31992D0553

92/553/CEE: Decisione della Commissione, del 22 luglio 1992, relativa a una procedura a norma del regolamento (CEE) n. 4064/89 del Consiglio (Caso n. IV/M.190 - Nestlé/Perrier) (Il testo in lingua inglese è il solo facente fede)

Gazzetta ufficiale n. L 356 del 05/12/1992 pag. 0001 - 0031


DECISIONE DELLA COMMISSIONE del 22 luglio 1992 relativa a una procedura a norma del regolamento (CEE) n. 4064/89 del Consiglio (Caso n. IV/M.190 - Nestlé/Perrier) (Il testo in lingua inglese è il solo facente fede) (92/000/CEE)

LA COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE,

visto il trattato che istituisce la Comunità economica europea,

visto il regolamento (CEE) n. 4064/89 del Consiglio, del 21 dicembre 1989, relativo al controllo delle operazioni di concentrazione tra imprese(1) , in particolare l'articolo 8, paragrafo 2,

vista la decisione del 25 marzo 1992 con la quale la Commissione ha avviato la procedura nel presente caso,

dopo aver dato alle imprese interessate la possibilità di comunicare le loro osservazioni sulle obiezioni formulate dalla Commissione,

sentito il comitato consultivo in materia di concentrazioni(2) ,

considerando quanto segue:

I. CONTESTO

(1) Il 25 febbraio 1992 Nestlé SA ha notificato un'offerta pubblica di acquisto del 100 % delle azioni di Source Perrier SA presentata da Demilac, società controllata congiuntamente da Nestlé e Banque Indosuez. Nestlé detiene un'opzione di acquisto sulla partecipazione di Banque Indosuez in Demilac, opzione che ha annunciato di voler esercitare. Il 30 gennaio 1992 Nestlé ha concluso un accordo con BSN, in base al quale la fonte Volvic di Perrier sarebbe venduta a BSN se Nestlé acquisisse il controllo di Perrier.

(2) Con decisione in data 17 marzo 1992, la Commissione ha prorogato la sospensione dell'operazione di concentrazione a norma dell'articolo 7, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 4064/89 (in appresso: «regolamento sulle concentrazioni»). Nestlé ha acquisito la maggioranza delle azioni di Perrier, ma si è astenuta dall'esercitare i diritti di voto inerenti alle azioni in questione a norma dell'articolo 7, paragrafo 3 del regolamento sulle concentrazioni.

(3) Con decisione in data 25 marzo 1992, la Commissione ha dichiarato che la concentrazione progettata suscitava seri dubbi quanto alla sua compatibilità con il mercato comune. La Commissione ha quindi avviato la procedura nel presente caso a norma dell'articolo 6, paragrafo 1, lettera c) del regolamento sulle concentrazioni.

II. ESISTENZA DI UNA CONCENTRAZIONE E SUA DIMENSIONE COMUNITARIA

(4) Nestlé ha notificato un'offerta pubblica di acquisto mediante la quale intende acquisire il controllo di Source Perrier SA e delle sue affiliate (in appresso: «Perrier»). L'operazione avrebbe quindi come risultato una concentrazione secondo la definizione dell'articolo 3 del regolamento sulle concentrazioni. Le imprese interessate dalla concentrazione, ossia Perrier e Demilac, comprendendo il fatturato di Nestlé, superano le varie soglie di cui all'articolo 1, paragrafo 2 del regolamento sulle concentrazioni.

III. LE IMPRESE

NESTLÉ

(5) Nestlé è una società per azioni svizzera attiva in molti settori del comparto alimentare. Il gruppo Nestlé produce e vende prodotti alimentari in tutto il mondo e detiene inoltre alcune attività anche fuori del comparto alimentare. Il fatturato consolidato mondiale di Nestlé è di oltre 28 000 milioni di ecu.

PERRIER

(6) Perrier è una società francese la cui attività principale consiste nella produzione e nella distribuzione di acque in bottiglia. Perrier detiene inoltre alcune attività sul mercato dei formaggi. Il fatturato consolidato mondiale di Perrier è di oltre 2 000 milioni di ecu.

IV. MERCATI INTERESSATI DALLA CONCENTRAZIONE

(7) La progettata concentrazione tra Nestlé e Perrier interessa in primo luogo l'attività di imbottigliamento di acque provenienti da una sorgente o fonte naturale («acqua di fonte»). Le acque di fonte possono essere denominate «acque minerali» se soddisfano una serie di requisiti stabiliti dalla legge per quanto riguarda la loro composizione e la loro qualità, e purché ottengano dalle autorità competenti un'autorizzazione in tal senso. Le acque di fonte che non sono acque minerali saranno qui di seguito indicate con il termine «acque di sorgente». Anche la produzione e la commercializzazione delle acque di sorgente sono soggette a un'autorizzazione delle autorità competenti.

Le attività di imbottigliamento di Nestlé nel settore delle acque di fonte sono principalmente localizzate in Francia, con i rinomati marchi Vittel e Hépar (fatturato nel 1991: 1 564 milioni di franchi francesi, con 916 milioni di litri venduti) e in Germania (fatturato nel 1991: 196 milioni di marchi tedeschi, con 468 milioni di litri venduti). Le attività di imbottigliamento di Perrier nel settore delle acque di fonte sono principalmente localizzate in Francia, con i rinomati marchi Contrex, Volvic, Perrier, St-Yorre e Vichy (fatturato nel 1991: 4 014 milioni di franchi francesi con 1 855 milioni di litri venduti). In Francia Nestlé opera quasi esclusivamente nel settore dell'acqua minerale non frizzante, mentre Perrier è presente sui mercati dell'acqua minerale frizzante e non. Ambedue le imprese esportano acqua delle loro fonti in Francia verso altri paesi. Il terzo principale fornitore sul mercato francese delle acque di fonte è BSN. Le vendite di Nestlé, Perrier e BSN nella Comunità europea sono illustrate nell'allegato 1(3) .

IL MERCATO DEL PRODOTTO DI CUI TRATTASI

A. Distinzione fra acque di fonte in bottiglia e bibite

(8) Nella sua notifica Nestlé ha sostenuto che non vi è un mercato separato delle acque di fonte in bottiglia e che il mercato rilevante ai fini della valutazione della concentrazione proposta dovrebbe essere quello delle bevande fresche analcoliche, che comprende tanto le acque di fonte in bottiglia quanto le bibite. Questa definizione del mercato viene proposta sulla base dell'argomentazione che tutte le bevande hanno la funzione essenziale di dissetare i consumatori.

(9) La Commissione ritiene che una limitata sostituibilità sotto il profilo esclusivamente funzionale non è sufficiente a provare la sostituibilità sotto il profilo economico. Nel caso presente, se l'unico criterio per stabilire la sostituibilità dovesse essere quello dell'effetto «dissetante», dovrebbero essere considerati appartenenti allo stesso mercato molti prodotti di diversissima natura che svolgono tale funzione (tè, latte, birra, taluni frutti, ecc.). Vari fattori indicano tuttavia, l'esistenza di un mercato distinto delle acque di fonte in bottiglia, mercato sul quale gli operatori sono in grado di muoversi in modo significativamente indipendente dal comportamento delle imprese che vendono bibite, in particolare nello stabilire i prezzi. Questi fattori sono esaminati qui di seguito.

a) Considerazioni relative alla domanda

i) Motivazioni che inducono i consumatori finali ad acquistare acque in bottiglia provenienti da una fonte naturale

(10) L'acqua di fonte in bottiglia, in particolare in Francia, viene acquistata e consumata regolarmente per la sua immagine di prodotto naturale (acqua proveniente da una fonte naturale) e le associazioni da essa suscitate con la purezza, la pulizia, l'assenza di contaminazione e, in generale, con la salute e con uno stile di vita sano.

Ciò è confermato da diverse indagini presso i consumatori. Si veda per esempio l'indagine svolta dall'«Institut Français de Démoscopie» nell'ottobre 1991 per conto di Evian. Essa indica che le principali ragioni per le quali i consumatori bevono acqua non frizzante in bottiglia proveniente da una fonte naturale attengono alla sua azione positiva sul corpo umano, e in particolare al fatto che:

- favorisce il ricambio,

- apporta sali minerali,

- ha un effetto positivo sulla salute.

Altri studi, nei quali ai consumatori sono stati posti altri tipi di domande, tendono a confermare questa tesi. Gli stessi consulenti economici di Nestlé hanno sostenuto (vedi rapporto Lexecon) che «dalle indagini presso i consumatori in Francia risulta chiaramente che molte persone bevono acqua in bottiglia soprattutto perché sono fiduciose che essa sia pulita, pura ed esente da contaminazioni». Inoltre l'indagine di mercato svolta da Sofres su richiesta dei consulenti economici di Nestlé ha dato il seguente risultato: «. . . cosa ancora più importante, agli intervistati è stato chiesto perché consumassero acqua in bottiglia preferendola alla normale acqua di rubinetto; il motivo più largamente citato è stato la purezza, seguita dalla assenza di cattivo sapore e solo al terzo posto dalla presenza di minerali» (il corsivo è della Commissione).

Inoltre le campagne pubblicitarie delle tre società Nestlé, Perrier e BSN sono tutte intese a rafforzare elementi di questo tipo nelle menti dei consumatori.

ii) Differenze di composizione dei prodotti, del loro sapore e dell'uso cui sono destinati

(11) Le bibite sono normalmente fabbricate con acqua di rubinetto cui vengono aggiunti aromi e zucchero ed hanno quindi un sapore diverso da quello dell'acqua di fonte. Le bibite vengono consumate in quantitativi minori, non solo per dissetarsi, ma anche per soddisfare un particolare piacere del gusto, spesso nel contesto di rapporti sociali.

(12) Le acque di fonte vengono regolarmente acquistate dal consumatore finale per l'uso quotidiano in grandi quantitativi per soddisfare un'esigenza alimentare di base, mentre le bibite sono consumate in circostanze più occasionali. I mercati sono molto diversi sotto il profilo del volume della domanda; i livelli di consumo pro capite in Francia nel 1990 erano i seguenti: acque in bottiglia 104,8 litri; bibite gassate 29,9; bevande non frizzanti 9,6; succhi di frutta 8,6 (fonte: rapporto Canadean, tabella 2.1.1). Questa significativa differenza dei volumi dimostra che le acque e le bibite sono richieste per soddisfare esigenze notevolmente diverse (basso grado di sostituibilità dal lato della domanda); essa dimostra anche che le bibite non costituiscono un'alternativa sufficientemente valida all'acqua di fonte in bottiglia.

iii) Scarsa sensibilità alle variazioni di prezzo

(13) Tre fattori principali indicano che non ci si può ragionevolmente attendere che un aumento rilevante e non transitorio del prezzo delle acque di fonte rispetto al prezzo delle bibite possa provocare un significativo spostamento della domanda dalle acque di fonte alle bibite unicamente per motivi di prezzo.

1) Vi è una rilevante differenza di prezzo in termini assoluti tra acque in bottiglia e bibite

Se si confrontano i listini franco stabilimento di un produttore per il 1991, si hanno le seguenti gamme di prezzo [vedi allegati da 2 a 7(4) ]:

- acque di sorgente non frizzanti (bottiglie di PVC da 1,5 litri): tra 0,85 franchi francesi e 1,4 franchi francesi;

- acque minerali non frizzanti (marche nazionali in bottiglie di PVC da 1,5 litri): tra 2,49 franchi francesi e 2,56 franchi francesi;

- acque minerali frizzanti (marche nazionali): tra 2,99 franchi francesi e 3,47 franchi francesi (bottiglie di PVC da 1,25 litri), 2,98 franchi francesi (bottiglie di PVC da 1 litro) e 3,65 franchi francesi (bottiglie di vetro da 1 litro, a perdere);

- bibite: 6,1 franchi francesi per la Coca Cola (bottiglie di PET da 1,5 litri), tra 6,1 franchi francesi e 9,4 franchi francesi per le acque toniche (bottiglie di PET da 1,5 litri), tra 6,1 franchi francesi e 8,76 franchi francesi per bibite non frizzanti all'arancia (bottiglie di PET da 1,5 litri).

Se si prendono come termine di riferimento le acque minerali nazionali non frizzanti, che rappresentano il grosso dei consumi in Francia (più del 70 %), le bibite, a livello del produttore, si situano in una gamma di prezzo da due a tre volte più elevata di quella delle acque di fonte.

I prezzi al dettaglio (prezzi per il consumatore finale) presentano lo stesso divario. Il rapporto Canadean, le statistiche Secodip e Nielsen presentate dai fornitori di acque di fonte e di bibite e le informazioni ottenute dai maggiori distributori di prodotti alimentari confermano tutti questo fatto [vedi allegato 12(5) ].

Nestlé ha negato l'esistenza di un tale divario. I suoi rappresentanti hanno sostenuto che «circa il 50 % di tutte le bibite vendute in Francia sono del tipo cola. Il prezzo normale al consumo di un litro di Coca Cola (bottiglia di PVC a perdere da 1,5 litri) è di 3,73 franchi francesi, mentre il prezzo al litro della Perrier (bottiglia di vetro a perdere) è di 4,10 franchi francesi e quello della Vittelloise aromatizzata è addirittura di 5,23 franchi francesi (bottiglia a perdere di PET da 1,5 litri)».

La fonte dei prezzi Nestlé è il rapporto Canadean, che in effetti indica per la Coca Cola un prezzo di 3,73 franchi francesi, praticato nel marzo 1991 dal distributore al dettaglio Casino. I rappresentanti di Nestlé non hanno spiegato perché questo prezzo sia da considerare il «prezzo al consumo normale» della Coca Cola. Lo stesso rapporto Canadean cita per un litro di Coca Cola anche prezzi molto più elevati (per esempio, i prezzi di Euromarché nello stesso periodo erano di 4,23 franchi francesi e addirittura di 4,83 franchi francesi per la Coca Cola Light).

Inoltre, mentre sembra plausibile scegliere la Coca Cola (una delle bibite più a buon mercato) perché rappresenta una larga parte del consumo di bibite, Perrier o la Vittelloise aromatizzata non costituiscono esempi indicativi delle acque di fonte in bottiglia. La marca Perrier, con 204 milioni di litri venduti nel 1991, rappresenta il 3,8 % circa delle acque di fonte in bottiglia in Francia. Tutte le acque aromatizzate rappresentano complessivamente meno dell'1 %. Inoltre il confezionamento e il prezzo di questi due prodotti, che sono posizionati dalle imprese al confine fra le acque di fonte e le bibite, costituiscono l'eccezione più che la regola sul mercato delle acque in bottiglia. Perrier e Vittelloise aromatizzata non possono essere considerate rappresentative del mercato dell'acqua di fonte né in termini di volume, né in termini commerciali.

Inoltre il confronto dei prezzi presentato da Nestlé tiene conto delle differenze di volume delle bottiglie rispettive di Coca Cola e Perrier, ma ignora le differenze di materiale delle bottiglie. Perrier è venduta in bottiglie di vetro, che sono più care della confezione in plastica (PET) di Coca Cola scelta per il confronto. È tuttavia ovvio che il prezzo al litro della stessa Coca Cola venduta in una bottiglia di vetro sarebbe più alto. A questo proposito un confronto dei prezzi quali sono constatati dai consumatori sugli scaffali di un esercizio di vendita al dettaglio può dunque rivelarsi più appropriato di un rilevamento dei prezzi al dettaglio corretti. In questo caso le differenze di prezzo diventano ancora maggiori [vedi allegato 12)].

Alla luce delle considerazioni di cui sopra, la Commissione conclude che in Francia i prezzi franco stabilimento del produttore e i prezzi al dettaglio delle bibite sono di norma molto più elevati (dal 200 al 300 %) di quelli delle acque in bottiglia. Un rapporto di prezzo tra 2 e 3 è di entità tale che non ci si può ragionevolmente attendere che un aumento apprezzabile e non transitorio del prezzo delle acque di fonte possa provocare un significativo spostamento della domanda dalle acque di fonte alle bibite unicamente per motivi di prezzo.

2) Il mercato delle acque di fonte in bottiglia in Francia è caratterizzato da un'intensa attività di marketing e promozionale, con elevati stanziamenti publicitari per i tre principali fornitori. L'immagine di prodotto «naturale», «puro» e «sano» che viene così conferita alle acque di fonte (vedi considerando 10) fa sì che i consumatori non risconoscano le bibite come un sostituto dell'acqua di fonte in bottiglia per l'uso domestico quotidiano. L'immagine generale che i consumatori riconnettono direttamente all'acqua di fonte di marca, suscitata dal nucleo comune della pubblicità di ogni marca, e il loro ulteriore attaccamento all'una o all'altra marca particolare riducono l'importanza del prezzo quale criterio di acquisto (scarsa elasticità della domanda). È di conseguenza improbabile che un piccolo aumento del prezzo delle acque di fonte induca i consumatori a sostituire in misura significativa le acque di fonte in bottiglia con bibite.

3) Andamento dei prezzi

I prezzi delle acque di fonte e delle bibite praticati dai produttori hanno seguito un andamento molto diverso negli ultimi cinque anni (vedi considerando 16). I fornitori di acque minerali nazionali hanno potuto aumentare in misura rilevante i loro prezzi in termini sia nominali che reali, nonostante la tendenza al ribasso dei prezzi delle bibite durante lo stesso periodo. I produttori di entrambi i settori non sembrano tener conto, nella loro politica dei prezzi, di una possibile sostituzione delle acque di fonte con bibite da parte dei consumatori. Questo andamento dei prezzi sembra indicare che anche forti e sostenute riduzioni dei prezzi delle bibite in termini reali non costringerebbero i fornitori di acqua di fonte a ridurre i propri prezzi e neppure inciderebbero sulla loro possibilità di aumentarli.

iv) Punto di vista dei rivenditori al dettaglio

(14) La grande maggioranza dei rivenditori al dettaglio interpellati dalla Commissione considera il mercato delle acque di fonte in bottiglia come un mercato distinto, sul quale la domanda è fondamentalmente determinata dalla sensibilità alla marca e da preoccupazioni di salute. Essi considerano inoltre le acque minerali, in particolare le marche nazionali, come prodotti che devono offrire ai clienti per coprire l'intera gamma dei prodotti alimentari di base. Per effetto della regolarità degli acquisti di acqua in bottiglia per il consumo domestico e dell'alta sensibilità alle marche dei consumatori, i rivenditori considerano le acque minerali nazionali come prodotti che devono offrire ai loro clienti, con possibilità scarse o nulle di sostituzione con altre bevande. È quindi improbabile che i rivenditori al dettaglio sostituiscano le acque di fonte con bibite in risposta a cambiamenti di prezzo, in quanto devono vendere entrambi i tipi di prodotti.

b) Considerazioni relative all'offerta

i) Condizioni di produzione e commercializzazione

(15) I vincoli che gravano sulle condizioni di produzione e di commercializzazione nel mercato delle bibite e nel mercato dell'acqua di fonte in bottiglia sono differenti, in particolare in Francia.

