione della comunicazione, in grado di consentire una crescente disponibilità di flussi informativi. Quanto tutto questo si traduca realmente in un'effettiva conoscenza per la collettività rappresenta la vera questione centrale ed è qui che la statistica ufficiale è chiamata a recitare un ruolo chiave. L'obiettivo deve essere di consentire il passaggio dall'informazione alla conoscenza.

5.2.1   La maggiore disponibilità di informazione favorisce la trasparenza dei processi decisionali democratici (ad esempio gli indicatori statistici favoriscono la comprensione delle dinamiche che stanno assumendo determinati fenomeni: occupazione, disoccupazione, inflazione, ecc.). Ma l'ingente flusso informativo può condurre a confondere la stessa concentrazione degli utenti, siano essi cittadini o policy maker (perché non necessariamente un maggior flusso di informazioni si traduce in una migliore conoscenza).

5.3   È a seguito di tale dilemma che si evidenzia l'esigenza di una governance statistica indipendente e di qualità. Una statistica che ritrovi il suo ruolo fondamentale di indirizzo delle misurazioni e della loro metodologia, verso i fenomeni dettati dalle nuove esigenze di carattere economico, sociale ed ambientale (25).

5.3.1   È in questo contesto che il CESE ritiene che si inserisca opportunamente la comunicazione della Commissione europea sul «Rafforzamento della gestione della qualità delle statistiche europee (26)» dove si ribadisce che la statistica oggi, oltre a permettere la conoscenza dei fenomeni, deve consentirne la gestione, attuale e futura. In questo ambito, i cittadini devono poter formulare le loro scelte in modo informato, razionale e democratico.

5.3.2   Eurostat è così destinato ad assumere un ruolo centrale nell'integrare e armonizzare le statistiche nazionali e regionali - dei 27 Stati membri dell'UE - soprattutto sugli aspetti relativi alla qualità della vita, alla sostenibilità e alla distribuzione del reddito e del capitale, per misurare cambiamenti di benessere prossimi agli interventi dell'azione pubblica.

5.3.3   Eurostat dovrebbe garantire il supporto metodologico atto a fornire agli attori istituzionali e sociali, come ai cittadini europei, gli strumenti per poter essere adeguatamente informati, consultati e poter così partecipare con efficacia al dibattito pubblico (27).

5.4   In questo nuovo ambito, mentre la società civile, insieme agli attori sociali e istituzionali, dovrebbe individuare - attraverso confronti attuati in specifiche tavole rotonde e forum - gli ambiti di intervento nei quali si determina il progresso di una società, delineando le specifiche aree e fenomeni di rilievo (i vari «dominii» in campo economico, sociale ed ambientale), alla statistica è attribuito il ruolo di supporto «tecnico» attraverso la fornitura della metodologia idonea e l'individuazione degli indicatori efficaci per il monitoraggio di tali fenomeni.

5.5   Il coinvolgimento dei cittadini permette la costituzione di «forme di intelligenza collettiva» che, nel consentire l'affermarsi di pratiche di cittadinanza attiva, contribuiscono a ridefinire la democrazia:

prima «democrazia partecipativa» con una maggiore interazione e spazi per la formulazione delle priorità attraverso una progressiva comprensione e ponderazione dei differenti punti di vista rispetto all'interesse generale (28);

poi, «democrazia elaborativa», per precisare i criteri che delimitino il concetto stesso di benessere come obiettivo condiviso di progresso sociale, identificando le variabili adatte a elaborare indicatori che servano alla misurazione del benessere e definire percorsi di progresso della società comprensibili agli stakeholder, e quindi in grado di favorire il loro coinvolgimento nella ricerca del benessere diffuso (29).

5.5.1   È attraverso tale pratica che si sviluppa quel concetto di «capitale sociale» (30), alla base degli obiettivi europei di economia della conoscenza e di coesione sociale: cioè la capacità di affinare il concetto di benessere di tutti attraverso una maggiore fiducia, intesa e cooperazione della società civile con la pubblica amministrazione. Questa può avvenire esclusivamente tramite una forte partecipazione civile, politica e sociale, che le stesse amministrazioni pubbliche devono favorire attraverso pratiche di consultazione (31).

5.5.2   Un nutrito gruppo di paesi ha avviato recentemente processi deliberativi articolati che prevedono la partecipazione della società civile (Australia, Canada, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti, Svizzera).