1) Requisiti di legge:

la produzione di acqua di sorgente e minerale è soggetta ad autorizzazione (per le acque minerali, ottenerla può richiedere tra i due e i cinque anni, vedi rapporto Goldman Sachs, pagina 16). Le acque di sorgente e le acque minerali devono essere imbottigliate alla fonte. Il sito degli stabilimenti di imbottigliamento è quindi imposto dalla legge, mentre i produttori di bibite non sono soggetti ad alcun vincolo del genere. Essi possono stabilire la sede dei loro impianti di imbottigliamento sulla base di un opportuno equilibrio tra economie di scala e costi di trasporto, criterio che gli imbottigliatori di acque non sono in grado di seguire.

2) I produttori di bibite possono, e ricorrono spesso a questa possibilità, concedere licenze di utilizzazione del proprio marchio a imbottigliatori indipendenti che producono la bibita nei propri impianti e vendono il prodotto con il marchio originario. Secondo fonti di categoria, l'industria delle bibite opera tradizionalmente sulla base di concessioni nazionali di imbottigliamento/distribuzione, anche se sempre più spesso le imprese principali tendono ad acquisire partecipazioni di controllo negli imbottigliatori indipendenti. L'acqua che scaturisce da una determinata sorgente può invece essere imbottigliata solo alla fonte. Inoltre le acque minerali (che rappresentano oltre il 75 % in volume del mercato complessivo delle acque in Francia) possono essere commercializzate solo con il marchio associato alla fonte rispettiva, ossia l'acqua minerale estratta da una fonte deve, per legge, essere commercializzata con il marchio registrato per tale fonte e solo l'acqua proveniente da tale fonte può essere commercializzata con quel marchio.

3) Operatori diversi su ciascun mercato

In Francia nessuno dei principali produttori di bibite (Cadbury Schweppes, Coca Cola, Pernod Ricard) è stato in grado di ritagliarsi uno spazio sul mercato dell'acqua in bottiglia, nonostante il passato incremento della domanda e l'aumento dei prezzi praticati dai produttori per le acque di fonte in bottiglia. Analogamente i produttori di acque minerali non operano su larga scala sul mercato delle bibite (per esempio, Perrier ha venduto a Schweppes le sue bibite non frizzanti della marca Oasis nel 1990 con l'esplicito intento di concentrare le sue attività sul mercato dell'acqua).

ii) Prezzi praticati dai produttori

(16) La fissazione dei prezzi sul mercato delle bibite e sul mercato dell'acqua di fonte imbottigliata sembra seguire logiche diverse, il che conferma ulteriormente la diversità delle condizioni di concorrenza che i fornitori di ciascun mercato devono affrontare.

Se si confrontano i listini dei produttori (franco stabilimento, IVA e sconti esclusi) per imballaggi comparabili (bottiglie di plastica in PVC o PET da 1,5 litri) degli ultimi cinque anni, si giunge ad un certo numero di conclusioni:

- i prezzi delle bibite in termini reali, depurati dall'inflazione applicando l'indice mensile dei prezzi al consumo in Francia, denunciano una tendenza al ribasso dal 1987. Il calo dei prezzi reali delle bibite è in contrasto con l'andamento dei prezzi reali delle acque minerali. Tutte le marche nazionali di acqua minerale sono state in grado di aumentare in misura notevole i loro prezzi reali nello stesso periodo e di accrescere allo stesso tempo le loro vendite in volume grazie ad una domanda in espansione (vedi allegati da 2 a 7);

- le differenze delle politiche di fissazione dei prezzi sono altresì evidenziate da un'analisi della correlazione dei prezzi reali. Il coefficiente di correlazione dei prezzi reali tra le diverse marche di acqua varia da un minimo dello 0,85 (Badoit e Vittelloise) ad 1 (Hépar e Vittel). La correlazione dei prezzi reali tra le bibite commercializzate da diverse imprese è spesso positiva e relativamente elevata [vedi per esempio i coefficienti di correlazione tra Coca Cola, Indian Tonic (Schweppes) e Banga (Pernod Ricard)]. Tuttavia la correlazione tra ciascuna bibita e le acque in bottiglia è nella maggior parte dei casi negativa o, nei casi in cui è positiva, molto bassa. Le imprese sembrano quindi riconoscere nelle loro politiche dei prezzi che il mercato dell'acqua in bottiglia e il mercato delle bibite sono soggetti a fattori concorrenziali diversi.

È particolarmente significativo a questo proposito che la bibita Orange Passion di BSN non è correlata in modo significativo con le marche di acqua di BSN, benché il prezzo di entrambi i prodotti sia deciso dalla stessa impresa.

(17) Un esame degli sconti concessi sui prezzi di listino dai produttori non compromette la validità di queste conclusioni per i motivi che seguono:

- i prezzi di listino costituiscono, in particolare nei mercati dell'acqua di fonte e delle bibite, un indicatore adeguato delle politiche dei prezzi delle imprese. Il livello assoluto degli sconti negoziati con ciascun cliente (fra il [. . .] %(6) e l'[. . .] % sul mercato delle acque di fonte e fra l'[. . .] % e il [. . .] sul mercato delle bibite a seconda del fornitore e del cliente) e il loro andamento in passato non sono di entità o di variabilità tale da inficiare il valore rappresentativo dei listini come indicatori delle politiche dei prezzi di ciascuna impresa;

- per gran parte gli sconti non possono essere considerati come tali, nel senso che essi non possono essere trasferiti ai consumatori finali, ma vanno piuttosto considerati come elementi delle attività pubblicitarie e promozionali del fornitore o come corrispettivo di un servizio prestato dal distributore. I fornitori di acque minerali includono nella voce sconti elementi di importo variabile, connessi per esempio al numero dei prodotti mantenuti permanentemente nell'assortimento del distributore interessato, allo spazio destinato ai prodotti del fornitore negli esercizi al dettaglio, ai messaggi inviati per posta ai consumatori finali, a concorsi promozionali, ecc.);

- dal punto di vista del distributore, gli sconti sono in larga misura compensati dai costi di trasporto che sono a carico del distributore stesso. I costi di trasporto non sono gli stessi per tutti i distributori in Francia. Tuttavia, poiché sono stati stimati da Nestlé al [. . .] % circa del prezzo franco stabilimento per una distanza di 300 km (pagina 16 della notifica), i prezzi di listino rispecchiano in modo abbastanza fedele i prezzi effettivamente pagati dai distributori.

iii) Sostituibilità dal lato dell'offerta

(18) L'insieme delle condizioni di produzione e di commercializzazione descritte al punto 15 fanno sì che per i produttori di bibite o di birra sia impossibile utilizzare la capacità dei loro impianti per passare dalla produzione di bibite alla produzione di acqua di fonte, sia essa semplice acqua di sorgente o acqua minerale. Anche se i produttori di bibite avessero attualmente un eccesso di capacità, l'obbligo di legge di imbottigliare alla fonte l'acqua di sorgente e l'acqua minerale impedisce loro di utilizzare le eventuali capacità disponibili dei loro impianti per imbottigliare acqua di fonte.

Nestlé ha suggerito che gli imbottigliatori di bibite e di birra potrebbero utilizzare i loro stabilimenti di imbottigliamento per produrre acqua di rubinetto depurata ed entrare nel mercato dell'acqua di fonte con tale prodotto. Nessuna prova dell'esistenza di produttori di bibite o di birra che dispongano di un eccesso di capacità è stata presentata a sostegno di questa ipotesi.

Nestlé ha inoltre fatto presente che l'acqua di rubinetto depurata è commercializzata in taluni paesi (Stati Uniti, Danimarca, Grecia) e comincia a diffondersi in Germania, dove rappresenta l'1,25 % del consumo totale di acqua in bottiglia. Secondo Nestlé il fatto che l'acqua di rubinetto depurata sia venduta in taluni paesi costituisce una prova sufficiente del fatto che essa potrebbe essere commercializzata in Francia, anche se attualmente non lo è.

La tesi di Nestlé poggia sull'ipotesi implicita che l'acqua di rubinetto depurata sarebbe considerata dai consumatori come sostitutiva dell'acqua di fonte. Questa tesi non è suffragata da alcuna prova. Al contrario, le caratteristiche della domanda nel mercato geografico rilevante indicano che così non è. Inoltre colpisce il fatto che, nonostante:

- il forte incremento della domanda e il notevole tasso di espansione del volume del mercato fino al 1990,

- i costanti incrementi di prezzo (dedotti gli sconti) sul mercato francese dell'acqua di fonte in bottiglia in termini sia nominali che reali,

- la tendenza al ribasso dei prezzi di listino delle principali marche di bibite in termini reali (nel caso di Coca Cola anche in termini nominali), che si accentua ulteriormente quando si tiene conto degli sconti,

- la capacità tecnica e industriale dei produttori di bibite o di birra di imbottigliare acqua di rubinetto depurata,

nessun produttore di bibite o di birra si è mai affacciato sul mercato delle acque di fonte in Francia. L'esperienza del passato fa quindi ritenere altamente verosimile che una sostituzione dal lato dell'offerta non sia stata considerata commercialmente realizzabile da parte delle imprese interessate.

Inoltre i produttori di bibite interpellati dalla Commissione hanno confermato che attualmente essi non intendono produrre acqua di rubinetto depurata per il mercato francese e non hanno dimostrato di ritenere questa ipotesi commercialmente fattibile o razionale. A questo proposito va osservato che Coca Cola ha coperto le sue esigenze di acqua in lattine per i suoi distributori automatici in Francia con forniture di acqua minerale di Spa. Essa non ha deciso di utilizzare la propria acqua di rubinetto depurata (Bonaqa) venduta in Germania né di utilizzare gli impianti disponibili in Francia per produrre acqua di rubinetto depurata.

Per questi motivi nel caso in esame non esistono considerazioni di sostituibilità dal lato dell'offerta che possano giustificare una diversa definizione del mercato del prodotto di cui trattasi.

c) Conslusione

(19) Si può concludere che il mercato del prodotto di cui trattasi è quello dell'acqua di fonte in bottiglia.

B. Distinzione fra acque di fonte non frizzanti e acque frizzanti e aromatizzate

(20) La valutazione della concentrazione proposta non sarebbe materialmente diversa a seconda che si escludano o meno le acque di fonte frizzanti e aromatizzate dal mercato di cui trattasi. Vari fattori dal lato della domanda indicano che le acque frizzanti e aromatizzate potrebbero essere escluse dal mercato di cui trattasi. Vi è tutta una serie di differenze tra acque di fonte non frizzanti e acque frizzanti e aromatizzate sotto il profilo delle caratteristiche fisiche, del sapore, dell'uso cui sono destinate, dei volumi consumati e dei livelli di prezzo. In taluni casi eccezionali le imprese interessate collocano le acque frizzanti e aromatizzate più vicino alle bibite sotto il profilo dell'imballaggio, del marketing e del prezzo. L'acqua frizzante Perrier (3,8 % del mercato) e talune acque aromatizzate (meno dell'1 %) costituiscono esempi di tali eccezioni.

Non è tuttavia possibile escludere un'interazione concorrenziale fra acque frizzanti aromatizzate e acque di fonte non frizzanti. Molte imprese che commercializzano acque di fonte non frizzanti commercializzano anche acque di fonte frizzanti e, in minor misura, acque di fonte aromatizzate. Un imbottigliatore di acqua di fonte non frizzante può facilmente passare alla produzione di acqua di fonte frizzante o aromatizzata, almeno dal punto di vista tecnico.

Per questi motivi può essere difficile giustificare un'esclusione totale delle acque di fonte frizzanti e aromatizzate dal mercato del prodotto di cui trattasi. Tuttavia le acque non frizzanti, frizzanti e aromatizzate costituiscono certamente diverse categorie o segmenti di prodotti all'interno del mercato complessivo dell'acqua di fonte in bottiglia. Nel caso di specie la valutazione della progettata concertazione non sarebbe sostanzialmente diversa qualora si escludessero le acque di fonte frizzanti e aromatizzate.

MERCATO GEOGRAFICO RILEVANTE

(21) Alla luce degli elementi strutturali esposti qui di seguito e dopo aver esaminato il contesto concorrenziale dei mercati delle acque di fonte nella Comunità, la Commissione è giunta alla conclusione che il mercato geografico rilevante nell'ambito del quale deve essere valutato il potere della nuova entità è la Francia. Diversi fattori indicano che i partecipanti alla concentrazione sono e saranno in grado di determinare il loro comportamento concorrenziale in Francia senza dover sottostare a vincoli concorrenziali significativi esterni alla Francia.

(22) I rappresentanti di Nestlé hanno sostenuto che nel definire il mercato occorre tener conto del livello delle esportazioni verso altre zone. Secondo Nestlé una discriminazione sotto il profilo dei prezzi tra la Francia e le zone nelle quali essa vende all'estero non è possibile, almeno per quanto riguarda il Belgio e taluni Laender della Repubblica federale di Germania. La sua politica dei prezzi in Francia sarebbe quindi condizionata dalla situazione di questi altri mercati su cui Nestlé è presente, anche se le condizioni di concorrenza in tali altri mercati sono notevolmente diverse.

Su questa base, e dopo un'analisi delle esportazioni francesi di acque di fonte verso il Belgio e la Germania, Nestlé ha sostenuto che il mercato geografico rilevante dovrebbe essere esteso in modo da includere il Belgio e taluni Laender della Repubblica federale di Germania. Essa ha inoltre argomentato che, se sul mercato francese dovessero essere imposti prezzi eccessivi, si svilupperebbero importazioni parallele verso la Francia. La pura minaccia di importazioni parallele comprometterebbe, sempre secondo Nestlé, qualsiasi posizione dominante sul mercato francese.

Tuttavia, considerando la diversità del contesto concorrenziale di ciascuno Stato membro, l'impossibilità di sviluppare importazioni parallele e l'assenza di concorrenti comunitari capaci di superare le forti barriere all'entrata nel mercato francese, la Commissione conclude che il mercato geografico rilevante è la Francia.

A. Contesto concorrenziale nella Comunità

(23) Il contesto concorrenziale del mercato delle acque di fonte in bottiglia è assai eterogeneo all'interno della Comunità. La domanda presenta caratteristiche diverse in ciascuno Stato membro, i flussi commerciali sono trascurabili in termini di consumi e l'offerta è altamente frammentata nella maggior parte degli Stati membri.

(24) La domanda è di natura molto diversa nei vari Stati membri. In paesi quali il Regno Unito, l'Irlanda, i Paesi Bassi, la Danimarca e il Portogallo, la domanda di acqua di fonte in bottiglia è estremamente bassa o inesistente (consumo pro capite bassissimo) e il mercato è in fase di decollo.

In altri Stati membri la domanda riguarda fondamentalmente solo l'acqua frizzante, che rappresenta i tre quarti del mercato in Germania, oltre il 60 % in Italia e il 34 % in Belgio. In questi Stati membri il consumo pro capite di acqua in bottiglia è vicino al consumo di bibite gassate, il che dimostra fino a che punto siano diverse le strutture dei consumi.

(25) I flussi commerciali nella Comunità sono di scarsa importanza. L'acqua è un prodotto di basso valore e di alto volume unitario, che in generale non può sopportare i costi del trasporto su lunghe distanze. L'alta incidenza dei costi di trasporto tende a regionalizzare il grosso del mercato. La stessa Nestlé ha stimato l'incidenza dei costi di trasporto al 10 % per 300 km per le acque non frizzanti più care. Per le bottiglie di vetro i costi di trasporto sono quasi doppi.

Le importazioni nei paesi circostanti la Francia rimangono trascurabili in termini di consumi: rappresentano infatti il 5 % circa in Germania e meno dell'1 % in Italia e in Spagna. Si tratta fondamentalmente di importazioni di acque minerali francesi che attirano il segmento più alto della domanda, disposto a pagare un ingente premio per una marca rinomata che offre in più il beneficio di un'aura internazionale. Solo in Belgio le importazioni raggiungono un livello significativo grazie al basso grado di concentrazione dell'offerta e alle dimensioni relativamente ridotte del mercato. Il consumo in Belgio rappresenta circa il 10 % della produzione francese in termini di volume.

(26) L'offerta è altamente frammentata in Germania, italia e Spagna e, in minor misura, anche in Belgio, i soli paesi della Comunità in cui lo sviluppo del mercato consentirebbe la presenza di un operatore importante.

In Germania nessuna delle imprese più importanti [gruppo UEberkinger, Gerolsteiner, Blaue Quellen (Nestlé), Apollinaris] detiene una quota di mercato superiore al 10 %, anche addizionando tutte le fonti e i marchi rispettivi. Solo poche marche hanno importanza nazionale: sono Apollinaris (meno del 6 % del mercato) e Fachinger (un'acqua terapeutica, segmento che rappresenta il 7 % del mercato) e forse Gerolsteiner e Hirschquelle quelle che potrebbero essere considerate marche nazionali.

In italia le fonti sono sparse per tutto il paese ed esistono oltre 200 imprese che commercializzano acque di fonte in bottiglia. La marca leader Ferrarelle (proprietà di BSN) rappresenta solo il 10 % del mercato italiano. La situazione è simile in Spagna, dove la marca leader Font Vella è anch'essa di proprietà di BSN e detiene il 18 % del mercato. A parte Grupo Vichy Catalán (12 % del mercato), soddisfano la domanda spagnola varie dozzine di altre piccole imprese con vendite complessive inferiori a 100 milioni di litri all'anno (fonte: Alimarket).

In Belgio i due produttori principali, Spadel e Chaudfontaine, hanno quote di mercato più elevate, fondamentalmente a causa delle dimensioni più ridotte del mercato. Le vendite complessive di acqua di fonte in bottiglia di Spadel in Belgio ammontano a 256,3 milioni di litri (27 % del mercato), quelle di Chaudfontaine a 95 milioni di litri (10 % del mercato). Nessuna di esse esporta quantitativi significativi verso la Francia, nonostante la localizzazione vantaggiosa delle loro fonti.

(27) La frammentazione degli altri mercati e l'assenza di società importanti comparabili con i fornitori francesi è dovuta ad una serie di fattori. In Germania quasi tutta l'acqua di fonte è venduta in bottiglie di vetro (normalmente a rendere), il che aumenta notevolmente l'incidenza dei costi di trasporto. In Italia le bottiglie di vetro coprono quasi la metà del mercato complessivo e le marche principali sono normalmente distribuite in bottiglie di vetro.

Inoltre i distributori di acqua in bottiglia in Italia, Germania e Spagna sono relativamente frammentati. Rispetto alla Francia, in questi Stati membri le catene di distribuzione alimentare su scala nazionale sono molto meno importanti, il che ostacola ulteriormente le possibilità dei fornitori di acqua in bottiglia di questi Stati membri di sviluppare una vasta base nazionale che consenta loro di espandersi in altri mercati. Attualmente le esportazioni dall'Italia, dalla Spagna o dalla Germania rappresentano, per ciascuno di questi paesi, meno dell'1 % della produzione rispettiva. Tutto sta ad indicare che la lotta delle imprese di questi Stati membri per superare i loro confini regionali e raggiungere almeno una dimensione nazionale continuerà nel prossimo futuro.

B. Le esportazioni francesi e la minaccia di importazioni parallele

(28) L'acqua di fonte in bottiglia è una merce relativamente poco costosa ma voluminosa, sulla quale il costo del trasporto ha una forte incidenza. Non è probabile che, anche se i margini fossero elevati, un importatore parallelo sia in grado di spostare attraverso i vari Stati membri gli elevati volumi necessari per conseguire ricavi e profitti significativi. Inoltre si deve osservare che, di norma, le esportazioni di acque minerali francesi sono effettuate attraverso filiali dei fornitori principali. Per esempio tutte le attività di esportazione di Vittel verso il Belgio e la Germania sono svolte tramite le filiali di Vittel in tali paesi (rispettivamente Société Vittel Import e Vittel Mineralwasser GmbH). Questa organizzazione consente un certo controllo dell'acqua esportata verso questi due paesi.

I prezzi in Belgio e in Germania (per la merce consegnata ai clienti) sono significativamente più elevati del prezzo franco stabilimento in Francia. Nestlé ha indicato 3,36 franchi francesi per bottiglia di Vittel (da 1,5 litri in PVC) in Belgio e 2,82 franchi francesi per la stessa bottiglia in Germania nell'aprile 1991(7) . Questi prezzi vanno confrontati con un prezzo franco stabilimento in Francia di 2,39 franchi francesi alla stessa data. Da questo confronto risulta che i prezzi ai quali un ipotetico importatore parallelo potrebbe acquistare Vittel in Belgio o in Germania sono attualmente molto più elevati dei prezzi di listino praticati da Vittel in Francia (rispettivamente del 40 e del 18 %). Oltre a pagare tali prezzi più elevati, l'ipotetico riesportatore dovrebbe sostenere ulteriori oneri in relazione:

- al trasporto di ritorno in Francia;

- allo smontaggio delle palette, alla rietichettatura delle singole bottiglie e al loro ricondizionamento;

- al proprio margine.

Gli sconti e gli abbuoni concessi alla fine dell'anno sulla base dei volumi e della progressione delle vendite e gli sconti sulla gamma consentono anch'essi di controllare le importazioni parallele verso la Francia. Un importatore parallelo indipendente non avrebbe la possibilità di beneficiare di questi sconti. Per la loro stessa natura sconti di questo tipo consentono di applicare ai singoli clienti condizioni commerciali diverse, anche all'interno della Francia.

In Germania il condizionamento dell'acqua di fonte è diverso da quello prevalente in Francia. Il condizionamento tipico sul mercato tedesco dell'acqua di fonte è costituito da bottiglie di vetro da 75 centilitri, che non vengono utilizzate in Francia. L'89 % di tutta l'acqua in bottiglia venduta in Germania è condizionata in bottiglie di vetro a rendere e il grosso delle esportazioni francesi verso la Germania è condizionato in bottiglie di vetro. Le esportazioni di Vittel in Germania consistono fondamentalmente di bottiglie di vetro da 1,25 litri e da 1 litro, che rappresentano insieme [. . .] % delle loro esportazioni. I costi di trasporto delle bottiglie di vetro sono notevolmente più elevati di quelli delle bottiglie di plastica (secondo le stime di Nestlé, anche del 200 %). Inoltre i rivenditori al dettaglio francesi hanno confermato che la distribuzione di acqua di fonte non frizzante in bottiglie di vetro susciterebbe in Francia diversi problemi (i consumatori sono abituati ad acquistare acqua di fonte non frizzante in contenitori di plastica e i distributori dovrebbero sostenere costi più elevati per la movimentazione del vetro invece che della plastica).

Per questi motivi la Commissione ritiene che dalle condizioni esistenti sul mercato dell'acqua di fonte si desuma che le esportazioni delle parti e la minaccia di importazioni parallele non condizionano e non condizioneranno il comportamento concorrenziale delle parti nel mercato geografico rilevante.

C. Ostacoli all'entrata che isolano il mercato francese

(29) A parte la diversità delle condizioni concorrenziali esistenti da un lato in Francia e dall'altro nel resto della Comunità, vi sono rilevanti ostacoli all'entrata nel mercato francese dell'acqua di fonte in bottiglia. Questi ostacoli (vedi considerandi da 30 a 34) indicano chiaramente, già di per sé, che la Francia costituisce un mercato geografico distinto, nel quale i fornitori francesi sono in grado di imporre notevoli aumenti di prezzo non transitori senza essere condizionati da una qualsiasi concorrenza esterna.

(30) Assenza di importazioni

Nonostante l'assenza di ostacoli tariffari e giuridici al commercio, le importazioni di acqua di fonte in bottiglia verso la Francia sono trascurabili (fra l'1 e il 2 % del consumo francese complessivo) e non mostrano alcuna tendenza ad aumentare. Ciò è facilmente spiegabile con la struttura del mercato negli altri Stati membri. Le importazioni da località lontane o le importazioni di bottiglie di vetro sono praticamente escluse per motivi di prezzo. È importante ricordare che le acque minerali e di sorgente devono essere imbottigliate alla fonte e possono quindi essere prodotte solo in determinate località. Vi sarebbe una possibilità di assorbimento delle spese di trasporto solo per le eventuali fonti straniere situate vicino al territorio francese. Tuttavia, anche in questo caso, l'assenza di importazioni è spiegata da diversi altri fattori.

(31) Logistica della distribuzione

I produttori francesi di acqua minerale hanno un volume di produzione sufficientemente elevato da consentire il trasporto dell'acqua per ferrovia in vagoni completi. La loro logistica e quella della maggior parte dei loro principali clienti è adattata a questo modo di trasporto competitivo. Anche le imprese situate vicino alla Francia (come Spa) si troverebbero in una situazione di svantaggio dal punto di vista dei costi di trasporto nell'esportare verso la Francia, in quanto dovrebbero o ricorrere al trasporto su strada o sviluppare il sistema logistico necessario e produrre volumi sufficienti per ricorrere al trasporto per ferrovia.

(32) Accesso alla distribuzione

Il mercato francese è un mercato maturo sotto il profilo del numero delle marche e della gamma dei prodotti. Secondo fonti di categoria, accedere al mercato francese al dettaglio con una nuova marca di acqua di fonte che venga ad aggiungersi alle marche nazionali già affermate è difficile; solo marche con un nome affermato possono ragionevolmente attendersi di sopravvivere a medio-lungo termine, cosicché l'ingresso nel mercato appare come una strategia ad alto rischio. Inoltre lo spazio destinato all'acqua sugli scaffali degli esercizi al dettaglio è necessariamente limitato e in taluni casi potrebbe rivelarsi difficile sostituire una marca esistente.

(33) Costi pubblicitari (sommersi)

Il mercato francese dell'acqua è caratterizzato dal predominio delle marche. Il bilancio pubblicitario combinato dei tre fornitori nazionali francesi - Nestlé, Perrier e BSN - è ammontato nel 1991 ad oltre 680 milioni di franchi francesi. I tre fornitori affermati hanno condotto intense campagne pubblicitarie per molti anni. L'affermazione di una nuova marca richiederebbe gravosi investimenti e potrebbe esigere molto tempo. Inoltre la molteplicità delle marche esistenti rende più difficile l'affermazione di una nuova marca (accesso ai media nel momento adatto) e comporta un rischio elevato, in particolare per il carattere nazionale dell'immagine delle marche appartenenti a Nestlé, Perrier e BSN.

(34) Altri ostacoli all'entrata

L'elevato grado di concentrazione del mercato francese dell'acqua di fonte, con tre imprese che detengono una quota di mercato dell'82 % in valore, costituisce un ulteriore ostacolo all'entrata e aumenta i rischi di un tentativo di ingresso di nuove marche (vedi considerando 98).

L'evidente fallimento dei passati tentativi di entrare nel mercato francese, insieme all'assenza di importazioni, conferma l'effettivo impatto economico degli ostacoli citati sopra. Secondo Perrier, vi sono stati quindici tentativi di ingresso negli ultimi cinque anni. Solo quattro di questi concorrenti sono ancora presenti sul mercato francese: Ferrarelle, che appartiene a BSN, San Pellegrino, nella quale Perrier detiene una partecipazione del 20 % con il diritto di nominare tre dei nove membri del consiglio d'amministrazione, e Apollinaris e San Benedetto, che rimangono insignificanti sotto il profilo delle vendite. Secondo fonti del settore della distribuzione alimentare, se è vero che talune marche possono beneficiare di un'accettazione iniziale da parte del consumatore francese, i consumatori tendono in generale a ritornare alle marche nazionali note a breve o medio termine. Il fatto che l'impresa belga Spadel diriga il suo sforzo d'esportazione verso il Regno Unito piuttosto che verso la Francia, nonostante la situazione geografica della sua fonte, costituisce un'ulteriore prova delle difficoltà di penetrare nel mercato francese.

V. COMPATIBILITA CON IL MERCATO COMUNE

(35) Per i motivi enunciati sopra, la valutazione della compatibilità della concentrazione progettata viene effettuata con riferimento a un mercato francese distinto delle acque di fonte in bottiglia (in appresso «acqua in bottiglia»), composto di acque non frizzanti e frizzanti. La valutazione si incentrerà soprattutto sul segmento delle acque non frizzanti, in quanto esso rappresenta l'84 % circa del mercato complessivo dell'acqua in bottiglia in termini di volume e non è previsto alcun mutamento materiale nel segmento delle acque frizzanti, dove Nestlé svolge solo una ridotta attività nel campo dell'acqua frizzante aromatizzata.

(36) Le acque locali meno importanti (acque minerali e di sorgente) sono incluse nel mercato oggetto della valutazione, anche se esse si differenziano sotto diversi profili dalle acque minerali nazionali. Queste differenze sono precisate più oltre e saranno tenute presenti nel valutare se le acque locali (soprattutto le acque di sorgente) esercitino una sufficiente pressione concorrenziale sulle acque minerali distribuite a livello nazionale.

(37) La valutazione della concentrazione progettata terrà inoltre conto dell'accordo concluso tra Nestlé e BSN il 30 gennaio 1992 ai sensi del quale le due parti hanno concordato, qualora Nestlé acquisisca il controllo di Perrier, di trasferire Volvic, una delle principali acque minerali di fonte non frizzanti di Perrier, a BSN. Nel valutare la concentrazione progettata la Commissione deve tener presente qualsiasi accordo esistente la cui messa in atto avrebbe un impatto apprezzabile sulla futura struttura del mercato. Tale accordo, come qualsiasi altro fattore di mercato, potrebbe far concludere che l'acquisizione di Perrier, tenendo presente la futura situazione del mercato, non può essere dichiarata compatibile con il mercato comune. La valutazione deve essere effettuata per due situazioni: quella della messa in atto dell'accordo su Volvic e quelle che si presenterebbe qualora le parti decidessero di non mettere in atto l'accordo su Volvic.

A. Quote di mercato

(38) Nella sua notifica della concentrazione progettata Nestlé ha fornito cifre sul volume totale del mercato e sulle quote di mercato dei diversi partecipanti al mercato, fondate sui propri dati e sui dati raccolti dalla Chambre syndicale des eaux minérales e dalla Chambre syndicale des eaux de source. Nestlé ha fornito cifre per gli anni dal 1986 al 1991. Nestlé ha anche fornito dati sul valore complessivo del mercato e sulle quote di mercato in valore.

(39) Secondo tali cifre, nel 1991 il valore complessivo del mercato, il volume complessivo del mercato e le quote di mercato rispettive dei tre fornitori nazionali di acque, ossia Nestlé, Perrier e BSN, e dei fornitori di acque locali «altri» erano i seguenti:

ValoreVolumeTotale

(5 250 M l)Non frizzanti

(4 394 M l)frizzanti

(856 M l)19919 334 M FF1991tutte

solo

mineralitutte

solo

mineralitutte

solo

minerali

Nestlé[...]Nestlé[...][...][...][...][...][...]Perrier[...]Perrier[...][...][...][...][...][...]BSNBSNTotale 382,3Totale 376,094,174,293,585,496,5Altri17,7Altri24,0 5,925,8 6,514,6 3,5

(40) Le quote di mercato in valore rispecchiano meglio delle quote di mercato in volume la reale forza delle imprese sul mercato in questione, in quanto il mercato francese delle acque è composto di due categorie di prodotti che si differenziano notevolmente sotto il profilo del prezzo: le acque minerali nazionali e le acque locali (per lo più acque di sorgente). Vi è un divario di prezzo molto ampio e costantemente in crescita fra queste due categorie di acque. In media il prezzo franco stabilimento dei produttori di acque di sorgente locali è di circa 1 franco francese per bottiglia di PVC da 1,5 litri, mentre il prezzo franco stabilimento delle acque minerali nazionali va attualmente dai 2,49 ai 2,56 franchi francesi per lo stesso quantitativo. Se si deduce uno sconto forfettario del 10 %, il divario fra acque nazionali e acque di sorgente locali varia quindi tra 1,24 e 1,30 franchi francesi. Vista la considerevole differenza di prezzo tra queste due categorie di acque e l'importanza, sul mercato in questione, delle risorse finanziarie disponibili per investimenti in pubblicità e in marketing, la Commissione ritiene più appropriato tener conto delle quote di mercato espresse in valore piuttosto che di quelle espresse in volume. Le quote di mercato in valore fornite da Nestlé indicano che i tre fornitori nazionali detengono una quota di mercato dell'82,3 % del mercato francese complessivo dell'acqua in bottiglia, mentre i fornitori locali hanno una quota di mercato soltanto del 17,7 %.

(41) Nelle osservazioni orali e scritte presentate sulle obiezioni communicatele, ai sensi dell'articolo 18 del regolamento sulle concentrazioni, Nestlé ha sostituito i dati relativi ai volumi che aveva originariamente presentato nella notifica, e che si fondavano su dati delle due associazioni di categoria, con cifre desunte dal rapporto Canadean 1990. Secondo tale rapporto il volume totale del mercato sarebbe non di 5 250 milioni di litri, bensì di 5 900 milioni di litri, differenza dovuta soprattutto all'ipotesi che i fornitori locali abbiano una quota di mercato più ampia, pari non al 25,8 % bensì al 35,5 % per le acque non frizzanti. Anche BSN, sentita dalla Commissione, ha presentato stime di due panel (Intercor e Secodip) dalle quali risulterebbe che il volume del mercato è superiore a quello indicato da Nestlé nella sua notifica.

(42) Nestlé non ha modificato le sue cifre per quanto riguarda il valore totale del mercato, ossia 9 334 milioni di franchi francesi. BSN ha proposto un valore totale del mercato di 9,4 milioni di franchi francesi, valore che si approssima notevolmente al valore del mercato indicato da Nestlé nella sua notifica e quindi lo conferma. Ciò rende la discussione sul volume del mercato meno importante, poiché in ogni caso la quota di mercato in valore rimarrebbe al livello dell'82 % per i tre fornitori nazionali e del 17-18 % per i fornitori locali d'acqua.

(43) Per quanto riguarda il volume del mercato, le cifre indicate dal rapporto Canadean 1990 e dai panel Intercor/Secodip sono solo stime, alle quali non può essere attribuita un'attendibilità maggiore di quella delle cifre originariamente presentate da Nestlé, fondate soprattutto sui dati ricevuti dalle associazioni di categoria interessate. Il rapporto Canadean e i panel Intercor/Secodip includono nella categoria «altri» acque minerali e di sorgente locali appartenenti a Nestlé e a Perrier. Nel 1991 queste acque rappresentavano un volume di 221 milioni di litri. Inoltre, diversamente dalle cifre delle associazioni di categoria, questi rapporti e panel sono soltanto stime fondate su campioni di una parte delle vendite dei rivenditori al dettaglio o degli acquisti dei consumatori. Infine esse sono contraddittorie in quanto indicano tre cifre completamente diverse per il volume del mercato: 5 390 milioni di litri secondo Intercor, 5 900 milioni di litri secondo Canadean e 6 690 milioni di litri secondo Secodip.

(44) Nel 1991 la forte crescita della domanda del 1989 e del 1990 (dovuta soprattutto a ondate di calore eccezionali) si è interrotta ed è scesa al di sotto dell'1 %. Le cifre della notifica di Nestlé tengono conto di questa interruzione della crescita della domanda: viene indicato infatti un volume totale del mercato nel 1991 di 5 250 milioni di litri. Nell'allegato II la Commissione indica i volumi di vendita risultanti dai suoi accertamenti e dai dati delle associazioni di categoria interessate. Questo calcolo dà come risultato un volume totale del mercato di 5 249 milioni di litri (acque non frizzanti: 4 419 milioni di litri; acque frizzanti: 830 milioni di litri). Queste cifre sono notevolmente vicine a quelle fornite da Nestlé nella sua notifica. Le cifre fornite dalla Chambre syndicale des eaux minérales e dalla Chambre syndicale des eaux de source indicano che nel 1991 vi è stato un declino delle vendite di acque minerali locali rispetto al 1990 e solo un incremento del 3,3 % delle vendite delle acque di sorgente locali. Ciò conferma la tendenza generale del mercato nel 1991, che ha registrato solo una modesta crescita del volume totale rispetto al 1990.

(45) Da quanto precede si può concludere che le cifre fornite da Nestlé nella sua notifica per quanto riguarda sia il valore che il volume sono cifre attendibili che possono essere utilizzate per la valutazione della concentrazione progettata. Queste cifre sono anche largamente confermate dalla quota delle acque locali nelle vendite complessive di acqua (frizzante e non) di alcuni grandi rivenditori al dettaglio e all'ingrosso. La media ponderata di tali vendite indica che i fornitori d'acqua locali costituiscono, in volume, soltanto il 22 % circa delle vendite totali d'acqua. In valore tale percentuale è del 16-17 % circa.

(46) Dal 1986 al 1991 l'andamento delle quote di mercato del complesso del mercato francese delle acque in valore e in volume è stato, secondo le cifre di Nestlé, il seguente:

198619871988198919901991Media

Differenza

quota

più bassa/più alta

In valore

Nestlé[...][...][...][...][...][...][...]2,4 %Perrier[...][...][...][...][...][...][...]1,9 %BSN[...][...][...][...][...][...][...]2,1 %Altri[...][...][...][...][...][...][...]2,3 %In valore

Nestlé[...][...][...][...][...][...][...]3,2 %Perrier[...][...][...][...][...][...][...]1,4 %BSN[...][...][...][...][...][...][...]2,6 %Altri[...][...][...][...][...][...][...]4,7 %

Dalla tabella che precede risulta che le quote di mercato dei tre fornitori nazionali sono rimaste relativamente stabili nel periodo in esame. La variazione media delle quote di mercato per l'insieme dei tre fornitori è stata del 2,1 % in valore e del 2,4 % in volume. A ciò si contrappone una variazione della quota di mercato di tutti gli «altri» del 2,3 % in valore e del 4,7 % in volume. In termini assoluti i tre fornitori nazionali hanno costantemente incrementato le loro vendite in valore (aumento medio del 9,4 %) e in volume (aumento medio del 4,6 %). Solo nel 1991 (forte calo della crescita della domanda) i tre fornitori nazionali hanno perso un volume di 49 milioni di litri (vedi considerando 68), pur aumentando le loro vendite in valore del 4,9 %. Nello stesso anno anche i fornitori locali di acqua minerale hanno subito una perdita in volume. Soltanto i fornitori locali di acqua di sorgente hanno potuto registrare un incremento in volume del 3,3 %.