5.5.3   Tutte le esperienze mostrano delle differenze sostanziali nell'articolazione e nell'estensione dei processi di coinvolgimento degli attori della società civile. Queste si manifestano più nel momento dell'interazione discorsiva o dialettica (confronto pubblico e individuazione dei valori e delle priorità) piuttosto che nella prima fase di consultazione.

5.5.4   La fase di consultazione invece viene spesso realizzata attraverso un forte impiego di siti web appositamente dedicati, l'istituzione di alcuni working group incaricati di occuparsi di aree tematiche specifiche e programmi di consultazione che prevedono un uso intensivo di social network, blog e sondaggi (soprattutto online). Tuttavia, finora, in nessun paese si è raggiunto un legame sia formale che sostanziale fra la costruzione deliberativa degli indicatori e i processi di programmazione economico-finanziaria.

5.5.5   Il CESE ritiene che il coinvolgimento della società civile, nell'individuazione degli indicatori di benessere o di progresso, si possa realizzare attraverso la sua partecipazione attiva sia nella selezione delle priorità politiche, sia nella scelta delle informazioni da monitorare.

Bruxelles, 29 marzo 2012

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  http://www.earthsummit2012.org/.

(2)  Si veda: il parere d'iniziativa del CESE sul tema Oltre il PIL: strumenti per misurare lo sviluppo sostenibile, GU C 100/09 del 30.4.2009, pag. 53; ed il parere in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Non solo PIL: misurare il progresso in un mondo in cambiamento, GU C 18 del 19.1.2011, pag. 64.

(3)  GU C 100 del 30.4.2009, pag. 53.

(4)  GU C 18 del 19.1.2011, pag. 64.

(5)  COM(2009) 433 final.

(6)  Lo stesso Simon Kuznets - al quale si deve la diffusione del PIL negli Stati Uniti - aveva messo in guardia sui possibili abusi o fraintendimenti a cui poteva incorrere l'utilizzo distorto di tale strumento, preoccupandosi di determinarne i limiti di intervento. Costanza, R., Hart, M., Posner, S., Talberth, J., 2009, Beyond GDP: The Need for New Measures of Progress. Boston University.

(7)  Nazioni Unite, 1987, Report of the World Commission on Environment and Development.

(8)  Un'attività di ricerca che si concentrerà essenzialmente verso quattro differenti approcci metodologici: i) indicatori di correzione del PIL; ii) indicatori alternativi; iii) indicatori sintetici (o compositi); iv) sistema di indicatori.

(9)  Il progetto venne lanciato a Palermo nel 2004 nel corso del primo World forum dell'OCSE su Statistics, knowledge and policy, tre anni più tardi si tenne il secondo forum (2007) a Istanbul sul tema Measuring and fostering the progress of society dove venne firmata la «dichiarazione di Istanbul» dai rispettivi rappresentanti della CE, dell'OCSE, dell'ONU, dell'UNDP, dalla Banca Mondiale, dall'Organizzazione per la conferenza islamica. Nel 2009 si è tenuto a Busan (Corea del Sud) il terzo forum dell'OCSE su Charting progress, building vision, improving life.

(10)  Nel corso del forum annuale del 24 e 25 maggio 2011, l'OCSE ha presentato l'indice di miglioramento della vita (Better life index), un indicatore che misura le ricchezze, il benessere e la qualità della vita attraverso l'ausilio di 11 parametri (abitazione, reddito, lavoro, vita comunitaria, educazione, ambiente, governance, sanità, soddisfazione personale, sicurezza, equilibrio vita/lavoro): OECD, 2011, How's Life? Measuring Weel-Being, OECD Better Life Initiative. http://www.oecdbetterlifeindex.org/.

(11)  COM(2009) 433 final.

(12)  14 settembre 2009.

(13)  http://www.stiglitz-sen-fitoussi.fr/en/index.htm.

(14)  Il 12 ottobre 2011 a Parigi si è tenuta una conferenza organizzata dall'OCSE, dall'Institute Nationale de la Statistique et des Etudes Economicques (INSEE), dal ministero francese dell'Economia, delle Finanze e dell'Industria: «Two Years after the release of the Stiglitz-Sen-Fitoussi Report».

INSEE, 2011, Two years after the Stiglitz-Sen-Fitoussi report: What well-being and sustainability measures? INSEE'e contributions. Paris.