Visto che la crescita della domanda è largamente dovuta a ragioni ambientali che inducono i consumatori a sostituire l'acqua di rubinetto con l'acqua in bottiglia più economica, ossia con acque di sorgente («segmento di sostituzione dell'acqua di rubinetto»), le variazioni delle quote di mercato illustrate sopra sono relativamente piccole. Esse non indicano un cambiamento fondamentale delle posizioni di mercato dei tre fornitori nazionali né nei confronti l'uno dell'altro, né nei confronti dei fornitori d'acqua locali.

(47) Sulla base delle cifre fornite da Nestlé nella sua notifica, le quote di mercato nel segmento delle acque non frizzanti dopo la concentrazione con e senza la vendita di Volvic a BSN sarebbero le seguenti:

Senza la vendita di Volvic a BSN Solo non

frizzante

1991ValoreVolumetutte tuttesolo mineraleNestlé[...][...][...]BSNTotale 282,474,293,5Altri17,625,8 6,5

Con la vendita di Volvic a BSN Solo non

frizzante

1991ValoreVolumetutte tuttesolo mineraleNestlé[...][...][...]BSNTotale 282,474,293,5Altri17,625,8 6,5

(48) In base a quanto precede si può concludere che il mercato francese dell'acqua in bottiglia è già, prima della concentrazione, un mercato altamente concentrato e che la concentrazione aumenterebbe ulteriormente il grado di concentrazione del mercato, in quanto due soli fornitori controllerebbero l'82 % del mercato in valore e quasi il 75 % in volume con oltre il 90 % di tutte le acque minerali non frizzanti.

B. Capacità e portafoglio delle fonti

(49) Nestlé sostiene che pressoché tutte le principali fonti di Nestlé, Perrier e BSN funzionano quasi al massimo della loro capacità e di conseguenza non possono mantenere la loro quota di mercato in un mercato in forte espansione.

(50) Tuttavia, la stessa Nestlé riconosce che è probabile che il tasso di crescita del mercato francese di acqua in bottiglia subisca una flessione: nel 1991 non ha raggiunto infatti l'1 %. Secondo Nestlé è realistico prevedere un tasso di crescita del 5 % per i prossimi anni.

(51) Nel segmento dell'acqua non frizzante, sul quale s'incentra la valutazione, Nestlé possiede le seguenti capacità non sfruttate per le acque minerali (capacità di produzione della fonte all'anno):

1. Vittel:

- capacità annua [ . . . ] milioni di litri,

- capacità non sfruttata: [ . . . ] milioni di litri,

2. Hépar:

- capacità annua: [ . . . ] milioni di litri,

- capacità non sfruttata: [ . . . ] milioni di litri,

3. Abatilles:

- capacità annua: [ . . . ] milioni di litri,

- capacità non sfruttata: [ . . . ] milioni di litri.

Nestlé possiede inoltre l'acqua di sorgente Pierval, con una capacità di [ . . . ] milioni di litri e una capacità non sfruttata di [ . . . ] milioni di litri.

(52) Perrier possiede le due principali fonti di acqua minerale non frizzante, che hanno notevoli capacità non sfruttate: Contrex e Volvic. La Commissione dispone delle cifre esatte, che non possono però essere rivelate, essendo coperte dal segreto commerciale. La somma delle capacità non sfruttate di entrambe le fonti supera il volume globale del mercato dell'acqua non frizzante. Perrier possiede inoltre almeno altre tre fonti di acqua minerale non frizzante, in particolare Thonon, la cui capacità è stimata a [ . . . ] milioni di litri, con un capacità non sfruttata di circa [ . . . ] milioni di litri (stima di Nestlé).

Perrier possiede inoltre molte importanti fonti di acqua minerale frizzante: Perrier, Saint-Yorre, Vichy e alcune fonti minori. Le prime due fonti hanno una notevole capacità globale e non sfruttata.

Perrier possiede infine numerosissime fonti locali di acqua di sorgente, in particolare le fonti Castel, Saint-Roch, Les Ormes, Carola, Saint-Lambert, Montegut, Regina e Sergentale.

(53) BSN possiede una delle più importanti fonti di acqua minerale non frizzante, la fonte Evian, che ha una capacità non sfruttata stimata a circa [ . . . ] milioni di litri, ed un'importante fonte di acqua minerale frizzante, la Fonte Badoit, che ha raggiunto il massimo della sua capacità. BSN sta sviluppando attualmente una nuova fonte di acqua minerale frizzante, denominata Salvetat.

(54) Dopo la concentrazione e la vendita di Volvic a BSN, i due fornitori avrebbero un numero elevato di fonti, con una capacità non sfruttata globale che supererebbe di gran lunga il volume totale del mercato delle acque (5 250 milioni di litri) e ciascuno dei due fornitori avrebbe almeno una primaria fonte di acqua minerale non frizzante con ingenti capacità non sfruttate rispetto al volume globale del mercato e a tutti gli altri fornitori d'acqua locali. Essi sarebbero quindi in una posizione tale da poter soddisfare un aumento della domanda senza limiti di capacità, anche supponendo un tasso d'incremento costante della domanda del 5 % all'anno. Sebbene non sia possibile miscelare acque minerali di fonti diverse, Nestlé e BSN aumenterebbero in modo notevole il loro portafoglio rispettivo di fonti e marche importanti e reputate, con il risultato di poter adattare meglio le proprie strategie di marketing agli incrementi della domanda.

(55) Nessuno dei fornitori locali d'acqua dispone di fonti d'acqua paragonabili in numero e in capacità a quelle che avrebbero Nestlé e BSN successivamente alla concentrazione. La capacità della maggior parte delle fonti locali è inferiore a 200 milioni di litri e in genere notevolmente meno. Anche se acque provenienti da diverse fonti possono essere vendute con un solo marchio (per esempio un marchio di vendita al dettaglio), esse devono comunque essere imbottigliate alla fonte, e di conseguenza, dato il basso prezzo, non possono essere trasportate su lunghe distanze (200-250 km). Ciò significa che se una grande catena di vendita al dettaglio volesse dar vita a un marchio di vendita al dettaglio che riunisca diverse acque di sorgente, potrebbe farlo soltanto con acque provenienti da diverse fonti e quindi con gusto e caratteristiche diversi. Questi tipi d'acqua si situano nel segmento più basso delle acque di sorgente locali e quindi non entrano in competizione con le acque minerali nazionali, note per le loro caratteristiche minerali, la stabilità della loro composizione e la loro identica origine geografica. Questo fatto è confermato dalla maggior parte dei dettaglianti [vedi allegato XV(8) ].

(56) Si può concludere che, dopo la concentrazione e la vendita di Volvic a BSN, tanto Nestlé quanto BSN disporrebbero di grandissime riserve di capacità e quindi sarebbero in grado di soddisfare un incremento della domanda. L'acquisizione di Perrier e la sua successiva suddivisione aumenterebbero in modo notevole le capacità globali e le capacità non sfruttate di Nestlé e di BSN.

C. Prezzi

(57) Anche senza la concentrazione, sussiste un oligopolio ristretto di questi tre fornitori, tra cui la concorrenza in termini di prezzo è notevolmente affievolita e per i quali il grado di trasparenza del mercato è molto elevato.

(58) Divario di prezzo tra le acque di sorgente locali e le acque minerali nazionali

I prezzi franco stabilimento (al netto degli sconti e dell'IVA) di Nestlé, Perrier e BSN per le loro cinque principali acque minerali non frizzanti si situano attualmente tra 2,49 franchi francesi e 2,56 franchi francesi per la bottiglia di PVC da 1,5 litri: Contrex 2,56 franchi francesi, Hépar 2,55 franchi francesi, Evian 2,51 franchi francesi, Vittel 2,49 franchi francesi, Volvic 2,49 franchi francesi. Detratto uno sconto forfetario del [ . . . ], questi prezzi superano i prezzi medi franco stabilimento delle acque di sorgente locali di 1,24-1,30 franchi francesi per bottiglia da 1,5 litri (vedi considerando 40).

(59) Aumenti di prezzo e parallelismo dei prezzi

I prezzi franco stabilimento (al netto degli sconti e dell'IVA) delle cinque principali acque minerali non frizzanti dei tre fornitori nazionali hanno continuato ad aumentare costantemente, e con andamento parallelo, almeno fin dal 1987 (vedi allegati V e VI). L'aumento medio annuo dei prezzi tra il 1987 e il 1992 è stato il seguente: Contrex 5,10 % nominale - 1,69 % reale; Volvic 4,83 % nominale - 2,10 % reale; Vittel 5,17 % nominale - 1,41 reale; Hépar 5,70 % nominale - 1,60 % reale; Evian 5,82 % nominale - 2,29 % reale. Ogni volta che uno dei tre fornitori ha aumentato i suoi prezzi è sempre stato seguito dagli altri due. Nell'arco di tutto il periodo considerato non vi sono state diminuzioni di prezzo. Il leader del prezzo sembra sia stato sempre Perrier, che tradizionalmente ha mantenuto il prezzo più elevato per la maggior parte dei suoi prodotti. Gli sconti concessi dai tre fornitori si situano tra il [ . . . ]% e il [ . . . ]%, stando alle informazioni di cui dispone la Commissione.

(60) Elasticità della domanda

Nei confronti delle acque locali (prevalentemente acque di sorgente), l'elasticità indiretta della domanda delle acque minerali non frizzanti nazionali rispetto al prezzo è relativamente scarsa. I tre fornitori nazionali hanno saputo creare una fedeltà dei consumatori estremamente elevata, tramite campagne pubblicitarie prolungate ed efficaci per le acque minerali nazionali. Questo fenomeno è confermato dal fatto che i dettaglianti, che si limitano a rispecchiare la domanda dei consumatori, non ritengono che il prezzo sia il primo criterio di scelta per le acque minerali nazionali [vedi allegato 14(9) ] e dal fatto che essi si considerano dipendenti dalle principali marche di acqua minerale nazionale (vedi allegato XV). Questa scarsa elasticità indiretta della domanda rispetto al prezzo, nei confronti delle acque locali, è chiaramente evidenziata dal fatto che almeno fino al 1986 i tre fornitori nazionali hanno mantenuto e anche costantemente aumentato il loro volume di vendite in termini assoluti (che corrisponde a più del 70 % del mercato globale dell'acqua), subendo una lieve perdita soltanto nel 1991, a seguito della notevole flessione dell'incremento della domanda globale registrata in tale anno. Vi è quindi una scarsa elasticità indiretta della domanda di acque minerali rispetto al prezzo, che agevola gli incrementi di prezzo o perlomeno il mantenimento di prezzi elevati, senza perdite rilevanti nel volume delle vendite a favore dei fornitori di acqua locali.

(61) Margine costo di produzione-prezzo

Il margine costo di produzione-prezzo dei tre fornitori nazionali per una bottiglia di PVC di acqua minerale nazionale non frizzante da 1,5 litri è molto elevato: esso oscilla infatti tra [ . . . ] franchi francesi e [. . .] franchi francesi. La base di riferimento per i costi comprende i costi di produzione fissi e variabili e i costi per la pubblicità. Sulla base di questo margine costo di produzione-prezzo molto elevato e sulla base della notevole differenza di prezzo rispetto alle acque di sorgente locali, il cui prezzo è fissato ad un livello competitivo, si può concludere che i prezzi per le acque minerali nazionali si situano probabilmente fin d'ora ad un livello altissimo, sovraconcorrenziale.

(62) Trasparenza del mercato

I tre fornitori nazionali pubblicano il loro listino prezzi con gli sconti per quantità di base. Dato che tutti riforniscono gli stessi clienti, è possibile ottenere da questi un notevole riscontro. Inoltre, i tre fornitori comunicano alla Chambre syndicale des eaux minérales i loro volumi di vendita mensili e ognuno di essi riceve comunicazione dei quantitativi ripartiti per marche, venduti mensilmente, dagli altri fornitori. In un oligopolio ristretto, tale prassi aumenta ulteriormente la trasparenza del mercato e consente ad ogni fornitore di seguire l'andamento della posizione di mercato degli altri.

D. Struttura dei costi

(63) Nestlé riconosce che le principali marche dei tre fornitori nazionali hanno strutture dei costi analoghe (vedi rapporto Lexecon, pagina 45). Il processo di produzione consiste essenzialmente nell'imbottigliamento. La necessità di imbottigliare alla fonte e la conseguente molteplicità di impianti di imbottigliamento limita la portata delle economie di scala. Di conseguenza, né Nestlé né BSN hanno un vantaggio in termini di costo notevole, tale da costituire un incentivo per un'azione concorrenziale aggressiva nei confronti dell'altro. Nestlé osserva inoltre che i fornitori nazionali applicano tutti e tre un sistema di prezzi franco stabilimento: i costi di trasporto sono sostenuti direttamente dai clienti (dettaglianti/grossisti).

E. Concorrenza dei fornitori d'acqua locali

(64) Nestlé, appoggiata da BSN, sostiene che le acque locali (prevalentemente acque di sorgente) costituiscono un vincolo concorrenziale per i tre fornitori nazionali. Nelle osservazioni scritte sulle obiezioni che le sono state mosse a norma dell'articolo 18, Nestlé sostiene che i fornitori locali rappresentano il 34 % (per le acque non frizzanti il 35,5 %) del mercato francese dell'acqua e che in alcuni ipermercati la loro quota ha raggiunto anche il 50 %.

(65) Stando alle cifre fornite da Nestlé relativamente alle quote di mercato, la quota di mercato degli «altri» in valore ammontava soltanto al 17,7 % nel 1991. Dato il forte divario di prezzi tra i prezzi medi franco stabilimento delle acque di sorgente locali e delle acque minerali nazionali, la quota di mercato espressa in valore è quella che rispecchia meglio la forza di mercato delle acque locali sul mercato globale dell'acqua (vedi considerando 40). Nestlé non contesta che, in valore, le perdite degli «altri» sono in genere inferiori al 20 % del mercato globale.

(66) Secondo Nestlé le vendite degli «altri» in volume, nel 1991 corrispondono ad una quota di mercato del 24 % per il mercato globale dell'acqua e del 25,8 % per il segmento dell'acqua non frizzante. Queste quote di mercato sono confermate dalla quota delle vendite detenuta dalle acque locali rispetto alle vendite totali di acqua di un campione rappresentativo di dettaglianti e grossisti, per i quali la media ponderata delle vendite di acque locali corrisponde al 22 % circa delle vendite totali d'acqua.

(67) L'andamento della quota di mercato degli «altri» rispetto al mercato globale dell'acqua è stata la seguente negli ultimi cinque anni: in valore: 16 % nel 1986, 17,7 % nel 1991 (aumento dell'1,7 %); in volume: 20,3 % nel 1986, 24 % nel 1991 (incremento del 3,7 %) (vedi considerando 46).

L'andamento in valore assoluto delle vendite in valore e in volume (per tutti i tipi di acqua e per l'acqua non frizzante) dei tre fornitori nazionali e dei fornitori locali («altri») è illustrato nella seguente tabella:

19871988198919901991Totale

1987/

1991Media

1987/

1991Totale

1989/

1991Media

1989/

1991Insieme delle acque in valore (in milioni di franchi francesi)

Nestlé/Perrier/BSN+289+520+833+781+364+2 787+557+1 978+659Altri+ 20+ 90+240+200+170+ 720+144+ 610+203Insieme delle acque in volume (in milioni di litri)

Nestlé/Perrier/BSN+ 80+186+301+285- 49+ 803+160+ 537+179Altri- 5+ 19+209+125+ 99+ 447+ 89+ 433+144Acque non frizzanti in volume (in milioni di litri)

19871988198919901991Totale

1987/

1991Media

1987/

1991Totale

1990/

1991Media

1990/

1991Nestlé/Perrier/BSNn.d.n.d.n.d.+261- 47n.d.n.d.+ 214+107Altrin.d.n.d.n.d.+113+ 90n.d.n.d.+ 203+101

(68) Dalla tabella che precede si desume che dopo due anni di crescita molto forte, dovuta soprattutto a ondate di calore eccezionali, l'espansione del mercato è notevolmente rallentata, passando dall'8,5 % nel 1990 allo 0,9 % nel 1991. Nonostante questo forte calo dell'espansione della domanda, nel 1991 il valore del mercato è aumentato di 534 milioni di franchi francesi, così ripartiti: 364 milioni di franchi francesi (68 %) ai tre fornitori nazionali; i rimanenti 170 milioni di franchi francesi (32 %) agli «altri». Durante gli ultimi cinque e gli ultimi tre anni la progressione media in valore dei tre fornitori nazionali ha sempre superato di oltre tre volte quella dei fornitori locali. Essi hanno aumentato costantemente il loro fatturato, anche nel 1991, nonostante la perdita di 49 milioni di litri in volume.

(69) Dalla precedente tabella si desume che in termini di volume l'espansione delle vendite non soltanto dei tre fornitori nazionali, ma anche dei fornitori locali nel 1990 e nel 1991 ha subito una flessione. Nonostante un calo più pronunciato dei tre fornitori nazionali nel 1991, l'aumento medio delle loro vendite negli ultimi cinque e negli ultimi tre anni ha sempre superato quello dei fornitori locali.

(70) Le perdite in volume dei tre fornitori nazionali nel 1991 sono state limitate: 47 milioni di litri per l'acqua non frizzante e 2 milioni di litri per l'acqua frizzante. Espresse in percentuale, queste perdite rappresentano soltanto l'1 % per il segmento dell'acqua non frizzante, in cui i tre fornitori insieme detengono quasi il 75 % del volume del mercato. Data la forte diminuzione dell'espansione della domanda globale nel 1991, dopo due anni di incremento eccezionale, questa perdita non è sintomatica di uno spostamento significativo della domanda verso le acque di sorgente locali. La flessione delle vendite dei fornitori nazionali nel 1991 non è necessariamente o esclusivamente dovuta all'azione concorrenziale delle acque di sorgente locali poiché, con un aumento di prezzo del 7,11 % nel 1991, Evian ha registrato un aumento in volume di 20 milioni di litri. Volvic e Hépar, che hanno anch'esse aumentato i prezzi, hanno pure aumentato il loro volume, rispettivamente di 35 e di 16 milioni di litri. Soltanto Contrex e Vittel hanno subito una perdita in volume. Inoltre, pur non negando che esiste un certo grado di concorrenza tra le acque minerali nazionali e le acque di sorgente locali, va osservato che dette variazioni non sono sufficienti per dimostrare che le acque di sorgente locali costituiscono una concreta minaccia concorrenziale per le posizioni di mercato dei tre fornitori nazionali. Una concorrenza vivace non esclude infatti l'esistenza di una posizione dominante, finché tale concorrenza non costringe le imprese che si trovano in una posizione dominante ad abbassare i loro prezzi (vedi la sentenza della Corte di giustizia nella causa 85/76, Hoffmann-La Roche/Commissione, punti 70 e 71 della motivazione, Raccolta 1979, pagina 461).

(71) Occorre sempre tener presente che i prezzi delle acque minerali nazionali sono già ad un livello molto elevato. Nonostante questa situazione, i tre fornitori nazionali sono riusciti ad aumentare costantemente i loro prezzi e ad aumentarli ulteriormente nel 1992 (Contrex: 3,64 %; Volvic: 4,18 %; Vittel: 4,18 %; Hépar, 5,80 %; Evian: 4,14 %). I tre fornitori ritengono quindi di poter ancora trarre vantaggio da un aumento dei loro prezzi e che la pressione esercitata dalle acque locali non sia tale da impedir loro di mantenere gli attuali prezzi elevati o addirittura di aumentarli. Questa capacità di aumentare costantemente i prezzi, anche in termini reali, è la prova del fatto che la concorrenza da parte dei fornitori d'acqua locali non è stata sufficiente in passato né potrà esserlo dopo la concentrazione, per arginare in misura rilevante il potere di mercato dei tre fornitori nazionali.

(72) Diversi svantaggi strutturali limitano la pressione concorrenziale che i fornitori di acqua di sorgente locale possono esercitare sui fornitori nazionali.

I fornitori di acqua di sorgente sono piccole imprese, numerose e caratterizzate da una forte dispersione geografica. Nessun fornitore locale raggiunge il 10 % del mercato totale o del segmento di mercato dell'acqua non frizzante. Nel 1991 la famiglia Papillaud e il gruppo CGES hanno raggiunto ciascuno un volume di vendite corrispondente ad una quota di mercato dell'ordine dell'8-9 % in volume e del 3-4 % in valore. Gli altri fornitori d'acqua locali detengono, per la maggior parte, quote di mercato inferiori al 5 % in volume e ancora più basse in valore.

(73) I fornitori locali sono tutti imprese indipendenti, che non possono essere aggregate per determinare se sarebbero in grado di arginare il potere di mercato dei due fornitori nazionali restanti. La loro forza finanziaria individuale rispetto a quella di Nestlé e di BSN è estremamente scarsa. Di conseguenza, la quota complessiva di mercato degli «altri» - 17,7 % in valore e 25,8 % in volume - in realtà dà un'idea ingigantita della forza concorrenziale dei fornitori d'acqua locali. Anche se alcune acque locali sono di proprietà o sono sostenute da grandi rivenditori al dettaglio, questa attività non produce per i dettaglianti un profitto sufficiente per investire risorse importanti nello sviluppo di tali fonti. Nestlé e BSN, invece, hanno una forza finanziaria notevole, che possono utilizzare per sviluppare le loro attività nel settore dell'acqua, che rappresenta per esse un settore importante e molto redditizio.

(74) Anche se i marchi di vendita al dettaglio possono raggruppare diverse acque di sorgente locali sotto una sola denominazione, queste acque non costituiscono un'alternativa sufficiente e non fanno da contrappeso alle acque minerali nazionali, come affermato dai dettaglianti stessi (vedi allegato 15). Questa strategia di raggruppare sotto una stessa denominazione commerciale diverse acque di sorgente può soltanto migliorare, e in misura limitata, la posizione delle acque locali, ma non può influire sulla realtà di una domanda tradizionale e ben radicata per le acque minerali (oltre il 70 % della domanda totale). Inoltre, le acque di sorgente delle diverse fonti, vendute con il marchio di un rivenditore al dettaglio, in genere appartengono alla fascia più bassa delle acque locali non frizzanti. Queste acque in realtà non sono vendute in concorrenza con le marche nazionali, ma piuttosto in complemento ad esse: non sono considerate infatti come un prodotto di sostituzione accettabile da parte dei consumatori che normalmente bevono acque minerali nazionali. Nella migliore delle ipotesi i marchi dei rivenditori riscuotono successo in quel segmento del mercato in cui i consumatori cercano semplicemente di sostituire l'acqua di rubinetto con la bevanda o con l'acqua per uso domestico meno cara (il segmento di «sostituzione dell'acqua del rubinetto»).

PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO : 392D0553.1Stando alle dichiarazioni di Nestlé in occasione dell'audizione, i marchi dei venditori al dettaglio rappresentano al massimo il 7-8 % in volume (molto meno in valore) del segmento totale dell'acqua non frizzante. Dato che i dettaglianti fanno imbottigliare queste acque dai fornitori di acqua locali, il loro volume è già compreso per la maggior parte nella quota di mercato degli «altri». Soltanto eccezionalmente un rivenditore al dettaglio possiede una fonte ed imbottiglia in proprio l'acqua.

Per legge le acque minerali locali non possono essere commercializzate con un marchio di vendita al dettaglio o sotto vari marchi diversi. Stando ai dati forniti da Nestlé, le acque minerali locali non frizzanti rappresentano soltanto il 6,5 % di tutte le acque minerali non frizzanti, contro il 93,5 % detenuto dai tre fornitori nazionali.

(75) Dati basi prezzi di vendita, la commercializzazione della maggior parte delle acque locali, per essere redditizia può essere effettuata soltanto entro un raggio di 200-250 km. Il produttore, infatti, non dispone di un margine sufficiente per assorbire i costi di trasporto su distanze più lunghe. Inoltre la maggior parte delle acque di fonte locali ha una capacità inferiore (spesso molto inferiore) a 200 milioni di litri.

Di conseguenza i produttori d'acqua locali non possono contare su un rendimento, in termini di volumi di vendita o finanziari, sufficiente da giustificare forti investimenti per la promozione del marchio e per la pubblicità o per una rete di distribuzione a livello nazionale. Le loro acque non hanno una forte immagine di marca e sono vendute soltanto su scala regionale.

I tre foritori nazionali invece, possiedono fonti con grandi capacità. Essi hanno investito per anni nell'immagine delle loro marche e nelle reti distributive su scala nazionale e si sono quindi assicurati una elevata fedeltà dei consumatori, che si aspettano di trovare le marche nazionali in tutti gli esercizi di vendita al dettaglio. Nel 1991 i tre fornitori nazionali hanno speso più di 400 milioni di franchi francesi per le cinque principali marche, (Contrex, Volvic, Vittel, Hépar e Evian) e oltre 680 milioni di franchi francesi in totale. Dopo la concentrazione, le risorse di Perrier aumenterebbero uulteriormente, sommandosi alle ingenti risorse finanziarie di Nestlé. Nessun fornitore di acqua di sorgente locale potrebbe cercare di competere alla pari con gli altri due fornitori, per quanto riguarda gli investimenti in pubblicità o le reti di distribuzione a livello nazionale. Nella lettera del 12 marzo 1992 Nestlé ha riconosciuto che per le fonti più piccole è difficile conquistarsi un posto rilevante nel mercato francese delle acque.

(76) Sulla base di quanto precede, si deve concludere che i fornitori d'acqua locali non sarebbero in grado, almeno nel breve periodo, di condizionare in maniera significativa il potere di mercato dei due restanti fornitori d'acqua nazionali. Nestlé e BSN hanno netti vantaggi competitivi nei confronti dei fonrnitori locali (fonti molto più capaci, marchi molto più rinomati, reti distributive e sistemi di stoccaggio molto più avanzati) e dispongono di ingenti risorse finanziarie per continuare ad investire massicciamente in pubblicità e in campagne promozionali a livello nazionale. Questa strategia può aumentare la fedeltà dei consumatori per le loro marche rinomate e può quindi ridurre l'elasticità indiretta della domanda delle loro acque rispetto al prezzo, in particolare nei confronti delle acque di sorgente locali. Inoltre, dopo la concentrazione Nestlé sarebbe essa stessa proprietaria di molte fonti di acqua di sorgente locali (vedi considerando 51 e 52). Neslté disporrebbe quindi di una gamma completa di prodotti, comprendente acque minerali e di sorgente, che potrebbe utilizzare nella sua strategia di vendita sul mercato.

F. Potere d'acquisto

(77) Nestlé, sostenuta da BSN, ha affermato che i tre fornitori nazionali sono condizionati dal potere d'acquisto dei grandi rivenditori al dettaglio. I dieci principali clienti di Nestlé constituiscono il 67,3 % del suo fatturato totale. Nestlé e BSN hanno affermato che quattro principali gruppi di vendita al dettaglio (Intermarché, Leclerc, Carrefour e Promodes) coprono il 50 % del volume totale delle vendite dei tre fornitori nazionali. Inoltre, alcuni dei dettaglianti vendono acque locali sotto propri marchi commerciali, diventando così concorrenti dei fornitori di acqua nazionali. Il potere d'acquisto dei dettaglianti sarebbe dimostrato in particolare dal fatto che talune delle marche principali sono state depennate dall'assortimento e che lo sconto medio concesso da Vittel ai propri dettaglianti è aumentato del 50 % nel periodo 1988-1992 (vedi rapporto Lexecon, pagina 33).

(78) Quanto alla concentrazine degli acquirenti, è vero che i dieci principali clienti rappresentano una quota importante (il 70 % circa) del fatturato di tutti e tre i fornitori nazionali e, quindi, hanno un certo potere di acquisto. Tuttavia, il grado di concentrazione di questi acquirenti è molto meno elevato rispetto al grado di concentrazione dal lato dell'offerta, in particolare dopo la concentrazione. Mentre l'82 % in valore e il 75 % in volume (oltre il 90 % per le acque minerali non frizzanti) dell'offerta sarebbe nelle mani di due soli fornitori, che potrebbero facilmente tenere un comportamento parallelo anticoncorrenziale (vedi considerando 108 e seguenti), la domanda è composta da un numero molto più elevato di imprese indipendenti, nessuna delle quali supera il 15 % del fatturato totale del settore dell'acqua di tutti e tre/due i fornitori. Per Nestlé la quota individuale dei dieci principali acquirenti varia tra l'1,9 % e l'11,6 % del suo fatturato totale. Di questi dieci acquirenti soltanto quattro raggiungono il 10-11 %, mentre gli altgri sei si situano tra l'1,9 % e il 5,5 %. Questi acquirenti non hanno tutti un uguale potere d'acquisto in funzione dei volumi acquistati. Questo è confermato dal fatto che gli sconti concessi a questi dettaglianti non sono identici, ma adattati ad ogni singolo acquirente. Emerge da questa situazione che, di fronte ad un'offerta altamente concentrata, c'è una domanda che si compone di numerosi acquirenti che non hanno tutti pari forze e che non possono essere aggregati per giungere alla conclusione che sono in grado di condizionare il potere di mercato dei tre - dopo la concentrazione due - fornitori nazionali.

Nell'applicare le norme in materia di concorrenza, la Commissione deve anche terner presenti le esigenze di tutela degli acquirenti più deboli. Anche se alcuni acquirenti possono avere un certo potere d'acquisto, in assenza di una pressione concorrenziale sufficiente sul mercato, non si può escludere che Nestlé e BSN applichino condizioni di vendita diverse ai singoli acquirenti.

(79) Il potere d'acquisto dei dettaglianti e dei grossisti è limitato in misura significativa anche dal fatto che essi non possono permettersi di non vendere per un lungo periodo di tempo le marche rinomate di acque minerali fornite da Nestlé, Perrier, BSN, perché altrimenti rischierebbero di perdere clienti. Più del 70 % dei consumi totali francesi e il 90 % del consumo globale di acqua minerale si concentrerebbero sui due restanti fornitori nazionali.

(80) In altri casi oggetto di decisione della Commissione, in cui il potere d'acquisto era uno degli elementi che creavano un contrappeso, i prodotti interessati erano in genere prodotti intermedi o prodotti per i quali entravano in gioco contratti a lungo termine o accordi di cooperazione per lo sviluppo dei prodotti, che davano luogo ad un rapporto venditore-acquirente più equilibrato, a condizione che vi fosse una sufficiente concentrazione degli acquirenti. Questo non si verifica nel caso dell'acqua in bottiglia, prodotto di largo consumo, per il quale i rivenditori al dettaglio si limitano a rispecchiare la domanda dei consumatori.

(81) Contrariamente a quanto affermato nel rapporto Lexecon (pagina 48) a proposito della fedeltà alla marca, non si può negare che i fornitori nazionali abbiano creato un'elevata fedeltà dei consumatori per le proprie marche tramite campagne pubblicitarie perduranti e intense, che hanno reso i loro prodotti in ampia misura «prodotti prevenduti». Questo è universalmente riconosciuto dai professionisti del settore e dai dettaglianti stessi, che si limitano a rispecchiare la domanda dei consumatori.

(82) Nella lettera del 18 febbraio 1992, la Chambre Syndicale des Eaux Minérales afferma:

«infatti che vi sono, da un lato, le grandi fonti d'acqua minerale, che sono distribuite su scala nazionale e che praticano una politica di rinomanza del marchio basata su una forte pubblicità e che consente prezzi relativamente elevati e, dall'altro, le fonti regionali di acqua di sorgente o di acqua minerale, il cui dinamismo commerciale si basa essenzialmente su prezzi molto bassi.

Nel primo gruppo, che fornisce oltre il 70 % delle vendite interne, il mercato è caratterizzato da una forte identità di ogni fonte, indipendentemente dalla società o dal gruppo che controlla il suo sfruttamento, e da una fedeltà del consumatore abituale alle proprie marche preferite, non riscontrabile negli altri paesi ad un livello così elevato . . .»

La Commissione ha effettuato presso un campione rappresentativo di dettaglianti e grossisti, un'indagine sull'ordine di priorità dei loro criteri d'acquisto. La maggior parte ha indicato come primo criterio la domanda dei consumatori e la rinomanza della marca (vedi allegato 14). La rinomanza della marca e la fedeltà alla marca sono indicate come una caratteristica importante delle acque minerali nazionali in molte altre risposte (vedi allegato 15).

(83) Dopo la concentrazione e la vendita di Volvic a BSN, Nestlé e BSN deterrebbero un portafoglio di marche rinomate più ampio di quello che ciascuna di loro attualmente possiede. Esse eliminerebbero la concorrenza di tutte le marche principali di acqua frizzante e non frizzante di Perrier (in particolare Perrier, Saint-Yorre, Contrex, Volvic) e ridurrebbero così le possibilità di scelta dei dettaglianti tra più marche attualmente indipendenti. Questo farebbe inevitabilmente aumentare la dipendenza dei dettaglianti e dei grossisti dai due restanti fornitori. Non soltanto la loro scelta si ridurrebbe da tre a due fornitori, ma il raggruppamento di queste marche, effettuate da ciascun fornitore (gli sconti sono concessi in base alle vendite dell'insieme della gamma dei prodotti), coprirebbe una gamma più ampia di marche rinomate, facendo così aumentare ulteriormente la dipendenza dei dettaglianti dai due restanti fornitori.

(84) I dettaglianti e i grossisti di cui al considerando 82 hanno affermato, per la maggior parte, che diventerebbero ancor più dipendenti dai fornitori nazionali di quanto non lo siano già ora e che le acque di sorgente locali non costituiscono un'alternativa sufficientemente valida alle acque minerali nazionali. Queste dichiarazioni sono riportate per esteso nell'allegato 15. I dettaglianti e i grossisti interessati (si tratta di imprese di piccole e di grandi dimensioni) hanno manifestato vive preoccupazioni per quanto riguarda il loro futuro margine di negoziazione nei confronti di Nestlé e di BSN e ritengono di essere obbligati a vendere le marche di questi due fornitori. Essi sostengono inoltre che in genere per chi beve acque minerali nazionali le acque locali sono più un prodotto complementare che un vero e proprio prodotto sostitutivo.

(85) Nel 1991 la media ponderata della quota delle vendite di Nestlé, di Perrier e di BSN nelle vendite globali di acqua (frizzante e non frizzante) di un campione rappresentativo di dettaglianti e grossisti era del 78 % circa in volume e ancor più elevata in valore. Ciò dimostra il peso considerevole delle marche dei due restanti fornitori nelle vendite totali di acqua di molti dei principali dettaglianti e grossisti.

(86) Per quanto riguarda la possibilità di togliere delle marche dall'assortimento, Nestlé ammette che è impossibile che i dettaglianti depennino tutte le marche di un fornitore nazionale contemporaneamente. Questo conferma la dipendenza globale dei dettaglianti dai fornitori nazionali.

È vero che un'esclusione anche soltanto parziale dall'assortimento potrebbe avere un certo effetto «disciplinare» sul fornitore e che quindi i dettaglianti, almeno i maggiori, hanno un certo potere d'acquisto; questo potere d'acquisto non è tuttavia identico per tutti i dettaglianti ed è tanto più limitato quanto più vasto è il portafoglio delle marche detenute da un fornitore, poiché ogni esclusione si ripercuote immediatamente sugli sconti annuali sulla «gamma completa» dei prodotti (acqua frizzante, non frizzante, aromatizzata, ecc.). Di conseguenza, la concentrazione e la vendita di Volvic a BSN, che accrescerebbero il portafoglio dei due fornitori rimanenti, renderebbero in futuro più difficile di oggi l'esclusione dall'assortimento. Inoltre, questa provoca sempre un certo spostamento di clienti verso altri negozi che vendono la loro marca preferita. L'entità esatta di tale spostamento in ogni caso è imprevedibile e costituisce quindi un fattore di rischio per il dettagliante (vedi allegato 15, dettagliante L), che limita la sua forza di contrattazione.

(87) Nestlé ha affermato inoltre che il fatto che l'acqua in bottiglia rappresenti soltanto l'1 % (stima) delle vendite di un dettagliante, mentre quelle stesse vendite rappresentano una percentuale molto più elevata del fatturato del fornitore, crea uno squilibrio a favore dei dettaglianti. Questo non rispecchia esattamente il potere di contrattazione del dettagliante. Stando alle informazioni fornite da alcuni dettaglianti, è possibile che l'esclusione dall'assortimento di una marca nazionale provochi una perdita di un consumatore finale su dieci, consumatore che per la sua fedeltà alla marca cambierà negozio per trovare la marca desiderata. Di conseguenza, l'esclusione di un'unica marca di primaria importanza può avere un'incidenza molto maggiore sulle vendite del dettagliante di quanto la percentuale dell'1 % potrebbe far pensare, in quanto la perdita di ciascun cliente implica la perdita di tutti gli acquisti effettuati da tale cliente presso il punto di vendita.

(88) Nestlé ha sostenuto infine che il potere degli acquirenti è dimostrato dal notevole aumento degli sconti registrato tra il 1988 e il 1992. Quest'argomentazione non è accettabile: il notevole aumento dei prezzi di listino, tanto in termini nominali quanto in termini reali, ha infatti più che compensato l'aumento degli sconti. Il risultato è un aumento netto del prezzo pagato dai dettaglianti. Nel caso di Vittel, ad esempio, lo sconto più elevato concesso al dettagliante nel 1987 era del [ . . . ] % (calcolato sulla base di tutti gli sconti in franchi francesi concessi durante l'anno, compresa la cooperazione commerciale in relazione al fatturato in franchi francesi realizzato con tale cliente).