(15)  http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docoffic/official/reports/cohesion5/index_fr.cfm.

(16)  Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche per la stabilità, la crescita e l'occupazione - Gli strumenti per rafforzare la governance economica dell'UE, COM(2010) 367 final.

Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche, COM(2010) 250 final.

(17)  Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell'area dell'euro, COM(2010) 525 final - 2010/0279 (COD).

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici, COM(2010) 527 final - 2010/0281 (COD).

(18)  Parere in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche per la stabilità, la crescita e l'occupazione - Gli strumenti per rafforzare la governance economica dell'UE, GU C 107 del 6.4.2011, pag. 7.

(19)  Parere in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell'area dell'euro, COM(2010) 525 final - 2010/0279 (COD), ed alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici, COM(2010 527 final - 2010/0281 (COD) GU C 218 del 23.7.2011 pag. 53.

(20)  Come tra l'altro proposto nella relazione del Parlamento europeo sulla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici, relatrice Elisa FERREIRA (2010/0281(COD)) del 16 dicembre 2010.

(21)  OIL-FMI, The Challenges of Growth, Employment and Social Cohesion («Le sfide della crescita, dell'occupazione e della coesione sociale»), documento di discussione per la conferenza congiunta OIL-FMI, Oslo, 13 settembre 2010 (pagg. 67-73).

(22)  Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Non solo PIL - Misurare il progresso in un mondo in cambiamento, COM(2009) 433 final.

(23)  Hall J., Giovannini E., Morrone A., Ranuzzi G., 2010, A Framework to Measure the Progress of Societies. Statistics Directorate. Working Paper No 34. OECD, STD/DOC (2010)5, Paris.

(24)  Mentre la gestione delle risorse è la risultante degli effetti delle azioni che il sistema umano ha nei confronti dell'ecosistema (sfruttamento delle risorse naturali, inquinamento), i servizi dell'ecosistema collegano i due sistemi (il sistema umano e l'ecosistema) in entrambe le direzioni (fornitura di cibo, acqua, aria, effetti di calamità naturali, ecc.), Hall J., Giovannini E., Morrone A., Ranuzzi G., 2010.

(25)  Giovannini, E., 2007, Statistics and Politics in a Knowledge Society, OECD, STD/DOC(2007)2, 29 maggio 2007, rilevato il 28 gennaio 2010 in: http://www.2007oecd.org/dataoecd/39/53/41330877.pdf.

Giovannini, E. 2009, Measuring Society's Progress: A key issue for policy making and democratic governance, rilevato il 28 gennaio 2010 in: http://www.oecd.org/dataoecd/6/34/41684236.pdf.

(26)  COM(2011) 211 final.

(27)  È in questa prospettiva che, all'interno del Sistema statistico europeo, è istituito lo Sponsorship group Misurare il progresso, il benessere e lo sviluppo sostenibile con il mandato di coordinare le attività sul tema e di attuare le raccomandazioni della commissione Stiglitz, Sen e Fitoussi, tenendo in opportuna considerazione gli obiettivi della strategia Europa 2020.

(28)  Per un approfondimento sul tema si rinvia al Convegno CESE alla Conferenza EESC sulla democrazia partecipativa «La democrazia partecipativa, per lottare contro la crisi di fiducia europea». Si ricordano inoltre: The Citizen's Handbook ((http://www.vcn.bc.ca/citizens-handbook) e European Citizens' Initiative (http://www.citizens-initiative.eu) - Campagna di promozione dei diritti partecipativi per i cittadini dell'Unione europea.

(29)  Nell'analisi delle dinamiche della democrazia partecipativa è corrente la distinzione fra processi di tipo «top-down» e di tipo «bottom-up». Il ricorrere, in ambedue i casi, del riferimento a interazioni fra due livelli differenti di organizzazione e di decisione (che sono invece sconosciute alle forme di democrazia diretta) configura la democrazia partecipativa come un oggetto di natura dialogica e processuale, che infatti trova le sue applicazioni migliori nella risoluzione di conflitti. In questa sede si cerca l'incontro fra i due processi.

(30)  OECD, 2001, The well-being of nations: the role of human and social capital, OECD, Paris.

(31)  OECD, 2001, Citizens as partners, Information, consultation and public participation in policy-making, PUMA (Public Management Service), OECD, Paris.