Nel 1992, il massimo sconto concesso da Vittel a un dettagliante è pari all'[ . . . ] % del fatturato realizzato con tale cliente. Certo lo sconto è quasi raddoppiato negli ultimi cinque anni, come ha affermato Nestlé; tuttavia, il prezzo di listino di Vittel (bottiglia di PVC da 1,5 l) è salito da 1,92 franchi francesi (prezzo di listino più favorevole) nel gennaio 1987 a 2,49 franchi francesi nell'aprile 1992. Ammettendo che l'importo totale degli sconti (compresa la cooperazione commerciale) sia quello indicato, il prezzo al netto dello sconto è aumentato del [ . . . ] %. Tutte le altre principali marche sono state in grado di aumentare i loro prezzi netti in misura anche maggiore [vedi allegato 13(10) ].

Quindi, anche in una situazione in cui tre fornitori principali erano presenti sul mercato, i dettaglianti non sono stati capaci di contrapporsi al potere di Nestlé, Perrier e BSN di aumentare in maniera considerevole i loro prezzi negli ultimi cinque anni. Dopo la concentrazione, il potere d'acquisto dei dettaglianti sarà molto probabilmente ancor più limitato.

(89) Sulla base di quanto precede, si deve concludere che dopo la concentrazione il potere d'acquisto dei dettaglianti e dei grossisti non sarebbe sufficiente a condizionare in misura rilevante il potere di mercato dei due restanti fornitori d'acqua nazionali. La concentrazione amplierebbe il portafoglio di marche primarie e rinomate detenute da Nestlé e BSN che devono essere offerte da tutti i grandi esercizi di vendita al dettaglio. La concentrazione ridurrebbe anche la scelta dei dettaglianti da tre a due fonti di rifornimento e farebbe quindi aumentare la loro dipendenza dai due principali fornitori presenti sul mercato. Data la loro maggiore dipendenza dalle principali marche, per i dettaglianti sarebbe ancor più difficile mettere un produttore contro l'altro. Le acque di sorgente locali, inoltre, non rappresentano un'alternativa realistica, almeno nel breve periodo.

G. Concorrenza potenziale

(90) Nestlé sostiene che, in considerazione della forte crescita del mercato dell'acqua in bottiglia, quasi tutti i principali produttori di bevande e di generi alimentari possono essere ritenuti concorrenti potenziali che restringerebbero il potere di mercato di Nestlé e di BSN dopo la concentrazione. Nestlé richiama inoltre l'attenzione sulla grande disponibilità di fonti in Francia e sui diversi casi di ingresso sul mercato da parte di nuovi operatori, sia fornitori locali francesi, sia fornitori stranieri. A tale proposito cita, in particolare, le importazioni in Francia da parte di Spa, Apollinaris e alcuni produttori italiani.

(91) Ai fini della determinazione della concorrenza potenziale è necessario esaminare se nel mercato in causa esista la possibilità e la probabilità che nuovi operatori accedano effettivamente al mercato e se tale accesso sia significativo sotto l'aspetto della concorrenza; inoltre, occorre esaminare se l'eventuale ingresso di nuovi operatori sia tale da condizionare il potere di mercato dei due rimanenti fornitori nazionali. La questione da risolvere non è quella di stabilire se nuovi fornitori locali di acqua o nuove imprese straniere possano semplicemente accedere al mercato per il fatto di produrre e vendere acqua in bottiglia, bensì di stabilire se esista realmente la probabilità che tali nuovi operatori accedano al mercato e, in caso affermativo, se il loro volume di vendite e i loro prezzi possano rapidamente e effettivamente frenare l'eventuale aumento dei prezzi o impedire il mantenimento di prezzi sovraconcorrenziali. L'ingresso nel mercato dovrebbe aver luogo entro un periodo di tempo talmente breve da scoraggiare le imprese interessate dal mettere in opera iniziative volte allo sfruttamento del loro potere di mercato.

(92) La Commissione ritiene che per entrare nel mercato francese dell'acqua in bottiglia occorra affrontare notevoli ostacoli e rischi. Tali rischi esistono in pari misura per tutti gli eventuali nuovi operatori, sia locali sia provenienti dai mercati geografici vicini, per i motivi che seguono.

(93) Il mercato francese delle acque ha registrato una fortissima espansione fino al 1990, ma tale crescita si è interrotta nel 1991, quando il tasso di crescita annuo è sceso a meno dell'1 %. In Francia già si registra uno dei più elevati consumi pro capite di acque nella CEE e per il mercato francese delle acque si prevede quindi una crescita più lenta di quella che si potrà osservare nel resto della Comunità. Questa situazione viene ammessa da Nestlé (vedi rapporto Lexecon, pagina 47 e lettera del sig. Sedemund del 12 marzo 1992, pagina 16). Il forte rallentamento della crescita della domanda nel 1991 non presenta probabilmente un carattere permanente, ma indica che esistono dei limiti alla crescita della domanda in Francia.

(94) Il mercato francese delle acque minerali è un mercato maturo in termini di numero di marche e gamma di prodotti. In tale mercato sono già presenti numerose marche rinomate e affermate i cui prodotti soddisfano pienamente gli esercizi di rivendita al dettaglio e riempiono i loro limitati spazi di vendita e magazzinaggio. Nel segmento delle acque non frizzanti operano cinque marche principali (Evian, Contrex, Vittel, Volvic, Hépar) presenti praticamente in tutti gli esercizi commerciali. L'introduzione di una sesta marca su scala nazionale o comunque su vasta scala sarebbe molto difficile. Inoltre, le nuove marche poco o per nulla conosciute dovrebbero non soltanto essere vendute a prezzi molto più bassi (come ad esempio le acque locali) ma dovrebbero inoltre offrire ai rivenditori sconti molto più consistenti, per indurli ad includere nel loro assortimento una nuova marca le cui vendite sarebbero in volume molto inferiori a quelle delle principali marche ben note e affermate sul mercato.

(95) L'accesso alla distribuzione in Francia è poi reso ancora più difficile dal fatto che i fornitori nazionali affermati concedono ai dettaglianti e ai grossisti sconti annui sull'insieme dei rispettivi prodotti (rabais de quantité, rabais de gamme, rabais de progression, accords de coopération, ecc.). Tali sconti e accordi di cooperazione vanno al di là di semplici sconti in funzione dei quantitativi venduti, poiché perseguono l'obiettivo di vincolare gli acquirenti all'intera gamma di prodotti di ciascun fornitore. Questo tipo di sconti rafforza la posizione dei fornitori tradizionali e ostacola l'accesso di nuovi operatori. Un nuovo operatore dovrebbe offrire sconti comparativamente molto maggiori, in conseguenza del minor volume di vendite e della gamma più limitata di prodotti.

(96) Uno dei problemi fondamentali dell'accesso al mercato francese delle acque è rappresentato dalla reputazione delle marche affermate dei tre fornitori nazionali che garantisce a Nestlé, Perrier e BSN un vantaggio a lungo termine su tutti i fornitori locali o i nuovi operatori.

I tre fornitori nazionali hanno investito durante molti anni e continuano ad investire notevoli somme nella pubblicità e nella promozione delle loro rispettive marche (vedi considerando 75). Nel 1991, Nestlé ha speso [ . . . ] milioni di franchi francesi per la promozione della sua marca Vittel, ossia il 10 % del fatturato realizzato con le vendite di tale marca. Nello stesso anno, BSN ha speso del pari una cifra dell'ordine del 10 % del suo fatturato per la promozione della sua marca Evian. Lo stesso dicasi di Perrier per la sua marca Volvic. Le elevate e continue spese pubblicitarie, attraverso il costante incremento della fedeltà dei consumatori alle marche affermate, hanno reso assai scarsa l'elasticità della domanda e hanno pertanto eretto una notevole barriera all'entrata di acque locali e di potenziali nuovi operatori. Dopo la concentrazione, Nestlé e BSN potrebbero e probabilmente continuerebbero a pubblicizzare intensamente le loro rispettive marche, poiché dispongono delle risorse finanziarie necessarie e poiché tale strategia contribuisce a scoraggiare nuovi concorrenti potenziali e a mantenere il divario di prezzo e la ridotta elasticità della domanda nei confronti dei fornitori locali.

(97) I costi per la pubblicità e per azioni promozionali sono costi sommersi, non recuperabili in caso di insuccesso sul mercato. Per i nuovi operatori l'affermazione di una nuova marca è un'operazione non solo molto costosa e di lunga durata (prima che le nuova marca venga accettata dai consumatori possono passare numerosi anni), ma anche estremamente rischiosa, perché in caso di insuccesso (non gradimento della marca da parte dei consumatori) tutto l'investimento è perduto. Come si è visto al considerando 96, l'introduzione di una nuova marca in un mercato maturo come quello francese sarebbe estremamente richiosa. Sul mercato delle acque in bottiglia, la pubblicità è indispensabile per vendere quantitativi significativi del prodotto. I costi pubblicitari costituiscono un notevole svantaggio per i nuovi operatori rispetto alle imprese affermate, poiché nuovi operatori non possono recuperare tali costi sugli elevati volumi di vendite già in corso.

(98) L'elevato grado di concentrazione costituisce in sé un ostacolo all'ingresso, poiché aumenta la probabilità e l'efficacia di una reazione singola o concordata da parte delle imprese affermate contro i nuovi operatori, al fine di difendere le posizioni di mercato e di redditività già acquisite. L'azione comune di Nestlé e BSN di opposizione all'offerta pubblica di Ifint (gruppo Agnelli) per Exor (Perrier) è stata un chiaro segno della violenta reazione contro l'acquisizione di Perrier da parte di un'impresa che avrebbe potuto perturbare l'esistente struttura di mercato.

(99) Queste difficoltà sono state confermate alla Commissione praticamente da tutte le imprese interessate alle quali è stato chiesto di esprimere un parere sulla facilità o difficoltà di accesso al mercato francese delle acque (vedi estratti trasmessi a Nestlé dalla Commissione con lettera del 14 maggio 1992). Una risposta molto significativa in proposito figura nell'allegato 16(11) .

(100) Contrariamente alle affermazioni di Nestlé, tutte le società interpellate dalla Commissione hanno dichiarato di non avere progetti concreti di ingresso sul mercato francese delle acque. Le risposte ricevute mostrano che i potenziali nuovi operatori ritengono l'accesso troppo rischioso, soprattutto qualora fosse portata a buon fine la concentrazione Nestlé/Perrier. Comunque, un ingresso ex novo richiederebbe la costruzione di uno stabilimento, la domanda di autorizzazione di sfruttamento di una fonte, l'organizzazione di una rete di distribuzione e l'affermazione di una marca, tutte operazioni che possono richiedere, per un nuovo operatore, un considerevole periodo di tempo.

(101) Nestlé e BSN hanno richiamato l'attenzione della Commissione sul fatto che in Francia esistono numerose fonti minerali e sorgenti suscettibili di essere sfruttate, e hanno citato alcuni casi di ingresso sul mercato di fornitori locali (vedi in particolare rapporto Lexecon, pagina 58). Tuttavia, nessuna di tali fonti è comparabile per capacità e per volume di vendite alle fonti principali di Nestlé, Perrier e BSN. Niente dimostra che una qualsiasi di tali fonti potrebbe essere rapidamente sviluppata, al punto da condizionare in maniera significativa il potere di mercato dei due rimanenti fornitori nazionali. Nella sua lettera del 12 marzo 1992, pagina 14, Nestlé ammette che gli investimenti necessari in marketing e in pubblicità rendono difficile ai piccoli produttori svolgere un ruolo significativo sul mercato francese delle acque. I fornitori locali possono sì svilupparsi, come infatti è avvenuto, ma tale sviluppo è limitato ad ambiti regionali e a un particolare segmento del mercato; esso non limita e non è tale da limitare nel breve periodo il potere di mercato delle acque minerali nazionali. La miglior prova ne è il fatto che i tre fornitori nazionali hanno potuto aumentare costantemente i loro prezzi in termini sia nominali, sia reali, nonostante l'incremento delle vendite delle acque di sorgente locali.

(102) L'accordo concluso fra Nestlé e BSN, con il quale Nestlé ha convenuto di vendere la fonte Volvic a BSN ad un prezzo superiore a [ . . . ] milioni di franchi francesi, non potrebbe spiegarsi qualora fosse effettivamente molto facile accedere al mercato francese delle acque sfruttando nuove sorgenti e creando nuove marche. L'accordo mostra che un ingresso significativo o un'espansione in tale mercato può aver luogo soltanto mediante l'acquisizione di una delle principali fonti. Con l'acquisizione di Perrier, che detiene le maggiori capacità sul mercato, e l'accordo di vendita di Volvic a BSN, i due fornitori rimanenti sul mercato precluderebbero ad un nuovo operatore qualsiasi possibilità di acquisire una delle principali fonti o uno dei principali marchi in Francia.

(103) Nestlé ha poi citato alcune importazioni in Francia da parte di Spa, Apollinaris e taluni produttori italiani.

In primo luogo va rilevato che finora nessuna società produttrice di bevande o di generi alimentari di dimensioni simili a Nestlé, Perrier e BSN ha acquistato una fonte francese con una capacità equivalente a quella delle principali fonti detenute da tali tre fornitori.

In secondo luogo, secondo Perrier, diverse imprese straniere hanno cercato di importare e vendere sul mercato francese negli ultimi cinque anni. Soltanto poche sono ancora presenti, ma nessuna di esse ha mai raggiunto un volume significativo di vendite e nessuna ha potuto sviluppare una marca che possa nel breve termine competere in maniera significativa con l'ampia gamma di marche detenute dai tre fornitori stabiliti.

(104) Le vendite di Spa in Francia (principalmente acqua non frizzante in lattine venduta mediante distributori automatici Coca Cola) sono di entità trascurabile e non sono riuscite ad aumentare dal loro avvio in Francia. Lo stesso si può dire per le vendite di Apollinaris e dei produttori italiani San Pellegrino (di cui Perrier detiene il 20 %), Ferrarelle (appartenente a BSN), Levissima e San Benedetto. Le importazioni di queste ultime società non riguardano il segmento dell'acqua non frizzante, ma quello dell'acqua frizzante e sono principalmente destinate al settore della ristorazione (caffè, alberghi, ristoranti). Esse sono svantaggiate dagli elevati costi di trasporto, in particolare per il fatto che sono vendute in bottiglie di vetro. Le acque tedesche e italiane sono vendute ad un prezzo superiore a quello delle acque frizzanti francesi e non possono quindi essere considerate come un fattore atto a condizionare i prezzi delle acque francesi.

(105) Nestlé ha inoltre sostenuto che esiste un elevato grado di sostituibilità a livello di produzione fra le bibite analcoliche e l'acqua in bottiglia, chiedendo che tale fattore sia perlomeno preso in considerazione nel valutare se esista una posizione dominante. A tale proposito va rilevato che la sostituibilità a livello di produzione è possibile soltanto per quanto riguarda l'acqua da tavola trattata e depurata, che può essere agevolmente prodotta dai produttori di bibite analcoliche. Questo tipo di acqua non è commercializzata in Francia da nessuna impresa. La sua commercializzazione in Francia non sarebbe certo il modo migliore per entrare in concorrenza con le acque francesi minerali e di sorgente e comporterebbe elevati costi di commercializzazione e altissimi rischi e costi sommersi. In Francia non esiste attualmente, e non è neanche prevedibile, una domanda di acqua trattata e depurata (vedi considerando 18).

(106) Infine, Nestlé sostiene che i prezzi pagati dal consumatore finale di una forte percentuale di bibite analcoliche, in particolare le bibite di Coca Cola, si collocano nella stessa gamma di prezzi al consumo finale dell'acqua in bottiglia, e che Coca Cola ha confermato alla Commissione che i suoi prezzi sono fissati in funzione di quelli dell'acqua in bottiglia. Secondo Nestlé esisterebbe quindi un certo grado di sostituibilità dal lato della domanda tra le bibite analcoliche e le acque in bottiglia, fattore di cui si dovrebbe tener conto nel valutare se vi sia una posizione dominante. Questo argomento non può essere accettato. I prezzi pagati dal consumatore finale per le bevande a base di cola e le acque minerali non frizzanti (che sono i prodotti al centro della discusione nel presente caso) sono manifestamente diversi (vedi considerando 13). Nella sua lettera del 12 marzo 1992, pagina 5, Nestlé riconosce che le acque minerali non frizzanti «sono un'alternativa meno onerosa per il consumatore». Fondamentalmente, le acque minerali non frizzanti si vendono all'incirca alla metà del prezzo delle bevande a base di cola (vedi anche rapporto Goldman Sachs del 9 settembre 1991, pagina 8).

(107) Da quanto precede si deve concludere che attualmente non esiste una concorrenza potenziale che possa essere veramente efficace sul piano del contenimento dei prezzi e tale da poter condizionare in tempi brevi e in maniera significativa il potere di mercato dei due rimanenti fornitori sul mercato francese delle acque. Il rischio che presenta l'ingresso su tale mercato aumenterebbe qualora venisse portata a buon fine la progettata concentrazione, poiché i nuovi operatori si troverebbero in presenza di un potere di mercato ulteriormente rafforzato e sarebbe loro preclusa l'acquisizione delle principali marche di Perrier.

H. Impatto sulla salvaguardia o sullo sviluppo di una concorrenza effettiva

a) Nel caso in cui si effettui la vendita di Volvic a BSN: dominio duopolistico

(108) Considerando le elevate quote di mercato e capacità di Nestlé e BSN dopo la concentrazione e la vendita di Volvic a BSN, l'insufficiente contrappeso competitivo rappresentato dalle acque minerali e di sorgente locali, l'accresciuta dipendenza dei dettaglianti e dei grossisti dal portafoglio di marche di Nestlé e BSN, l'assenza di un'effettiva concorrenza potenziale da parte di nuovi operatori, atta ad esercitare una pressione sui prezzi, nonché gli altri elementi citati in appresso, la Commissione deve concludere che la progettata concentrazione tra Nestlé e Perrier creerebbe una posizione dominante duopolistica che ostacolerebbe in modo significativo una concorrenza effettiva sul mercato francese delle acque in bottiglia. Tale mercato costituisce una parte sostanziale del mercato comune.

(109) Nestlé, spalleggiata da BSN, asserisce che l'articolo 2, paragrafo 3 del regolamento sulle concentrazioni non si applica al dominio oligopolistico e che, anche in caso contrario, la Commissione non ha dimostrato né l'assenza di una concorrenza significativa tra i fornitori nazionali già affermati, né l'assenza di concorrenza attuale o potenziale proveniente dall'esterno dell'oligopolio.

i) Applicazione agli oligopoli dell'articolo 2, paragrafo 3 del regolamento sulle concentrazioni

(110) L'articolo 2, paragrafo 3 del regolamento sulle concentrazioni recita: «Le operazioni di concentrazione che creano o rafforzano una posizione dominante, da cui risulti che una concorrenza effettiva sia ostacolata in modo significativo nel mercato comune o in una parte sostanziale di esso, devono essere dichiarate incompatibili con il mercato comune.»

Il punto in discussione è se questa disposizione si riferisca unicamente ad una situazione di mercato in cui la concorrenza effettiva è ostacolata in modo significativo da un'impresa che ha da sola il potere di agire in misura considerevole indipendentemente dai propri concorrenti, clienti e consumatori, o se essa riguardi anche situazioni di mercato in cui la concorrenza effettiva è ostacolata in modo significativo da più di un'impresa e in cui le imprese congiuntamente hanno il potere di agire in misura significativa indipendentemente dal resto dei concorrenti, dai clienti e in ultima analisi dai consumatori.

(111) Nestlé non ha negato che, dal punto di vista economico, sia il dominio esercitato da un'unica impresa che il dominio oligopolistico possano ostacolare in modo significativo una concorrenza effettiva in determinate condizioni strutturali del mercato (vedi le osservazioni del sig. Sedemund del 19 maggio 1992, pagina 44 e seguenti, rapporto Lexecon, pagine 61 e 62).

(112) A giudizio della Commissione la distinzione tra il dominio esercitato da un'unica impresa e quello oligopolistico non può costituire criterio discriminante per l'applicazione o non applicazione del regolamento sulle concentrazioni, perché in determinate condizioni strutturali del mercato una concorrenza effettiva può risultare ostacolata in modo significativo in entrambe le situazioni. Ciò è vero in particolare nel caso in cui la concorrenza tra gli oligopolisti risulta già indebolita prima della concentrazione e sia destinata con ogni probabilità a ridursi ulteriormente a seguito di un aumento significativo del grado di concentrazione e in assenza di una sufficiente concorrenza da parte di concorrenti effettivi o potenziali provenienti dall'esterno dell'oligopolio che sia atta a premere sui prezzi.

(113) L'articolo 3, lettera f) del trattato CEE prevede la creazione di un regime inteso a garantire che la concorrenza non sia falsata nel mercato comune. Uno dei principali obiettivi del trattato è dunque costituito dalla salvaguardia di una concorrenza effettiva. Le limitazioni della concorrenza effettiva, che sono vietate, se risultato della posizione dominante detenuta da una singola impresa, non possono diventare lecite se dovute a più imprese. Se, ad esempio, a seguito di una concentrazione due o tre imprese acquisissero il controllo del mercato e fossero indotte a praticare prezzi eccessivi, ciò costituirebbe l'esercizio di un dominio collettivo che il regolamento sulle concentrazioni mira per l'appunto ad impedire, salvaguardando la struttura competitiva del mercato. La posizione dominante è l'unico mezzo con il quale si può ostacolare una concorrenza effettiva: che tale ostacolo sia dovuto al potere di una singola impresa o di più imprese non è criterio discriminante ai fini dell'applicazione o non applicazione dell'articolo 2, paragrafo 3 del regolamento sulle concentrazioni.

(114) In assenza di un'esclusione esplicita del dominio oligopolistico da parte dell'articolo 2, paragrafo 3 del regolamento sulle concentrazioni, non è lecito supporre che il legislatore intendesse permettere il verificarsi di una situazione in cui la concorrenza effettiva venisse ostacolata da due o più imprese aventi il potere di agire insieme sul mercato in modo largamente indipendente. Ciò equivarrebbe infatti a introdurre una scappatoia nel trattato il cui obiettivo fondamentale consiste nel salvaguardare in maniera permanente una concorrenza effettiva al fine di non mettere a repentaglio l'ordinato funzionamento del mercato comune. Se per evitare l'applicazione del regolamento sulle concentrazioni bastasse dividere il potere dominante tra, ad esempio, due società al fine di eludere il divieto dell'articolo 2, paragrafo 3, allora, contrariamente ai principi fondamentali del mercato comune, verrebbe ostacolata in modo significativo una concorrenza effettiva. In tale ipotesi potrebbe trovarsi capovolto l'obiettivo perseguito dall'articolo 3, lettera f) del trattato CEE.

(115) Visto alla luce di queste considerazioni giuridiche ed economiche, l'articolo 2, paragrafo 3 deve essere interpretato come riferito sia al dominio oligopolistico che a quello delle singole imprese. Vale inoltre la pena di notare che tutti gli altri principali regimi antitrust dotati di un sistema di controllo delle concentrazioni applicano o possono applicare le proprie regole sia al dominio oligopolistico che a quello esercitato dalle singole imprese; si vedano ad esempio il sistema americano, la legge francese (articolo 38 della legge del 1o dicembre 1986), la legge tedesca (paragrafo 22 GWB) e la legge britannica (Fair Trading Act, articolo 6, paragrafo 2). Nella maggior parte dei suddeti regimi è prassi ormai consolidata controllare le concentrazioni che sollevano problemi di dominio oligopolistico. Non è dunque possibile ipotizzare che, successivamente all'adozione del regolamento sulle concentrazioni, le concentrazioni soggette in precedenza a tale controllo siano sottoposte unicamente ai controlli sul dominio delle singole imprese. In tal caso non solo il regolamento sulle concentrazioni avrebbe trasferito alla Comunità i poteri di controllo nazionali sulle concentrazioni, ma gli Stati membri dotati di un sistema di controllo sul dominio oligopolistico avrebbero al contempo rinunciato del tutto a tale controllo senza che vi si supplisca a livello comunitario. In assenza di disposizioni esplicite in tal senso, non è lecito presupporre una tale cessione di controllo.

(116) Né può essere accettata l'argomentazione addotta da BSN, secondo la quale la Commissione violerebbe il principio della certezza del diritto, perché questo caso sarebbe il primo in cui verrebbe applicato il concetto di dominio oligopolistico. Come spiegato sopra, interpretando correttamente il regolamento sulle concentrazioni si giunge alla conclusione che l'articolo 2, paragrafo 3 ha sempre riguardato le posizioni dominanti che ostacolano in modo significativo la concorrenza effettiva, indipendentemente dal fatto che tale situazione sia dovuta al dominio di una o più di una impresa. Inoltre l'argomentazione di BSN, se corretta, significherebbe che la Commissione non potrebbe mai elaborare la sua giurisprudenza amministrativa. Anche se l'argomentazione di BSN potrebbe avere una certa pertinenza in altre circostanze, in particolare nel caso di controllo a posteriori che comporterebbe perciò un'interferenza in diritti già acquisiti, il sistema di controllo delle concentrazioni è un sistema di controllo a priori che per definizione non consente di attuare operazioni di concentrazione che non siano state previamente autorizzate dalla Commissione.

ii) Instaurazione di una posizione dominante duopolistica

(117) Pur sostenendo che la Commissione non ha dimostrato l'assenza di concorrenza significativa tra i fornitori, Nestlé non ha addotto alcuna argomentazione tale da smentire gli indicatori menzionati dalla Commissione nelle obiezioni comunicate a norma dell'articolo 18 a riprova del fatto che ancor prima della concentrazione la concorrenza sotto il profilo dei prezzi fra tali fornitori risulta notevolmente ridotta: si ricordino in particolare l'elevato grado di parallelismo dei prezzi manifestatosi su un lungo arco di tempo, l'elevatissimo margine costi di produzione-prezzi e l'ampio divario esistente tra i prezzi franco stabilimento delle acque minerali nazionali e delle acque di sorgente locali.

(118) La Commissione non ha asserito che già prima della concentrazione esistesse una posizione di dominio oligopolistico di Nestlé, Perrier e BSN. I fatti e le strutture del mercato dimostrano tuttavia che il mercato francese delle acque in bottiglia è già un mercato ad alta concentrazione in cui la concorrenza sotto il profilo dei prezzi risulta considerevolmente ridotta. La salvaguardia o lo sviluppo degli eventuali elementi di concorrenza ancora esistenti su tale mercato rendono pertanto necessarie azioni di tutela particolari; va perciò giudicata severamente qualsiasi operazione strutturale volta a restringere ulteriormente le possibilità di concorrenza in una tale situazione. La struttura del mercato successiva alla concentrazione, unita a taluni altri fattori (vedi considerando da 119 a 120), porta alla conclusione che la concentrazione progettata avrebbe l'effetto di creare una posizione dominante duopolistica grazie alla quale Nestlé e BSN potrebbero massimizzare congiuntamente i profitti, evitando di farsi reciprocamente concorrenza e comportandosi in larga misura indipendentemente dai loro clienti e concorrenti.

(119) Dopo l'operazione progettata, il grado di concentrazione sarebbe estremamente elevato: Nestlé e BSN deterrebbero oltre l'82 % in valore e il 75 % in volume del mercato francese delle acque nel suo complesso (quasi il 95 % di tute le acque minerali non frizzanti). Resterebbero così sul mercato francese solo due fornitori nazionali di acque minerali frizzanti e non frizzanti; entrambi svolgerebbero la propria attività nel segmento più remunerativo delle acque in bottiglia e avrebbero forti interessi e incentivi a difendere congiuntamente la propria posizione.

Dopo la concentrazione non esisterebbe nella Comunità europea alcun concorrente che possa misurarsi con Nestlé o BSN per dimensioni, gamma di marche rinomate e diffusione geografica. Fra le restanti società non collegate né con Nestlé né con BSN la principale sarebbe Spa in Belgio, con vendite totali di 256,3 milioni di litri di acqua in bottiglia in Belgio e un fatturato di 8,05 miliardi di franchi belgi (185 milioni di ecu) nel 1989, di molto inferiore cioè a quello di Nestlé o di BSN. I principali imbottigliatori tedeschi sono anch'essi di dimensioni molto più modeste: le vendite di Apollinaris in Germania sono ammontate nel 1990 a circa 345 milioni di litri; Gerolsteiner Brunnen (427 milioni di litri) e Mineralbrunnen UEberkingen (490 miliioni di litri) sono anch'esse di dimensioni molto ridotte rispetto a Nestlé e BSN.

(120) La riduzione da tre fornitori a due (duopolio) non è una mera modifica cosmetica della struttura del mercato. La concentrazione porterebbe anzi all'eliminazione di uno dei concorrenti principali, che detiene le maggiori riserve di capacità e i più alti volumi di vendite nel mercato. Le fonti e le marche Perrier verrebbero suddivise fra i due fornitori restanti. Inoltre, la riduzione da tre a due soli fornitori nazionali renderebbe molto più facile il comportamento parallelo anticoncorrenziale e i conseguenti abusi collettivi.

(121) I fornitori di acque minerali in Francia hanno messo a punto strumenti di trasparenza atti a facilitare un coordinamento tacito delle politiche dei prezzi

I prezzi al dettaglio delle acque in bottiglia sono trasparenti. Su questo mercato infatti le tecniche di condizionamento e le dimensioni del prodotto sono le stesse per tutti i prodotti principali. I prezzi al dettaglio possono essere facilmente controllati e varie organizzazioni provvedono a fornire statistiche periodiche.

Inoltre Perrier, Vittel e BSN pubblicano tutte listini di prezzi, che sono di facile raffronto (franco stabilimento, al netto delle imposte, per bottiglia e in funzione dei diversi mezzi di trasporto). Questi prezzi base costituiscono un termine di riferimento che rende possibile un coordinamento tacito delle politiche dei prezzi. Dall'analisi dell'evoluzione dei prezzi nel tempo (in termini reali, ossia al netto dell'inflazione) si riscontra un alto grado di parallelismo [vedi allegati da 5 a 8(12) ].

(122) Le società hanno messo a punto strumenti di controllo e sorveglianza reciproci

L'omogeneità e la trasparenza dei listini consentono ai concorrenti il reciproco controllo sulle politiche dei prezzi. Perrier, BSN e Vittel hanno inoltre messo in atto uno scambio periodico di informazioni sui quantitativi venduti ogni mese, suddivisi per marche principali. Questo meccanismo consente a ciascuna impresa di seguire in permanenza, su base mensile, il comportamento e l'andamento delle vendite delle altre; esso permetterebbe altresì di individuare immediatamente qualsiasi deviazione dai risultati previsti per ogni singola grande marca.

Dopo la concentrazione questi strumenti potrebbero diventare meno indispensabili, dato il minor numero di fornitori sul mercato e la conseguente maggiore trasparenza dello stesso. Occorre inoltre ricordare che tali fornitori effettuano il grosso delle proprie vendite presso gli stessi clienti.

(123) I due operatori restanti sul mercato hanno dimensioni e natura simili

Dopo la concentrazione resterebbero sul mercato due fornitori nazionali caratterizzati da analoghe capacità e quote di mercato (duopolio simmetrico): nel segmento delle acque non frizzanti le quote sarebbero pari al [ . . . ] % per Nestlé e al [ . . . ] % per BSN per tutte le acque non frizzanti e al [ . . . ] % per Nestlé e [ . . . ] % per BSN per le acque minerali non frizzanti. Le quote di mercato in valore sarebbero del [ . . . ] % per Nestlé e del [ . . . ] % per BSN per tutte le acque non frizzanti.

Dati la pari rilevanza delle quote di mercato e l'alto volume delle vendite delle due imprese, qualsiasi azione concorrenziale aggressiva da parte dell'una inciderebbe direttamente e in misura significativa sull'attività dell'altra impresa fornitrice e provocherebbe certamente forti reazioni, con il risultato che entrambi i fornitori potrebbero risultare notevolmente danneggiati nella loro redditività senza veder migliorato il proprio volume di vendite. La loro dipendenza reciproca crea così forti interessi e incentivi comuni a massimizzare i profitti mettendo in atto comportamenti paralleli anticoncorrenziali. Questa comunanza di interessi è ulteriormente rafforzata dal fatto che Nestlé e BSN hanno dimensioni e natura simili, svolgono entrambe la propria attività nell'industria alimentare in senso più lato e già cooperano in alcuni settori di tale industria.

(124) La domanda presenta una relativa anelasticità rispetto ai prezzi; i prezzi potrebbero essere aumentati senza timore di corrispondenti perdite di volume

Data la motivazione dei consumatori ad acquistare e consumare quotidianamente acqua minerale, non esistono veri sostituti di questo prodotto. L'immagine complessiva delle acque di marca e la fedeltà alla marca accentuano l'anelasticità della domanda rispetto ai prezzi.

Gli aumenti dei prezzi reali incidono pertanto in misura proporzionalmente inferiore sui quantitativi richiesti; un incremento di prezzo porterebbe ad un aumento dei ricavi e dei profitti totali. Gli incentivi ad aumentare in comune i prezzi su questo mercato e le possibilità in tal senso sembrano essere già stati riconosciuti in passato dalle imprese [vedi gli allegati(13) che illustrano l'andamento dei prezzi negli ultimi cinque anni, in particolare i prezzi reali]. La progettata operazione di concentrazione non può che favorire e rafforzare la possibilità che una tale strategia venga adottata tacitamente da Nestlé e BSN. Entrambe le società hanno in comune una lunga esperienza nel mercato francese delle acque in bottiglia.

(125) I costi sono analoghi. Nessuna società sembra beneficiare di vantaggi significativi in termini di costo

Si potrebbe sostenere che imprese i cui costi abbiano strutture diverse potrebbero voler imporre prezzi molto diversi sul mercato, per cui il coordinamento tacito delle politiche dei prezzi, in assenza di accordi espliciti e vincolanti fra le società, potrebbe rivelarsi estremamente difficile. Notevoli differenze di costo possono essere realisticamente viste come elemento atto ad ostacolare l'adozione di comportamenti paralleli taciti.

Questa considerazione però non vale per il mercato di cui trattasi, in cui la materia prima (acqua di fonte) è gratuita e il processo produttivo consiste fondamentalmente nell'imbottigliamento, tecnologia ormai matura, in cui sarebbe difficile acquisire vantaggi tecnologici di grande rilievo. La necessità di imbottigliare alla fonte, e la conseguente molteplicità di impianti di imbottigliamento, riducono la possibilità di economie di scala. Infine, Nestlé ha riconosciuto che i costi dei tre maggiori fornitori non sono molto diversi, il che è confermato dalle informazioni fornite a questo proposito alla Commissione.

(126) La tecnologia è matura. La R & S non svolge un ruolo fondamentale

Il processo produttivo consiste sostanzialmente nell'imbottigliamento, che è una tecnologia ormai matura. Nestlé non ha fornito alcuna indicazione circa eventuali modifiche di grande importanza previste in questo settore; esistono inoltre ridotte possibilità di effettuare innovazioni sul prodotto nel mercato delle acque di fonte. L'industria dell'acqua di fonte non può essere insomma considerata come un'industria basata sulla ricerca, nella quale le posizioni acquisite potrebbero trovarsi rapidamente erose da nuovi sviluppi tecnologici. Le attività di ricerca e sviluppo in questo mercato sono infatti di importanza secondaria: la spesa totale di Nestlé in R & S per le acque (1,5 % del fatturato annuo nel settore) costituisce un'indicazione chiara in tal senso, essendo inferiore alla spesa media nei settori alimentari (vedi pagina 33 della notifica). Questa cifra può anche essere raffrontata con il 15-25 % del fatturato destinato alla R & S nelle industrie più tipicamente innovative.

(127) L'operazione oggetto della notifica riduce già di per sé la probabilità di uno sviluppo della concorrenza tra Nestlé e BSN

Nestlé e BSN, unite, hanno reagito energicamente al tentativo di acquisto di Perrier attuato da un operatore esterno (Ifint). Poiché BSN e Vittel hanno capacità non sfruttate inferiori a quelle di Perrier, il fatto che quest'ultima diventasse di proprietà di un terzo esterno al mercato delle acque da tavola, avrebbe potuto costituire un fattore di incertezza e di disorganizzazione del mercato. La reazione congiunta di Nestlé e BSN all'offerta di acquisto di Ifint può essere vista in questo senso come un'azione congiunta di deterrenza all'ingresso sul mercato.

(128) Il successivo accordo di ripartizione di Perrier (vendita di Volvic), stipulato fra Nestlé e BSN, riduce ulteriormente la possibilità di sviluppo della concorrenza tra Nestlé e BSN. La concorrenza fra i due fornitori sarebbe ulteriormente ridotta dal fatto che BSN disporrebbe di due marche (Evian e Volvic) con un basso grado di mineralizzazione (inferiore a 500 mg/l) mentre Nestlé disporrebbe di tre marche (Contrex, Vittel e Hépar) caratterizzate da un elevato grado di mineralizzazione (superiore a 500 mg/l). Questa suddivisione delle marche accentuerebbe la differenziazione dei prodotti fra i due fornitori, con il risultato che la concorrenza si troverebbe ulteriormente indebolita e gli acquirenti dipenderebbero in misura ancora più rilevante dall'uno e dall'altro di questi due fornitori. In ultima analisi sarebbero i consumatori finali a risentire, in termini di prezzi più elevati, dell'assenza di concorrenza in questo mercato.

(129) I dettaglianti o le imprese marginali (acque di sorgente locali) non costituiscono un fattore di condizionamento sufficiente sotto il profilo della concorrenza

Le acque di sorgente e minerali locali sono troppo insignificanti e disperse sul territorio per costituire un'alternativa di qualche rilievo alle acque nazionali. Come risulta dall'esame effettuato ai punti 64 e seguenti, nessuna di queste imprese è un concorrente di forza sufficiente ad esercitare una pressione sui prezzi e in grado di pregiudicare le opportunità di massimizzare congiuntamente i profitti, evitando la concorrenza reciproca, che si offrono a BSN e a Nestlé grazie alle caratteristiche strutturali dei mercati interessati. Lo stesso dicasi per l'asserito potere d'acquisto dei dettaglianti (vedi considerando 77 e seguenti). Nessuno di questi operatori sul mercato è mai stato in grado di impedire ai fornitori nazionali di acque minerali di aumentare costantemente e in parallelo i propri prezzi in termini reali.

(130) Elevate barriere all'ingresso sul mercato

Le condizioni di ingresso e l'effetto della concorrenza potenziale sul mercato francese delle acque di fonte sono state esaminate sopra. È irrealistico pensare che l'effettivo ingresso sul mercato o la minaccia del possibile ingresso di un concorrente possano pregiudicare la capacità di Nestlé e BSN di aumentare insieme con profitto i propri prezzi in futuro.

Inoltre l'operazione di concentrazione in sé accresce ulteriormente le difficoltà e i rischi che i nuovi venuti si troverebbero a fronteggiare.

iii) Conclusioni

(131) Da tutte le considerazioni sopra svolte è giocoforza concludere che la struttura del mercato risultante dall'operazione di concentrazione fra Nestlé e Perrier (seguita dalla vendita della fonte Volvic a BSN) creerebbe sul mercato francese delle acque in bottiglia una posizione dominante duopolistica che ostacolerebbe in modo significativo una concorrenza effettiva e con ogni probabilità arrecherebbe notevole danno ai consumatori. Dato il valore del mercato francese delle acque nel suo complesso (oltre 9 000 milioni di franchi francesi l'anno) e il volume di acquisto dei consumatori francesi (fra i più alti livelli di consumo d'acqua pro capite nella CEE), il potere di aumentare i prezzi dell'acqua in bottiglia di una percentuale sia pure piccola, ma significativa (ad esempio il 5 %) arrecherebbe un notevole pregiudizio ai consumatori.

b) Senza la vendita di Volvic a BSN: dominio di un'unica impresa

(132) Se non venisse dato seguito all'accordo su Volvic, la proposta operazione di concentrazione tra Nestlé e Perrier creerebbe una posizione dominante per la nuova entità, conferendole il potere di agire da sola, in ampia misura indipendentemente dai propri concorrenti e clienti e, in ultima analisi, dai consumatori.

(133) Gli elementi che hanno portato la Commissione a questa conclusione sono i seguenti:

- l'elevata quota detenuta sul mercato francese delle acque (circa il 60 % in valore e il 53 % in volume), pari ad oltre il doppio della quota di mercato detenuta dal maggiore dei concorrenti;

- l'insieme delle capacità complessive sfruttate e non della nuova entità, per le acque sia frizzanti che non frizzanti: questa capacità rappresenta un multiplo di quelle del più importante degli altri concorrenti e supera di gran lunga il volume del mercato totale delle acque;

- il portafoglio delle fonti di acqua minerale possedute da Nestlé/Perrier: otto fonti di acqua minerale non frizzante, tre delle quali di primaria importanza (Contrex, Volvic e Vittel) e sette sorgenti di acqua minerale frizzante, di cui due di primaria importanza (Perrier e Saint-Yorre); questa situazione offrirebbe un vantaggio considerevole rispetto ai concorrenti;

- la nuova entità sarebbe inoltre proprietaria di un numero considerevole di fonti di acqua di sorgente;

- a livello nazionale resterebbe un solo altro concorrente, BSN, che disporrà di un'unica primaria fonte di acqua minerale non frizzante (Evian) e di un'unica fonte primaria di acqua minerale frizzante (Badoit); BSN dispone di una riserva di acqua minerale non frizzante che le lascia pochi margini di manovra per competere con Nestlé/Perrier nel medio e lungo periodo. Nel segmento delle acque minerali frizzanti, la fonte Badoit ha raggiunto la piena capacità e pertanto non è più in grado di far fronte ad un aumento della domanda;

- la concorrenza delle acque di sorgente locali sarebbe insufficiente a restringere lo spazio di manovra di Nestlé/Perrier;

- i dettaglianti e i grossisti dipenderebbero in misura ancor più accentuata dalle marche rinomate della nuova entità e non potrebbero pertanto limitare efficacemente il potere di Nestlé/Perrier sul mercato;

- non vi è segno di una concorrenza potenziale tale da esercitare una pressione sui prezzi che possa fare rapidamente ed efficacemente il proprio ingresso sul mercato francese delle acque.

(134) Se, nonostante la limitata capacità non sfruttata di Evian, BSN mantenesse comunque una certa capacità di concorrenza nei confronti di Nestlé/Perrier, non è realistico prevedere che tale concorrenza si esplichi effettivamente, dato che entrambi i fornitori avrebbero un forte interesse e incentivo comune a massimizzare congiuntamente i profitti.

Nel segmento delle acque minerali non frizzanti, BSN dispone di un'unica marca di grande importanza, ossia Evian, venduta sia sul mercato francese che sui mercati di esportazione. È molto improbabile che BSN decida di usare la sua capacità non sfruttata per sottrarre un volume significativo a Nestlé/Perrier, poiché preferirà partecipare all'aumento della domanda totale e anche mantenere (e se possibile aumentare) le proprie esportazioni. Si può pertanto prevedere che BSN non potrà o non vorrà esercitare una concorrenza effettiva contro Nestlé/Perrier.

I. Conclusioni

(135) Per l'insieme dei motivi sopra delineati la Commissione conclude che, con o senza la vendita di Volvic a BSN, l'operazione di concentrazione progettata creerebbe una posizione dominante a seguito della quale una concorrenza effettiva sarebbe ostacolata in modo significativo in una parte sostanziale del mercato comune ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 3 del regolamento (CEE) n. 4064/89.

VI. PROPOSTE AVANZATE DA NESTLÉ

(136) Nestlé ha proposto di modificare il progetto originale di concentrazione, precedentemente notificato, assumendo gli impegni che seguono.

«Pur mantenendo invariata la posizione assunta nelle risposte scritte e orali alle obiezioni formulate il 4 maggio 1992 dalla Commissione, a norma dell'articolo 18 del regolamento (CEE) n. 4064/89, Nestlé dichiara di essere disposta a modificare l'effetto dell'operazione notificata alla Commissione il 25 febbraio 1992, sulla base degli impegni che seguono.

Per soddisfare la richiesta della Commissione di agevolare l'accesso al mercato dell'acqua in bottiglia di un concorrente valido e dotato di risorse adeguate o l'aumento della capacità di un concorrente già presente sul mercato, in modo che in entrambi i casi detto concorrente possa effettivamente competere sul mercato francese dell'acqua in bottiglia con Nestlé e con BSN, Nestlé si impegna a rendere disponibili per la vendita a tale concorrente marchi e capacità di acqua da imbottigliare sufficienti a consentirgli di disporre di una capacità non inferiore a 3 000 milioni di litri d'acqua all'anno.

Marchi e fonti oggetto di dismissione:

FonteCapacità(in milioni di litri)

Vichy[...]Thonon[...]Pierval[...]Saint-Yorre[...]Varie altre fonti1 195

I dati di cui sopra relativi alla capacità sono i dati più precisi di cui dispone Nestlé. Si tratta tuttavia di dati approssimati e Nestlé si impegna a farli confermare da un esperto.

Nestlé si asterrà dal fornire direttamente o indirettamente qualsiasi dato relativo all'ultimo periodo annuale sui propri volumi di vendita ad associazioni commerciali o ad altri operatori che potrebbero fornire tali informazioni ad altri concorrenti sul mercato, consentendo così agli altri concorrenti di calcolare direttamente o per deduzione il volume esatto delle vendite di Nestlé. Nestlé è disposta a non fornire tali dati fino a quando persisterà l'attuale struttura di mercato di oligopolio ristretto sul mercato francese dell'acqua in bottiglia. Nestlé può chiedere in qualsiasi momento alla Commissione di constatare che le condizioni e la struttura del mercato francese dell'acqua in bottiglia hanno subito variazioni tali da consentire una modifica dell'impegno.

Nestlé è disposta a gestire separatamente dalle proprie operazioni tutte le attività e gli interessi acquisiti da Perrier, fino a quando non sarà stata completata la vendita di tutte le operazioni concernenti l'acqua in bottiglia descritte più sopra ad un unico operatore, approvato dalla Commissione. L'acquirente deve essere un operatore che non abbia alcun rapporto strutturale, finanziario o personale con Nestlé, Perrier o BSN o con le loro società madri o affiliate, né con dirigenti, direttori, impiegati o agenti di Nestlé, Perrier o BSN, rapporto che inficierebbe la possibilità di un'effettiva concorrenza dell'acquirente con Nestlé e BSN.

Durante il suddetto periodo di gestione separata, fino a che non sia stata effettuata la vendita delle attività da dismettere, Nestlé accetta inoltre che non vi siano cambiamenti strutturali nelle operazioni commerciali di Perrier, quali la vendita di un marchio o di un'insegna, la vendita di unità commerciali, la chiusura di unità produttive o qualsiasi trasferimento di proprietà di analoghe principali attività (compresi il leasing, la cessione, la costituzione in pegno di tali attività), senza preventiva approvazione della Commissione. Tale approvazione si suppone concessa, se la Commissione non comunica per iscritto a Nestlé la propria opposizione entro quindici giorni lavorativi dal ricevimento della notifica del progettato cambiamento strutturale.

Fino a quando non sarà stata effettuata la dismissione prevista dalla presente decisione, Nestlé

a) prende tutti i provvedimenti necessari per garantire che le attività del gruppo Perrier nel loro complesso siano mantenute distinte e siano attività vendibili;

b) conserva i documenti, i libri e i registri relativi a Perrier.

Nel suddetto periodo di gestione separata, Nestlé si impegna a non consentire che i dirigenti di Perrier diffondano segreti commerciali, know-how, informazioni commerciali o qualsiasi altra informazione industriale o diritti di proprietà di carattere riservato o privato, ottenuti da Perrier, ad un altro operatore commerciale del gruppo Nestlé, o utilizzino tali informazioni nell'ambito del gruppo Nestlé, se non allo scopo di vendere le attività oggetto dell'impegno.

Nestlé acconsente a vendere le attività di cui trattasi entro il [ . . . ]. Si ritiene che Nestlé abbia assolto quest'obbligo se, entro il [ . . . ], avrà concluso un contratto vincolante per la vendita delle attività da dismettere ad un acquirente approvato dalla Commissione, a condizione che tale vendita sia portata a termine entro un periodo di tempo concordato con la Commissione.

Nestlé prende tutte le disposizioni necessarie per effettuare la suddetta dismissione entro il [ . . . ]. Di sua iniziativa o su richiesta di Nestlé e per validi motivi la Commissione, entro il [ . . . ], può prorogare di tre mesi tale periodo di tempo.

Nestlé riconosce che l'approvazione dell'acquirente da parte della Commissione è un elemento essenziale dell'accettazione dell'impegno da parte della Commissione stessa. L'emergere di un concorrente effettivo nei confronti di Nestlé e BSN dipende dalla capacità dell'acquirente di sviluppare le fonti e i marchi che gli vengono venduti. In particolare l'acquirente deve possedere:

- risorse finanziarie sufficienti per poter sviluppare una rete distributiva su scala nazionale e promuovere adeguatamente i marchi acquistati,

- esperienza sufficiente nel settore delle bevande e degli alimenti di marca.

Questi sono i due requisiti principali richiesti. La Commissione può rifiutare l'approvazione soltanto se è in grado di dimostrare che l'acquirente proposto non sarebbe un concorrente credibile o non sarebbe in grado di competere effettivamente con Nestlé e BSN, nonostante possieda i due requisiti di cui sopra.

Nestlé è consapevole del fatto che una delle condizioni imposte dalla decisione è che Nestlé non venda Volvic a BSN prima di aver completato la vendita delle attività del settore dell'acqua in bottiglia che devono essere dismesse, restando inteso che la vendita di tali attività è una condizione preliminare per la compatibilità con il mercato comune.

Nestlé è diffidata dal riacquistare, direttamente o indirettamente, fonti o marchi che essa deve dismettere conformemente all'impegno, per un periodo di dieci anni dalla data della presente decisione, senza previa approvazione scritta da parte della Commissione, concessa sulla base dei cambiamenti intervenuti nella struttura del mercato francese dell'acqua in bottiglia.

Fatti salvi i propri obblighi in virtù del regolamento sulle operazioni di concentrazione per quanto riguarda le concentrazioni di dimensione comunitaria, Nestlé si impegna inoltre ad informare per iscritto la Commissione di ogni sua eventuale acquisizione di un operatore di acqua in bottiglia in Francia che abbia una quota di vendite superiore al cinque per cento (5 %), per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data della decisone della Commissione.»

(137) La Commissione si compiace del fatto che l'offerta di Nestlé contenga una serie di fonti di acqua minerale e di acqua di sorgente che conferirebbe all'acquirente l'importo di circa 3 000 milioni di litri di capacità.

Nestlé si è impegnata a vendere la capacità e il portafoglio di marchi di acqua minerale e di sorgente suddetti, che dovrebbero consentire di creare una concorrenza effettiva, atta a controbilanciare il predominio duopolistico che diversamente risulterebbe dalla concentrazione progettata e dalla vendita di Volvic a BSN.

Se l'acquirente del proposto pacchetto di marchi e di fonti sarà in grado di sviluppare rapidamente le attività vendute da Nestlé, le capacità offerte sarebbero sufficienti, a parere della Commissione, a far emergere sul mercato francese dell'acqua in bottiglia un nuovo concorrente che potrebbe arginare il potere di mercato di Nestlé e di BSN.

Il nuovo concorrente disporrebbe, sul mercato francese dell'acqua in bottiglia, di una capacità corrispondente al 20 % circa della capacità totale detenuta precedentemente dai tre primari fornitori nazionali e sufficiente a soddisfare più della metà dell'attuale domanda globale. Anche se le vendite attuali di tali marchi sono ancora molto scarse, il loro potenziale di sviluppo è elevato, visti le capacità e i requisiti che l'acquirente deve possedere.

Le fonti da vendere comprendono fonti di acqua minerale non frizzante, di acqua di sorgente non frizzante e di acqua frizzante. Esse comprendono inoltre molti marchi già affermati oppure marchi che stanno per diventare marchi distribuiti su scala nazionale in ciascuno dei suddetti segmenti del mercato dell'acqua.

L'acquirente del pacchetto conquisterebbe una solida posizione nei principali punti di vendita al dettaglio ai quali un nuovo concorrente deve accedere per poter promuovere marchi meno rinomati o introdurre nuovi marchi.

Ciò significa, tuttavia, che l'acquirente deve avere un'esperienza sufficiente nello sviluppo di marchi di prodotti alimentari e disporre di sufficienti risorse finanziarie per investire in campagne pubblicitarie a favore di tali marchi.

Se queste condizioni sono soddisfatte, ci si può aspettare che il nuovo operatore possa offrire un'alternativa ai consumatori a prezzi meno elevati di quelli delle acque minerali nazionali. Questo tipo di posizionamento sul mercato potrebbe contrastare le attuali politiche di prezzo dei tre fornitori nazionali.

Di conseguenza, subordinatamente al rispetto delle condizioni e degli obblighi indicati nell'impegno di Nestlé, la Commissione è giunta alla conclusione che la vendita di una capacità di 3 000 milioni di litri e del previsto portafoglio di marchi ad un acquirente forte, che ottenga la sua approvazione, sarebbe sufficiente a creare un concorrente valido, effettivamente capace di competere con Nestlé e BSN e quindi di impedire l'emergere della posizione dominante collettiva che altrimenti si creerebbe con la progettata concentrazione e la successiva vendita di Volvic a BSN.

(138) Se la vendita delle attività da dismettere non sarà stata effettuata entro il termine fissato nell'impegno di Nestlé o se non venissero rispettati altri impegni assunti da Nestlé, la Commissione si riserva il diritto, a norma dell'articolo 8, paragrafo 5, di revocare la propria decisione di accettazione delle modifiche proposte e di esigere che Nestlé dismetta tutte le attività e gli interessi in Perrier e di conseguenza che Nestlé e Perrier siano completamente separate, per ripristinare le condizioni di effettiva concorrenza, a norma dell'articolo 8, paragrafo 4.

Queste azioni vengono intraprese fatto salvo il diritto della Commissione di infliggere ammende, conformemente all'articolo 14, paragrafo 2,

HA ADOTTATO LA PRESENTE DECISIONE:

Articolo 1

Subordinatamente al completo rispetto di tutte le condizioni e di tutti gli obblighi contenuti nell'impegno di Nestlé nei confronti della Commissione, impegno di cui al considerando 136 della presente decisione, l'operazione di concentrazione notificata da Nestlé SA il 25 febbraio 1992, rappresentata dall'acquisizione del controllo di Source Perrier SA, è dichiarata compatibile con il mercato comune.

Articolo 2

È destinataria della presente decisione:

Nestlé SA

55, avenue Nestlé

CH-1800 Vevey

Fatto a Bruxelles, il 22 luglio 1992

Per la Commissione Leon BRITTAN Vicepresidente

(1) GU n. L 395 del 30. 12. 1989, pag. 1; versione rettificata: GU n. L 257 del 21. 9. 1990, pag. 13.

(2) GU n. C 319 del 5. 12. 1992, pag. 3.

(3) Allegato non pubblicato, conformente alle disposizioni dell'articolo 17, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 4064/89 concernente i segreti relativi agli affari.

(4) Allegati non pubblicati, conformemente alle disposizioni dell'articolo 17, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 4064/89 concernente i segreti relativi agli affari.

(5) Allegato non pubblicato, conformemente alle disposizioni dell'articolo 17, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 4064/89 concernente i segreti relativi agli affari.

(6) Nella versione pubblicata della presente decisione alcuni dati saranno d'ora in avanti omessi, conformemente alle disposizioni dell'articolo 17, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 4064/89 concernente i segreti relativi agli affari.

(7) I prezzi sono stati comunicati in moneta nazionale (franchi belgi e marchi tedeschi) e sono stati convertiti in franchi francesi al tasso di cambio medio del 1991.

(8) Allegato non pubblicato, conformemente alle disposizioni dell'articolo 17, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 4064/89 concernente i segreti relativi agli affari.

(9) Allegato non pubblicato, conformemente alle disposizioni dell'articolo 17, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 4064/89 concernente i segreti relativi agli affari.

(10) Allegato non pubblicato, conformemente alle disposizioni dell'articolo 17, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 4064/89 concernente i segreti relativi agli affari.

(11) Allegato non pubblicato, conformemente alle disposizioni dell'articolo 17, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 4064/89 concernente i segreti relativi agli affari.

(12) Allegati non pubblicati conformemente alle disposizioni dell'articolo 17, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 4064/89 concernente i segreti relativi agli affari.

(13) Allegati non pubblicati conformemente alle disposizioni dell'articolo 17, paragrafo 2 del regolamento (CEE) n. 4064/89 concernente i segreti relativi agli affari.